(Adnkronos) - Almeno 10 persone sono state uccise a Bondi Beach, nella periferia orientale di Sydney, in una strage oggi 14 dicembre durante una celebrazione di Hanukkah, la festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle luci. Tra le vittime il rabbino di Sydney Eli Schlanger, secondo un portavoce della comunità ebraica locale citato dal Times of Israel. La polizia del Nuovo Galles del Sud ha confermato che uno dei due attentatori è morto Il secondo attentatore è in custodia ed è gravemente ferito, ha aggiunto la polizia. Sono invece 11 le persone rimaste ferite, tra cui due agenti, ha precisato la polizia. La zona è stata isolata e sono in corso operazioni di bonifica per verificare l'eventuale presenza di ordigni esplosivi. Il servizio di ambulanze del Nuovo Galles del Sud ha confermato che 18 persone sono ricoverate in ospedale e i paramedici stanno ancora prestando altre cure sul posto. Non sono state fornite conferme sulle condizioni in cui si trovano le 18 persone ferite. Secondo quanto riferito dalla comunità ebraica locale, alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco tra i partecipanti, scatenando una fuga caotica lungo la spiaggia, una delle più frequentate e simboliche della città. Le autorità stanno indagando sull’accaduto: secondo resoconti non ancora ufficiali, l’attacco potrebbe essere collegato direttamente all’evento di Hanukkah in corso. "La comunità ebraica è sotto shock. C'erano duemila membri della comunità ebraica che celebravano Hanukkah, accendendo insieme la prima candela a Bondi Beach. Siamo in stato di massima allerta", ha dichiarato Jeremy Leibler, presidente della Federazione Sionista d'Australia, al Jerusalem Post. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha definito ''scioccanti e angoscianti le scene da Bondi Beach''. ''Polizia e soccorritori sono sul campo al lavoro per salvare vite umane. Il mio pensiero è rivolto a tutte le persone colpite'', ha aggiunto. ''Ho appena parlato con il premier del Nuovo Galles del Sud. Stiamo collaborando con la Polizia del Nuovo Galles del Sud e forniremo ulteriori aggiornamenti man mano che ulteriori informazioni saranno confermate'', ha scritto Albanese su 'X' invitando ''le persone nelle vicinanze a seguire le indicazioni della polizia''. Il Consiglio nazionale australiano degli imam ha condannato la sparatoria a Bondi Beach esortando tutti gli australiani a "restare uniti nella compassione e solidarietà". In una nota i leader musulmani australiani hanno sottolineato che ''questi atti di violenza e crimini non hanno posto nella nostra società. I responsabili devono essere ritenuti pienamente responsabili e affrontare la legge''. Inoltre, si legge, ''i nostri cuori, pensieri e preghiere sono con le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che hanno assistito o sono stati colpiti da questo attacco profondamente traumatico. Riconosciamo il dolore, la paura e l'angoscia provati in tutta la comunità ed estendiamo la nostra sincera compassione e il nostro sostegno a tutti coloro che sono in lutto''. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha condannato la sparatoria a Bondi Beach, a Sydney, parlando di "attacco crudele contro gli ebrei". Herzog ha quindi invitando il governo di Canberra a combattere "l'enorme ondata di antisemitismo" che, a suo dire, "sta affliggendo la società australiana". Intervenendo a un evento presso la residenza presidenziale a Gerusalemme, Herzog ha detto che "i nostri fratelli e sorelle a Sydney, in Australia, sono stati attaccati da vili terroristi in un attacco molto crudele contro gli ebrei che erano andati ad accendere la prima candela di Hanukkah". Herzog ha voluto quindi sottolineare che ''ribadiamo ripetutamente i nostri allarmi al governo australiano affinché adotti misure e combatta l'enorme ondata di antisemitismo che sta affliggendo la società australiana".
