(Adnkronos) - Ritrovato il cadavere di una donna a Castellabate nel salernitano. Si tratta di Silvia Nowak, la 53enne tedesca scomparsa nei giorni scorsi. La macabra scoperta è avvenuta oggi in mattinata in località Ogliastro Marina, tra la fitta vegetazione, in un terreno non lontano dall'abitazione in cui viveva con il marito, anche lui tedesco. Proprio l'uomo aveva denunciato la scomparsa della 53enne martedì pomeriggio: secondo il suo racconto, Silvia Nowak si era allontana da casa di primo mattino senza portare con sé nulla. Le telecamere di videosorveglianza avevano ripreso la donna mentre si dirigeva verso il centro di Castellabate, per poi scomparire nel nulla. Dopo il ritrovamento del cadavere, ricoperto di bruciature, al momento il marito della 53enne è trattenuto presso la Stazione dei carabinieri di Santa Maria di Castellabate per l'interrogatorio.
(Adnkronos) - "In queste settimane la Confsal Vigili del Fuoco è vittima, suo malgrado, degli strali di Filt Cgil, che, quale firmataria di ccnl 'Guardie ai Fuochi', applicato di fatto al solo ambito portuale, e quindi assolutamente non rappresentativo del settore della sorveglianza antincendio nella sua globalità, da qualche tempo sta portando avanti una sbandierata quanto sterile battaglia di campanile per poter ottenere la rappresentatività dell’intero settore della sorveglianza antincendio (non solo porti ma anche strade, autostrade, strutture sanitarie ospedaliere ed elisuperfici, stazioni ferroviarie, etc.) e per la disapplicazione di quello che invece è l’unico contratto collettivo del settore 'Sorveglianza antincendio', firmato dalle scriventi organizzazioni sindacali assieme ad Anisa, associazione datoriale associata a Confindustria, con un approccio rissoso e inappropriato". Così in una nota Confsal Vigili del Fuoco. "Filt Cgil ci accusa nei fatti di essere un sindacato di comodo, 'al guinzaglio' pronto letteralmente a rispondere al telefono (o 'al citofono', così scrivono) per dare esecuzione alla 'voce del padrone'. È una questione di stile, e per questo non siamo soliti replicare a questo genere di invettive, certi che lascino il tempo che trovano e che altro non siano che un “abbaiare frustrato alla luna” di chi si affanna in una conflittualità esasperata che non solo non porta nulla di buono, ma addirittura nuoce ai lavoratori e addirittura riceve richiami dalle Istituzioni. Prova ne sia l’adesione, praticamente nulla, riscontrata agli scioperi proclamati da Filt Cgil il 16 settembre e il 7 ottobre scorsi", continua il sindacato. "Ma il tenore delle ultime uscite scomposte non può più esimerci da una replica. Va innanzitutto rilevato che se Confsal Vigili del Fuoco è da sempre il sindacato più rappresentativo del Settore, una ragione sicuramente c’è: è infatti Confsal Vigili del Fuoco, unitamente a Confsal, ad aver sottoscritto il contratto collettivo di settore, e non certo Filt Cgil che, anzi, lo disconosce. Il Ccnl “Sorveglianza Antincendio” è l’unico contratto del settore della sorveglianza antincendio, sin dal 2009 applicato da tutte le imprese, operanti in strade e autostrade, ospedali, elisuperfici, stazioni ferroviarie, istituti di credito, luoghi di pubblico spettacolo, stabilimenti oil & gas a migliaia di lavoratori e riconosciuto erga omnes da fonti di legge e da tutte le istituzioni competenti", sottolinea Confsal. "Al contrario il Ccnl 'Guardie ai Fuochi' sottoscritto da Filt (che tra l’altro in teoria dovrebbe rivolgersi al solo settore dei trasporti) rappresenta solo poche centinaia di lavoratori impiegate nei porti - e andiamo pure alla conta se volete! - dove le tariffe degli appalti sono legate a logiche di mercato che nulla hanno a che vedere con tutti gli altri settori sopra menzionati dove per l’appunto opera il Ccnl 'Sorveglianza Antincendio'. In