(Adnkronos) - Mentre scattano i dazi Usa decisi dal presidente Donald Trump il primo agosto scorso, il tycoon colpisce l'India raddoppiandole tariffe in risposta all'acquisto di petrolio russo e annuncia dazi raddoppiati su chip e semiconduttori importati dall’estero - con Apple che si allea con il leader americano confermando importanti investimenti negli Stati Uniti -, il Brasile di Lula protesta formalmente al Wto per le tariffe del 50%, giudicate "punitive". "Miliardi di dollari in dazi stanno ora affluendo verso gli Stati Uniti d'America!", ha scritto intanto su Truth Social il presidente Trump, che esulta parlando delle nuove e ingenti tariffe da lui imposte sui Paesi di tutto il mondo e che sono entrate in vigore dopo la mezzanotte. Il tycoon ha intanto annunciato l'intenzione di applicare dazi del 100 % sui chip e i semiconduttori prodotti all'estero. L'occasione è stata una conferenza stampa assieme al ceo del colosso tecnologico Tim Cook in cui è stato annunciato che Apple investirà 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti in quello che "è il maggiore investimento che Apple abbia mai fatto in America e nel mondo". "Compagnie come Apple tornano a casa - ha aggiunto Trump - Un anno fa eravamo un Paese morto, ora siamo il paese più 'caldo' al mondo" dal punto di vista economico. Trump ha quindi firmato un ordine esecutivo che impone un'ulteriore tariffa del 25% all'India in risposta al suo continuo acquisto di petrolio russo. Le merci provenienti dall'India potrebbero quindi essere soggette a dazi del 50% a partire dal 27 agosto, data dell'entrata in vigore del provvedimento. "Le azioni e le politiche del governo della Federazione russa continuino a rappresentare una minaccia enorme e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti", si legge sull'ordine: "Ritengo necessario e appropriato imporre un dazio ad valorem aggiuntivo sulle importazioni di prodotti provenienti dall'India, che importa direttamente o indirettamente petrolio dalla Federazione russa". "È estremamente inopportuno che gli Stati Uniti scelgano di imporre dazi aggiuntivi all'India per azioni che anche diversi altri Paesi stanno intraprendendo nel proprio interesse nazionale", ha riferito in una nota il ministero degli Esteri indiano che ha condannato i dazi definendoli "ingiusti, ingiustificati, e irragionevoli" aggiungendo: "Le nostre importazioni si basano su fattori di mercato e sono effettuate con l'obiettivo generale di garantire la sicurezza energetica di 1,4 miliardi di persone in India". Intanto il Brasile ha presentato un reclamo all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc o Wto) per contestare i dazi punitivi imposti dall'amministrazione Usa, hanno riferito all'Afp due fonti governative brasiliane. Si tratta della prima azione intrapresa dal governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva da quando, oggi, sono entrati in vigore dazi del 50% su molti prodotti brasiliani esportati negli Stati Uniti.
(Adnkronos) - Dalla carriera di adv producer alle ville di lusso in Indonesia. E’ questa la storia professionale di Francesca Rizzo, romana, classe 1977. “Nel 2016 - racconta all’Adnkronos/Labitalia - ho lasciato un lavoro di successo presso una famosa concessionaria di pubblicità di reti televisive, dove lavoravo come adv producer, per inseguire la mia voglia di libertà e dedicarmi al flipping immobiliare”. Nel 2019 fonda, insieme al marito Michele Porinelli, un’accademia per insegnare alle persone a fare investimenti immobiliari. “Raccontavo le mie giornate di lavoro sui social - afferma - pian piano le persone si sono fatte avanti, chiedendoci consigli su come operare nel settore. Non avevamo mai pensato che una passione potesse trasformarsi in un vero e proprio lavoro di consulenza”. Nel 2020 arriva il salto definitivo: la coppia lascia l’Italia e si trasferisce a Dubai. Lo scoppio della pandemia, però, complica i loro piani; attendono quindi la riapertura dei confini di Bali, loro meta definitiva, vivendo in Kenya. “Trasferirsi all’estero è un atto di coraggio, non una fuga. Non esiste un cambiamento vero senza passare per un momento di disorientamento”, confessa Francesca. Dal 2021 Francesca e Michele sono alla guida di Bali Holiday Properties, società che realizza ville di lusso per affitti brevi. “Abbiamo iniziato con una villa, oggi siamo a 30 e puntiamo al centinaio entro il 2028”. Ma la strada non è stata facile: “Ho dovuto lavorare il doppio per essere ascoltata. La bellezza di Bali ti accoglie, ma il contesto lavorativo è ancora fortemente maschile. Ho imparato che essere straniera e donna è una doppia sfida, ma anche una grande opportunità di crescita”. Per superare il senso di isolamento, Francesca crea Bali Talks: “Un podcast che dà voce a storie di espatriati, viaggiatori, scrittori e imprenditori. Condividere le esperienze mi ha aiutato a ritrovare energia e motivazione. Bali non è solo un’isola da sogno. E’ un mix di modernità, tradizione e qualità della vita. Qui ho trovato il mio posto nel mondo”.
