INFORMAZIONIADINCOM - Associazione Diritto Informazione Comunicazione Multimediale Ordini e Associazioni Ruolo: Presidente Area: Top Management Luigi Carlo Ubertazzi |
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(Adnkronos) - "Accogliamo con favore che la politica affronti il tema del fine vita definendo una norma specifica. L'Associazione italiana di oncologia medica, come altre società scientifiche, segue con attenzione il dibattito parlamentare. E' però necessario che le istituzioni si confrontino con le società scientifiche per risolvere alcuni aspetti centrali. Nutriamo forti perplessità sull'istituzione del Comitato nazionale di valutazione, a cui si vuole affidare l'incarico di decidere sulle richieste di aiuto medico nel morire. Inoltre, consideriamo inaccettabile che le spese per queste pratiche siano a carico dei singoli cittadini". Così l'Aiom, attraverso il suo presidente Francesco Perrone, prende posizione sul testo unificato del disegno di legge in materia di morte medicalmente assistita ('Modifica all'articolo 580 del Codice penale e ulteriori disposizioni esecutive della sentenza n. 242 della Corte costituzionale del 22 novembre 2019'). "Le richieste di aiuto medico nel morire da parte dei pazienti oncologici - osserva Perrone - sono poche rispetto all'alta incidenza dei tumori in Italia, che nel 2024 hanno fatto registrare 390.100 nuovi casi. Ma la nostra società scientifica ha sempre dato grande rilievo al tema e chiediamo quanto prima un confronto con le istituzioni", è l'appello del presidente Aiom. Il primo punto su cui l'associazione degli oncologi medici obietta è che "il Comitato nazionale di valutazione, organo di nomina politica, non garantisce né la verifica della specificità di ogni singola situazione clinica né una presa in carico tempestiva e personalizzata, purtroppo necessaria nel caso in cui a richiedere questa specifica assistenza sia un malato oncologico. Si possono ipotizzare forme alternative di garanzia per la società, ma non si può, in oncologia - precisa Perrone - assegnare ad altri la responsabilità delle scelte, sottraendole di fatto al naturale ambito della decisione condivisa nel contesto di relazione già esistente tra pazienti, nuclei familiari e medici oncologi". “Inoltre - sottolinea il presidente di Fondazione Aiom, Saverio Cinieri - i costi della morte medicalmente assistita non devono essere a carico del cittadino, altrimenti si determinerebbero disparità inaccettabili in base al censo. La richiesta di aiuto medico nel morire, invece, deve trovare spazio all'interno del Servizio sanitario nazionale, il solo che può garantire tutte le competenze e i percorsi integrati, incluse le cure simultanee e palliative necessarie per anticipare i bisogni, pianificare in modo condiviso le cure, assicurare al malato oncologico a fine vita e alla sua famiglia un'assistenza olistica, nel rispetto delle decisioni del paziente". Avverte Perrone: "Qualora ciò non accadesse, si creerebbero gravi disparità nell'assistenza ai cittadini e nella tutela del diritto alla salute". A dimostrazione dell'importanza del tema per l'oncologia - si legge in una nota - Aiom e Fondazione Aiom dedicano il convegno sulle 'Giornate dell'Etica' al 'Fine vita: la cura oltre la malattia'. L'appuntamento è in programma il 19 e il 20 settembre a Lecce.
