(Adnkronos) - "Sono giornate che profumano di appartenenza, vedervi così orgogliosi con le nostre bandiere mi ripaga di tutto il lavoro fatto per il bene di questa nazione". Lo dice Giorgia Meloni, da placo di Atreju, rivolgendosi "alla comunità di Atreju". "Noi siamo stati gli artefici del nostro destino". dice, sottolineando che "questo è il luogo in cui le idee, tutte le idee, hanno diritto di cittadinanza. Questo è il luogo in cui dove Nietzsche e Marx si davano la mano direbbe Antonello Venditti cioè dove le identità si sfidano rispettandosi". "Voglio dire ancora una volta che sono orgogliosa dei miei alleati, di quello che stiamo facendo insieme. Ancora di più. Sono convinta che continueremo a farlo con la stessa unità, con la stessa determinazione, con la stessa forza per molto tempo ancora. Noi siamo tutti consapevoli che quella che c'è stata data è un'occasione storica di fare dell'Italia la nazione che abbiamo sempre sognato". "Noi vogliamo che i nostri figli vivano in una nazione credibile - aggiunge la presidente del Consiglio -. Credibile, certo, per gli investitori, per le istituzioni internazionali, per i mercati finanziari, ma ancora più importante, molto più importante, credibile per i mercati rionali, cioè per gli italiani. Che oggi come mai in passato, scelgono di investire i loro risparmi in titoli di Stato italiani perché finalmente si fidano. E guardate, la credibilità è importante non solo perché produce orgoglio. La credibilità è importante perché produce ricchezza". Quindi un attacco al centrosinistra che, dice, "si porta sfiga da solo". "Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè: parlano male di Atreju ed è l'edizione migliore di sempre; parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi; hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Insomma, si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio, allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe". Ringraziando i tanti leader dell'opposizione che hanno partecipato anche quest'anno alla kermesse - tra cui Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Riccardo Magi, Luigi Marattin - Meloni lancia quindi una stoccata a Elly Schlein, "che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più se vengo e me ne sto disparte o se non vengo per niente’ ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e l’unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli…". "Questo è il luogo in cui il valore delle persone si misura solo sui contenuti e chi scappa dimostra di non avere quei contenuti", ha aggiunto Meloni." Pungente anche la battuta quando Meloni parla della "notizia bellissima che abbiamo ricevuto mercoledì, quando l'Unesco ha designato un nuovo patrimonio immateriale dell'umanità, che è la cucina italiana, la prima e unica cucina al mondo ad avere questo riconoscimento. Un premio alla storia, all'anima più profonda dei nostri territori, dei nostri agricoltori, delle nostre filiere, degli chef, fino ai ristoratori, al personale di sala. Un patrimonio economico, culturale e sociale che tutto il mondo ci riconosce". "Però a sinistra - dice - non gli è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è del governo, è un riconoscimento, voglio dire, alle nostre mamme, alle nostre nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. A noi è andata bene, loro hanno rosicato. Hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro". Per la premier "il problema della sinistra è che giudica noi partendo da quello che vivono e sono loro, cioè loro sperano nell'implosione della maggioranza, perché a loro, banalmente, è sempre andata così. Però dalle nostre parti è diverso. Dalle nostre parti si discute per ragionare insieme e per trovare una sintesi che abbiamo sempre trovato. Perché c'è una differenza di fondo che fingono di non vedere. Noi siamo alleati e siamo amici. Noi ci capiamo l'un l'altro. A loro ho proposto un confronto due contro uno, qui ad Atreiu, e mi hanno detto di no ma non perché loro non volessero confrontarsi con me perché