ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Pace, Repubblica, giovani, ma anche legalità. Ecco il testo integrale del discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Care concittadine e cari concittadini, si chiude un anno non facile. Tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore. La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace. Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte". "La pace, in realtà, è un modo di pensare: quello di vivere insieme agli altri, rispettandoli, senza pretendere di imporre loro la propria volontà, i propri interessi, il proprio dominio. Il modo di pensare, la mentalità, iniziano dalla vita quotidiana. Riguardano qualunque ambito: quello internazionale, quello interno ai singoli Stati, a ogni comunità, piccola o grande. Per ogni popolo inizia dalla sua dimensione nazionale". "Leone XIV -cui rivolgo gli auguri più affettuosi del popolo italiano- nei giorni di Natale, in prossimità della conclusione del Giubileo della Speranza, ha esortato a 'respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione'. Ha richiamato alla necessità di disarmare le parole. Raccogliamo questo invito. Se ogni circostanza diviene pretesto per violenti scontri verbali, per accuse reciproche, di cui non conta il fondamento ma soltanto la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace, non se ne costruiscono le basi". "Di fronte all’interrogativo: 'cosa posso fare io?' dobbiamo rimuovere il senso fatalistico di impotenza che rischia di opprimere ciascuno. L’affermazione della libertà, la costruzione della pace sono nell’atto fondativo della nostra Repubblica, che esprime la volontà di realizzare il futuro insieme, attraverso il dialogo. Raffigura la responsabilità di essere cittadini". "Nell’anno che si presenta ricorderemo gli ottant’anni della Repubblica. Ottant’anni sono pochi se guardati con gli occhi della grande storia ma sono stati decenni di alto significato. Sfogliamo velocemente un album immaginario della storia della Repubblica, come talvolta si fa quando ci si ritrova in famiglia". "Il primo fotogramma del nostro viaggio è rappresentato dalle donne. Il segno dell’unità di popolo, infatti, fu simbolicamente impresso dal voto delle donne, per la prima volta chiamate finalmente alle urne. Quel segno diede alla Repubblica un carattere democratico indelebile, avviando un percorso, ancora in atto, verso la piena parità". "L’Assemblea costituente, eletta contestualmente al referendum che sancì la scelta repubblicana, fu capace di trovare una sintesi di alto valore mentre la dialettica politica si sviluppava tra convergenze e contrasti, anche molto forti. Di mattina i costituenti discutevano -e si contrapponevano- sulle misure concrete di governo, nel pomeriggio, insieme, componevano i tasselli della nostra Carta costituzionale". "La Costituzione italiana, che ha ispirato e guidato il Paese per tutti questi decenni. La Repubblica è uno spartiacque nella nostra storia. Non uno Stato che sovrasta i cittadini ma uno Stato che riconosce i diritti inviolabili, la libertà delle persone, le autonomie della comunità". "La democrazia italiana che muove i suoi primi passi nel dopoguerra è giovane, dinamica, mette radici, dialoga nel mondo. Le immagini della firma dei Trattati di Roma, nel 1957, consegnano un successo e un altro momento decisivo, con l’Italia in prima linea nella costruzione della nuova Europa. Proprio l’Europa e le relazioni transatlantiche, con il piano Marshall, sono i due pilastri della ricostruzione. L’Unione europea e l’Alleanza atlantica hanno coerentemente rappresentato -e costituiscono - le coordinate della nostra azione internazionale". "Una grande stagione di riforme cambia il profilo dell’Italia. La riforma agraria, il Piano casa, il cui ricordo richiama le difficoltà delle giovani coppie a trovare casa oggi nelle nostre città. Gli anni del miracolo economico ci presentano in primo piano i volti degli operai delle fabbriche e di quelli impegnati a realizzare le grandi infrastrutture che modernizzano il Paese. Il lavoro come leva fondamentale dello sviluppo. Lo statuto dei lavoratori è stato lo strumento che riconosce e sancisce diritti, dignità e libertà sindacale. Valori che richiamano al pieno rispetto della irrinunziabile sicurezza sul lavoro e all’equità delle