RICERCA PROFESSIONISTI
RISULTATI RICERCA PROFESSIONISTIOrdina i risultati per
5247 record trovati.
|
RISULTATI RICERCA PROFESSIONISTIOrdina i risultati per
5247 record trovati.
|
(Adnkronos) - La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato l'importanza di continuare a lavorare con gli Usa per fermare la guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha reso noto Palazzo Chigi, al termine del vertice oggi all'Eliseo. "Ribadendo che non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno", nel corso del summit di Parigi sull'Ucraina "il Presidente Meloni ha sottolineato l'importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per fermare il conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell'Ucraina, auspicando il coinvolgimento di una delegazione americana al prossimo incontro di coordinamento", riferisce Palazzo Chigi. Il vertice di Parigi sull'Ucraina, si sottolinea, "ha permesso di ribadire l'impegno dei partner europei e occidentali per una pace giusta e duratura, che necessita del continuo sostegno all'Ucraina e di garanzie di sicurezza solide e credibili che il Presidente del Consiglio ha riaffermato debbano trovare fondamento nel contesto euroatlantico, anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall'articolo 5 del Trattato di Washington. Ipotesi su cui il Presidente Macron ha sollevato con interesse l'opportunità di un approfondimento tecnico, che il Presidente Meloni ha accolto con favore". Nel corso del summit i leader "hanno anche discusso l'importanza di una efficace attuazione e monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite, in linea con la posizione del Governo italiano", si legge nella nota di Palazzo Chigi. La premier ha, inoltre, "indicato come sia ora importante poter estendere il cessate il fuoco parziale alle infrastrutture civili, come le scuole e gli ospedali, con l'obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco totale".
(Adnkronos) - Un lavoratore iscritto a un fondo di previdenza, al quale versa il tfr e un proprio contributo, può accumulare, grazie al versamento aggiuntivo del datore di lavoro (per ipotesi pari al 2% della Ral, retribuzione annua lorda), una somma significativamente più elevata nel corso della carriera. E' quanto emerge dall'analisi condotta dall’Osservatorio Italian Welfare. Se il lavoratore invece non sceglie di aderire anche con la propria quota a un fondo pensione, perde il contributo aziendale. Parliamo di una somma che può variare da 34 mila a 54 mila euro, tra i contributi che l’azienda metterebbe di tasca propria e i relativi rendimenti. L’Osservatorio Italian Welfare, nella sua ultima analisi, ha infatti evidenziato come la semplice adesione con il solo conferimento del Tfr non sia sufficiente per massimizzare il proprio assegno pensionistico. Se il lavoratore non sceglie di contribuire anche con una propria quota – parliamo di una media di circa 450 euro l’anno, peraltro totalmente deducibili – perde automaticamente il contributo datoriale aggiuntivo, una risorsa che potrebbe rivelarsi essenziale per garantire un’integrazione adeguata alla pensione pubblica. Negli ultimi mesi si parla sempre più spesso dell’importanza di aderire a un fondo pensione (le stime ci dicono che le pensioni Inps nei prossimi anni avranno un peso di circa il 40% in meno rispetto all’ultima retribuzione), ma raramente si pone l’attenzione sulla modalità con cui farlo. Questo aspetto, spesso trascurato, può fare la differenza tra una pensione complementare più ricca e una che non sfrutta appieno le opportunità disponibili e quindi più povera. Oggi, un lavoratore dipendente può aderire ai fondi pensione negoziali (quelli contrattati tra i datori di lavoro e i sindacati) in due modi: versando esclusivamente il proprio Tfr