loro non si volevano confrontare fra di loro. E questi vogliono governare la nazione insieme come la governano? Con le lettere degli avvocati!". "Bisogna affrontare con forza il fenomeno dei cosiddetti maranza , perché chi coltiva odio e violenza nelle nostre strade non deve più poter contare sull'impunità. L'Italia non è più la Repubblica delle banane che piaceva tanto alla sinistra". "Le agenzie di rating che rivedono al rialzo il giudizio per l'Italia, portandola dove merita, cioè in serie A, significa attrattività per i nostri titoli di Stato. Gli 80 miliardi di investimenti che abbiamo portato in Italia in tre anni grazie agli accordi con altre nazioni, con le grandi aziende, significano posti di lavoro. Lo spread, che oggi è a un terzo rispetto a quando ci siamo insediati, i tassi dei nostri titoli di Stato che scendono vogliono dire miliardi di euro di interessi risparmiati, soldi che noi possiamo investire sui bisogni degli italiani. Perché la verità è che le figuracce che l'Italia ha fatto negli anni sono costate soldi, i governi che cambiavano in continuazione, secondo stime del Sole 24 Ore. Ci sono costati in 10 anni 265 miliardi di euro. È l'equivalente di un'intera legge di bilancio ogni anno. Ecco quanto gli italiani hanno pagato di tasca loro per i giochi di palazzo della sinistra. Ma vogliamo anche che i nostri figli crescano in una nazione coraggiosa. E c'è voluto coraggio per chiudere una volta per tutte la stagione degli sprechi, delle plurimiliardarie mance elettorali con cui qualcuno pensava di comprare il consenso scaricando i costi sulle generazioni a venire, abbiamo detto basta. Così abbiamo sostituito il reddito di cittadinanza con il diritto al lavoro, il bonus monopattino con i soldi per le strade e le ferrovie, il cashback di Stato con il taglio dell'irpef, i banchi a rotelle", dice Meloni. Meloni annuncia quindi che "al posto del loro superbonus per ristrutturare gratuitamente le ville e i castelli con i soldi della povera gente noi faremo un piano casa per dare alle giovani coppie un alloggio a prezzi calmierati perché quella che vogliamo costruire è anche una nazione giusta che investe prioritariamente le risorse dove servono e non regala soldi a chi già ce li ha". La premier rivendica poi "con orgoglio la norma sul consenso informato per l'educazione sessuale nelle scuole, perché educare i figli su materie così delicate è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia. Può sostenerla, può accompagnarla, ma niente di più. Perché i figli non sono dello Stato, non sono di una ideologia, i figli sono delle mamme e dei papà. E uno Stato che pretenda di sostituirsi a quelle mamme e a quei papà ha dimenticato i suoi limiti. Come il limite superato da chi non si è fatto remore con la decisione di mettere in comunità dei bambini che vivono con i propri genitori nella natura e poi però rimane in silenzio davanti alla vergogna di bambini che vivono nelle baraccopoli, nei campi rom, che vengono mandati a fare accattonaggio o vengono mandati a rubare. Banali principi di buon senso". "Sulla sanità pubblica abbiamo investito risorse mai viste prima. Bastano i numeri, voglio dire ancora una volta a spazzare via Ogni falsità della sinistra, 143 miliardi di euro nel 2026, 6,5 in più rispetto al 2025, quasi 17 miliardi in più rispetto al 2022, cioè l'ultimo anno in cui la sinistra era in maggioranza. Sono fondi importanti con i quali vogliamo continuare ad assumere i medici e gli infermieri, aumentare le loro buste paga, abbattere le liste d'attesa, rafforzare la prevenzione. Vogliamo cioè invertire la tendenza del disastro che abbiamo ereditato da quelli che oggi scoprono il tema, ma fino a quando governavano fingevano che non esistesse". Parlando delle elezioni regionali, Meloni riconosce che "molti sperano che il dibattito tra i partiti della maggioranza finisca per degenerare, per mandare il governo a casa, però qualcosa mi dice che non accadrà. Come non è accaduto tutto quello che la sinistra ha preconizzato in questi anni prima di dover