retribuzioni". "Così come l’istituzione del servizio sanitario nazionale, che garantisce universalità e gratuità delle cure, rappresentando un’altra decisiva conquista dello stato sociale, che pone al centro la dignità della persona e l’idea di una piena uguaglianza". "Accanto ad esso il sistema previdenziale esteso a tutti. Condizioni da preservare di fronte ai cambiamenti di ogni tempo. Fondamentale alla crescita della identità nazionale è stato -e rimane- il contributo della cultura, dell’arte, del cinema, della letteratura, della musica. Il ruolo del servizio pubblico affidato alla Rai, a garanzia del pluralismo, presupposto essenziale di un largo coinvolgimento popolare attorno alle istituzioni della Repubblica". "Altre immagini, questa volta drammatiche. Le stragi. Il terrorismo. Ricordiamo i volti e i nomi delle vittime. Magistrati, giornalisti, uomini delle istituzioni, esponenti delle forze dell’ordine. E poi tanti, troppi giovani che cadono per mano di ideologie che fanno della violenza il loro unico strumento. Verrà definita la notte della Repubblica. Ma l’Italia prevale. Le istituzioni si dimostrano più forti del terrore. E lo sono grazie all’unità delle forze politiche e sociali, capaci di difendere i principi fondativi della Repubblica". "Anche lo sport ha un posto di grande rilievo nel nostro album. Storie e atleti indimenticabili. I protagonisti delle Olimpiadi di Roma del ‘60, nelle quali l’Italia, per prima, introduce la partecipazione paralimpica. Lo sport, dunque, ha contribuito alla crescita del Paese, a regalarci momenti di gioia, di orgoglio, di appartenenza. Così come accade sempre ascoltando risuonare l’inno italiano in una premiazione. Tutto questo si rinnoverà ancora una volta con i giochi di Milano-Cortina. La diffusione dello sport, oltre al messaggio di pace, amicizia, inclusione che esprime, è un potente antidoto alla violenza giovanile e alle droghe". "Il film della memoria scorre. Due volti che non possiamo dimenticare: quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della legalità e della lunga lotta contro la mafia. Protagonisti anche dopo il loro assassinio: il loro esempio continua a ispirare -non soltanto in Italia- le nuove generazioni e tutti coloro che non si rassegnano alla prepotenza della criminalità". "Anni di tensioni, di grandi mutamenti che ci hanno accompagnato nel passaggio al nuovo secolo. Al nuovo millennio. I cambiamenti sono profondi: dal linguaggio, agli stili di vita, alla moneta. Questi ottanta anni sono come un grande mosaico, il cui significato compiuto riusciamo a cogliere soltanto allontanandoci dalle singole tessere che lo compongono". "Non vanno ignorate, ovviamente, lacune e contraddizioni ma eravamo una società con un basso livello di istruzione, con alti tassi di emigrazione. Siamo diventati uno dei Paesi più forti nella manifattura e nell’esportazione, capace di esaltare il genio della creatività in tantissimi settori. Siamo apprezzati in tutto il mondo per i nostri stili di vita, per la bellezza dei nostri territori, per i tesori artistici che custodiamo. Per la cultura del cibo e del vino, che diventa patrimonio internazionale". "L’Italia è un attore di grande rilievo sulla scena internazionale, anche grazie al contributo che i nostri militari hanno dato e danno alla costruzione della sicurezza e della pace. Anche qui un cammino con alti prezzi, a partire dal sacrificio dei nostri aviatori in missione umanitaria a Kindu, in Congo, nel 1961. L’Italia della Repubblica è una storia di successo nel mondo. Possiamo e dobbiamo esserne orgogliosi". "Possiamo perché questa storia è frutto del sacrificio, dell’impegno, della partecipazione di tante generazioni di italiane e italiani. Ognuno ha messo la sua tessera in quel mosaico. In ogni casa, in ogni famiglia c’è una storia da raccontare". "Spesso diciamo che i principi e i valori che le madri e i padri costituenti ottanta anni fa incisero nella Costituzione vanno vissuti, testimoniati ogni giorno: è questo che li ha fatti diventare realtà nelle scelte quotidiane di ognuno di noi. La nostra vera forza, la coesione sociale nella libertà e democrazia, ci ha consentito di fare dell’Italia il grande Paese che è oggi". "Le legittime dialettiche tra le varie posizioni hanno contribuito a concrete realizzazioni che hanno cambiato in meglio