o aggiungendo un contributo personale volontario. Quest’ultima scelta, apparentemente marginale, è invece cruciale, poiché attiva il diritto al contributo del datore di lavoro, che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perso. E con una ipotesi di retribuzione annua di 35mila euro, secondo la simulazione di Italian Welfare, e con un versamento aziendale annuo (ipotesi 2% retribuzione) di 700 euro si ha un montante previdenziale finale (su 30 anni) di 34.301,87 euro. Con un'ipotesi di retribuzione annua invece di 45.000 euro e un versamento aziendale annuo (ipotesi 2% retribuzione) di 900 euro si hanno 44.102,41 di montante previdenziale finale (su 30 anni). E ancora con 55mila euro di retribuzione annua e 1.100 euro di versamento aziendale annuo si hanno 53.902,95 euro di montante previdenziale finale (su 30 anni). I dati sono frutto appunto di un'elaborazione dell'osservatorio Italian Welfare, con ipotesi di contribuzione del datore di lavoro al 2% e proiezioni a 30 anni con rendimento medio annuo pari al 3%. Un beneficio, spiegano da Italian Welfare, che diventa ancora più evidente nel lungo periodo. Infatti, aderendo al Fondo con il solo Tfr, il lavoratore rinuncia a un montante significativo a causa del mancato versamento aziendale, che può diventare, a seconda della fascia di Ral ipotizzata, da un minimo di 34.000 euro a un massimo di 53.000 euro nell’arco di 30 anni di versamenti. Un errore da non commettere. "Non aderire a un fondo pensione, o farlo limitandosi al solo Tfr, equivale a una perdita economica concreta. Ogni giorno, migliaia di lavoratori si privano inconsapevolmente di una risorsa importante per il loro futuro. Non sfruttare le potenzialità della previdenza complementare significa rinunciare a stabilità economica e sicurezza negli anni della pensione”, sottolinea Stefano Castrignanò, direttore dell’osservatorio Italian Welfare. "L’Osservatorio, che analizza ed elabora i dati di aziende ed enti che rappresentano milioni di lavoratori italiani, ha calcolato l’impatto del fenomeno su aziende di diverse dimensioni. Dalle elaborazioni emerge -spiega- come, nelle aziende con meno di 50 dipendenti, l’84,03% dei lavoratori non aderisce al fondo pensione ovvero aderisce limitandosi al versamento del solo tfr. Lo stesso dato scende al 53,95% nelle imprese con più di 50 dipendenti. Questa fotografia aiuta a comprendere la portata del fenomeno e la necessità di agire con misure tempestive ed efficaci, soprattutto considerando che più del 90% delle imprese italiane hanno meno di 50 dipendenti”. E il tema diventa ancora più pressante se si considera che con l’età avanzano anche le esigenze di assistenza socio-sanitaria e personale. In un contesto in cui le pensioni pubbliche rischiano di non essere sufficienti a coprire le necessità di vita quotidiana, costruire un solido piano di previdenza complementare non è solo una scelta finanziaria intelligente, ma un atto di responsabilità verso sé stessi e la propria famiglia. Un appello ai giovani: il tempo è il miglior alleato. In Italia, il tasso di adesione ai fondi pensione (parliamo solo di un lavoratore su tre) è ancora inferiore alla media europea, e il rischio è che molti giovani lavoratori non colgano l’importanza di iniziare a contribuire il prima possibile. “Il tempo è la risorsa più preziosa nella costruzione della propria pensione complementare: anche piccoli contributi, grazie all’effetto cumulativo dei rendimenti nel lungo periodo, possono tradursi in somme considerevoli al termine della carriera lavorativa. Inoltre, è fondamentale diffondere la cultura previdenziale a più livelli – contrattuale, aziendale e personale – per garantire una maggiore consapevolezza e una migliore gestione del futuro pensionistico”, continua Castrignanò.
