(Adnkronos) - La premier Giorgia Meloni ha lasciato Bruxelles in serata, per volare in Giordania e raggiungere il Libano subito dopo. Anche se i lavori del Consiglio europeo dovrebbero protrarsi, come al momento da agenda (il summit era fissato per il 17 e 18 ottobre, ndr), lei ha deciso per il fronte caldo del Medio Oriente. Non vedrà i soldati impegnati nella missione Unifil - probabilmente per questioni di sicurezza - ma la sua presenza in Libano è un chiaro segnale di vicinanza nonché di ulteriore condanna degli attacchi subiti dalle postazioni dei caschi blu, con blitz delle forze di difesa israeliane bollati dalla presidente del Consiglio come 'inaccettabili', al centro della 'ruvida' telefonata con il primo ministro Benjamin Netanyahu di domenica scorsa. Con la visita in Giordania, in particolare, l'Italia intende ribadire il suo sostegno a una nazione che costituisce un elemento fondamentale per la stabilità della regione. La leadership giordana, hanno spiegato fonti italiane a poche ore dalla missione della premier in Medio Oriente, è un interlocutore prezioso e sta svolgendo un ruolo cruciale sia per ridurre la tensione sia per scongiurare un ulteriore peggioramento del quadro. In Giordania, Meloni avrà ad Aqaba un bilaterale con Re Abdullah II e si confronterà con lui sulla crisi in Medio Oriente. Al centro dei colloqui ci sarà, in particolare, la situazione umanitaria a Gaza, nella quale la Giordania svolge un ruolo decisivo per la consegna degli aiuti alla popolazione civile. I due leader si confronteranno sulla proposta giordana di 'Gaza humanitarian Gateway' per far fronte alla crisi crescente nella Striscia, su cui hanno già avuto un primo confronto a Cipro durante il Vertice Med9. La premier si recherà dunque a Beirut per incontrare il primo ministro Najib Mikati e il presidente del Parlamento Nabih Berri. Il capo del governo italiano sarà il primo leader a visitare il Libano dall’inizio delle operazioni di terra delle forze israeliane. Meloni ribadirà la volontà italiana di contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese e chiederà l’impegno di tutte le forze libanesi a garantire in ogni momento la sicurezza del personale di Unifil. La stessa richiesta avanzata al primo ministro israeliano Netanyahu domenica scorsa. La presidente del Consiglio si confronterà con i suoi interlocutori libanesi sugli elementi necessari per una piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, spiegano le stesse fonti. In particolare, ribadirà l’impegno per sostenere le forze armate libanesi (Laf) nell’assunzione delle loro responsabilità su tutto il territorio libanese, un tema su cui l’Italia svolge da tempo un ruolo guida, sia con una specifica missione bilaterale (Mibil) sia presiedendo il Comitato Tecnico Militare per il Libano che coordina il sostegno internazionale alle Laf. Inoltre, il ministro della Difesa Guido Crosetto lo stesso giorno discuterà a Napoli del dossier coi suoi omologhi G7, nell'ambito della riunione ministeriale Difesa sotto presidenza italiana del gruppo dei Sette. Gli incontri saranno anche l’occasione per approfondire il confronto con gli interlocutori regionali sulla crisi dei rifugiati siriani, rimarcano le stesse fonti, resa ancora più drammatica dagli ultimi sviluppi che hanno visto un milione di sfollati in Libano (il 20% dell’intera popolazione) e almeno 300.000 persone cercare rifugio in Siria. La presidente Meloni ha già promosso su questo tema un incontro a quattro a Cipro cui hanno partecipato anche il Re di Giordania Abdullah II, il presidente di Cipro Nikos Christodoulides e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La posizione italiana, ma anche di altri Stati Ue, è che occorra rivedere la Strategia dell'Unione europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano fare ritorno in Patria in modo volontario, sicuro e sostenibile. In questo senso, si legge il sostegno dell'Italia all'impegno che sta portando avanti l'Unhcr, e la decisione di rafforzare la presenza diplomatica a Damasco. Gli incontri di Meloni, così come la visita del ministro agli Esteri e vicepremier Antonio Tajani all'inizio della prossima settimana in Israele e Palestina -viene rimarcato dalle stesse fonti - si inseriscono "negli sforzi quotidiani del governo italiano per promuovere la fine delle ostilità a Gaza come in Libano, sostenendo gli sforzi di mediazione in essere, in primo luogo da parte degli Stati Uniti, e intendono anche porre le basi per la necessaria riflessione – che è tempo parta anche all’interno dell’Unione Europea – sugli scenari post-conflitto e su come l’Italia, e l’Europa, potranno contribuirvi".
