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(Adnkronos) - Sanremo 2026, si cambia rotta. O almeno, questo è ciò che suggerisce una prima analisi dei numeri aggregati dei 30 artisti che comporranno il cast della prossima edizione del Festival. I dati, che misurano la popolarità attuale (ascoltatori mensili su Spotify) e il successo commerciale consolidato (dischi di platino certificati da Fimi), indicano un netto ridimensionamento rispetto al biennio d'oro 2024-2025, dominato dai "giganti" dello streaming. L'analisi aggregata dei 30 artisti in gara per il 2026 mostra un totale di 29,4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify. Un dato che, se confrontato con i 52,8 milioni del 2025 e il picco di 54 milioni del 2024, rappresenta un crollo di quasi il 45%. La cifra riporta di fatto il Festival ai livelli pre-boom del 2022 (31,2 milioni) e del 2023 (33,6 milioni), archiviando la fase dei cast 'All-Star'. Il trend è confermato dal numero di certificazioni. I 30 artisti del 2026 mettono insieme 330 dischi di platino Fimi. Un bottino più che dimezzato rispetto ai 695 platini dell'edizione 2025 e significativamente inferiore anche ai 512 del 2024. Anche in questo caso, il dato è quasi sovrapponibile a quello del 2023 (341 platini), indicando un ritorno al passato. A gettare acqua sul fuoco è però Enzo Mazza, ceo di Fimi che invita alla prudenza, spostando il focus dal "chi c'è" al "cosa porteranno". "Come sempre noi attendiamo i risultati dello streaming dopo il festival perché è quello che determina il successo o meno di un’edizione", commenta all’Adnkronos. Si tratta di un punto di vista che sposta la valutazione a dopo la kermesse, sottolineando come la popolarità di partenza sia un dato relativo. Il vero verdetto spetta alla capacità delle canzoni di imporsi nelle classifiche e di entrare nell'immaginario collettivo. La sfida, dunque, sarà ora dimostrare che un cast percepito come 'al ribasso' nei numeri possa invece tradursi in una sorpresa in termini di qualità musicale, impatto mediatico e, infine, gradimento del pubblico misurato dagli streaming post-gara. A questo punto, la palla passa al palco dell'Ariston.
(Adnkronos) - "Il 'Graduation day' non è soltanto un momento di festa, è anche l’occasione per ricordare il ruolo che CUOA ha nel sostenere i talenti e nel formare i leader del futuro. Da quasi 70 anni, infatti, la nostra business school accompagna la crescita di persone e imprese con una formazione che unisce concretezza, visione e innovazione. Vedere i nostri studenti arrivare a questo traguardo ci rende orgogliosi”. Sono le parole di Federico Visentin, presidente di CUOA business school, in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi ai 224 studenti che concludono la propria formazione presso la scuola di management di più antica tradizione in Italia, svoltasi al Teatro comunale di Vicenza. “Questa giornata è un modo per riconoscere il loro percorso e un’occasione per rinnovare il nostro impegno nell’offrire strumenti e opportunità che permettano di portare un impatto positivo nel mondo del lavoro", prosegue Visentin. "È questo lo spirito che guida da sempre CUOA, la nostra storia e il nostro modo di fare formazione, e continuerà a farlo anche in futuro”, conclude. Il Graduation day non è stato il solo focus della giornata organizzata da CUOA. Si sono infatti celebrati anche i 30 anni del Master honoris causa of business administration, la speciale onorificenza con cui CUOA valorizza merito e carriera di profili di spicco del panorama imprenditoriale e manageriale italiano. A ritirare il riconoscimento per l’edizione 2025 è stato Giovanni Ferrero, presidente del Gruppo Ferrero.
(Adnkronos) - Per il 2025, le analisi indicano un lieve aumento delle emissioni di gas serra in Italia: +0.3% rispetto al 2024, a fronte di una crescita del Pil pari allo 0.5%; questo comporta una riduzione dell’intensità emissiva (emissioni di gas serra per unità di Pil) dello 0.5% rispetto all’anno precedente. L’incremento delle emissioni è dovuto prevalentemente a un maggior consumo di gas naturale per la produzione di energia elettrica (+2.5%), legato anche a una riduzione della produzione idroelettrica. Lo comunica Ispra che pubblica la stima trimestrale delle emissioni in atmosfera anno 2025 - III trimestre. Come previsto dalla strategia di decarbonizzazione, si registra un sensibile calo delle emissioni legate ai consumi di carbone per la produzione di energia - si legge in una nota - Nel complesso si stima un aumento delle emissioni dalla produzione di energia dell’1.2%. In leggera flessione le emissioni del settore dei trasporti (-0.5%) principalmente per la riduzione nei consumi nel trasporto navale, mentre la riduzione dei consumi di gasolio per autotrazione è quasi del tutto compensata dall’incremento dei consumi di benzina. Per il riscaldamento si prevede un moderato aumento delle emissioni (+0.9%), legato ancora una volta a un maggior utilizzo di gas naturale. Anche l’industria registra un leggero incremento (+0.3%) rispetto all’anno precedente. Nel 2025 la richiesta di energia elettrica (233,264 GWh) risulta inferiore al valore dello stesso periodo del 2024 (-1.2%) ed è stata soddisfatta per il 42.7% da Fonti Energetiche Rinnovabili, per il 42.2% dalla produzione da fonti non rinnovabili, e la restante quota del 15.1% dal saldo estero. Per quanto riguarda le emissioni provenienti dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti, non si prevedono variazioni significative rispetto al 2024.