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(Adnkronos) - Dopo il caos sul riscatto della laurea in manovra, arriva anche la frenata in maggioranza sulle pensioni. E a puntare i piedi è la Lega, che lancia l'ultimatum. "Il punto è molto semplice: con un allungamento anche formale dell'età pensionistica noi quell'articolo" dell'emendamento del governo da 3,5 miliardi "non lo votiamo". A dirlo è stato il relatore alla manovra, il senatore della Lega Claudio Borghi, al termine dell'ufficio presidenza della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Intanto sono stati sospesi i lavori della commissione, riprenderanno alle 23 Poco prima gli esponenti dell'opposizione Daniele Manca (Pd), Stefano Patuanelli (M5S) e Antonio Nicita (Pd) e Raffaella Paita (Iv), lasciando la seduta, avevano dichiarato che il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, "aveva escluso riformulazioni dell'emendamento del governo". Borghi, però, non ha chiuso del tutto a questa ipotesi: "Qualche tentativo mi auguro che lo si faccia". Il riscatto della laurea varrà di meno per la pensione anticipata ma non sarà retroattivo. Era questa l’indicazione che aveva dato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento in Senato ed è questa la risposta che ha dato oggi, per i corridoi di Montecitorio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a chi gli ha chiesto della nuova formulazione del governo dell’emendamento alla manovra che contiene la stretta sulle pensioni. Il testo depositato in Commissione Bilancio però dice un’altra cosa: la misura che abbassa il peso del diploma di laurea riscattato non c’è più. “Giorgetti ha sbagliato”, aveva chiosato il relatore della Lega Borghi. Secondo il testo, depositato in Quinta, le risorse che sarebbero dovute arrivare da questa misura per coprire gli eventuali costi derivanti dalle norme sulla previdenza complementare, verrebbero recuperate da una rimodulazione dei fondi nello stato di previsione di via XX Settembre ancora da ripartire per le infrastrutture. Resterebbe invece, per ora, l’allungamento delle finestre mobili per l’uscita anticipata. Ed è su questo punto che il Carroccio non si arrende: la mezza marcia indietro dell’esecutivo non basta. “Mancano le finestre: chiederemo una nuova riformulazione”, assicurava ancora Borghi, che sull’aumento dell’età pensionabile non vuole dare “segni equivocabili” perché “non c’è nessuna volontà politica”. E’ plausibile che arrivi quindi un nuovo, ulteriore, testo dall’esecutivo? “Dovrebbe arrivare qualcosa”, diceva il capogruppo di FdI in Senato, Lucio Malan, secondo cui se da un lato l’ideale sarebbe “eliminare” queste finestre, un più realistico auspicio è quantomeno “di attenuare il più possibile”. Intanto però il nodo blocca la Commissione: dopo la ‘notturnina’ di mercoledì le votazioni sono riprese nel pomeriggio di giovedì, ma – con l’arrivo dell’emendamento – sono state sospese poche ore dopo, fino alle 21. Nei corridoi dell’ammezzato sono comparsi i capigruppo di maggioranza e opposizione, convocati per degli incontri bilaterali con il governo (era presente il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, oltre al sottosegretario al Tesoro Federico Freni). “Il governo ha superato una soglia pericolosa: non siamo più di fronte ad una riforma discutibile ma ad una riforma delle pensioni fatta in maniera surrettizia, sbagliata e gravemente lesiva di diritti acquisiti su cui la presidente del Consiglio ha smentito, in aula, il ministro dell’Economia”, è il commento del capogruppo del Pd, Francesco Boccia. “Abbiamo chiesto un time-out”, perché – denuncia – “è evidente che la maggioranza è pesantemente divisa” e che ha prodotto una finanziaria “caotica, pasticciata, inadeguata e spinge alla macelleria sociale perché pagano sempre gli stessi. La propaganda è caduta, la vicenda dell’oro è stata una grandissima boutade su cui purtroppo è stato fatto discutere il Paese, come altre cose”. A far piantare i piedi alla Lega – e anche alle opposizioni – è stata una delle misure contenuto del maxi emendamento da 3,5 miliardi approdato martedì a Palazzo Madama con cui, di fatto, l’esecutivo ha ridisegnato i contorni del ddl bilancio varato a ottobre. Le questioni sono due. La prima: l’allungamento delle finestre mobili per il pensionamento anticipato. La proposta che ha avanzato il governo infatti (e che è tuttora in piedi) prevede un allungamento dei mesi per la decorrenza del trattamento pensionistico per i lavoratori che maturano i requisiti per la pensione anticipata dal 2032. Si dispone infatti, per chi matura i requisiti per l'uscita anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, con un anno in meno per le donne) nel 2031 un posticipo della decorrenza di tre mesi. Ma quest'ultima aumenta progressivamente: a quattro mesi per chi matura i requisiti nel 2032 e 2033, a cinque mesi per chi li raggiunge nel 2034 e a sei mesi per chi li matura nel 2035 (quindi tre mesi in più rispetto al 2031). Accanto, la norma saltata, secondo cui dal 2031 il riscatto della laurea breve avrebbe avuto un peso minore per raggiungere i requisiti necessari al prepensionamento, in maniera progressiva dal 2031 in poi. Una clausola di salvaguardia – avevano spiegato i senatori di maggioranza – per sopperire agli eventuali ammanchi di cassa dovuti al tiraggio della previdenza complementare. La Lega aveva proposto di trovare queste risorse eventuali aumentando ancora l’Irap (da +0,2 punti percentuali nel 2030 fino a +4 punti percentuali nel 2035), ma era arrivato un primo altolà da Forza Italia con Gasparri che, a margine dei lavori della Bilancio, aveva commentato con un asciutto: “I patti si rispettano”.
