(Adnkronos) - Samantha de Grenet ha raccontato ospite oggi, martedì 13 maggio, a 'La volta buona' di quando ha scoperto di essere stata tradita dal suo ex compagno. "Non ho mai dimenticato", ha detto la showgirl e conduttrice televisiva che ha raccontato nel salotto di Caterina Balivo di aver pianificato una vendetta contro l'ex e la sua amante. Samantha de Grenet ha scoperto del tradimento quando si trovava in vacanza in Sardegna insieme a una sua amica. Tornata a Milano per lavoro, lascia l'ex fidanzato e attua un piano di vendetta contro l'amante, che era una sua amica di vecchia data: "Più forte è l'amicizia, più grande è il dolore", ha esordito la showgirl che si è detta fiera e orgogliosa del suo piano "malvagio". "Ho finto di essere una manager di eventi e sfilate", ha spiegato De Grenet. "All'epoca lavoravo molto in Germania quindi sapevo esattamente dove mandarla". Tra le risate e gli applausi del pubblico, Samantha spiega nei dettagli il suo piano contro l'amante: "La chiamo sotto nome di un'importante agenzia, facendo però parlare una mia amica. Le propongo di partecipare a un grandissimo evento che coinvolgeva clienti italiani e le dico che l'avrei pagata profumatamente", ha detto de Grenet che ha pensato a tutto nei minimi dettagli: nella chiamata le aveva promesso ogni beneficio, dal biglietto di invito a quello dell'aereo con "posto in prima classe". Ecco che arriva la svolta del piano: "Lei arriva in aeroporto, le arriva una telefonata in cui le viene comunicato che c'è stato un problema con le carte di credito e che alla fine si doveva pagare lei il biglietto, il taxi, l'hotel, fino a scoprire che la sfilata non esisteva. Quindi è tornata indietro a mani vuote e pagando tutto di tasca sua". Morale della favola? "Andare a letto col mio fidanzato le è costato qualcosa", ha concluso Samantha de Grenet.
(Adnkronos) - L’Intelligenza Artificiale (IA) sta crescendo rapidamente in Italia, con il 63% delle aziende di grande dimensione che ha già adottato o intende adottare questa tecnologia. Questo livello di adozione si potrebbe tradurre in un aumento complessivo della produttività per le aziende italiane pari a 115 miliardi di euro. È quanto emerge dallo studio 'Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane - Adozione, impatti e prospettive', realizzato da Minsait, società del Gruppo Indra leader nei nuovi ambienti digitali e nelle tecnologie dirompenti, e da The European House - Ambrosetti. “Il nostro studio mostra un’importante crescita dell'adozione dell'IA da parte delle aziende italiane, che si riscontra in generale in una fase di curiosa sperimentazione, lavorando prevalentemente su innovazioni incrementali, piccole trasformazioni e miglioramenti graduali, mentre la trasformazione radicale di prodotti, modelli di business o processi core è ancora rara. Questo approccio per piccoli passi è necessario e comprensibile ma non può essere la norma se le aziende Italiane vogliono giocare un ruolo da protagonista nell’economia dell’intelligenza artificiale. Nell’utilizzo dell’Ia, dobbiamo passare dal “fare cose più velocemente” al “fare cose radicalmente nuove”. E questo richiede leadership, capacità di visione, investimenti su dati, competenze e modelli organizzativi”, ha affermato durante l’evento Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia. Lo studio di Minsait e The European House - Ambrosetti analizza il livello di adozione dell'Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane e offre raccomandazioni per favorirne l'implementazione. È stata quindi condotta una survey che ha coinvolto circa 280 aziende italiane di grandi dimensioni (più di 250 adetti) e appartenenti a più di 15 settori produttivi, con l’obiettivo di indagare come le imprese italiane si posizionino nelle seguenti 5 aree di interesse: adozione, readiness, effetti su organizzazione e lavoro, opportunità e impatti, adeguamento normativo. La prima delle aree strategiche analizzate per comprendere come l’intelligenza artificiale stia trasformando il tessuto produttivo italiano è il livello di adozione della stessa. I dati rivelano una fotografia composita: il 38,2% delle imprese ha avviato percorsi concreti di implementazione o sperimentazione e il 25,2% prevede di adottare soluzioni di AI nel prossimo futuro. Il 21% delle aziende è, inoltre, nella fase di implementazione estesa su scala aziendale. Di contro, c’è però un 35,4% che dichiara di non aver intenzione di adottarla. Tra le imprese che stanno già utilizzando l’Ia, i casi d’uso più diffusi riguardano attività a supporto dell’It e dei processi: gestione e analisi dei dati (35,4%); supporto It tramite chatbot (23,2%); analisi predittive e automazione del back-office (entrambi al 22,2%). Più in generale, emerge come l’adozione dell’IA sia oggi prevalentemente orientata all’ottimizzazione operativa, più che alla trasformazione strategica del business. Viceversa, tra le imprese che non hanno ancora adottato soluzioni di intelligenza artificiale, emergono tre principali barriere: difficoltà organizzative (23,9%); livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e mancanza di competenze interne (20%). Accanto a queste motivazioni, si registrano anche ostacoli legati all’assenza di chiari casi d’uso e alla gestione dei dati, mentre risultano meno rilevanti gli aspetti normativi e i costi. In merito alla capacità delle imprese italiane di cogliere concretamente le opportunità offerte dall’Ia, le imprese italiane si sentono pronte a partire sul fronte dei dati (il 43,3% ritiene di disporre di dati di qualità e in quantità sufficienti per avviare progetti di intelligenza artificiale), mostrano invece debolezze su competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso. Circa il 70% delle aziende però non ha ancora una strategia definita per l’Ia; tra quelle che ce l’hanno, il piano è spesso gestito dall’It, con un coinvolgimento minimo del top management. I budget sono limitati: quasi la metà delle aziende investe meno del 5% del budget digitale in Ia, e nel 38% dei casi l’ammontare complessivo è inferiore a 50.000 euro annui. Impatti su organizzazione e lavoro: grazie all’IA due terzi delle aziende ha riscontrato un miglioramento dell’efficienza operativa. Una su due lamenta però la mancanza di competenze. Fra le aziende italiane prevale una visione più orientata all’efficienza che alla trasformazione. Il 64,7% delle aziende dichiara, infatti, di aver riscontrato, grazie all’introduzione dell’Ia, un miglioramento dell’efficienza operativa. Tuttavia, solo una minoranza segnala cambiamenti più profondi come l’automazione di attività ripetitive (15,2%) o la creazione di nuovi flussi di lavoro (9,1%). Anche dal punto di vista delle competenze richieste emerge una visione prevalentemente tecnica: il 58,1% degli intervistati individua nelle hard skills il fattore prioritario per governare l’intelligenza artificiale, mentre le competenze digitali di base e le soft skills seguono a distanza. Sul fronte delle soft skills, solo un’azienda su dieci le indica come prioritarie, sebbene tra queste il problem solving (58,7%) e la comunicazione (33,9%) siano le più valorizzate. Il 50% delle imprese evidenzia, inoltre, una carenza di competenze e know-how sull’intelligenza artificiale che ostacolano la capacità di evoluzione organizzativa. Una carenza che riflette una tendenza più ampia a livello Paese: meno di una persona su 2 possiede competenze digitali di base, e per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass fissati al 2030 - che prevede l’80% della popolazione adulta alfabetizzata al digitale - sarà necessario colmare un gap di 15 milioni di cittadini. Sebbene ci troviamo in un contesto di implementazione ancora giovane, gli impatti percepiti sull’aumento della produttività sono già significativi: un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l’1% e il 5% (a fronte di una crescita media nazionale intorno all’1% negli ultimi 20 anni). Incrociando gli impatti sulla produttività con i fatturati delle aziende rispondenti, si tratterebbe di un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% oggi e del 4,3% nell’arco di 18-24 mesi. Se parametrato sul fatturato italiano (pari a circa 3,6 trilioni di Euro) si tratterebbe di un aumento di 115 miliardi. Il tempo guadagnato grazie all’IA viene reinvestito soprattutto in formazione del personale, qualità dei prodotti e ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di generare impatti più diffusi e strutturali nel medio periodo. L’ultima area indagata dalla survey riguarda l’adeguamento normativo, con particolare attenzione all’Ai Act europeo. Si tratta di un tema centrale per comprendere non solo come le aziende recepiscano il nuovo quadro regolatorio, ma anche quanto siano pronte ad allinearsi ai suoi requisiti. La percezione dell’Ai Act da parte delle aziende italiane è, in larga parte, positiva. Più di due realtà su tre vedono nella normativa europea un’opportunità per rafforzare governance e trasparenza. Solo una minoranza lo interpreta come un ostacolo o come una fonte di incertezza. Tuttavia, a fronte di questo potenziale riconosciuto, le azioni concrete per adeguarsi al nuovo quadro sono ancora limitate: oltre il 56% delle aziende dichiara di non aver ancora messo in campo alcun intervento in tal senso. Le iniziative attivate, quando presenti, sono ancora frammentate e spesso circoscritte a valutazioni preliminari o programmi di alfabetizzazione. Il principale ostacolo all’adeguamento risulta essere, ancora una volta, la formazione. Quattro aziende su dieci segnalano infatti la necessità di sviluppare competenze specifiche sul tema normativo. A seguire, emergono difficoltà legate alla mancanza di linee guida chiare (18,2%), all’adeguatezza delle infrastrutture It (17,2%) e ai costi per garantire la compliance (16,2%). Per affrontare la sfida dell’adozione e dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Italia, è fondamentale una strategia nazionale che promuova un utilizzo diffuso e produttivo della tecnologia, in grado di rafforzare la competitività del Paese. Le priorità