particolare, mentre questi settori sono caratterizzati da appalti pubblici e procedure di gara realmente competitive con chiare regole di trasparenza e prezzi che non consentirebbero l'adozione del Ccnl 'Guardie ai Fuochi', il mercato dei servizi di sorveglianza antincendio nei porti è costituito da pochissimi operatori, sempre gli stessi, individuati dalle Capitanerie, che dettano le regole di un mercato corporativistico e di fatto chiuso", spiega la Confsal Vigili del fuoco. "Va poi detto che nella sorveglianza antincendio le principali conquiste in termini retributivi e di miglioramento degli standard di sicurezza sono state da sempre raggiunte da Confsal Vigili del Fuoco, e gli stessi risultati, che è solita intestarsi a posteriori Filt Cgil, sono stati conseguiti anche e soprattutto attraverso quel dialogo concertativo che da sempre la condotta di Confsal Vigili del Fuoco è improntata. Mentre Filt Cgil rifiuta addirittura di mettersi al tavolo con le parti sociali firmatarie del contratto collettivo sorveglianza antincendio, che sono Confsal Vigili del Fuoco e Anisa – Confindustria, queste ultime hanno invece già aperto il tavolo negoziale per il rinnovo del contratto e delle tabelle retributive in scadenza a febbraio 2025 che, ferma restando la più ampia e aspra dialettica tra parte sindacale e parte datoriale, ha come obiettivo quello di giungere anche prima della scadenza al rinnovo del Ccnl 'Sorveglianza antincendio': in questa sede le parti sociali stanno portando avanti le istanze per ottenere un importante aumento delle tabelle retributive per ciascun livello, lavorando senza pretendere le luci della ribalta, ma con impegno per migliorare sensibilmente le retribuzioni e le condizioni di lavoro degli addetti alla sorveglianza antincendio di tutte le imprese del settore", si legge ancora nella nota. "Al contrario, Filt Cgil da anni ritiene che l’unica strada per tentare di ottenere qualcosa sia minacciare e proclamare scioperi locali e nazionali nel settore della sorveglianza antincendio (attaccando inspiegabilmente un’unica azienda ancorché la più importante del settore e dimenticando chissà mai perché tutte le altre) – un servizio pubblico essenziale – senza che il suo ccnl si applichi a detto settore, per di più non garantendo i livelli minimi delle prestazioni connaturate alla natura di pubblica utilità del servizio e quindi producendo un danno all’intera collettività, come è notizia che in questi giorni non ha mancato di rilevare la stessa commissione di garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali", continua la Confsal Vigili del Fuoco. "Si è davvero realmente rappresentativi -continua la nota del sindacato- quando si ha una cognizione completa delle esigenze dei lavoratori di un determinato settore così come delle caratteristiche profonde del servizio, e questa consapevolezza è fondamentale se si vogliono ottenere risultati veri per i lavoratori senza generare disagi all’utenza e imbarazzanti richiami da parte delle istituzioni. E siamo certi che il rinnovo del Ccnl e delle tabelle retributive porterà presto a riconoscere migliori condizioni di lavoro agli operatori della sorveglianza antincendio, e migliori salari, negoziandoli direttamente con l’associazione datoriale e senza pregiudizi per l’utenza dei servizi pubblici essenziali. Anche per questo, Confsal Vigili del Fuoco è forza rappresentativa e responsabile. Anzi rappresentativa perché responsabile. Invitiamo Filt Cgil, che negli ultimi tempi impiega le proprie energie per trovare modi nuovi di definirci senza citarci, a chiedersi se questo tipo di approccio possa davvero definirsi responsabile, piuttosto che continuare a condurre una battaglia che di fatto risulta essere più di campanile che di sostanza a supporto dei lavoratori. Questi sono i fatti", conclude la nota.
