INFORMAZIONIiSapiens srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Digital Learning Project Manager Area: IT Management Jorge Herrera Romero |
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(Adnkronos) - "Questa non è la guerra al terrorismo, questa è una guerra vecchio stille nell'insanguinata Europa, e ci stanno trascinando dentro". Così Steve Bannon nel suo podcast 'War Room' ha dato voce alla rabbia del mondo Maga di fronte a quello che viene percepito come un tradimento della politica dell'America First da parte del suo stesso creatore Donald Trump, cioè l'annuncio dell'invio di nuove, potenti armi difensive e offensive all'Ucraina. "Stiamo armando persone su cui non abbiamo nessun controllo", ha aggiunto l'ex stratega della Casa Bianca, diventato un punto di riferimento della base Maga trumpiana, affermando che la "principale priorità" di Volodomyr Zelensky è trascinare sempre più Trump e gli Usa nel conflitto. Bannon non è l'unico dei fedelissimi trumpiani ad accusare il tycoon di aver voltato le spalle alle promesse dell'America First che lo hanno riportato alla Casa Bianca. "Non è solo l'Ucraina, ma tutte le guerre straniere in generale e molto dell'aiuto all'estero", ha detto al New York Times Marjorie Taylor Green, la deputata dell'estrema destra repubblicana, facendo riferimento al fatto che già la decisione di Trump di partecipare con raid al conflitto tra Israele e Iran aveva creato una spaccatura tra il presidente e il mondo Maga. Durante la conferenza stampa ieri con Mark Rutte, Trump ha più volte insistito sul fatto che sulla base dell'accordo con la Nato gli Usa non pagheranno per le armi, anzi le venderanno ai "molto ricchi" alleati europei. E questo rientra a pieno titolo nella politica dell'America First, che impone che "le nostre alleanze siano eque", ha scritto su X Elbridge Colby, a capo dell'ufficio politico del Pentagono. "Questo è enormemente ragionevole ma per molti anni è stato trattato come un'eresia, ora con questo storico impegno Nato vediamo che può funzionare", ha aggiunto. Per quanto "il denaro degli europei mitighi la cosa", l'argomento non viene completamente accettato dal mondo Maga, spiega un ex funzionario della campagna di Trump: "Odiamo ancora la cosa, questa non è la nostra guerra e un'escalation non è nell'interesse dell'America". Greene non è poi del tutto convinta del fatto che non vi saranno costi per gli Usa. "Senza ombra di dubbio, vengono usati i soldi di noi contribuenti", ha affermato riferendosi a costi indiretti, al dispiegamento di truppe americane per l'addestramento all'uso dei sistemi di arma. "L'ho detto in ogni comizio 'basta soldi all'Ucraina, vogliamo la pace'", ha aggiunto la deputata ricordando il suo impegno nella campagna elettorale al fianco di Trump. "E sapete una cosa, la gente non è cambiata", ha concluso.
(Adnkronos) - “Il rapporto tra l’amministrazione comunale e A2a è più che storico. A2a, infatti, nasce dalla fusione di una delle nostre municipalizzate e abbiamo sempre lavorato per dare migliore qualità ai nostri lavoratori, con investimenti in welfare e territoriali”. E’ quanto affermato da Laura Castelletti, sindaca di Brescia, nel contesto dell’evento di A2A dal titolo 'WelLfare. Il Welfare fa davvero bene’. Un’occasione di confronto e presentazione dei servizi di welfare, dei Premi di produttività e del nuovo piano di azionariato diffuso, a Milano. "Per noi qualità della vita, benessere dei lavoratori e dei cittadini sono aspetti fondamentali - spiega Castelletti - In tale contesto, in particolare, c'è un'attenzione ad accompagnare le famiglie e il tema della natalità con risposte efficaci ed investimenti importanti”. Quando si parla di maggiori investimenti territoriali, prosegue la sindaca di Brescia “si intende maggiore lavoro sul nostro territorio. Un lavoro qualificato capace di creare anche un legame intenso con l'azienda. Poniamo, quindi, uno sguardo nella direzione della nuova sede, negli investimenti in innovazione sul tema dei rifiuti, per i quali siamo sempre stati riconosciuti come città all’avanguardia e capaci di essere precursori - conclude la sindaca di Brescia - Nei giorni scorsi, infatti, abbiamo inaugurato il recupero di calore da data center per immetterlo nel teleriscaldamento a sottolineare un’attenzione nei confronti del tema del gas e della Co2. Più lavoreremo in tale direzione, più riusciremo a sottrarre gas perché espandiamo il teleriscaldamento”.
(Adnkronos) - L’88% degli italiani ritiene importante integrare fonti rinnovabili nei propri sistemi di riscaldamento domestico. Un dato che conferma la crescente attenzione verso tecnologie capaci di coniugare rispetto ambientale, risparmio e comfort abitativo. Sono i dati della recente indagine Bva Doxa per Ariston, condotta su un campione rappresentativo di cittadini italiani tra i 25 e i 64 anni; analizzando le percezioni e le preferenze degli italiani riguardo agli impianti di riscaldamento. Secondo lo studio, in particolare, il 58% degli intervistati individua nelle pompe di calore e nei sistemi ibridi le soluzioni ideali, in sostituzione delle caldaie tradizionali, mentre il 68% identifica l’efficienza energetica come il criterio principale nella scelta di un nuovo impianto. Ulteriormente, il 37% si orienta verso i sistemi ibridi, apprezzandone la versatilità, mentre un aggiuntivo 21% predilige pompe di calore autonome. Scelte che dimostrano come il tema della sostenibilità sia ormai radicato nella nostra quotidianità, anche grazie a una forte fiducia nella tecnologia: l’86% reputa questi impianti affidabili, e il 77% è convinto che garantiscano un comfort superiore rispetto ai sistemi convenzionali. Ma l’interesse non si ferma al solo aspetto ambientale. L’innovazione è sempre più vista come un’opportunità di valorizzazione economica del proprio immobile: l’85% del campione riconosce che l’adozione di un impianto innovativo può accrescere il valore della casa. Un investimento consapevole, dunque, che riflette una nuova sensibilità verso l’efficienza energetica come leva concreta di risparmio e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, permangono alcune barriere: il costo iniziale elevato è percepito come ostacolo dal 66% degli italiani, seguito dalla difficoltà di installazione (32%) e dalla scarsa conoscenza degli incentivi disponibili (30%).