(Adnkronos) - Elly Schlein continua a battere sulla sanità mentre Giuseppe Conte punta sul riarmo. Avs chiede una risposta su Gaza mentre Italia Viva vuole sapere quali riforme in ambito economico siano allo studio del governo. Azione si concentra su competitività tra strategie su automotive ed energia, nucleare compreso. Ci sarebbe stato anche il referendum e l'astensionismo nel 'carnet' delle interrogazioni a Giorgia Meloni oggi al premier time a Montecitorio. Riccardo Magi di Più Europa era pronto a ricordare alla presidente del Consiglio quando nel 2016 e nel 2022 "attaccava con forza i governi dell'epoca per aver fatto calare una cappa di silenzio sui referendum". Il regolamento Camera però ha escluso Più Europa, componente del Misto. "Il Servizio Sanitario Nazionale è prossimo al punto di non ritorno: liste di attesa infinite, il personale allo stremo sottoposto a turni massacranti e in fuga verso l’estero e il privato; mancano 65.000 infermieri e 30.000 medici; crescenti diseguaglianze territoriali e un aumento della mobilità sanitaria tra Sud e Nord". E' quanto si legge nella premessa dell'interrogazione del Pd oggi alla premier Meloni. I dem portano una serie di dati a conferma della situazione in cui versa la sanità pubblica. "Secondo l’Istat nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso di cui 2,5 milioni di persone per motivi economici, quasi 600.000 in più dell’anno precedente". A cui si accompagnano tagli crescenti: "La spesa pro capite italiana è più bassa rispetto alla Germania del 53%, rispetto alla Francia del 42%". E inoltre, ricordano i dem, il piano straordinario di assunzioni di 30.000 medici e infermieri "è rimasto solo sulla carta" così come il dl liste attesa non ha dato frutti: "Era privo di nuove risorse e fortemente punitivo verso le Regioni che infatti lo contestano". Alla luce di tutto questo, il Pd chiede "quali misure urgenti il governo intenda adottare affinché il Ssn non sia smantellato e sia assicurato a tutti il diritto alla salute come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione". Sarà il piano ReArm Eu al centro dell'interrogazione di Conte alla premier Meloni: l'Italia intende sostenerlo o puntare su un piano di rilancio dell'economia? "Nei Consigli europei del 6, 20 e 21 marzo scorso è stato approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro", ricordano i 5 Stelle facendo presente come "una parte di tali risorse, 150 miliardi di euro, sotto forma di prestiti, genereranno nuovo debito pubblico, mentre la restante parte dei finanziamenti, circa 650 miliardi, previsti da ReArm, graverebbe sui bilanci nazionali degli Stati membri, venendo però esclusa dal calcolo del deficit/Pil", una deroga che "avvantaggerebbe la Germania in primis, che ha una significativa capacità fiscale". Secondo i 5 Stelle "all’Italia e all’Europa, piuttosto che la soluzione prospettata da ReArm Eu servirebbe un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile". Inoltre la "possibilità di reindirizzare i fondi della politica di coesione verso le spese relative alla difesa, prospettata nel Piano di Riarmo, significherebbe distogliere tali fondi dalla finalità del rafforzamento della coesione economico e sociale". Quindi si chiede al governo "se ritenga - ai fini di recuperare i valori fondanti dell'Unione europea - di non proseguire nel sostegno al piano di riarmo europeo 'ReArm Europe/Readiness 2030', facendosi promotore invece di un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che favorisca la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione a partire dalla spesa sanitaria, dal sostegno alle filiere produttive, dall'occupazione, dall’istruzione, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile". Per Avs interverrà oggi in aula Angelo Bonelli e sarà la posizione del governo italiano nei confronti di Netanyahu al centro dell'interrogazione in cui si chiede se il governo "intenda condannare l’operato di Netanyahu, anche richiamando l’ambasciatore