drammaticamente fare i conti con la realtà. L'ultimo in ordine di tempo era il famoso 5 a 1 che dovevano infliggerci alle elezioni regionali. Ci speravano così tanto che si sono giocati ogni carta possibile, dal riconoscimento dello Stato di Palestina se avessero vinto nelle Marche, fino all'esenzione dal bollo auto se avessero vinto in Calabria, roba che Cetto Laqualunque, in confronto era Otto von Bismarck. Però non è andata così. È andata che a mettere fine alla guerra in Palestina è stato l'odiato Donald Trump e le regionali sono finite come erano partite, cioè 3 a 3 palla al centro. E quindi ragazzi, ritentate, sarete anche stavolta più fortunati". "Noi dal primo giorno siamo stati al fianco del popolo ucraino che combatte contro il neo imperialismo di stampo sovietico della Russia, perché nessuno qui ha nostalgia dell'Unione sovietica che ha calpestato mezza Europa per mezzo secolo. È per questo che continueremo a farlo. Per senso di giustizia, certo. Ma soprattutto per difendere il nostro interesse nazionale e la nostra sicurezza e per arrivare alla pace. Perché, signori, oggi come ieri la pace non si costruisce con le canzoni di John Lennon, non si costruisce con la deterrenza", le parole di Meloni. "Da qualche giorno ci sono valutazioni molto allarmate, perché Donald Trump ha detto in maniera diciamo più decisa dei precedenti presidenti americani che gli Stati Uniti intendono disimpegnarsi al Vecchio continente, che quindi gli europei devono organizzarsi per essere in grado di difendersi da soli. Che dire: 'Buongiorno Europa'...", dice Meloni. "Abbiamo appaltato la nostra sicurezza agli Stati Uniti d'America pensando che questo giorno non sarebbe arrivato, ma soprattutto fingendo che fosse gratis, solo che non lo era - aggiunge la presidente del Consiglio -. C'era un prezzo da pagare e si chiama condizionamento. L'ho detto 1000 volte, la libertà ha un prezzo. E noi, che al contrario di altri, non abbiamo mai amato le ingerenze straniere, da qualsiasi parte quelle ingerenze arrivino, abbiamo sempre preferito una costosa libertà a una costosissima ma apparentemente comoda servitù, per questo abbiamo parlato in tempi non sospetti della necessità di rafforzare la nostra capacità di difesa e sicurezza. Per questo abbiamo rivendicato, quando nessuno lo faceva, la necessità di creare finalmente una colonna europea della Nato di pari forza e dignità rispetto a quella americana, in grado di parlare a pieno titolo con tutte le potenze del mondo, come si conviene a una a una gloriosa civiltà come quella europea, che significa anche rafforzare il nostro legame con gli Stati Uniti, ma in un dialogo tra pari e non in condizioni di subalternità". "La cosa assurda è che la stessa sinistra che ci accusa di sudditanza verso gli americani, poi nei fatti chiede agli americani che non rinuncino a considerarci subalterni e a trattarci da subalterni, perché loro sono così, a loro il padrone gli piace. Da tempi non sospetti. Prima, quando c'era il Partito comunista italiano era Mosca, poi è diventato Parigi, Berlino e Bruxelles. Vanno bene pure gli americani, però finché governano i democratici, quando arrivano i repubblicani cambiano idea. Ecco, noi non ragioniamo così. Noi vogliamo un'Italia leale con tutti i suoi partner, ma che sia subalterna a nessuno. Libertà, sovranità, responsabilità sono i valori che noi costruiamo", dice ancora Meloni. "Avanti con il premierato che finalmente restituirà agli italiani il banale, sacrosanto diritto di scegliere da chi essere governati, mettendo fine ai giochi di palazzo che per troppi anni hanno permesso alla sinistra di restare abbarbicata alla poltrona senza aver mai vinto un'elezione. Avanti con l'autonomia differenziata che renderà l'Italia più efficiente, ma anche le classi dirigenti più responsabili. Avanti con Roma Capitale, indispensabile per dare a questa città meravigliosa gli strumenti che servono a svolgere il ruolo che le spetta e avanti appunto con la storica riforma della giustizia". Le riforme "sono misure che servono