(Adnkronos) - “In Italia manca un recupero della produttività. Il nostro Paese cresce perché si lavora di più. Resta rilevante la questione salariale: la retribuzione oraria reale nel primo semestre del 2025 è del 5% inferiore al 2019, quando già veniva da anni di invarianza. Il tema salariale è legato a quello della produttività”. Lo spiega Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi di Mediobanca, all’incontro stampa organizzato da Centromarca oggi a Milano, per illustrare dinamiche e prospettive economiche del comparto largo consumo e dell’industria di Marca per il 2026. Restando in tema di produttività, Barbaresco fa sapere che “nell'ultimo triennio il Pil pro capite italiano è cresciuto dello 0,8% medio annuo solo grazie agli aumenti di occupazione e orario di lavoro, in assenza dei quali la produttività oraria lo avrebbe fatto cadere dell'1,3%. Tale dato – spiega – è a sua volta integralmente dovuto alla produttività totale dei fattori, che rispecchia le inefficienze del sistema Paese. Pesano anche l'aumento occupazionale in settori a basso valore aggiunto e il fenomeno del lavoro improduttivo: nel 2023-24 nella manifattura l'occupazione è salita del 2% a fronte di un calo del 5,3% della produzione. Eppure – continua – si stima un fabbisogno lavorativo al 2028 tra 3,1 e 3,6 milioni di persone, con un 80%-90% da puro replacement. I contratti di lavoro con difficoltà di reperimento sono passati dal 26% (2018) al 50% (2023)”. Ma da cosa dipende questa difficoltà? “I due terzi dal labour shortage, ossia le candidature deserte – illustra Barbaresco – Un fenomeno che costa circa 2,5 punti di Pil. Rimaniamo una manifattura votata all'export, il cui successo si fonda su tre driver: qualità, specializzazione e competenza tecnica – approfondisce – Siamo invece penalizzati dal costo dei beni intermedi e da quello dell'energia (+20% tra 2020 e 2025)”. “All'interno dei nostri punti di forza si nascondono anche insidie, tra le quali la medtech. Vedo però una call to action che si articola su due punti: il primo è il decisore politico, a cui si chiede di favorire la crescita dei settori a maggiore valore aggiunto e garantire l'autonomia strategica – illustra – Il secondo è chiedere al ceto imprenditoriale di intraprendere con convinzione la transizione digitale, intendendola come un investimento e non come un costo, e passando dalla mera adozione alla sua assimilazione, in modo che diventi uno strumento di miglioramento organizzativo e del mindset aziendale”. “Altra leva è il rafforzamento delle logiche di filiera – dice – per contenere la sempre maggiore distanza tra imprese leader e imprese lagger. Spetta alle imprese leader collocarsi nei segmenti pregiati delle Cgv (Catene globali del valore) e veicolare conoscenza alla rete della fornitura nazionale. Qualità e competenze produttive sono garantite dal nostro capitalismo familiare, ma esso oggi è chiamato a un percorso di crescita inorganica (M&A), modernizzazione della governance e crescita degli investimenti intangibili". "I fondi di Private Equity (PE) possono giocare un ruolo fondamentale: essi sono oggi portatori di proposte imprenditoriali votate alla crescita rispetto al loro precedente ruolo di puri efficientatori. Ritorna, su questo tema, il ruolo cruciale dell’uso a fini produttivi del cospicuo risparmio privato”, conclude.
(Adnkronos) - “Della filiera del riciclo, quello degli pneumatici fuori uso (Pfu) è un pilastro fondamentale: è un motore di innovazione e competitività che genera benefici economici e ambientali tangibili per l’intero sistema Paese”. Così Giuseppina Carnimeo, direttore generale di Ecopneus, all’Adnkronos mentre è in corso oggi a Milano la Conferenza Nazionale sul Riciclo. La conferma arriva dai numeri. “Da gennaio a fine novembre 2025, Ecopneus, società senza scopo di lucro per il tracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso, costituita dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia ha gestito oltre 180mila tonnellate di Pfu. Un risultato pienamente in linea per superare entro la fine dell’anno il target di legge del 20%, rispondendo così alla richiesta di extra raccolta formulata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. È un traguardo che conferma la capacità di Ecopneus di operare con responsabilità, efficienza e flessibilità, mettendo sempre al centro la tutela ambientale e l’interesse collettivo”, spiega Carnimeo ricordando che, in termini di benefici tangibili, “l’attività promossa da Ecopneus permette di evitare, ogni anno, circa 95mila tonnellate di CO2 e di generare un beneficio economico stimato in quasi 75 milioni di euro”. Guardando al futuro, “le sfide che il sistema dei Pfu si trova ad affrontare si manifestano a più livelli, data la complessità della filiera, e riguardano: la frammentazione del panorama degli attori coinvolti, le coperture territoriali disomogenee e l’ingresso illegale sul mercato di una quota di pneumatici che eludono il versamento del contributo ambientale”. Per il dg di Ecopneus, si tratta di “un punto importante: ridurre il numero di operatori significherebbe favorire una concorrenza sana, assicurando al contempo una massa critica sufficiente per gestire i Pfu in modo efficace, con standard uniformi su tutto il territorio nazionale. Contrastare il fenomeno del nero e aumentare l’efficienza organizzativa sono passi chiave per rendere la filiera più equa, sostenibile ed efficace”. Inoltre, “serve una razionalizzazione del sistema, per garantire uniformità di operatività e maggiore trasparenza. In questo senso, l’avvio del Renap - il Registro nazionale dei produttori istituito dal Mase - potrà contribuire in questa direzione”. Da considerare, poi, anche “la grande sfida di aprire nuovi mercati per la gomma riciclata e quella di una profonda sensibilizzazione culturale: dobbiamo far comprendere che un Pfu non è un prodotto da smaltire, ma una risorsa strategica da valorizzare. Ecopneus, in collaborazione con università, amministrazioni e partner industriali, è in prima linea per superare queste sfide e rendere la circolarità una realtà diffusa e riconosciuta da tutti”. La gomma riciclata da Pfu può essere, infatti, impiegata in numerosi settori (applicazioni sportive, rigenerazione urbana, asfalti, isolanti acustici, ecc...). Con gli asfalti modificati grazie all'utilizzo del polverino di gomma riciclata “stiamo costruendo un'infrastruttura stradale più resiliente, sicura e silenziosa che, ad oggi, è una realtà presente su oltre 900 km di strade in Italia. L’utilizzo della gomma non solo garantisce una durata di 2-3 volte superiore all’asfalto tradizionale, riducendo significativamente i costi di manutenzione per le Pubbliche Amministrazioni, ma migliora anche la qualità della vita delle persone, diminuendo l'inquinamento acustico. È una soluzione matura e all'avanguardia che combina durabilità, sicurezza e sostenibilità ambientale: un vero investimento per il Paese”.