la vita delle persone. Diritti e doveri sono diventati progressivamente fatti e non sono rimasti astratte affermazioni. Riflettere su ciò che insieme abbiamo conquistato è la premessa per poter guardare al futuro con fiducia e con rinnovato impegno comune". "La consapevolezza di questa storia può conferirci forza per affrontare con serenità le sfide e le insidie del nostro tempo. Vecchie e nuove povertà -che ci sono e vanno contrastate con urgenza- diseguaglianze, ingiustizie, comportamenti che feriscono il bene collettivo come corruzione, infedeltà fiscale, reati ambientali: crepe che rischiano di compromettere proprio quella coesione sociale che consideriamo un bene prezioso di cui disponiamo". "Un bene che, tuttavia, non è mai acquisito definitivamente. Un bene per cui siamo chiamati a impegnarci, ognuno secondo il suo livello di responsabilità, senza che nessuno possa sentirsi esentato. Perché la Repubblica siamo noi. Ciascuno di noi". "Abbiamo di fronte problemi vecchi e nuovi, accresciuti dall’incertezza del contesto internazionale che attraversiamo. Entriamo, inoltre, oggi, in un tempo in cui tutto diventa globale e interdipendente, dall’economia, all’ambiente, al clima, alle rivoluzioni tecnologiche che investono le nostre vite, ai rischi delle pandemie, alle reti del terrorismo integralista. Ma nessun ostacolo è più forte della nostra democrazia. Desidero ricordarlo a tutti noi e rivolgermi, particolarmente, ai più giovani. Qualcuno -che vi giudica senza conoscervi davvero- vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro. Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l’Italia moderna. Auguri! Buon 2026!"
(Adnkronos) - Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da terremoti, alluvioni, frane e altri eventi estremi che hanno causato perdite miliardarie per il tessuto produttivo. Un’analisi dell’istituto mUp Research riferita all’autunno 2024 ha rilevato che più di 278 mila imprese hanno subito danni legati a calamità naturali nell’anno precedente, con perdite stimate in circa tre miliardi di euro. Nel nostro Paese il tessuto economico maggiormente esposto a questo tipo di rischi e con poche tutele è quello delle piccole medie imprese, che rappresentano la maggioranza delle aziende. Segue un’analisi degli esperti di Partner d’Impresa, – realtà che supporta la crescita e la sicurezza delle imprese attraverso un team interdisciplinare di professionisti. La legge di Bilancio 2024 ha introdotto, con una norma specifica del 30 dicembre 2023 n. 213 (art. 1 commi 101‑111), un obbligo assicurativo per trasferire sulle assicurazioni private una parte del rischio che finora è gravato solo sui fondi pubblici, andando a promuovere nelle imprese una cultura della prevenzione. Tutte le aziende con sede legale in Italia, escluse quelle agricole, sono obbligate a stipulare una polizza assicurativa che copra i potenziali danni causati da terremoti, frane, alluvioni, inondazioni ed esondazioni. L’azienda deve quindi assicurare terreni, impianti, attrezzature e beni in locazione salvo che questi siano già coperti da polizze analoghe. Infine, il decreto attuativo n. 18/2025 (DM 30 gennaio 2025) ha specificato che l’obbligo non si estende ai beni in costruzione, agli immobili abusivi, alle scorte, ai mobili d’ufficio o ai veicoli iscritti al Pra (Pubblico registro automobilistico). La norma nasce dall’esigenza di ridistribuire il rischio: lo Stato non può più sobbarcarsi integralmente i costi delle ricostruzioni e dei ristori dopo i disastri. Se le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) sono state coinvolte nella normativa già da marzo 2025 e per le medie imprese (con 50-250 dipendenti) l’obbligo è scattato col mese di ottobre, per le pmi e le micro-imprese la scadenza prevista è quella del 31 dicembre 2025. Sarà fatta una proroga per i comparti della pesca e dell’acquacoltura: per queste imprese l’obbligo scatterà sempre il 31 dicembre 2025. "Per l’impresa inadempiente non sono previste sanzioni pecuniarie ma sarà automaticamente esclusa da contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche di qualsiasi natura, oltre a vedersi precluso l’accesso alla garanzia statale sui finanziamenti, vale a dire al Fondo di garanzia per le pmi. Si tratta dunque di una forma di sanzione di tipo interdittivo, che rafforza l’obbligo