(Adnkronos) - Il 24 luglio 2025 è l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui l’umanità esaurisce il budget ecologico annuale del Pianeta. A calcolarla ogni anno è il Global Footprint Network sulla base dei National Footprint and Biocapacity Accounts gestiti dalla York University. Il Wwf, con la sua campagna Our Future, chiede a tutti di "imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta, oggi più che mai". Secondo i calcoli del Global Footprint Network, infatti, attualmente, la popolazione globale consuma l’equivalente di 1,8 pianeti Terra ogni anno, un ritmo che supera dell’80% la capacità rigenerativa degli ecosistemi terrestri. Questo squilibrio è alla base delle crisi ambientali della nostra epoca: la perdita di biodiversità, la deforestazione, il degrado del suolo, l’esaurimento delle risorse (crisi idrica, collasso di stock ittici) fino all’accumulo di gas serra. Uno sfruttamento di risorse che è aumentato nel tempo, tanto che la data dell’Overshoot si è spostata da fine dicembre, nel 1970, a luglio, nel 2025. Il risultato? Un debito cumulativo nei confronti del Pianeta di 22 anni. In pratica, se il sovrasfruttamento ecologico fosse completamente reversibile, ci vorrebbero 22 anni di piena capacità rigenerativa del Pianeta per ripristinare l'equilibrio perduto. "Un calcolo, però - ricorda il Wwf - solo teorico perché ad oggi non tutta la capacità rigenerativa è più intatta (abbiamo perso intere foreste, eroso i suoli, impoverito i mari…) e alcuni danni che abbiamo provocato sono ormai irreversibili (come le specie che si sono estinte o i ghiacciai sciolti). Inoltre, la crisi climatica in corso aggrava ulteriormente la capacità del Pianeta di rigenerarsi". “Non solo stiamo vivendo 'a credito' ogni anno, ma abbiamo anche accumulato un enorme debito nei confronti del sistema Terra. Ripagare questo debito, in termini ecologici, è quasi impossibile se continuiamo a ignorarne le conseguenze - afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia - Si tratta di una chiamata urgente all’azione per cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo, prima che il danno diventi definitivamente irreparabile”. La rotta - avverte l'associazione - può essere invertita: "Per riportare l’umanità in equilibrio con le risorse terrestri (ovvero far coincidere l’Overshoot Day con il 31 dicembre), dobbiamo ridurre l’impronta ecologica globale di circa il 60% rispetto ai livelli attuali". Per il Wwf, è possibile spostare la data dell’Overshoot agendo in cinque settori strategici: "Transizione energetica (passare a fonti rinnovabili ed eliminare i combustibili fossili); economia circolare (riciclare, riutilizzare, azzerare gli sprechi); alimentazione sostenibile (diminuire il consumo di carne e preferire cibi biologici, locali e stagionali); mobilità green (favorire trasporti pubblici, biciclette e veicoli elettrici); politiche globali (accordi internazionali più stringenti per la tutela ambientale)". Così, "se riuscissimo a spostare l’Overshoot Day di 5 giorni all’anno, entro il 2050 torneremmo in equilibrio con le risorse del Pianeta. Si tratta di una media realistica che combina: tecnologia (efficienza energetica, rinnovabili), comportamenti individuali (dieta, trasporti, stile di vita) e politiche globali (accordi climatici, economia circolare)". “Un nodo cruciale è il nostro modello economico, fondato sulla crescita illimitata dei consumi materiali - di energia, risorse, materie prime - che è semplicemente incompatibile con un Pianeta dalle risorse finite. Non dobbiamo puntare all’aumento quantitativo, ma a un progresso qualitativo, fatto di conoscenza, relazioni umane, diritti e tutela della Natura da cui dipendiamo. È fondamentale sostituire il Pil come unico indicatore di sviluppo con indicatori più complessi, che considerino la salute degli ecosistemi, il benessere psicologico e la coesione sociale”.