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(Adnkronos) - "Con questo manuale vogliamo dare visibilità alla filiera molto complessa che parte dalla produzione della carta fino agli imballaggi. Ci siamo ripromessi di dotare le aziende e le istituzioni interessate di tutti gli strumenti per comprendere a fondo l’importanza del settore". Lo ha detto Andrea Mecarozzi, Presidente dell’Associazione Italiana Scatolifici, alla Camera dei Deputati, nell’ambito della presentazione del nuovo manuale tecnico per gli imballaggi in cartone ondulato. "Il prossimo passo sarà quello di depositare questo documento presso gli enti competenti affinché tutte le aziende possano usufruirne nelle varie fasi della produzione e della commercializzazione dei nostri prodotti". Vogliamo informare le istituzioni sulle peculiarità della nostra filiera, eccellenza della sostenibilità che non può essere trascurata o messa da parte, attraverso questo documento come strumento di comunicazione e visibilità".
(Adnkronos) - Quali sono le principali sfide che le startup biotecnologiche nei settori alimentare, agricolo, chimico e dei materiali devono affrontare per trasformare la ricerca in prodotti commercializzabili? "La maggior parte delle aziende biotech - spiega all'Adnkronos/Labitalia l'esperto Joško Bobanović, partner industrial biotechnology funds di Sofinnova partners - sono fondate e, inizialmente, gestite da persone con competenze tecniche e impiegano molto tempo ad adottare un approccio incentrato sul mercato. Di conseguenza, l'assunzione di team commerciali avviene spesso troppo tardi, e le informazioni di mercato non vengono incorporate nello sviluppo del prodotto abbastanza presto. Il risultato è talvolta un disallineamento tra ciò che l'azienda cerca di offrire e ciò che il mercato desidera. Una delle principali sfide per le aziende emergenti è il costo di produzione e la mancanza di competitività dovuta agli elevati costi di produzione". "Parte della soluzione - fa notare - consiste nel concentrarsi su mercati iniziali ad alto valore aggiunto che potrebbero sostenere prezzi più elevati, ma a lungo termine la startup deve diventare competitiva rispetto agli incumbent riducendo i costi di produzione. Quando si introduce un nuovo prodotto sul mercato, le barriere possono derivare da aspetti normativi, dalla necessità di test e sviluppo, o dalla semplice novità che richiede investimenti in marketing per rendere noto il nuovo prodotto. Infine, le startup biotech generalmente considerano che 'la tecnologia si vende da sola' e sottostimano gli investimenti nel marketing dei loro prodotti, il che spesso si traduce in una più lenta adozione sul mercato. Sofinnova Partners supporta le startup nella fase di identificazione del mercato di riferimento per le loro soluzioni tecnologiche. "Siamo generalmente - sottolinea - un investitore attivo e un membro del consiglio. Utilizziamo la nostra rete di contatti e la nostra conoscenza del settore per connettere le startup a diversi attori del mercato e permettere loro di apprendere rapidamente ciò che il mercato desidera. Attraverso le attività del consiglio e il lavoro complessivo sulla strategia, assistiamo poi le aziende nella definizione del loro approccio al mercato e nell’identificazione di mercati di nicchia dove il loro prodotto potrebbe essere più richiesto e ottenere un prezzo più alto". Joško Bobanović ricorda poi che ci sono esempi concreti di come l’innovazione biotecnologica sta avendo un impatto positivo sull’ambiente nei settori agricolo, zootecnico, alimentare e della moda. "Elicit Plant - afferma - un'azienda francese, sviluppa una soluzione naturale per aiutare le colture a gestire le condizioni di siccità, consentendo agli agricoltori di proteggere le loro colture durante il periodo di coltivazione per preservare i raccolti. Ciò porta a minori perdite di raccolto e si traduce in un forte impatto positivo sull'ambiente". "Novameat - continua - è un'azienda spagnola che produce alternative alla