italiano in Israele". Per Avs "i feroci attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023, che abbiamo condannato, hanno innescato una spirale di inaudita violenza nella striscia di Gaza con ospedali, campi profughi, scuole bombardate e medici e paramedici giustiziati dall’esercito israeliano a sangue freddo". "Secondo Save the Children, oltre il 93% dei bambini di Gaza, circa 930.000, sono a rischio critico di carestia". La "fame - sottolinea Avs - come metodo di guerra, è severamente vietata dal diritto internazionale ed è considerata un crimine di guerra. Anche negare l'assistenza umanitaria costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario". Quindi, "di fronte agli orrori solo in minima parte descritti, alla fame usata come strumento di guerra per annientare una popolazione, a seguito dell’annunciato piano del governo israeliano dell’occupazione di tutta la Striscia di Gaza e conseguente deportazione del popolo gazawi, e alla luce di quanto accaduto a Gaza e in Cisgiordania" Avs chiede se il governo "oggi intenda condannare l’operato di Netanyahu, anche richiamando l’ambasciatore italiano in Israele". Italia Viva anche alla Camera, come già fatto la scorsa settimana al Senato con l'interrogazione di Matteo Renzi, continua a battere sulle riforme. O meglio sulla mancanza di riforme. "Gli ultimi dati Istat e il quadro macroeconomico nazionale descrivono una situazione allarmante" e "tale contesto, fortemente condizionato dal rischio di una guerra commerciale globale e dell’imposizione di dazi statunitensi sui prodotti italiani, risulta aggravato dall’inerzia del governo". Dunque, si legge nell'interrogazione di Maria Elena Boschi, si chiede di sapere "quali siano le tre principali riforme in ambito economico che il governo intende adottare per fronteggiare l’attuale congiuntura economica". Le misure per il rilancio della competitività al centro dell'interrogazione di Azione. "La competitività economica italiana è condizionata da tre fattori, che concorrono a deprimere un tasso di crescita tornato negli ultimi trimestri vicinissimo allo zero: il costo dell’energia elettrica, l’inservibilità degli incentivi per migliorare l’efficienza delle imprese e il collasso del settore automotive". Il capogruppo Matteo Richetti chiede al governo "come intenda procedere per rimediare ai gravi problemi di competitività del sistema produttivo nazionale e alle necessità esposte in premessa, con particolare riferimento alla riduzione del costo dell’energia, al rilancio tempestivo del programma nucleare, del Piano Transizione 4.0 e al potenziamento del Fondo automotive". Non ci sarà Più Europa oggi al premier time. "Abbiamo appreso con rammarico che come +Europa non potremmo porre la nostra domanda alla presidente Meloni in occasione del premier time perché lo faranno le Minoranze linguistiche, altra componente del gruppo Misto di cui facciamo parte". Nessuna deroga al regolamento, lamenta Magi che chiede allora sia fatto lo stesso con Meloni: il premier time "dovrebbe tenersi due volte al mese e invece in questa legislatura si è svolto in due sole occasioni il 15 marzo del 2023 e il 24 gennaio del 2024". Il tema dell'interrogazione sarebbe stato quello del referendum: "Avremmo ricordato alla presidente Meloni di quando nel 2016 e nel 2022, in occasione di due tornate referendarie, attaccava con forza i governi dell'epoca per aver fatto calare una cappa di silenzio sui referendum e aver scelto la data del voto per sfavorire la partecipazione popolare e invitava tutti a esercitare il proprio diritto di voto. Troveremo comunque il modo di chiedere a Meloni dov'è finita la sua coerenza e perché non invita i cittadini ad andare a votare i referendum l'8 e 9 giugno”. Intanto in una nota congiunta Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Elly Schlein intervengono sui referendum. "La maggioranza di governo ha aperto una campagna che intossica il dibattito pubblico sui referendum dell'8 e 9 giugno. L'invito