all'Italia, sono misure che non hanno nulla a che vedere con il 'mandiamo a casa Meloni', invocato da chi chiaramente non ha alcun argomento nel merito delle norme che abbiamo proposto, tant'è che prima le proponevano pure loro hanno cambiato idea. Fregatevene di Meloni tanto questo governo rimane in carica fino alla fine della legislatura". Lo dice Giorgia Meloni dal palco di Atreju. Meloni parla anche di migranti ."Ieri ci dicevano che l'unica via erano i porti aperti. Oggi le parole d'ordine della Ue sono: difesa dei confini, rafforzamento dei rimpatri, contrasto alle reti criminali, accordi con i Paesi di partenza e di transito, regolamentazione delle Ong, hotspot in territori extra Ue sul modello del protocollo Italia-Albania e oggi perfino le liste comuni di Paesi terzi sicuri per mettere al riparo le nostre procedure dalle sentenze della magistratura politicizzate. E voglio sapere, mi diverte immaginare cosa diranno adesso i giudici italiani, visto che l'Europa sta approvando quella lista nella quale figurano esattamente le nazioni di provenienza di quei migranti che sentenze ideologiche ci hanno impedito di trasferire in Albania. Sta andando esattamente come vi ho sempre detto: i centri in Albania funzioneranno! Solo che funzioneranno grazie ai giudici con un anno e mezzo di ritardo. E lo dico anche perché a chi dice che c'è si configura un danno erariale, il tema c'è ma non è al governo che va mossa la contestazione visto che potevamo partire un anno e mezzo fa". . "Un grazie sincero e profondo ai nostri alleati del centrodestra, ad Antonio, a Maurizio, ad Antonio, a Matteo. L'Italia può contare su un'alleanza che non nasce per ravanare qualche poltrona, ma per mettere al servizio della nazione una visione condivisa fondata sulla libertà, sulla responsabilità, sull'amore. Noi non siamo un incidente della storia, noi non siamo un accordo di convenienza, noi non siamo una somma di disperazioni come accade ad altri. Noi siamo una comunità di destino, costruita mattone su mattone in trent'anni di battaglie comuni". Meloni ringrazia quindi "soprattutto a chi ha organizzato" Atreju. "Siete stati straordinari particolarmente quest'anno. Grazie a Giovanni, grazie ad Arianna, a Francesco, a Caterina, a Fabio, a tutti gli straordinari ragazzi di Gioventù nazionale. Vedere la vostra passione, vedere il vostro sacrificio, vedere il vostro amore ci dà la certezza che quello che abbiamo costruito non è una parentesi, perché una comunità che riesce a trasmettere valori ai più giovani è una comunità che non muore mai. E grazie ovviamente a tutti i Fratelli d'Italia, ai ministri, ai sottosegretari, ai nostri capigruppo, alla Camera, al Senato, al Parlamento europeo, ai nostri parlamentari. Grazie ai governatori. Grazie a chi ci rappresenta nelle giunte, nei consigli regionali, ai nostri sindaci, all'esercito straordinario degli amministratori locali, ma su tutto grazie a ogni singolo militante. Senza di voi noi non saremmo qui".
(Adnkronos) - Sul dazio al 15% negli Usa per il pecorino romano "noi assolutamente non abbiamo intenzione di arrenderci, continuiamo a lavorare nella direzione del dazio zero. Oggi esiste da parte dell'Unione Europea una lista di prodotti candidati al dazio zero, ovviamente all'interno della quale è presente a pieno titolo il pecorino romano. Questo perchè in occasione dei dazi del 2019 il pecorino romano fu l'unico prodotto che venne escluso dai dazi, in quanto vennero riconosciute delle caratteristiche particolari di produzione, di filiera, che di fatto noi stiamo cercando di riproporre anche oggi. Ci stiamo lavorando in maniera assoluta e in prima linea". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Gianni Maoddi, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano, sottolinea l'impegno per 'bloccare' il dazio al 15% negli Usa per uno dei prodotti simbolo del made in Italy che sottolinea come "La notizia più impattante sul nostro business nel 2025 ovviamente sono i dazi Usa. Non c'era mai stato finora un dazio sul pecorino romano, e quindi questo 15% pesa in maniera importante, soprattutto su quel segmento del nostro prodotto che è destinato all'industria alimentare, dove il pecorino romano viene utilizzato come ingrediente per la preparazione di piatti pronti, salse e quant'altro", spiega. E Maoddi sottolinea che "il mese scorso siamo stati presenti più di una settimana a Washington dove abbiamo fatto degli incontri in ambasciata con dei senatori americani. Siamo stati in congresso per perorare la nostra causa, spiegando ai senatori le caratteristiche del pecorino romano affinché lavorassero insieme a noi per in qualche modo esonerare il nostro prodotti da questi dazi". E Maoddi non perde le speranze. "Mi piace essere ottimista, in queste ultime settimane si sta nuovamente parlando della possibilità di considerare questa lista di prodotti a dazio zero. Devo purtroppo però segnalare che la considerazione di questa lista è una conseguenza al completamento di alcune azioni da parte dell'Unione Europea che di fatto purtroppo non sono state terminate. Tanto che qualcuno l'altro giorno in una riunione alla quale noi abbiamo partecipato, visto che facciamo parte della task force dazi istituita presso il ministero degli Esteri, sosteneva che questo completamento di compiti da parte dell'Unione Europea l'avremmo in qualche modo visto verso fine gennaio e primi febbraio. E quindi in quell'occasione gli Stati Uniti dovranno considerare ovviamente ciò che gli abbiamo proposto, e che è ancora vincolato a queste ultime iniziative dell'Unione Europea", spiega. Gli effetti concreti dei dazi Ma sugli effetti concreti dei dazi sulll'export di pecorino romano però Maoddi è ancora cauto e c'è un perché. "Ad oggi -spiega- a causa anche dello shutdown che c'è stato negli Usa per 45 giorni, dal primo di ottobre fino al 15 di novembre, abbiamo i dati sull'export fermi al 31 di agosto. Dati che sottolineo sono ottimi perché di fatto le esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2024 segnano un incremento di circa il 9%. Siamo consapevoli del fatto che il mese di settembre e di ottobre saranno mesi che porteranno giù questa percentuale. Questo perché sappiamo che ci sono stati acquisti speculativi soprattutto concentrati nel mese di aprile scorso, quello di annuncio dei dazi, e nel mese di agosto, che è il mese nel quale i dazi sono stati confermati al valore del 15%", sottolinea il presidente del Consorzio del Pecorino romano dop. E Maoddi sottolinea come il dazio al 15% sul mercato Usa "sicuramente pesa molto meno sul canale retail, dove comunque avendo un prezzo già importante ed essere appunto destinato a un consumatore alto spendente, è ovvio che 1,50-1,80 di dazio sul valore di partenza del formaggio ha un'incidenza al chilo molto inferiore sul consumatore finale rispetto all'industria", sottolinea. Per Maoddi è quindi prematuro tracciare un bilancio sugli effetti dei dazi per il pecorino romano sul mercato americano. "Sicuramente c'è un magazzino importante sul mercato americano -spiega Maoddi- e oggi è onestamente prematuro fare un bilancio della reazione del mercato, dovranno passare almeno altri 4-6 mesi per capire bene cosa succederà. Analizzando in maniera fredda e fermandoci a una data precisa che è quella del 31 agosto sicuramente i numeri sono della nostra parte", sottolinea. Gli effetti sul mercato italiano Ad oggi "il maggior problema derivante dai dazi Usa per il pecorino romano nasce sul mercato nazionale, che è molto attendista rispetto a un possibile calo sul mercato americano e di conseguenza i consumi e i prezzi sono un po' in calo. C'è da registrare che dal mese di agosto a oggi le quotazioni mercuriali del pecorino romano hanno perso circa 70 centesimi al chilo, appunto perché c'è stato questo rallentamento di consumi sul mercato interno", spiega Maoddi. Per Maoddi, una situazione che "speriamo ovviamente di superare quanto prima anche perché è speculativa. Il mercato interno, infatti, è attendista su un eventuale ribasso dei consumi americani, ma questo effettivamente nel