(Adnkronos) - Dopo due anni di lavoro, la filiera dello Champagne presenta 'Migliori Insieme', il suo Rapporto d’impatto sulla responsabilità sociale. Questo documento strategico definisce una visione condivisa di sviluppo sostenibile, globale e strutturato, capace di integrare in modo coerente le dimensioni economica, ambientale e sociale. Frutto di uno studio che riguarda una filiera che coinvolge 16.200 Vigneron, 390 Maison de Champagne e 125 cooperative, il Rapporto individua quattro grandi assi di impegno e dodici sfide strategiche che guideranno le azioni future del settore. La Champagne è stata la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, già nel 2003, aggiornandolo regolarmente ogni cinque anni per monitorarne l’evoluzione. Nel 2022 è stato definito l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in coerenza con gli impegni dell’Accordo di Parigi. Per conseguire questo traguardo, la filiera si è posta l’obiettivo di ridurre del 75% le proprie emissioni, mentre per il restante si farà il ricorso a misure di compensazione. Nel 2025 è stato raggiunto l’obiettivo della riduzione del 25% delle emissioni. La Champagne è impegnata da oltre trent’anni nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Questo percorso ha già portato a una diminuzione del 95% nell’utilizzo di insetticidi, resa possibile grazie a pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. L’uso di erbicidi è stato ridotto del 15% grazie a lavorazioni meccaniche e all’inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore della fertilizzazione ragionata e allo sviluppo di materie fertilizzanti organiche. Oggi il 68% delle superfici vitate è certificato, con l’obiettivo del 100% entro il 2030. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, la Champagne sperimenta nuove soluzioni, con sperimentazioni su nuovi vitigni come il Voltis e la partecipazione a progetti di ricerca interregionali, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In trent’anni la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 °C, ma la filiera continua a intervenire su tutte le componenti della produzione per garantire l’eccellenza e la tipicità dei suoi vini. La gestione responsabile delle risorse si traduce anche in un’attenta politica di recupero e valorizzazione dei rifiuti prodotti. Ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo livelli di recupero pari al 92% attraverso le attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014 il 100% degli effluenti vinicoli sono completamente trattati, mentre ogni anno sono valorizzati 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite. Parallelamente, la Champagne rafforza il proprio ruolo di motore territoriale, anche attraverso l’enoturismo e il coordinamento delle iniziative locali, con l’obiettivo di valorizzare saperi, mestieri e identità della regione. La filiera riafferma il valore del proprio modello collettivo, unico al mondo, fondato su una governance paritaria, sulla condivisione equa del valore e sulla tutela della denominazione Champagne. Questo impegno si traduce anche in una difesa attiva del nome Champagne, che ha portato al riconoscimento della protezione giuridica in oltre 130 Paesi, con circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri. Il riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne rafforza ulteriormente la responsabilità della filiera nella tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico. “Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli Champenois generazione dopo generazione”, ha commentato David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne. Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne ha aggiunto: “Da sempre gli Champenois sono animati da uno stesso spirito, rispettosi della tradizione e pionieri al tempo stesso. È quindi naturale che la responsabilità sociale d’impresa sia al centro della nostra strategia collettiva”.