strategiche per l’Italia devono includere, secondo lo studio: stanziare risorse per sostenere una strategia nazionale per l’IA che sia chiara, supportata da adeguate risorse finanziarie e strutturali, e che favorisca la diffusione della tecnologia in tutti i settori chiave; rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali, alle competenze; promuovere l’Ia nelle Pa favorendo forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato attraverso reti, laboratori condivisi e sinergie, come leva strategica per accelerare le sviluppo e l’implementazione di soluzioni di Ia accessibile e inclusiva; fornire modelli di riferimento e casi d’uso concreti per sostenere la definizione di strategie aziendali sull’Ia. Sostenere l’adozione dell’Ia sui territori e nelle piccole e medie imprese. Per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass (90% delle pmi con un livello base di digitalizzazione) ci mancano oltre 126.000 pmi italiane con un’intensità digitale di base. Queste priorità dovranno essere sviluppate in modo coordinato tra le istituzioni pubbliche, il mondo dell’impresa e il settore educativo, per creare un ecosistema favorevole all’adozione e all’innovazione tecnologica, in grado di elevare la competitività dell’Italia a livello globale. “L’Intelligenza Artificiale non è più una tecnologia emergente. È diventata una leva critica per la competitività delle imprese. Chi oggi guida un’organizzazione sa che l’adozione dell’Ia non è una scelta accessoria, ma una decisione strategica, destinata a ridefinire il vantaggio competitivo, il modello operativo e la cultura aziendale”. Ha dichiarato Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia, che ha aggiunto: “i dati raccolti in questo rapporto lo confermano: l’adozione su larga scala dell’IA potrebbe generare fino al 18% del pil italiano in valore aggiunto, rendendola una leva decisiva per la competitività del sistema-Paese. Ma per liberarne appieno il potenziale occorre colmare ritardi strutturali nei principali fattori abilitanti – digitalizzazione, infrastrutture, competenze e regolazione – che oggi ne limitano la diffusione. Questo rapporto rappresenta più di una semplice analisi: è un invito esplicito alla collaborazione tra centri di ricerca, università, imprese, istituzioni e cittadini, affinché l’Intelligenza Artificiale sia una forza positiva capace di generare crescita economica e sociale sostenibile e condivisa”. “Questo studio mostra con chiarezza che l’Intelligenza Artificiale non è più una frontiera da esplorare, ma una leva da attivare, con urgenza e visione strategica. Se il 63% delle grandi aziende italiane ha già avviato percorsi di adozione o intende farlo a breve, abbiamo davanti un potenziale concreto: fino a 115 miliardi di euro di incremento di produttività sul fatturato aggregato e un effetto sistemico sull’intero tessuto industriale. Per cogliere appieno questo impatto, serve un’azione coordinata su quattro fronti: competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso concreti. L’Ia può diventare il motore per rendere il nostro sistema economico più competitivo, inclusivo e sostenibile”, ha dichiarato Corrado Panzeri, partner di Teha Group & head of InnoTech Hub.
(Adnkronos) - Altroconsumo annuncia il lancio di Horis - Servizi per ristrutturare, una nuova piattaforma digitale dedicata a chi desidera migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione. Cofinanziata dal programma europeo Life, Horis si inserisce nel quadro delle direttive comunitarie - in particolare la 'Case Green' - che puntano a ridurre i consumi energetici degli edifici residenziali almeno del 20% entro il 2035. Horis è uno 'sportello unico digitale' che offre informazione, strumenti e supporto per affrontare tutte le fasi di una ristrutturazione energetica consapevole e su misura, mettendo a disposizione soluzioni tecniche, legali e finanziarie personalizzate. Accedendo alla piattaforma (https://horis.altroconsumo.it), l’utente può: informarsi su oltre 100 misure sostenibili, agevolazioni fiscali, normative vigenti e semplici trucchi salva-energia per ridurre gli sprechi e alleggerire la bolletta; simulare interventi personalizzati con il 'Simulatore ristrutturazione', che suggerisce le soluzioni più efficaci in base alla propria abitazione, indicando costi economici e benefici energetici; ristrutturare in sicurezza, consultando un elenco di professionisti affidabili validati da Altroconsumo e dai partner, idonei a svolgere gli interventi selezionati sul proprio territorio. Sul sito di Altroconsumo è poi disponibile anche una community online dedicata, dove i proprietari di casa sono invitati a condividere esperienze, opinioni, dubbi e consigli in fatto di ristrutturazioni energetiche. Cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del progetto n.101120497. I punti di vista e le opinioni espresse appartengono tuttavia al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente quelli dell’Unione europea. Né l’Unione europea né CINEA possono essere ritenute responsabili per essi.