attraverso il meccanismo del vincolo premiale", spiega il legale Fabio Speranza del network nazionale di professionisti Partner d’impresa. Il rispetto dell’obbligo diventa infatti condizione necessaria per partecipare a una vasta gamma di misure agevolative. Tra queste figurano i contratti di sviluppo disciplinati dal D.M. 9 dicembre 2014, i programmi Smart & Start Italia per le startup innovative, le misure per l’economia circolare introdotte dal nrr, i fondi per la salvaguardia occupazionale e le iniziative di venture capital per la transizione ecologica ed energetica. La disposizione non è autoapplicativa: ogni amministrazione pubblica dovrà integrare nei propri bandi le clausole di esclusione per le imprese sprovviste di polizza. “Il ministero delle Imprese e made In Italy, inoltre, intende precludere l’accesso ai propri incentivi alle imprese inadempienti, ma l’efficacia scatterà solo dopo che le singole misure saranno adeguate. Questo significa che senza polizza non sarà possibile accedere a contratti di sviluppo, fondi per startup, incentivi per economia circolare o energie rinnovabili. E' evidente, dunque, come la stipula della polizza non rappresenti soltanto un adempimento formale, ma una vera e propria condizione di accesso a strumenti fondamentali di sostegno allo sviluppo imprenditoriale”, aggiunge Speranza.Un aspetto particolarmente rilevante riguarda il trattamento fiscale dei premi assicurativi. Quelli corrisposti dall’azienda per coperture inerenti l’attività d’impresa rientrano infatti tra i costi deducibili. Ciò vale sia ai fini Ires, con aliquota al 24%, sia ai fini Irap, con aliquota ordinaria al 3,9%, salvo le differenziazioni regionali. Gli effetti pratici, tuttavia, non sono omogenei. “Per le grandi imprese, che saranno le più esposte a premi assicurativi rilevanti, la deducibilità fiscale rappresenta un parziale alleggerimento, ma non elimina l’impatto economico. In pratica, se il costo della polizza riduce la base imponibile, resta comunque un esborso significativo in termini di liquidità, capace di comprimere i margini e incidere sui flussi di cassa. La questione diventa quindi di equilibrio: quanto vale la protezione assicurativa rispetto al peso che esercita sul conto economico?”, sottolinea la fiscalista del network Partner d’impresa Simona D’Alessandro. Diverso il discorso per pmie microimprese. Qui i premi saranno più contenuti, ma proporzionalmente più gravosi in rapporto al fatturato. “La deducibilità fiscale, pur utile, rischia di non essere sufficiente a compensare la pressione sul flusso di cassa. Per realtà imprenditoriali a bassa capitalizzazione, poi, la polizza rischia di ridurre la capacità di autofinanziamento e di rallentare gli investimenti programmati”, conclude D’Alessandro. Così come strutturata la legge presenta certamente delle criticità. Innanzitutto una riflessione riguarda i costi elevati e le disparità che la norma apporterà tra gli imprenditori in funzione delle aree territoriali in cui ha sede la loro impresa. “In molte aree ad alto rischio sismico o idrogeologico, infatti, i premi potranno risultare molto onerosi e a questi si sommeranno i costi di perizia per determinare il valore a nuovo dei beni” sottolinea la fiscalista D’Alessandro. L’obbligo normativo, poi, fa riferimento a una copertura parziale, ovvero riguarda solo le immobilizzazioni materiali: scorte, automezzi, beni mobili e merci non sono assicurati. Le imprese devono quindi valutare l’acquisto di garanzie accessorie per una protezione completa. Non va trascurato infine l’aspetto inerente ai rapporti tra proprietario e utilizzatore. Per i beni in locazione o leasing l’obbligo ricade sull’utilizzatore; è quindi consigliabile stabilire contrattualmente chi sostiene il premio e come si ripartiscono i rischi. In ultima analisi, secondo la fiscalista, vi è incertezza sull’effettiva applicazione delle sanzioni. “Le sanzioni sono solo indirette (esclusione dai bandi), ma la loro efficacia dipende dai provvedimenti attuativi delle singole amministrazioni. Le imprese temono che la frammentazione dei criteri possa creare incertezza sull’accesso a incentivi e finanziamenti”. Considerando le opportunità va considerato che, In un contesto in cui i parametri esg stanno assumendo crescente importanza nelle valutazioni creditizie e nelle