(Adnkronos) - Speranza contro il tumore gastrico Her2 positivo metastatico o non resecabile grazie ad un anticorpo monoclonale coniugato con un farmaco chemioterapico. La buona notizia arriva dalle conclusioni dello studio di Fase 3 'Destiny-Gastric04' che evidenziano "come trastuzumab deruxtecan ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (Os) rispetto a ramucirumab più paclitaxel nei pazienti con adenocarcinoma gastrico o della giunzione gastroesofagea (Gej), HER2 positivo non resecabile e/o metastatico". I risultati verranno illustrati oggi in una presentazione orale all’edizione del 2025 del Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) e saranno pubblicati contemporaneamente nel 'The New England Journal of Medicine'. "Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato (Adc) DXd specifico per il recettore Her2. Nell’analisi primaria di sopravvivenza globale, trastuzumab deruxtecan ha ridotto il rischio di morte del 30% rispetto a ramucirumab più paclitaxel. La sopravvivenza globale mediana è risultata di 14,7 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 11,4 mesi con ramucirumab più paclitaxel", precisa la nota. Nell’analisi dell'obiettivo secondario di sopravvivenza libera da progressione (Pfs), "trastuzumab deruxtecan ha dimostrato una riduzione del 26% del rischio di progressione di malattia o di morte senza progressione rispetto a ramucirumab più paclitaxel, secondo la valutazione dello sperimentatore. La Pfs mediana è stata di 6,7 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 5,6 mesi con ramucirumab più paclitaxel. Nei pazienti trattati con trastuzumab deruxtecan è stato osservato un tasso di risposta obiettiva (Orr) confermato del 44,3%, con sette risposte complete (Cr) e 97 risposte parziali (Pr), rispetto a un Orr del 29,1% con tre risposte complete e 66 risposte parziali nel braccio con ramucirumab più paclitaxel. La durata della risposta (Dor) mediana è risultata di 7,4 mesi nel braccio con trastuzumab deruxtecan e di 5,3 mesi nel braccio con ramucirumab più paclitaxel. Il tasso di controllo di malattia (DCR) è stato del 91,9% con trastuzumab deruxtecan rispetto al 75,9% con ramucirumab più paclitaxel". “Meno del 20% dei casi di tumore dello stomaco è individuato in fase iniziale – spiega Sara Lonardi, Direttore Oncologia 1 all’Istituto Oncologico Veneto Irccs di Padova - e i pazienti con diagnosi di tumore gastrico e della giunzione gastroesofagea metastatico presentano una sopravvivenza a 5 anni ancora modesta. Il recettore Her-2 è il target molecolare più studiato ed è espresso in circa il 15% delle neoplasie gastriche. Oltre la metà dei pazienti con carcinoma gastrico Her2-positivo non operabile in progressione dopo una prima linea di trattamento con chemioterapia più trastuzumab (farmaco anti-Her2) e, ove indicato, pembrolizumab, è eleggibile ad una terapia di seconda linea. Tuttavia, in questo setting le loro condizioni cliniche sono spesso molto complesse e le possibilità di cura erano molto limitate, fino all’approvazione di trastuzumab deruxtecan, che ha già dimostrato di poter cambiare l’algoritmo terapeutico ed aumentare la sopravvivenza dei nostri pazienti. È un anticorpo-farmaco coniugato che combina un anticorpo monoclonale, trastuzumab, con un farmaco chemioterapico, deruxtecan”. “In due studi di fase 2, 'Destiny-Gastric01' e 'Destiny-Gastric02', trastuzumab deruxtecan è risultato associato a una sopravvivenza globale mediana superiore a 12 mesi, un risultato che ha portato all’approvazione da parte di Ema e alla rimborsabilità da parte di Aifa - afferma Filippo Pietrantonio, Responsabile dell’Unità di Oncologia Gastrointestinale alla Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e senior author della pubblicazione sul 'Nejm' -. Nello studio di fase 3 Destiny-Gastric04, presentato a Chicago, l’anticorpo monoclonale farmaco-coniugato ha evidenziato una netta superiorità nella sopravvivenza globale e nella tollerabilità rispetto all’antiangiogenico ramucirumab in combinazione con la chemioterapia, con riduzione del rischio di morte del 30%. Questi risultati confermano il valore di trastuzumab deruxtecan quale farmaco di scelta di seconda linea per quel 15% di pazienti con carcinoma gastrico che presentano una iperespressione di HER2. È infatti un’opzione già raccomandata in questo setting dalle linee guida internazionali, ma dopo questo studio diventa chiaramente l’opzione di prima scelta. È importante sottoporre tutti i pazienti con carcinoma gastrico avanzato al test diagnostico per valutare l’espressione di HER2 dall’inizio del percorso di cura, con la consapevolezza che questa determinazione è fondamentale non solo per la prima linea di terapia, ma anche per quella successiva”. “Nel 2024 in Italia, sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi di carcinoma gastrico – sottolinea Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) -. L’innovazione sta portando importanti risultati anche in una patologia difficile da trattare, come il tumore dello stomaco in stadio avanzato. I carcinomi gastrici originano nella maggior parte dei casi dalla mucosa ghiandolare e sono per lo più adenocarcinomi, mentre altri istotipi tumorali sono rari. L’adenocarcinoma, crescendo, coinvolge dapprima i linfonodi loco-regionali adiacenti lo stomaco e, più tardivamente, può invadere organi vicini come il pancreas, il colon, la milza ed il fegato. Attraverso il sangue può poi metastatizzare in organi distanti, come polmone e fegato, oppure, con meccanismi diversi, si può estendere al peritoneo, una delle sedi più frequenti e spesso causa di inoperabilità della malattia. I sintomi iniziali sono aspecifici e spesso somigliano a quelli dell’ulcera gastroduodenale. I principali fattori di rischio sono rappresentati dall’infezione da Helicobacter Pylori, agente patogeno che induce una gastrite cronica, dall’eccessivo consumo di carni rosse, cibi salati ed affumicati o conservati, dalla dieta povera di frutta e verdura e dal fumo di sigaretta. Da qui l’importanza di seguire stili di vita sani per prevenire lo sviluppo della malattia”. Il profilo di sicurezza di trastuzumab deruxtecan nello studio 'Destiny-Gastric04' è risultato coerente con i precedenti studi clinici sul tumore gastrico e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.
(Adnkronos) - L’artigianalità sta lentamente scomparendo creando grossi problemi anche al nostro famoso Made in Italy. E' questo il grido di allarme che è stato lanciato durante la presentazione del libro di Maurizio Carucci 'Il saper fare italiano' edito da Over. Il dibattito avvenuto presso il Dida (Design campus) dell’Università di Firenze con la presenta di Giuliano Sanna, Nhrg, Maurizio Carucci, giornalista, Debora Giorgi, presidente del corso di laurea Tessile e Moda, Davide Turrini professore associato, ha sollevato uno dei problemi che sta facendo soffrire, in questo momento, una delle nostre eccellenze: il Made in Italy. Le cifre parlano chiaro. Secondo uno Studio di Altagamma Unioncamere nella moda il fabbisogno è di 75.000 unità e la stima di occupati nel 2028 è di 483.000 unità. Le imprese del mondo della moda mostrano difficoltà nel reperire il personale ricercato nel 50% dei casi, soprattutto per la mancanza di candidati. Sarti, ricamatori, orlatori, tagliatori artigianali, modellisti, prototipisti sono i profili maggiormente ricercati e le aziende della moda senza questi profili di alta artigianalità rischiano di non essere in grado di produrre. Ma la sparizione dell’artigianalità porta anche altre conseguenze come la perdita del patrimonio culturale immateriale, l’impoverimento dei centri storici, La conclusione è che in un’epoca in cui i consumatori cercano più prodotti unici, sostenibili e di qualità, l’artigianato può rappresentare una risorsa strategica per il futuro economico e culturale del paese, ma servono politiche mirate, una nuova mentalità imprenditoriale e un rinnovato rispetto per chi lavoro con le mani e il cuore.
(Adnkronos) - Più di un cittadino su due afferma di seguire un’alimentazione sostenibile, che intende principalmente come attenta alla salute e all’ambiente, mentre fatica a ricondurre ad essa anche gli aspetti etici e sociali. Tuttavia quasi l’80% non conosce la corretta ripartizione calorica di una dieta bilanciata e il 10% non intende cambiare abitudini alimentari, anche se dannose. In tema di spreco alimentare, la maggior parte si dichiara preoccupato per le implicazioni ambientali e sociali: il 50% presta attenzione alla riduzione degli scarti in ambito domestico, percentuale che sale al 56% tra i cittadini attivi (sulla base della conoscenza e partecipazione alle attività di Cittadinanzattiva, sono stati definiti tre cluster: cittadini attivi, mediamente coinvolti e disingaggiati). Sono alcuni dei dati e dei temi che emergono dall’indagine presentata ieri, a Roma, dal titolo 'Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi', realizzata da Cittadinanzattiva con la collaborazione scientifica dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’obiettivo del progetto è promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili facendo leva sul cambiamento prima individuale e poi collettivo, evidenziando il valore aggiunto della partecipazione civica attiva e puntando ad aumentare la consapevolezza dei consumatori. Attraverso un questionario online, che ha coinvolto un campione composto complessivamente da 3.978 cittadini - di cui oltre 2.900 attivati tramite i canali fisici e digitali della rete di Cittadinanzattiva e poco più di 1.000 rappresentativi della popolazione italiana generale - sono state esplorate diverse variabili: interessi per la salute, preoccupazione ambientale, comportamenti