(Adnkronos) - ''Il ritiro degli emendamenti al decreto legge infrastrutture, che puntavano a introdurre la revisione ordinaria obbligatoria dei prezzi e regole più uniformi negli appalti di servizi e forniture, è una scelta che condanna al fallimento decine di aziende, con il conseguente rischio di perdita di migliaia di posti di lavoro, e minaccia la tenuta di settori cruciali per il funzionamento quotidiano del Paese''. È la denuncia della Consulta dei servizi, che riunisce 19 associazioni nazionali e 4 filiere, a seguito del ritiro delle proposte di modifica, nelle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, ritenuti ''essenziali per garantire equità e continuità negli appalti pubblici''. ''Il settore dei servizi fatica a sostenere contratti pubblici che non riconoscono l’impatto reale dell’inflazione e dell’aumento dei costi'', spiega la Consulta dei servizi. La soglia del 5% per l’attivazione della revisione prezzi, abbassata correttamente al 3% per i lavori pubblici, ''è stata dimostrata come inefficace''. Inoltre, ''l’assenza di norme certe sulla revisione prezzi, per contratti pluriennali della durata di almeno 5 anni, in un comparto ad alta intensità di manodopera dove il costo del lavoro pesa in modo decisivo, ha un effetto diretto sulle politiche salariali''. ''Senza una revisione dei contratti in essere con la pubblica amministrazione, che tenga conto degli aumenti previsti dai rinnovi dei ccnl, si rischiano ricadute sul fronte occupazionale: o le imprese non saranno in grado di onorare gli appalti vinti e partecipare ai nuovi, o saranno costrette a ridurre drasticamente i costi, con effetti sulla qualità dei servizi e sulla dignità del lavoro'', spiega la Consulta dei servizi. ''Parlamento e Governo devono porre la giusta attenzione alle conseguenze che deriveranno dal vigente quadro normativo, che mette a rischio la tenuta economica e sociale di servizi pubblici essenziali, dalla ristorazione scolastica e ospedaliera alla vigilanza, dai servizi ambientali al welfare, dai quali dipende, per lo svolgimento di attività quotidiane di milioni di cittadini, la funzionalità stessa del Paese'', osserva la Consulta dei servizi. Si tratta di un settore che, spiega l'organismo, ''significa oggi 70 miliardi di euro, impiega un milione di persone ed è parte integrante della coesione sociale e del benessere dei cittadini. Ravvisiamo segnali allarmanti: si continua a chiedere ai servizi essenziali uno sforzo non più sostenibile, anche a costo di comprometterne la tenuta. Le ricadute sarebbero gravissime: riduzione della qualità dei servizi, perdita di posti di lavoro e chiusura di imprese qualificate''. ''Intendiamo proseguire con determinazione le nostre azioni di confronto attraverso l’interlocuzione istituzionale e pubblica'', assicura la Consulta. ''Ci rivolgiamo a Governo e Parlamento per richiamare l’attenzione sull’evidenza che, ogni giorno che passa senza una norma strutturale per la revisione dei prezzi, si consuma un danno economico e sociale. L’intera rappresentanza del comparto proseguirà nel portare in tutte le sedi istituzionali i rischi concreti che corre il sistema-sicurezza del Paese''. La Consulta auspica che il confronto con il Governo ''consenta di provvedere a correttivi non più rinviabili e costruire un quadro strutturale equo e sostenibile, capace di riconoscere il valore strategico dei servizi pubblici''.
(Adnkronos) - "La priorità è coniugare la sicurezza energetica con la resilienza ambientale e la competitività. La grande sfida che le utilities avranno nei prossimi 5-10 anni è quella di fare in modo che le reti elettriche, in particolare, possano resistere alle onde climatiche, quindi al riscaldamento globale, alla richiesta di maggiore energia, ad esempio da parte dei condizionatori e dei data center, e quindi rendere le reti più resilienti, più solide.” Così Luca Dal Fabbro, vicepresidente vicario Utilitalia, in occasione dell'Assemblea generale “Utilitalia 2035: Costruiamo insieme i prossimi 10 anni di futuro” organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione. “Oggi abbiamo reti italiane che vanno aggiornate alle nuove sfide. Occorre produrre energia in maniera più competitiva ed aumentare il peso delle rinnovabili. Il gas continuerà ad essere molto importante ma le rinnovabili devono crescere. Il motivo per cui la Spagna ha un prezzo più basso dell'Italia dell'energia è perché hanno molto eolico e solare. Noi abbiamo la fortuna di avere molto sole, abbiamo la possibilità di sviluppare ancora 60 gigawatt di solare e 20 gigawatt di eolico. Abbiamo 5-10 anni di grande sviluppo e investimenti su questo settore, su cui le utilities giocheranno una partita importante.”