politiche di erogazione del credito, la stipula di una copertura assicurativa contro i rischi naturali può essere interpretata come un segnale di gestione consapevole del rischio giocando un ruolo positivo nei rating creditizi. “Le banche e gli investitori istituzionali, sempre più sensibili al rischio climatico, potrebbero considerare la stipula di una polizza catastrofale come un segnale positivo di gestione aziendale. Ciò trasformerebbe un obbligo normativo in un vantaggio reputazionale, capace di incidere favorevolmente sul rating bancario, facilitare l’accesso al credito e, in prospettiva, ridurre il costo del finanziamento”, spiega Simona D’Alessandro. Inoltre, l’obbligo può essere trasformato in un vantaggio competitivo che garantisca all’impresa, in caso di evento catastrofale, le risorse necessarie per riprendere rapidamente la produzione. “Non va trascurato anche il fattore della riduzione dei premi attraverso la prevenzione. Il decreto prevede che i premi siano modulati in base alle misure di mitigazione adottate. Investimenti in adeguamenti antisismici, sistemi di drenaggio o piani di emergenza possono ridurre sensibilmente il costo della polizza” aggiunge la fiscalista. Ancora, sempre secondo la consulente, vanno considerati i vantaggi collegati alla possibilità di stipulare polizze collettive e convenzioni. Le associazioni di categoria stanno negoziando convenzioni con le compagnie per abbattere i costi per andare incontro alle necessità di micro e piccole imprese.
(Adnkronos) - La consegna degli attestati 2025 del Premio Gallura, assegnati dalla giuria a Loiri il 6 aprile, si è svolta sabato scorso a bordo della nave Moby Fantasy, il traghetto più grande ed ecologicamente sostenibile del Mediterraneo insieme alla gemella Moby Legacy. La consegna dei premi è stata preceduta da alcuni interventi sul Premio Gallura che, oltre ad aver svolto un ruolo sociale in tutti questi anni, ha stimolato la nascita di numerose aziende; ultime due in ordine di tempo la Cantina Gian Mario Uggias di Olbia e la Cantina Tonino Cosseddu di Benetutti, che ha fatto il suo esordio proprio in questa occasione. Ha aperto il convegno Giuliano Lenzini e il suo intervento è stato seguito da quelli del responsabile commerciale di Moby Alessandro Onorato, del sindaco di Loiri Porto San Paolo Francesco Lai, del consigliere regionale Angelo Cocciu, del dirigente Moby Pierre Canu, del comandante della Moby Fantasy, di Fabio Fiori, presidente albergatori Olbia, e di Nicola Pandolfi in rappresentanza dell'A.I.S. regionale e della sezione Gallura. Presenti anche Li Femini di Gaddura e il circolo gallurese Veicoli d'Epoca di Olbia. Una targa è stata consegnata alla cantina Alba di Ossi, che ha iniziato l'attività proprio dopo aver partecipato al Premio Gallura, per il suo Cagnulari che quest'anno ha ricevuto numerosi riconoscimenti e inoltre produce un formato speciale “Rombo di Tuono”, un vino nato dall'incontro tra Bastiano e Gigi Riva, che ha voluto ricordare, con molta emozione. Il Premio Gallura di cui è stato insignito Vincenzo Onorato, armatore di Moby, è stato ritirato dal figlio Alessandro, responsabile commerciale della compagnia. La motivazione del riconoscimento è parte dei ricordi di Giuliano Lenzini, che rappresentano un pezzo di storia della Sardegna: “La prima nave su cui sono salito nel 1962 si chiamava 'Città di Napoli' e insieme alla gemella 'Città di Nuoro', collegava Olbia a Civitavecchia e poteva trasportare 1200 passeggeri e 32 auto e aveva 182 cabine. In quel momento storico, nonostante la riforma agraria fortemente voluta dal ministro e poi presidente della Repubblica Antonio Segni, che mise la prima pietra alla cantina del Vermentino di Monti, la Sardegna viveva un momento molto difficile, e solo con l'arrivo dell'Aga Khan e la nascita della Costa Smeralda è cominciata una rinascita che riflette l'attuale sviluppo economico dell'isola legato al turismo”. Continua Lenzini: “Da qui l'esigenza degli armatori di modernizzare i mezzi di trasporto da e per la Sardegna. Con il varo delle navi gemelle Moby Legacy e Moby Fantasy, i due più grandi traghetti del Mediterraneo, con 441 cabine e la possibilità di trasportare 2370 passeggeri e 1300 auto, la Moby raggiunge un primato che insieme alla modernità dei servizi permette di viaggiare in maniera piacevole”.