alimentari, uso delle etichette, fiducia nella comunicazione pubblicitaria e percezione dell’efficacia dell’azione individuale. I comportamenti quotidiani adottati contro lo spreco riguardano in misura maggiore l’attenzione alle scadenze (63%) e l’acquisto calibrato (49%). Tuttavia, anche tra i soggetti più sensibili permane una bassa conoscenza su soluzioni emergenti, come gli alimenti 'upcycled' - creati recuperando ingredienti o sottoprodotti considerati scarti e trasformandoli in nuovi alimenti di alta qualità - noti solo al 18% del campione (30% nel caso dei cittadini attivi). La comunicazione rivolta ai consumatori gioca un ruolo cruciale: il 40% degli intervistati (61% nel caso dei cittadini attivi) dichiara di aver dubitato della veridicità delle affermazioni pubblicitarie relative alla sostenibilità o ai benefici salutistici dei prodotti alimentari. Particolarmente significativa la percezione che il consumatore ha rispetto al contributo e al ruolo che potrebbe giocare nell’ambito del sistema agroalimentare: sebbene il 47% si percepisca ancora come attore passivo rispetto all’offerta di prodotti presenti sul mercato, oltre il 70% ritiene di poter incidere con le proprie scelte sull’offerta e sull’impatto ambientale del cibo e contribuire in modo determinante alla riduzione dello spreco alimentare. Sul piano informativo, le etichette non svolgono un ruolo significativo in quanto solo il 20% degli intervistati dichiara di leggere molto frequentemente le informazioni riportate sulle confezioni degli alimenti durante la spesa (27% nel caso dei cittadini attivi). Chi non lo fa è perché lamenta difficoltà nel capirne il contenuto o impossibilità di leggerle a causa delle piccole dimensioni del carattere. Importante nelle diverse fasi della filiera alimentare è il ruolo dei distributori nella lotta contro gli sprechi: la maggior parte dei consumatori ritiene che i distributori debbano adottare programmi di riduzione degli sprechi alimentari e donazioni (35%), fornire informazioni per ridurli (32%), supportare la raccolta di rifiuti con punti di raccolta (32%) e promuovere prodotti di qualità a impatto zero (32%). "I risultati della nostra indagine - dichiara Tiziana Toto, responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva - evidenziano che i cittadini più attivamente coinvolti hanno una maggiore consapevolezza dei temi trattati, un senso più sviluppato di responsabilità personale e una più marcata disponibilità ad adottare comportamenti virtuosi. Allo stesso modo, i dati mostrano un desiderio di protagonismo da parte dei consumatori e segnalano anche l’esigenza di poter migliorare l’efficacia dei loro comportamenti attraverso campagne specifiche. Per questo pensiamo che sia necessario investire in processi di sensibilizzazione, informazione e coinvolgimento civico. Se puntiamo ad un cambiamento sistemico, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, le istituzioni, le imprese e le organizzazioni civiche hanno il compito comune di creare un contesto in cui il cittadino-consumatore sia non solo destinatario di messaggi, ma vero attore del cambiamento attraverso la partecipazione attiva". "La sostenibilità sta diventando per i consumatori italiani un criterio di scelta sempre più concreto. La maggioranza dei cittadini si interroga circa le ricadute delle sue scelte di consumo alimentare sull’ambiente, sulla salute e sul benessere animale e riporta l’aspettativa di ricevere maggiori informazioni per percepirsi sempre più efficace nelle proprie decisioni quotidiane. In particolare, le persone che scelgono di aderire ad iniziative di sensibilizzazione e di partecipazione attiva risultano più informate e consapevoli. Si tratta di segnali importanti che ci dicono di una popolazione sempre più critica e desiderosa di una collaborazione autentica con gli attori del sistema agroalimentare al fine di contribuire ad una migliore sostenibilità complessiva della filiera", dichiara Guendalina Graffigna, direttore di EngageMinds Hub. "La sostenibilità richiede innovazione e l’innovazione richiede nuovi prodotti, processi e comportamenti. In molte filiere agroalimentari le aziende e le grandi catene di distribuzione si stanno muovendo nella giusta direzione per attuare i cambiamenti necessari. Cambiamenti che vanno comunicati ai consumatori in maniera adeguata per consentire loro di operare scelte consapevoli e valorizzare, con le proprie decisioni d’acquisto, chi si muove nella giusta direzione", dichiara Carlo Alberto Pratesi, presidente Eiis - European Institute of Innovation for Sustainability. Il Progetto 'Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi' è realizzato da Cittadinanzattiva, in collaborazione con l’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il contributo non condizionato di Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile.