(Adnkronos) - Un ragazzo di 22 anni è morto nel pomeriggio di oggi, domenica 16 novembre, in un drammatico incidente avvenuto sulla strada statale 73, all'altezza di Pieve al Toppo, frazione di Civitella in Val di Chiana, in provincia di Arezzo. La vittima, residente ad Arezzo e originaria della Moldavia, viaggiava in direzione del capoluogo quando, intorno alle 16:42, ha perso il controllo della propria auto. Il veicolo è uscito di carreggiata andando a impattare violentemente contro due pini a bordo strada. L’urto è stato devastante e per il giovane non c’è stato nulla da fare: è deceduto sul colpo. Sul posto sono intervenuti in pochi minuti l’ambulanza infermierizzata del 118 dell’Asl Toscana sud est, una Blsd della Croce Bianca, i vigili del fuoco e la polizia municipale. Nonostante i tentativi di rianimazione, ogni sforzo si è rivelato vano. La salma è stata poi recuperata dalla Croce Bianca e trasferita all’obitorio dell’ospedale San Donato di Arezzo. La polizia municipale ha avviato i rilievi per stabilire le cause esatte dell’incidente.
(Adnkronos) - Nonostante una solida base industriale, l’uso dell’intelligenza artificiale in Ue secondo gli ultimi dati disponibili si limita al 13,5% delle imprese e il 12,6% delle piccole e medie imprese. Questa è la “desolante” constatazione alla base della strategia Apply AI, il piano da un miliardo di euro presentato lo scorso ottobre dalla Commissione europea per accelerare l’adozione dell’IA nei settori industriali strategici e nella pubblica amministrazione europei. L’obiettivo rimane quello più generale di rafforzare la competitività europea e la sovranità tecnologica, con particolare attenzione alle realtà più piccole, a partire dalla consapevolezza che l’Ue non può permettersi di rimanere indietro in una corsa che sta definendo i contorni del futuro dell’economia. Quel “desolante” era la constatazione di Małgorzata Nikowska, capo dell’unità Innovazione e coordinamento delle politiche in materia di IA presso l’Ufficio per l’IA di DG Connect (la direzione generale della Commissione europea che si occupa di digitale). Aprendo il suo intervento all’evento “AI4Growth: come potenziare la competitività settoriale in tutta Europa”, organizzato da Techno Polis Forum-Lab presso la sede brussellese dell’Istituto per la competitività (I-Com), la funzionaria ha rimarcato l’importanza di incrementare l’adozione della tecnologia. Il dato di diffusione “è basso, in alcuni settori e Stati membri è ancora più basso. E sì, l’Italia è effettivamente uno di quelli che non stanno andando particolarmente bene”, ha aggiunto. Oltre al favorire la diffusione dell’IA, la strategia punta a renderla “made in Europe”, ha continuato Nikowska. “Ovviamente, una sovranità tecnologica al 100% nel mondo globale di oggi non è possibile. Ma più soluzioni abbiamo sviluppate in Europa, da europei, e che siano valide e possano essere adottate dalle nostre aziende, meglio è per tutti noi. E questo aumenta effettivamente la nostra sovranità tecnologica e la nostra resilienza complessiva”. Una delle ricadute positive a cui si punta con il terzo pilastro della strategia: i benefici sociali dovuti all’adozione dell’IA oltre al suo impatto positivo su competitività e produttività delle aziende. “Settore per settore” La strategia guarda soprattutto ai settori critici dell’economia Ue: la Commissione ne ha individuati dieci, e spaziano dalla manifattura alla sanità, dalla difesa alla cultura e creatività, dalle telecomunicazioni al settore pubblico. “Sono importanti per l’economia europea, sono settori in cui l’Europa è tradizionalmente forte e in cui ci aspettiamo di vedere il maggiore potenziale trasformativo dell’IA”, spiega la funzionaria della Commissione, spiegando che l’esecutivo Ue ha anche “beneficiato della saggezza del professor Mario Draghi” nel delineare la strategia, che non chiude le porte ad altri settori: “potrebbero ancora aggiungersi, discuteremo con loro per concordare quali potenziali misure possiamo proporre”. L’idea dell’esecutivo Ue è partire da azioni-faro orizzontali. Il primo è il sostegno diretto alle imprese attraverso gli European Digital Hub, già presenti in tutti i Paesi Ue e capaci di modellare soluzioni per ogni azienda, ha spiegato Nikowska, aggiungendo che ora possono anche guidare le aziende verso altri elementi dell’ecosistema grazie a strutture di test e sperimentazione, sandbox per l’IA, la piattaforma AI on Demand, l’AI Skills Academy e altre iniziative. “Ma le nostre aziende e i nostri stakeholder del settore pubblico non devono conoscere tutto questo, non devono capire la differenza tra l’uno e l’altro: possono andare all’hub e riceveranno il supporto necessario”. Seguono competenze e alfabetizzazione digitale: l’idea è “costruire capacità per una forza lavoro ‘AI-ready’ in tutti i settori” attraverso formazioni sull’IA adattate alle esigenze settoriali e a profili specifici, “perché oggi non sono solo gli specialisti di IA che devono capire l’IA, ma anche medici, infermieri, insegnanti, giornalisti, lobbisti—tutti devono capire dove e come può essere usata l’IA, tenendo conto anche dei rischi che la tecnologia porta con sé”. In parallelo, si vogliono rafforzare le competenze degli specialisti IA nei domini settoriali per rispondere alle richieste dei settori. ‘AI-first’, ma non sempre “L’approccio che stiamo usando è ‘AI first’. Questo non significa IA ogni volta, per tutto, a tutti i costi: assolutamente no. Significa IA quando necessario e in base ai benefici”, tenendo conto dei costi e ai rischi che questa tecnologia porta con sé, ha spiegato la funzionaria della Commissione. “Tuttavia, vorremmo davvero che i nostri responsabili politici, gli stakeholder chiave, i leader dell’industria considerassero cosa può fare l’IA quando devono affrontare una decisione trasformativa, quando devono cambiare la catena logistica del valore, quando devono cambiare l’organizzazione di uno stabilimento, quando devono sviluppare un nuovo prodotto”: l’IA può semplificare, ottimizzare, rendere più efficienti vari processi, a patto che sia inclusa a livello dei processi fondamentali, spiega, sottolineando che non si tratta di vantaggi marginali come scrivere un’email. “Vorremmo vedere una tecnologia europea. Quindi incoraggeremo, anche attraverso i nostri strumenti, lo sviluppo e l’implementazione di tecnologie made in Europe”, ha continuato Nikowska, spiegando che la Commissione punta sulla piattaforma AI on Demand, “dove si possono trovare molte soluzioni che possono essere acquistate, adottate dalle aziende, che sono state sviluppate in Europa e che possono già essere utilizzate oggi”. Una questione paneuropea “Se non guidiamo nel campo dell’IA seguiremo le regole che altri scriveranno in futuro. Dobbiamo essere leader e allo stesso livello di Usa e Cina”, ha riassunto Diego Solier, europarlamentare spagnolo dell’Ecr, facendo seguito all’intervento di Nikowska. Poi ha sottolineato l’importanza di investire nella tecnologia se si vuole conseguire una sovranità europea. Non solo in modelli IA, ma anche nelle reti digitali e nel loro mantenimento, oltre a quelle energetiche, al fine di permettere alle compagnie di stabilire data center in Ue. Il lato pratico Nel corso dei panel successivi, Amal Taleb di Sap (“un’azienda europea”) ha portato il discorso sul piano della concretezza aziendale. “La generazione di immagini è divertente ma poco utile, abbiamo bisogno di IA per il business”, ha chiosato, sottolineando che la strategia della Commissione non sia sufficiente per due ragioni fondamentali. Primo, “non c’è IA senza cloud, specialmente per le aziende, e le imprese nell’Ue sono in ritardo con l’adozione del cloud”. Secondo, bisogna “capire che abbiamo una catena del valore globale e tecnologia globale, e le aziende devono adottarla per avere successo”. L’adozione dovrebbe essere “semplice e non spaventosa”, e soprattutto rispondere ai parametri più pratici per le aziende: “clienti soddisfatti, operazioni semplificate, chiara comprensione dei dati che stanno usando”. E per farlo occorre “decostruire l’IA come concetto globale e equipararla al denaro per le pmi. In questo, Apply AI è la strada giusta”. Il nodo regolamentazione-competitività secondo Big Tech L’IA è “l’invenzione che genererà altre invenzioni”, ma per sfruttarla serviranno “urgenza e scala”, ha riassunto Karen Massin di Google in un segmento che ha evidenziato la tensione tra ambizioni normative europee e competitività globale. Tomas Jakimavicius di Microsoft ha sottolineato come la necessità di fare ricorso ai migliori modelli IA sul mercato nel breve termine possa scontrarsi con l’aspetto della sovranità. “L’Ue è in ritardo, è molto triste, ma nulla le impedisce davvero di essere leader”, ha rincarato Marco Pancini di Meta, richiamando i punti di forza storici dell’Ue, mercato unico e una storia di innovazione tecnologica, ma sottolineando la mancanza “di una visione a lungo termine e un reale supporto per creare le condizioni per avere successo. E di certo la regolamentazione non è una di queste”. Sanità e pharma: tra potenziale, incertezza normativa e costi Il settore sanitario e farmaceutico rappresenta un caso emblematico delle difficoltà di implementazione della strategia Apply AI. “C’è molto potenziale per l’IA ma siamo principalmente in uno spazio esplorativo, abbiamo bisogno di certezza normativa”, ha evidenziato Aneta Tyszkiewicz di Efpia (l’associazione europea dell’industria farmaceutica), spiegando che l’AI Act pecca di mancanza di chiarezza e che nuove linee guida nel contesto di Apply AI sarebbero benvenute. Si pone anche il tema dei dati: “per garantire un output affidabile abbiamo bisogno di accesso a database di alta qualità, lo spazio dati europeo può aiutare”. Vlad Olteanu di EuropaBio ha ricordato come testare i sistemi su dati reali sia “molto più facile in Cina e negli Stati Uniti”, e che l’autonomia Ue nello spazio farmaceutico “è quasi impossibile: basta guardare dove vengono prodotti i farmaci”. E Melanie Wahl di MedTech Europe ha evidenziato il problema della certificazione dei dispositivi, processo dispendioso in termini di tempo e denaro, che addirittura si duplica se il macchinario utilizza l’IA.
(Adnkronos) - L’aggiornamento di Piano conferma i target economico finanziari del Gruppo, con un upside nel medio lungo periodo derivante dallo sviluppo del business dei data center, il cui contributo ai risultati è previsto a partire dal 2028. In particolare, il Piano prevede una crescita dell’EBITDA dai 2,2 miliardi di euro del 2025F ai 2,4 miliardi di euro nel 2028, 2,8 miliardi di euro nel 2030 e 3,6 miliardi di euro nel 2035. Il CAGR risulta essere del 5% nel periodo 2025-35 e del 6% nel periodo 2028-2035. Tale crescita è abilitata da 23 miliardi di euro di investimenti, così ripartiti: 7,6 miliardi di euro per le Business Unit Generazione e Mercato, 7,4 miliardi di euro per la Business Unit Smart Infrastructures1 e 6,5 miliardi di euro per la Business Unit Circular Economy. 45% a bassa volatilità e 55% a mercato. Dei 7,6 miliardi di euro di investimenti destinati alle Business Unit Generazione e Mercato, 3,7 miliardi di euro sono relativi allo sviluppo di nuova capacità rinnovabile solare ed eolica (target di 3,7 GW di capacità installata al 2035), 1,4 miliardi di euro destinati alla flessibilità e circa 1,6 miliardi di euro a supporto della crescita clienti (obiettivo 5 milioni nel 2035). Per le Business Unit Generazione e Mercato il rendimento del capitale investito (ROI) atteso è superiore al 15%, anche per effetto di una base clienti integrata verticalmente e di un portafoglio di generazione diversificato. Nella Business Unit Smart Infrastructures sono previsti 7,4 miliardi di euro di investimenti di cui 4,9 miliardi di euro destinati al potenziamento e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica2. La RAB elettrica, che ha già superato la RAB gas nel corso del 2025, raggiungerà 4 miliardi di euro nel 2035. Inoltre, 0,3 miliardi di euro sono destinati alle infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica. Per questa Business Unit il ROI atteso è superiore al WACC regolatorio. Alla Circular Economy sono destinati 6,5 miliardi di euro di investimenti. A2A mira a consolidare la leadership nel settore ambientale e in particolare nel recupero di energia. Grazie ai 2,8 miliardi di euro di investimenti dedicati al trattamento e ai 0,5 miliardi di euro previsti per la raccolta, nel 2035 il Gruppo tratterà 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e industriali. Sono inoltre destinati 1,2 miliardi di euro al teleriscaldamento per supportare la decarbonizzazione dei consumi residenziali e 0,5 miliardi di euro al ciclo idrico per ridurre le perdite e realizzare nuovi depuratori. Nella Business Unit Circular Economy confluiranno inoltre le attività relative allo sviluppo di una datacenter platform. A questa nuova linea di business sono dedicati 1,6 miliardi di euro di investimenti, con un EBITDA previsto al 2035 di circa 0,4 miliardi di euro. Per la Business Unit Circular Economy il rendimento del capitale investito (ROI) atteso è superiore al 10%, trainato dall’impatto dei data center e dalla valorizzazione dei nuovi impianti. L’aggiornamento di Piano conferma inoltre l’obiettivo di creare un ritorno extra sul WACC di Gruppo almeno di 200 punti base. La performance industriale e una attenta disciplina finanziaria garantiscono una crescita robusta e 1 Le cifre non includono 1,2 miliardi di euro di investimenti Corporate 2 Valore non inclusivo dell’esborso legato all’acquisizione di Duereti 6 un equilibrato rapporto PFN/EBITDA. L’aggiornamento di Piano conferma infatti la capacità del Gruppo di generare cassa a disposizione della crescita: il flusso di cassa operativo, dopo il pagamento delle capex di mantenimento, è atteso pari a 14 miliardi di euro nell’arco di piano, con una cash conversion, data dal rapporto tra Flusso di Cassa Operativo (al netto degli investimenti di mantenimento) ed EBITDA, superiore al 50%. La Posizione Finanziaria Netta è attesa in aumento di 3 miliardi di euro nel periodo 2026-2035, di cui circa 2 miliardi di euro entro il 2030 derivanti dagli investimenti nei data center, incrementali rispetto al Piano precedente. Tale crescita si conferma essere sostenibile, con un rapporto PFN/EBITDA a un livello mai superiore a 2,8x, in costante riduzione fino a 2,4x al 2035. L’indebitamento finanziario si accompagna ad una attenta gestione del costo medio del debito, mantenuto al di sotto del 3% nel medio termine e del 3,3% nel lungo termine, anche grazie ad una proattiva ottimizzazione della struttura del debito. ''L’aggiornamento di Piano -si sottolinea- conferma l’attenzione del Gruppo verso un’equilibrata e sostenibile struttura del capitale finalizzata a mantenere l’attuale rating creditizio di A2A''. Il fabbisogno finanziario nel periodo 2026-2035 è stimato in 10 miliardi di euro, di cui 3 miliardi di euro destinati al debito incrementale mentre i restanti 7 miliardi di euro saranno necessari per il rifinanziamento del debito esistente. In risposta a un contesto caratterizzato da una maggiore inclinazione della curva dei tassi di interesse, la strategia finanziaria di A2A si concentrerà sulla ottimizzazione del rapporto tra debito a tasso fisso e debito a tasso variabile, in modo da sfruttare strategicamente un sempre più bilanciato mix tra tassi di breve e tassi di lungo. Per tutto il Piano, il rapporto Fonti/Impieghi, ossia l’indice di copertura dei flussi di cassa in uscita attesi nei prossimi 12 mesi data la posizione di liquidità, si attesterà sopra 1,2x, e la duration media sempre sopra i 5 anni. Sulla scia dei risultati raggiunti nel corso del 2025, con il primo European Green Bond collocato sul mercato e il primo Blue Bond in Italia, la strategia finanziaria di Piano permetterà di accrescere ulteriormente il peso della Finanza Sostenibile, con la quota di debito ESG sul debito totale che andrà oltre l’85% nel 2028, oltre il 90% nel 2030, arrivando ad avere solo debito sostenibile nel 2035. Il rapporto FFO/Net Debt è atteso sempre sopra al 24%, confermando l’impegno di A2A nel mantenimento del rating attuale e a conferma della piena sostenibilità dell’indebitamento finanziario.