(Adnkronos) - Altre tre persone, tra cui due bambini, sarebbero morte per fame nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza. Lo rende noto l'emittente al Jazeera citando fonti del ministero della Sanità di Gaza che a sua volta viene informato dagli ospedali dell'enclave palestinese. Salgono così a 162 i palestinesi morti a Gaza per fame e malnutrizione. Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani a Gaza è intanto salito a 24, tra cui 13 richiedenti aiuti, riferisce ancora al Jazeera, aggiungendo che sono rimasti feriti anche più di 100 palestinesi. Ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inviato il suo inviato speciale a Gaza. Steve Witkoff ha ispezionato uno dei siti di distribuzione degli aiuti gestiti dal Ghf, sostenuto da Stati Uniti e Israele, dove più di 800 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano di procurarsi del cibo. ''Stanno morendo in ostaggio''. Questo intanto il grido di protesta delle famiglie degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia e che, dopo i video trasmessi dalla Jihad Islamica e da Hamas questa settimana, stanno erigendo un campo con filo spinato a Tel Aviv. L'obiettivo è quello di attirare l'attenzione del governo di Israele e dell'Amministrazione americana sulle condizioni degli ostaggi rimasti nell'enclave palestinese da quando sono stati rapiti il 7 ottobre del 2023. Ieri Hamas ha pubblicato un nuovo video di propaganda dell'ostaggio Evyatar David, un giorno dopo che la Jihad islamica palestinese ha diffuso un video dell'ostaggio Rom Braslavski. "Sullo sfondo di immagini terrificanti e di resoconti duri sulle condizioni degli ostaggi, le famiglie degli ostaggi grideranno stamattina nel cuore di Tel Aviv: verrà eretto un recinto di filo spinato in Piazza degli ostaggi, i familiari siederanno imprigionati al suo interno e urleranno il disperato appello dei loro cari che stanno morendo in prigionia", afferma l'Hostage Family Forum in una nota. "Facciamo appello al governo israeliano e all'Amministrazione statunitense: guardate i nostri cari - e noi - negli occhi. Il pericolo per le loro vite è tangibile e immediato. Il rischio di perdere le persone decedute sta crescendo. E' giunto il momento di un accordo globale e di porre fine alla guerra. Basta ritardi. Basta abbandonarli. Fermate questo incubo e portateli fuori dai tunnel e a casa", si legge nella nota. Se gli ostaggi israeliani nella Striscia non verranno rilasciati, "i combattimenti continueranno senza tregua". Questo l'avvertimento lanciato dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito israeliano Eyal Zamir durante una visita alle truppe nei Territori palestinesi. "Credo che nei prossimi giorni sapremo se potremo raggiungere un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi. Altrimenti, i combattimenti continueranno senza tregua", ha affermato Zamir. Il Capo di Stato Maggiore "ha effettuato una visita e una valutazione della situazione" nella Striscia di Gaza ieri, accompagnato da diversi ufficiali di alto rango dell'esercito, secondo quanto spiega la nota trasmessa oggi. "La guerra continua e la adatteremo alla realtà in continua evoluzione in base ai nostri interessi", ha aggiunto ritenendo che "i successi ottenuti ci diano flessibilità operativa". Delle 251 persone rapite il 7 ottobre del 2023, 49 rimangono ostaggi a Gaza, di cui 27 sono state dichiarate morte dall'esercito. Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato alla prossima settimana la decisione su come il suo esercito agirà nella Striscia di Gaza se Hamas rifiuterà l'accordo per il cessate il fuoco e la restituzione degli ostaggi. Lo afferma la Cnn citando una propria fonte ben informata, ricordando che il rinvio arrivo in un clima di disaccordi, all'interno del governo israeliano, su come i militari dovrebbero agire nell'enclave palestinese. Una delle ipotesi sul tavolo, se Hamas non dovesse accettare l'accordo, è quella di accerchiare Gaza City e altri centri abitati, mentre un'altra è quella di "conquistare" la città, ha detto la fonte citata dalla Cnn a condizione di anonimato. Diversi ministri sono favorevoli a piani diversi, ha aggiunto la fonte. Il ministero degli Esteri israeliano ha intanto evacuato oggi il personale diplomatico e le loro famiglie dalle sue missioni negli Emirati Arabi Uniti per motivi di sicurezza. Lo ha detto una fonte informata a Haaretz, spiegando che anche alcune personalità della comunità ebraica del Paese sono state evacuate. Israele ha due missioni diplomatiche negli Emirati Arabi Uniti: un'ambasciata nella capitale Abu Dhabi e un consolato generale a Dubai. In una nota rilasciata oggi, il ministero degli Esteri non ha negato che il personale sia stato evacuato dal Paese, ma ha sottolineato che "le missioni sono state aperte oggi e riapriranno dopo Tisha B'Av, lunedì prossimo". Dal 9 agosto l'Italia darà intanto il via al lancio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. "Nell'ambito delle attività, promosse dal governo italiano per contribuire ad alleviare la gravissima crisi umanitaria in corso, ho autorizzato l'attivazione e il dispiegamento di un dispositivo della Difesa per l'effettuazione di aviolanci di aiuti umanitari, destinati alla popolazione civile della Striscia di Gaza", ha annunciato ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto. La missione, denominata 'Solidarity Path Operation 2', prevede l’impiego di velivoli da trasporto C-130J dell’Aeronautica Militare, che effettueranno il lancio di speciali contenitori con all’interno generi essenziali. Le operazioni saranno condotte con la collaborazione dell’Esercito Italiano, incaricato della preparazione dei carichi di aiuti. L’intervento sarà realizzato in stretto coordinamento con le Forze Armate del Regno Hascemita di Giordania, e l’avvio operativo è previsto nelle prossime ore, con l'invio di un 'advance party', che si occuperà delle attività preparatorie e di coordinamento con le autorità locali. "I nostri primi aviolanci sono programmati e potrebbero avvenire già a partire dal 9 agosto, per consentire al MAECI di completare l’approvvigionamento dei generi alimentari e il loro trasporto in Giordania", ha spiegato Crosetto.