(Adnkronos) - Un fondo di 60mila euro per il pagamento di bollette di luce e gas e la promozione di un percorso di educazione e consapevolezza per i consumi: nasce 'Energia in Franciacorta', il progetto realizzato grazie all’accordo tra Banco dell’energia, Fondazione Lgh, Cogeme Spa e Associazione Riuso 3, ente attuatore dell’iniziativa 'Banco del riuso', un servizio orientato alla solidarietà e alla condivisione, al non spreco, al riutilizzo degli oggetti e delle risorse e alla promozione delle capacità individuali, con il coinvolgimento di 11 Comuni del Sud Ovest bresciano. Il progetto si propone l’obiettivo di sostenere i nuclei familiari a rischio di povertà, anche energetica, grazie al contributo di Fondazione Lgh, fondazione del gruppo A2A attiva in Lombardia, tra i fondatori della Fondazione Banco dell’energia. 'Energia in Franciacorta' rientra nel filone 'Energia in periferia', promosso da Banco dell’energia per supportare le famiglie in situazioni di vulnerabilità energetica, residenti nelle zone più periferiche delle città italiane e nei piccoli comuni. Uno strumento sempre più importante, se si guarda ai numeri del fenomeno in Italia che, secondo i dati Oipe - Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica 2023, interessa 2,36 milioni di famiglie, pari a circa il 9% del totale, un dato in rapida crescita. “Affrontare la povertà energetica significa riconoscere che l’accesso all’energia è una condizione essenziale per la dignità e l’autonomia delle persone. Come Fondazione Banco dell’energia lavoriamo per far sì che nessuno sia escluso, sostenendo le famiglie nei momenti di maggiore fragilità. La collaborazione con i nostri partner ci permette di trasformare questo impegno in risultati concreti, offrendo ai territori strumenti capaci di generare valore sociale nel lungo periodo”, spiega Silvia Pedrotti, Responsabile Fondazione Banco dell’energia. Banco dell’energia condivide con Cogeme l’obiettivo di sostenere persone e famiglie appartenenti a fasce sociali deboli attraverso iniziative solidali di tipo economico, attività educative e realizzazione di modelli di intervento legati alla promozione e allo sviluppo di energie rinnovabili; Riuso 3 nasce con finalità sociali per favorire lo scambio di beni, servizi e attività tra le persone, creando un modello orientato alla solidarietà e alla condivisione, al non spreco e al riutilizzo di oggetti e risorse: da qui l’accordo per rispondere al bisogno di singoli e famiglie vulnerabili che vivono sul territorio della Franciacorta e dell’ovest bresciano, coinvolgendo anche i Servizi Sociali di 11 amministrazioni, tutte aderenti dal 2018 al progetto 'Banco del riuso' (Berlingo, Castegnato, Cazzago San Martino, Castrezzato, Cologne, Iseo, Lograto, Maclodio, Paderno Franciacorta, Passirano, Rovato) con l’obiettivo di consolidare un network territoriale già costituito e impegnato in attività solidali sul territorio. Oltre al pagamento diretto delle bollette, saranno organizzati eventi formativi rivolti agli operatori per fornire loro le competenze necessarie per informare e sensibilizzare le famiglie beneficiare sui temi dell’efficientamento e del risparmio energetico e a tal fine verranno create e coordinate le figure dei Ted - Tutor per l’Energia Domestica. “Siamo particolarmente fieri, come Fondazione Lgh e co-fondatori di Banco dell’energia, di poter sostenere un nuovo progetto volto a contrastare la povertà energetica nei territori in cui operiamo - afferma Giorgio Bontempi, presidente di Fondazione Lgh - La povertà energetica è una realtà che tocca molte famiglie, e il progetto ‘Energia in Franciacorta’ ne è una risposta concreta, in grado di offrire un sostegno immediato e allo stesso tempo proporre un percorso formativo che aiuti le persone a diventare protagoniste consapevoli delle proprie scelte energetiche. Non parliamo di semplice assistenza, ma di un accompagnamento strutturato che mira a rafforzare le competenze e la capacità di gestione, generando un impatto positivo e duraturo sulla qualità della vita”. “Siamo nati nel territorio e per il territorio da più di cinquant’anni e questa mission la traduciamo nel nostro agire quotidiano. Fare servizi di pubblica utilità significa avere uno sguardo che va oltre le dinamiche classiche del fare impresa: significa creare un impatto positivo per le nostre comunità, a maggior ragione se il nostro operato va ad aiutare le famiglie in condizione di 'fragilità sociale'. Per questo abbiamo raccolto con grande convinzione questa iniziativa integrando la dotazione economica prevista e veicolandola ai comuni legati ad uno dei nostri progetti più emblematici, ovvero il 'Banco del riuso', grazie al supporto della nostra Fondazione”, afferma Giacomo Fogliata, presidente Cogeme Spa. “Pochi mesi fa abbiamo presentato uno dei primi report di valutazione d’impatto e abbiamo dimostrato che restituiamo al territorio tre volte tanto, rispetto a quanto abbiamo in dotazione. ‘Energia in Franciacorta’ ci permette di rafforzare ulteriormente questi risultati e di integrare l’offerta socio ambientale già in essere grazie ai Banchi del riuso e l’Associazione Riuso 3”, dice Gabriele Archetti, presidente Fondazione Cogeme ets.