(Adnkronos) - Per decarbonizzare i consumi residenziali in Italia sono le caldaie a condensazione la tecnologia più efficace, tecnologia che amplifica la propria sostenibilità impiegando quote crescenti di biometano/bio GpL e green gas. Tale tecnologia si rivela la più conveniente in considerazione delle caratteristiche della maggior parte delle abitazioni degli italiani. È questo il risultato più significativo dello studio “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, realizzato da BIP Consulting, e commissionato dalle Associazioni Proxigas, Assogas, Federchimica-Assogasliquidi, Assotermica e Utilitalia. Il rapporto “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali” parte dagli obiettivi fissati dalla Direttiva UE Case Green (EPBD) in termini di riduzione del consumo di energia primaria nei contesti residenziali. Il parco residenziale italiano è caratterizzato da immobili costruiti per oltre il 70% prima degli anni ’80; gli stessi immobili sono per il 50% posizionati nelle ultime classi energetiche, F e G, e si trovano in aree geografiche con caratteristiche climatiche fredde per il 50% dei casi. Sono poi numerosi gli immobili che ricadono nella categoria degli edifici storici. Altro dato significativo è che il 60% degli appartamenti con riscaldamento autonomo non presenta un giardino privato o terrazzo e la mancanza di spazi esterni limita le alternative tecnologiche per il riscaldamento. La spesa complessiva per raggiungere gli standard energetici richiesti dall’EPBD potrebbe attestarsi tra 160 e 480 miliardi di euro. Costi che ricadranno sui cittadini, chiamati ad uno sforzo economico considerevole. A tal proposito bisogna considerare che la ricchezza delle famiglie in Italia è estremamente polarizzata, il 70% delle stesse presenta un reddito medio netto inferiore a 40 mila euro/anno, insufficiente per l’acquisto di una pompa di calore elettrica, il cui costo si aggira attorno ai 10 mila euro. Gli ostacoli all’efficientamento, però, non sono solo economici. L’età media della popolazione italiana è particolarmente alta (più del 30% della popolazione è over 60): sono gli over 65 a detenere la quota maggiore degli immobili di proprietà senza mutuo. L’installazione delle pompe di calore elettriche nel contesto italiano presenta quindi diversi ostacoli: i costi iniziali elevati, le condizioni del parco abitativo, la propensione culturale all’efficientamento energetico, a cui va aggiunta anche un’importante complessità nell’esecuzione dei lavori necessari (basti solo pensare alla necessità di adeguare i sistemi di diffusione del calore interni all’abitazione). Per questo lo studio stima che – dato il contesto – dei 16,6 milioni di abitazioni in classe F e G solo in 5,9 milioni di queste la pompa di calore elettrica potrebbe essere una soluzione perseguibile sul piano tecnico. Ma se si affina l’analisi e si considerano anche i fattori legati al reddito delle famiglie, il numero si riduce a circa 1,76 milioni di abitazioni. È quindi evidente che gli obiettivi EPBD di contrazione del consumo di energia primaria possono essere raggiunti solo adottando un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico. Bisogna offrire ai cittadini alternative, in ogni caso sostenibili, nell’ottica della complementarità e della pluralità di tecnologie e vettori per coinvolgere l’intero patrimonio abitativo; l’elettrificazione rappresenta una valida soluzione in determinati contesti ma non appare essere l’unica. Lo studio sviluppa un’analisi ampia delle soluzioni possibili per la decarbonizzazione dei consumi residenziali, includendo opzioni basate sulla sostituzione delle caldaie tradizionali con caldaie a condensazione e su sistemi ibridi. Per valutare la convenienza economica delle differenti tecnologie di efficientamento sono stati valutati i costi di installazione e di gestione. I risultati evidenziano che la caldaia alimentata a gas (metano o GPL) è la soluzione più economica per i consumatori, le pompe di calore (tecnologia elettrica) risultano poco competitive, non solo a causa degli elevati costi iniziali di investimento ma anche a fronte dell’attuale costo dell’energia elettrica. Pertanto, la sostituzione delle caldaie tradizionali con le nuove a condensazione, alimentate con percentuali crescenti di gas rinnovabili, rappresenta una soluzione efficace per raggiungere i target di efficienza a costi competitivi e con impatti ambientali via via più contenuti. All’evento hanno partecipato Alberto Gusmeroli, Presidente Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, Silvia Fregolent Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, Massimo Milani Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Vinicio Peluffo Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Luca Squeri Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, Gianpiero Zinzi Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Andrea Maria Felici Direttore Generale della Direzione Domanda ed Efficienza Energetica Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Franco Cotana, Amministratore Delegato RSE. La conferenza è stata moderata dal giornalista di Radio 24 Sebastiano Barisoni.