(Adnkronos) - "L'Italia è un Paese molto interessante per investire. Noi abbiamo investito molto qui e vogliamo continuare a investire". Lo ha detto, Jorge Álvarez, ceo del gruppo Retelit in occasione del Comolake su tecnologia e digitale.
(Adnkronos) - Il settore delle energie rinnovabili sta vivendo una crescita esponenziale e rappresenta una leva determinante per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e garantire un futuro sostenibile. Al rapido sviluppo del comparto corrisponde un aumento significativo dei lavoratori coinvolti nella realizzazione degli impianti. Secondo l’ultimo rapporto diffuso da Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili), dal 2022 al 2023 il numero dei lavoratori coinvolti nello sviluppo di impianti eolici e fotovoltaici è aumentato di circa il 20%, passando da oltre 13 milioni a oltre 16 milioni. E’ in questo contesto che Engie, player di riferimento nella decarbonizzazione e nell’efficienza energetica, ha organizzato 'Together for safety', una giornata di confronto con associazioni e operatori del mercato energetico, volta a sensibilizzare gli attori coinvolti sul fondamentale tema della sicurezza sul lavoro. All’evento hanno preso parte aziende quali Terna, Vestas, Comal, Saet, Impresa Manca, Tresun e Anev. “In Engie siamo impegnati ogni giorno a migliorare le nostre practice e a diffondere la cultura della sicurezza tra tutti i nostri lavoratori e collaboratori: per noi è una priorità assoluta - spiega Monica Iacono, Ceo di Engie Italia - Tutte le nostre strategie di sviluppo si fondano sull’obiettivo di avere zero incidenti gravi o mortali. E’ un processo di miglioramento continuo: negli ultimi sette anni il Gruppo ha dimezzato il tasso di frequenza degli infortuni, un trend positivo a cui assistiamo anche in Italia”. Il gruppo Engie conta, a livello mondiale, una capacità installata di oltre 42 GW e mira a raggiungere 50 GW nel 2025 e 80 GW nel 2030. In Italia, con un portafoglio di 560 MW composto da 397 MW di parchi eolici, 121 MW di parchi fotovoltaici e circa 43 MW di impianti storage, Engie punta a rafforzare ulteriormente la sua presenza sul territorio nazionale, con obiettivi ambiziosi. “In Italia, il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) prevede 65 GW di nuova capacità rinnovabile al 2030 e, ipotizzando una taglia media di impianto di energia rinnovabile (eolico o fotovoltaico) di 30 MW, occorreranno oltre 2.160 cantieri e circa 65mila ore per lavoratore per ogni cantiere. Sono quindi stimate 140 milioni di ore-uomo, con un tasso di frequenza di incidenti destinato a salire - afferma Samuel Renard, Managing Director Renewables di Engie Italia - Engie sta portando avanti un programma di promozione della cultura della sicurezza, che coinvolge tutti, partendo dai manager fino ad arrivare alle persone operative sul campo. Soltanto lo scorso anno, in Italia, sono state dedicate 8mila ore di formazione a 300 manager”. Engie ha ideato Eosc (Engie One Safety Culture), progetto globale volto a trasformare l’approccio culturale alla sicurezza all’interno dell’azienda attraverso investimenti in formazione e coaching. Eosc vede coinvolte tutte le figure manageriali di Engie (oltre 800 manager, di cui 300 in Italia) e ha l’obiettivo di rafforzare il controllo dei rischi sui posti di lavoro attraverso una serie di azioni di gestione della sicurezza finalizzate a ridurre al minimo i rischi. Il Gruppo, attraverso Eosc, intende rafforzare la cultura della sicurezza, la tutela dell’operatività attuale e futura e della capacità di costruire asset energetici sostenibili.