momento ancora non lo registriamo. Registriamo purtroppo però un rallentamento delle vendite sul mercato nazionale e un conseguente ribasso del prezzo, che al momento è abbastanza controllato, però comunque sia è pur sempre un ribasso", aggiunge. Il bilancio del 2025 "Il 2025 lo voglio reputare ancora un anno positivo, perché un anno è formato da 12 mesi e sicuramente non tutti questi hanno segnato un rallentamento e un calo. Anzi abbiamo avuto anche dei mesi nei quali il valore del pecorino è cresciuto, come dal mese di aprile al mese di agosto quando i magazzini si stavano alleggerendo e di conseguenza c'era una richiesta maggiore di vendita di prodotto che stava terminando, e mi riferisco alla produzione del 2024. Con l'ingresso della produzione del 2025 c'è stato un po' questo rallentamento. Stiamo parlando di quantità di merci importanti che vengono comunque offerte sul mercato e di conseguenza hanno rallentato un pochino l'andamento delle vendite. Niente di drammatico, è sicuramente una situazione da monitorare, ma non è sicuramente drammatica", spiega Maoddi che ricorda come il Consorzio rappresenta un comparto composto "da circa 8.500 aziende agricole, quindi parliamo di all'incirca 12.000 allevatori, per un totale di circa 25.000 addetti tra allevatori e operai dei caseifici, stabilimenti ovviamente di trasformazione e di confezionamento. Il fatturato alla produzione è pari a circa 450 milioni di euro e circa 600 milioni di euro al consumo". Un comparto importante per i territori su cui insiste. "Soprattutto per la Sardegna -spiega Maoddi- dove rappresenta circa il 40% del Pil agricolo. La produzione totale di circa 360 mila quintali di prodotto vendibile è destinata per il 70% all'esportazione, e quindi evidentemente non c'è un prodotto in Italia che ha una vocazione all'esportazione come il pecorino romano. Circa quindi 100 mila quintali sono venduti sul mercato interno in Italia, dove all'incirca il 40% è destinato alla gdo, il 60% tra il global trade e l'industria, perché anche in Italia viene utilizzato parecchio nell'industria, quindi nella preparazione di salse, piatti pronti e quant'altro". E Maoddi chiarisce che del 70% destinato all'esportazione "circa il 60%, ovvero il 40% del 100 quindi del totale vendibile, viene esportato negli Stati Uniti, che è il primo mercato in assoluto, con all'incirca 130 mila quintali di prodotto, quindi superiore alla quantità venduta in Italia. Il secondo mercato è l'Unione Europea, con circa 55 mila quintali di prodotto, e poi seguono paesi come il Canada, il Giappone, l'Australia e via discorrendo". E Maoddi sottolinea che rispetto al pecorino romano altri prodotti dell'agroalimentare "come il latte di vacca, oggi hanno sicuramente dei problemi molto più grossi, anche perché per quanto ci riguarda stiamo mettendo in campo tutta una serie di iniziative che io sono convinto che porteranno dei benefici nel breve e medio periodo". E Maoddi ricorda l'importanza "del 'bando indigenti' da oltre 12 milioni che ha reso disponibile il Masaf, con il ritiro dal mercato di quantità di formaggio che verranno distribuiti agli indigenti nazionali attraverso le Croce rosse e tutti gli enti caritatevoli. È una quantità importante, 5 milioni e 8 sono disponibili nell'immediato, quindi entro dicembre probabilmente partirà il primo bando, e gli altri 7 milioni e 400mila sicuramente non appena terminerà questo primo bando. Oltre a questo la Regione Sardegna si è resa disponibile di integrare con 5 milioni subito e 5 milioni entro giugno questo bando e quindi da 12 milioni e 8 passiamo a 22 milioni e 800mila e inoltre sempre la Regione Sardegna ha dato disponibilità per l'utilizzo da parte delle aziende e ovviamente della filiera del pecorino romano di un fondo di rotazione che è presente presso la finanziaria regionale, attraverso la quale finanziare i magazzini delle aziende che in questo momento hanno maggiore necessità appunto di liquidità, con altri 14 milioni", sottolinea. "Infine anche la Regione Lazio -conclude Maoddi- si è resa disponibile di intervenire, ovviamente per la quota di competenza di produzione laziale e parliamo sempre di un 5-6% della produzione, con un milione di euro che anch'esso verrà utilizzato a supporto appunto di questi bandi indigenti. Ci sono quindi in campo strumenti per circa 40 milioni di euro che se spesi e utilizzati bene possono dare beneficio immediato al comparto", conclude. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - Il Gruppo Davines - azienda attiva nel settore della cosmetica professionale, B Corp dal 2016 - in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, autorevole centro studi sulla green economy in Italia, ha premiato oggi al Davines Group Village di Parma i vincitori della seconda edizione del 'The Good Farmer Award', iniziativa dedicata a giovani agricoltori under 35 che abbiano già avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica rigenerativa, intesa come insieme di pratiche ecocompatibili di gestione agricola, fortemente alternative all’agricoltura convenzionale. Questa seconda edizione del Premio ha coinvolto anche le aziende agricole-zootecniche, in particolare quelle attente al benessere animale, che utilizzano sistemi di allevamento estensivi e che adottano pratiche zootecniche rivolte al miglioramento degli agroecosistemi. I due agricoltori hanno ricevuto 10mila euro ciascuno per l’acquisto di materiali e per interventi finalizzati al miglioramento e allo sviluppo delle pratiche agroecologiche già avviate. Nel corso della cerimonia è stata letta una lettera di saluto inviata da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa. La Giuria che ha valutato e selezionato i progetti è composta da otto membri, fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità a cui quest’anno si sono aggiunti due esperti di zootecnia. I VINCITORI - Alessia Mazzù (classe ’90), socia della Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio - Cooperativa Romana Agricoltura Giovani, è stata premiata per aver trasformato una terra pubblica abbandonata in un luogo di rigenerazione ambientale e sociale. Alessia si è formata tra l’Italia e la Scozia, dove si è specializzata in sostenibilità e studi ambientali. La Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio nasce nel 2011 da una vertenza politica per consentire ai giovani agricoltori l’accesso alle terre pubbliche abbandonate. Situata nel cuore del Parco di Veio a Roma, la Cooperativa pratica metodi biologico-rigenerativi, coltivando cereali rari, ortaggi e leguminose, e custodendo il 'frutteto della biodiversità' per recuperare antiche varietà frutticole. Co.r.ag.gio si distingue come modello di agricoltura sociale e multifunzionale, dedicandosi alla formazione, ai laboratori didattici e offrendo percorsi di inclusione a persone in condizioni di fragilità o svantaggio. Il premio servirà a realizzare un sistema integrato per la raccolta e la gestione dell'acqua piovana e atmosferica, per diversificare le fonti idriche e continuare a far evolvere la Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio come laboratorio di rigenerazione ambientale e sociale. Luca Quirini (classe '94), fondatore dell’Azienda Agricola Quira, è stato premiato per il suo allevamento incentrato sul benessere animale e la salvaguardia del territorio ligure. L’azienda, situata a Borzonasca (Genova) nell’Appennino ligure, a ridosso di Portofino e le Cinque Terre, alleva 60 bovini di razza Cabannina, specie autoctona a rischio di estinzione. La formazione di Luca non è agricola: dopo essersi diplomato al liceo classico, intenzionato a conoscere meglio la sua Liguria, inizia a lavorare per un allevatore di vacche piemontesi nell’entroterra, esperienza che lo appassiona al punto da creare la sua azienda, che porta il nome della prima vacca che ha acquistato, Quira. La mandria pratica la transumanza spostandosi tra pascoli che si estendono dai 700 ai 1.400 metri di altitudine, evento che ha assunto il ruolo di un vero e proprio appuntamento culturale e turistico. Il sistema di allevamento rispetta