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Wall Street English srl Business School ed Enti di Formazione Italiana Ruolo: CFO Area: Finance, Administration and Control Luca Aimo |
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(Adnkronos) - Stati Uniti al voto, sempre il martedì dopo il primo lunedì di novembre, una scelta che ha radici storiche e pratiche. Quando nel 1845 il Congresso decise di fissare una data unica per tutti gli Stati dell'Unione per le elezioni presidenziali - fino ad allora ogni Stato faceva per sé - le riflessioni furono principalmente di carattere logistico e l'obiettivo principale era dare la possibilità a quante più persone possibile di andare a votare. A quel tempo, la maggior parte della popolazione viveva in aree rurali e agrarie e votare di lunedì per molti avrebbe comportato mettersi in viaggio la domenica, dedicata al riposo ed alla religione, per raggiungere i seggi elettorali. Il mercoledì, invece, era un giorno di mercato in molte comunità, il che significava che gli agricoltori e i commercianti erano occupati. La scelta del martedì permetteva quindi di recarsi ai seggi e votare senza interferire con le attività quotidiane. Anche la scelta del mese non è casuale, visto che novembre arrivava dopo il periodo di raccolta, rendendo più facile per gli agricoltori e per chi viveva nelle aree rurali recarsi a votare. La scelta di stabilire una data fissa era finalizzata a garantire uniformità a livello nazionale, semplificando l'organizzazione delle elezioni e il processo di voto. Queste ragioni hanno reso la scelta del martedì dopo il primo lunedì di novembre una prassi consolidata nel sistema elettorale americano.
(Adnkronos) - “Nella nostra città è molto importante che siamo tutti consapevoli della grande importanza di questo rapporto, delle possibilità di riflessione che si aprono a partire da questi dati, anche della necessità che abbiamo come università e come territorio, di fare delle riflessioni molto specifiche, che riguardano non solo in generale il futuro del Paese, ma anche quello del Mezzogiorno di d'Italia”. Lo ha detto Dora Gambardella, direttrice del dipartimento di Scienze sociali dell'università di Napoli Federico II alla Presentazione del XXIII Rapporto annuale Inps, oggi nel capoluogo partenopeo.
(Adnkronos) - "Cosa resta del Green Deal? Al momento il Green Deal non è stato toccato di una virgola, c’è tutto. L’approccio ideologico non è mai esistito. Inoltre, il Green Deal è sempre stato immaginato non come una politica ambientalista ma come una politica di sviluppo economico". Così Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS, intervenendo all'evento Adnkronos Q&A ‘Trasformazione green, investimenti e strategie’, questa mattina al Palazzo dell’Informazione di Roma. "Il documento approvato dal Consiglio europeo, e quindi dai governi, è: 'massime ambizioni, dal Green Deal non si torna indietro, gli altri Paesi devono muoversi molto di più'. Cosa bisognerà fare? Il Clean Industrial Act perché gli altri Paesi del mondo che vanno in questa direzione oltre a regolare ci mettono anche i soldi. Bisogna accompagnare molto di più la transizione del settore industriale", aggiunge.