ad astenersi e rimanere a casa mina la salute della nostra democrazia - sottolineano - già pesantemente provata da politiche liberticide e repressive promosse dal governo Meloni. È una sprezzante esortazione al disinteresse per le questioni pubbliche che incidono sulla vita quotidiana di tutti i cittadini". "Il referendum è uno strumento civico che offre a tutti gli aventi diritto al voto la possibilità di decidere e cambiare. Aver scelto di lavorare affinché i cittadini rinuncino a questa opportunità è pericoloso e irresponsabile, un atto di sabotaggio antidemocratico. Per questo saremo presenti in piazza a Roma il 19 maggio all'iniziativa promossa dalla Cgil 'Il voto è libertà' - aggiungono - Quello dell’astensione oggi è già il fronte che riscuote più successo in ogni tornata elettorale e contrastare questa deriva, coinvolgendo i cittadini e spronandone attivismo e partecipazione, è l’imperativo morale a cui la politica non può e non deve sottrarsi".
(Adnkronos) - Nel 2024 il Gruppo Nestlé ha generato 4,4 miliardi di euro di valore condiviso in Italia, corrispondente allo 0,2% del pil nazionale, con un incremento del 5% rispetto al 2022. Questi dati confermano, attraverso un approccio fondato su una visione a lungo termine, sulla presenza e la solida conoscenza del nostro paese, come l’impegno del Gruppo nel percorso di creazione di valore condiviso sia un elemento imprescindibile capace di assicurare una crescita costante e duratura in primis alla società in cui opera, dalle proprie persone a tutti gli attori coinvolti nella filiera, e poi a sé stesso. Un modo di fare impresa che permette al Gruppo di continuare a generare più valore per l’esterno che per sé stesso, poiché, per ogni euro generato nella fase di produzione, ne corrispondono 3,3 per il sistema economico italiano. Inoltre, rispetto al totale del valore realizzato dall’azienda nel nostro Paese, ben il 93% viene distribuito tra Stato, lavoratori e altre imprese della filiera. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’analisi condotta da Althesys. Inoltre, nel 2024 Nestlé ha determinato ricadute dirette pari a 953 milioni di euro, indirette per un importo di 2.011 milioni di euro e indotte di 1.479 milioni di euro. Significativo anche l’impegno del Gruppo nel supportare i soggetti più fragili, come dimostrano i 3,8 milioni di euro di donazioni elargite da Nestlé nel 2024, in crescita del 12% rispetto al 2022. Il rapporto evidenzia che lo scorso anno il Gruppo Nestlé ha prodotto una contribuzione fiscale pari a 1,4 miliardi di euro, circa lo 0,2% delle entrate fiscali italiane nel 2024. L’analisi conferma anche l’importante ruolo che Nestlé svolge a livello occupazionale. Infatti, ogni sua persona contribuisce a generare indirettamente 11 posti di lavoro, considerando l’indotto, per un totale di 60.000 addetti, pari allo 0,22% degli occupati in Italia nel 2024. Il Gruppo contribuisce ad erogare un totale di 1,3 miliardi di euro di salari lordi e contributi nella filiera, in aumento del 6% in confronto al 2022. "I dati che emergono dipingono un quadro di continuità che conferma la solidità del Gruppo Nestlé in Italia e l’impegno verso un modello d’impresa sempre più orientato alla sostenibilità economica e sociale. I risultati raggiunti dimostrano l’efficacia del percorso intrapreso, nonché la nostra significativa capacità di affrontare le grandi sfide della contemporaneità", commenta Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé in Italia. "L’Italia riveste un ruolo cruciale nelle strategie di sviluppo del Gruppo, che mettono al centro le persone e le comunità, nella convinzione che la crescita della nostra azienda sia intrinsecamente connessa al valore che riusciamo a generare sui territori in cui operiamo".
(Adnkronos) - È stata completata la posa del primo cavo sottomarino del ramo est del Tyrrhenian Link, una delle infrastrutture elettriche di Terna più rilevanti per il Paese, che collegherà la Campania e la Sicilia. In poco più di due mesi sono stati installati circa 490 km di elettrodotto partendo da Fiumetorto, nel Comune di Termini Imerese, fino a Torre Tuscia Magazzeno, nel Comune di Battipaglia. Nel dettaglio, la posa è stata realizzata in due fasi: la prima, lunga 260 km, si è conclusa a marzo; la seconda, di 230 km, è stata avviata ad aprile. (VIDEO) La conclusione delle operazioni di posa del collegamento si è svolta al largo della costa campana di Battipaglia a bordo della nave Leonardo Da Vinci di Prysmian, che nel 2021 si è aggiudicata il contratto quadro per la progettazione, la fornitura, l’installazione e il collaudo di oltre 1.500 km di cavi. Sono intervenuti durante la presentazione Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, e Raul Gil, Evp Transmission BU di Prysmian. “Il completamento della posa del cavo sottomarino tra Sicilia e Campania è un importante traguardo, per Terna e per il Paese, nel processo di decarbonizzazione delineato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Le grandi infrastrutture marine rappresentano la risposta sostenibile dell’azienda alla costante crescita della richiesta di energia, attraverso soluzioni innovative, efficaci e a ridotto impatto ambientale. La tratta est del Tyrrhenian Link è il collegamento sottomarino più lungo mai realizzato da Terna, con circa 490 km di cavo in corrente continua ad una profondità massima di 1.560 metri. Anche grazie al supporto di Prysmian, possiamo confermare l’entrata in esercizio di questo tratto dell’opera nel 2026 - dichiara Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna - Per il progetto, Terna ha ricevuto un finanziamento di 500 milioni di euro nell’ambito del programma REPowerEU. Il Tyrrhenian Link, opera abilitante per la transizione energetica nazionale, rafforzerà il ruolo dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo”. Prysmian, spiega Raul Gil, Evp Transmission BU, di Prysmian, "è al cuore delle trasformazioni energetiche e digitali italiana ed europea. Siamo orgogliosi di collaborare ancora una volta con Terna in questo ambizioso progetto che rafforza l'infrastruttura elettrica italiana e promuove la transizione energetica. Con il Tyrrhenian Link, una delle interconnessioni più lunghe al mondo, e la nostra nave posacavi Leonardo da Vinci, abbiamo raggiunto nuovi traguardi tecnologici e operativi, stabilendo nuovi standard mondiali (record di installazione a 2150 metri di profondità). Siamo impegnati ogni giorno a garantire reti elettriche più sicure e sostenibili, investendo costantemente in innovazione, sostenibilità e capacità produttiva”. Il Tyrrhenian Link, per il quale Terna prevede un investimento complessivo di 3,7 miliardi di euro, comprende due collegamenti in corrente continua a 500 kV: il ramo est tra Campania e Sicilia e il ramo ovest tra Sicilia e Sardegna. L’infrastruttura si estenderà per circa 970 km di tracciato in cavo marino, con una capacità di trasporto di 1.000 MW per ciascuna tratta. Il completamento dell’opera è previsto per il 2028. Grazie alla sua capacità di trasmissione, il Tyrrhenian Link contribuirà significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. L’infrastruttura, fondamentale per la sicurezza della rete elettrica italiana ed europea, favorirà grazie al rinforzo dell’interconnessione elettrica delle tre regioni coinvolte, Campania, Sicilia e Sardegna, l’incremento della capacità di scambio e contribuirà a migliorare l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale. Contestualmente alla posa marina, procedono le opere civili nei siti che ospiteranno le stazioni di conversione a Eboli e a Termini Imerese. In Campania, l’infrastruttura sarà collegata all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno attraverso un elettrodotto interrato di circa 15 km, progettato per minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico. Analogamente, in Sicilia, la stazione sarà connessa all’approdo di Fiumetorto con un percorso in cavo interrato di circa 10 km.