(Adnkronos) - Rifiuti elettronici, raccolta in crescita: sono quasi 360mila le tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) domestici avviati a corretto riciclo in Italia nel 2024 (+2,5% rispetto all’anno precedente). Lo rileva il nuovo Rapporto Annuale del Centro di Coordinamento Raee che dal 2008 sintetizza i risultati della raccolta complessiva effettuata in Italia da tutti i sistemi collettivi dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche consorziati. A partire dal 2022 questi risultati sono comprensivi anche dei dati della raccolta diretta effettuata dalle aziende di raccolta rifiuti nell’ambito di accordi con il CdC Raee e gestita nel sistema ufficiale. In forza di questo perimetro, il report fotografa l’andamento della raccolta di Raee domestici nella sua totalità a livello nazionale. Più nel dettaglio, nel corso dello scorso anno i sistemi collettivi consorziati del Centro di Coordinamento hanno gestito complessivamente 358.138 tonnellate di rifiuti elettronici, circa 9mila in più rispetto al 2023. A questo dato si deve poi aggiungere la raccolta volontaria effettuata dai singoli consorzi, che ammonta a 964 tonnellate. Si tratta di un dato positivo che riferisce di una ripresa della crescita della raccolta dopo la flessione emersa nel biennio precedente. L’incremento si lega soprattutto alle buone performance dei rifiuti di elettronica di consumo e piccoli elettrodomestici (raggruppamento 4) che riescono finalmente a contrastare il perdurante calo fisiologico dei volumi di Tv e monitor avviati a riciclo (raggruppamento 3) che risentono ancora degli effetti legati all’erogazione del Bonus Tv dal 2021. Come conseguenza dei maggiori volumi avviati a riciclo, la raccolta media pro capite raggiunge i 6,07 kg per abitante (+2,5%). Come già evidenziato, i Raee di R4 - IT e Consumer Electronics, apparecchi di illuminazione, Ped e altro hanno registrato la maggiore crescita nei volumi di raccolta rispetto al 2023 che si traduce in un incremento del 7,5% per un totale di 82.471 tonnellate avviate a riciclo. Di conseguenza, l’incidenza sul totale raccolto sale al 23%. Cresce anche la raccolta dei Raee di grandi dimensioni, a partire da R2 - grandi bianchi che registra il +4% per un totale di 126.903 tonnellate, pari al 35% della raccolta totale, seguito dai Raee di R1 - Apparecchi per lo scambio di temperatura con fluidi con il +3,3% per un totale di 104.407 tonnellate, con un’incidenza del 29% sui volumi di raccolta complessivi. Calano (-10,9%) al contrario i quantitativi di R3 - Tv e monitor per un totale di 42.476 tonnellate. Pressoché stabili (-0,2%) infine i volumi di raccolta di R5 - sorgenti luminose, pari a 1.881 tonnellate. Una valutazione positiva dei risultati di raccolta 2024 emerge anche dall’analisi a livello di singole regioni che mostra che quasi tutti i territori regionali registrano un incremento, o comunque una stabilità, nei volumi raccolti, con variazioni superiori al 5% in cinque di esse. Si tratta di Valle d’Aosta (+8,7%), Lombardia (+7,8%), Friuli Venezia Giulia (+6,3%), Veneto (+6,2%) e Basilicata (+5,9%). Fanno eccezione tre regioni: Molise (-17,7%), Emilia Romagna (-3,2%) e Calabria (-1,9%). L’analisi in termini di macroaree mostra invece che a trainare la raccolta nazionale è stato il Nord Italia con un incremento del 4,1% rispetto al 2023, seguito dal Centro Italia con il +1,8%. In leggero calo (-0,2%) invece il contributo del Sud Italia. Le regioni del Nord consolidano il primato per volumi di raccolta complessiva, pari a 188.860 tonnellate, che porta al 52,7% l’incidenza sulla raccolta nazionale, e nella raccolta pro capite (6,87 kg/ab), superiore alla media nazionale. La raccolta del Centro Italia raggiunge le 81.261 tonnellate, con un’incidenza del 22,7% sulla raccolta nazionale. Quanto al sud Italia, i volumi di questa macroarea si consolidano a 88.017 tonnellate, pari al 24,6% dei quantitativi complessivi avviati a corretto riciclo. “Sebbene ancora lontano dagli obiettivi di raccolta fissati dall’Unione europea, questo risultato è la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che il sistema ha tutte le carte in regola e le risorse per contrastare dinamiche fisiologiche e per continuare a migliorare le proprie performance di raccolta - commenta Giuliano Maddalena, presidente del Centro di Coordinamento Raee - Gli ottimi risultati registrati dai piccoli Raee sono infatti la dimostrazione dell'efficacia delle attività di microraccolta e comunicazione che vede impegnati ormai da diversi anni in modo diretto e indiretto i produttori di Aee e i loro sistemi collettivi tramite l’erogazione di contributi economici previsti negli Accordi di programma. Investimenti che sono stati stanziati anche nel corso del 2024, a cui si aggiungono finanziamenti mirati all'efficientamento del sistema destinati ai Comuni per un totale complessivo di oltre 29 milioni di euro”.