(Adnkronos) - Favorire la mobilità delle competenze creando connessioni tra il tessuto imprenditoriale italiano e le giovani eccellenze del Kenya attraverso l’avvio di percorsi di formazione professionale qualificata, in partnership con i principali attori del mercato del lavoro, che possano creare opportunità in termini di sviluppo economico e occupazione sia per i professionisti che per le comunità. Questo l’obiettivo dell’incontro di questa mattina, presso la sede del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, che ha visto la presentazione del progetto 'FIK – Friendship Italy-Kenya”, avviato da Apri International, Confprofessioni e il ministero del Lavoro e dello Sviluppo delle competenze del Kenya. L’iniziativa, nata per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi in linea con gli obiettivi del Piano Mattei, ha promosso lo scambio professionale e formativo di dieci ragazzi kenioti, che dallo scorso mese di giugno sono stati accolti in alcune aziende italiane e coinvolti in progetti coerenti con le loro aree di specializzazione (dall’ingegneria meccanica alla matematica all’It), mettendo a disposizione delle imprese ospitanti le loro competenze e professionalità. Il confronto con la delegazione keniota è stata l’occasione per rafforzare anche la propensione dei Consulenti del Lavoro alla cooperazione internazionale. “Guardiamo con interesse allo sviluppo di tutti i Paesi emergenti, tra i quali il Kenya che sta affrontando la sfida della transizione digitale creando opportunità di lavoro nel settore dell’ingegneria, dell’it e della logistica anche fuori dal Paese”, ha dichiarato il presidente Cno, Rosario De Luca. “Nell’incontro di oggi abbiamo affermato il nostro sostegno a questo progetto ‘pilota’, che ha portato in Italia giovani kenioti, perché siamo convinti che favorire lo scambio di talenti e formazione possa essere la chiave di lettura più efficace per la cooperazione tra Paesi”, ha spiegato. A illustrare l'attività di supporto ai liberi professionisti, messa in atto da Apri International e Confprofessioni anche con il progetto Fik, per accelerare l'internazionalizzazione delle imprese, è stato il presidente Luigi Carunchio, che ha posto l'accento su come i dieci talenti, provenienti dalle migliori dieci università keniane, possano essere ambassador di questo progetto in Kenya, creando un "ponte" tra le imprese italiane interessate e il Paese stesso.
(Adnkronos) - L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm-Wmo) ha certificato il nuovo record mondiale per il fulmine più lungo: ben 829 km in un noto hotspot per le tempeste negli Stati Uniti, le Grandi Pianure del Nord America. Il 'megaflash' - fa sapere il Wmo in una nota - si è verificato nell'ottobre 2017, durante un violento temporale: si è esteso dal Texas orientale fino a Kansas City, una distanza equivalente a quella tra Parigi e Venezia in Europa. Un'auto impiegherebbe dalle otto alle nove ore e un aereo commerciale almeno 90 minuti per coprire quella distanza. "I fulmini sono fonte di meraviglia ma anche un grave pericolo che miete numerose vittime in tutto il mondo ogni anno e rappresentano quindi una delle priorità dell'iniziativa internazionale 'Early Warnings for All'. Queste nuove scoperte evidenziano importanti preoccupazioni per la sicurezza pubblica in merito alle nubi elettriche, che possono produrre fulmini che percorrono distanze estremamente grandi, hanno un impatto significativo sul settore dell'aviazione e possono innescare incendi boschivi", ha dichiarato il segretario generale dell'Omm Celeste Saulo. Il Comitato per gli Estremi Meteorologici e Climatici dell'Omm, che tiene registri ufficiali degli estremi globali, emisferici e regionali, ha riconosciuto il nuovo record con l'aiuto delle più recenti tecnologie satellitari. I risultati sono stati pubblicati sul Bulletin of the American Meteorological Society. Il nuovo record di 829 km presenta un margine di errore di ± 8 km. È di 61 chilometri superiore al record precedente, che copriva una distanza di 768 ± 8 km in alcune zone degli Stati Uniti meridionali il 29 aprile 2020. "Questo nuovo record dimostra chiaramente l'incredibile potenza dell'ambiente naturale. Inoltre, la valutazione dell'Omm di eventi estremi ambientali come questo record testimonia i significativi progressi scientifici nell'osservazione, nella documentazione e nella valutazione di tali eventi. È probabile che esistano anche eventi estremi ancora più gravi e che saremo in grado di osservarli man mano che nel tempo si accumuleranno ulteriori misurazioni di fulmini di alta qualità", ha affermato il professor Randall Cerveny, relatore del rapporto sugli estremi meteorologici e climatici dell'Omm.