i ritmi biologici degli animali: le Cabannine, allevate in libertà su circa 2.500 ettari di prati e boschi, pascolano liberamente, di giorno e di notte, alimentate solo a erba e, in inverno, con fieno biologico locale. L’Azienda Agricola Quira ha adottato il pascolo razionale Voisin, un metodo che prevede la rotazione controllata dei pascoli, per favorire l’aumento della biodiversità. In questo modo, con la stessa superficie, è possibile nutrire un numero maggiore di capi, mantenere il terreno fertile e in equilibrio e contribuire alla rigenerazione del suolo e alla prevenzione degli incendi sui versanti montani. Il premio sarà utilizzato per il progetto della 'stalla nel bosco', una zona protetta con microclima equilibrato nei mesi invernali, e per l'acquisto di un furgone attrezzato a laboratorio polifunzionale mobile. Nel 2021 il Gruppo Davines ha investito 2 milioni di euro per realizzare a Parma, in partnership con il Rodale Institute, l’European Regenerative Organic Center (Eroc), primo centro di formazione e ricerca in Italia e in Europa nel campo dell’agricoltura biologica rigenerativa. Nel frattempo, il Gruppo ha continuato a investire sul progetto e il centro oggi è costituito da 188 parcelle sperimentali in cui vengono coltivate 22 differenti specie vegetali, tra cui frumento, mais, achillea, calendula, melissa e camomilla. Dopo tre anni di sperimentazione condotte su Eroc, guidate dal direttore di Ricerca Dario Fornara, sono stati raccolti dati sufficienti a dimostrare che i terreni gestiti secondo pratiche biologico rigenerative hanno raggiunto livelli di produttività paragonabili a quelli ottenuti con l’agricoltura convenzionale, confermando la solidità del modello sul piano delle rese. Gli studi hanno rilevato un netto incremento della biodiversità del suolo - sia per quanto riguarda il microbioma, sia per quanto riguarda il numero di lombrichi - e un miglioramento significativo della densità dei nutrienti nelle colture, in particolare dei sali minerali essenziali come magnesio, calcio e zinco. Nel 2025, Eroc ha rinnovato la propria certificazione Roc - Regenerative Organic Certified. Inoltre negli ultimi due anni il Gruppo Davines ha supportato attivamente 16 aziende agricole italiane nel percorso verso la certificazione Roc, che valuta in modo integrato la salute del suolo, il benessere animale e la tutela dei lavoratori. "Penso che questo premio, così come Eroc, siano esempi concreti del cosiddetto effetto risonanza, un’amplificazione positiva che fa bene a tutti - ha commentato Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines - In Davines crediamo fermamente che il futuro del nostro pianeta sia strettamente legato alla salute del suolo, che è il nostro capitale più prezioso. Per questo, ‘The Good Farmer Award’ non è solo un riconoscimento, ma un investimento concreto nella prossima generazione di agricoltori. Alessia e Luca, i vincitori di quest’anno, ne sono un esempio: attraverso la loro dedizione all'agroecologia, alla tutela della biodiversità e al benessere animale, dimostrano come un'agricoltura responsabile possa non solo produrre eccellenza, ma anche generare un impatto sociale e ambientale positivo". “L'agricoltura biologica si basa su un metodo di coltivazione volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali, con l’esclusione di prodotti della chimica di sintesi. L’agricoltura rigenerativa si basa su un metodo di coltivazione che punta a mantenere e ripristinare la biodiversità del suolo e degli ecosistemi agricoli in modo che siano in grado di fornire beni e servizi ecosistemici di qualità e a lungo termine - ha dichiarato Edo Ronchi, presidente di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - L’agricoltura biologica rigenerativa è un’evoluzione, in parte già prevista nelle pratiche agricole biologiche, in parte innovativa, per rendere l’agricoltura più resiliente alle sfide della crisi climatica e più attiva nel ripristino della natura per affrontare il degrado dei suoli e la perdita di biodiversità”.