carne a base vegetale utilizzando proteine vegetali. L'impatto sull'ambiente deriva dal risparmio di mangimi animali, acqua e altri aspetti dell'allevamento intensivo di animali e può portare a una riduzione delle emissioni di gas serra fino al 95%". "Qorium - aggiunge - è un'azienda olandese che sviluppa pelle in laboratorio. L'uso delle tecnologie cellulari per ottenere la pelle comporta un significativo impatto ambientale grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra associate all'allevamento di bovini e ulteriori vantaggi derivanti da una trasformazione semplificata (meno sostanze chimiche aggressive) e pochi rifiuti (scelta infinita di forme)". Ma quali criteri utilizza Sofinnova Partners per valutare il potenziale di una startup nel settore climatech e quali sono le tecnologie più promettenti in questo ambito? "I criteri chiave - avverte - sono legati alla qualità del team che costruisce l'azienda, all'unicità della tecnologia in fase di sviluppo, alla sua proteggibilità, alle dimensioni del mercato target, alla capacità di raggiungere gli obiettivi di costo e alla competitività". "Le nostre startup - ricorda a Joško Bobanović - lavorano per trovare segmenti di mercato unici in cui possono essere più competitive, a volte sviluppano relazioni esclusive con grandi attori industriali, occasionalmente costruiscono le proprie strutture di produzione uniche che consentono loro di ridurre i costi di produzione".
(Adnkronos) - In Italia 7 famiglie su 10 (69%), pari a 17,7 milioni di nuclei familiari, consumano prodotti a base vegetale e quasi 1 famiglia su 2 (47%) acquista abitualmente questi alimenti. C'è un consenso diffuso da parte degli italiani verso ognuna delle diverse categorie merceologiche di questo comparto: oggi, infatti, ben 13 milioni di famiglie italiane (51%) consumano 'secondi vegetali', mentre 10,7 milioni (42%) acquistano 'bevande vegetali'. Più contenuto invece il numero di famiglie in cui si consumano 'alternative vegetali allo yogurt', ovvero 4,3 milioni (17%), o anche 'gelati e dessert a base vegetale', pari a 3,4 milioni (13%). È quanto emerge dall'analisi commissionata dal Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food all'Istituto di ricerca NielsenIQ, dal titolo 'Prodotti a base vegetale: motivazioni di acquisto e core target', che ha indagato l'approccio al consumo degli italiani verso questi prodotti. "L'indagine conferma che i prodotti a base vegetale non sono una moda effimera, ma rappresentano una scelta consapevole del consumatore, alla quale le nostre aziende rispondono portando sulle tavole prodotti di qualità, versatili, buoni e semplici da preparare - afferma Sonia Malaspina, presidente del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food - Il mercato dei prodotti a base vegetale è cresciuto negli ultimi anni ed è destinato a svilupparsi ulteriormente per una ragione molto semplice: i prodotti a base vegetale incontrano e appagano le richieste di tanti consumatori. Del resto, cibi come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o le bevande di mandorla, solo per citarne qualcuno, fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria”. A tavola c'è posto per tutti e i dati emersi lo confermano: il consumo di prodotti a base vegetale, infatti, è vissuto da parte di un gran numero di nostri connazionali all'insegna di uno stile di vita alimentare vario ed equilibrato, che include anche le proteine animali: in media 2 famiglie italiane su 3 (66%) acquistano i prodotti a base vegetale 'in alternativa' a quelli a base di proteine animali. Da evidenziare, infine, come la tendenza all'acquisto di questi prodotti riguardi trasversalmente tutte le famiglie e non solo quelle dove si segue una dieta vegana o vegetariana. Dall'indagine è emerso come i prodotti a base vegetale siano apprezzati dagli italiani trasversalmente, in tutte le diverse categorie merceologiche che compongono questo comparto. A partire dai 'secondi vegetali' (come burger, affettati vegetali o sostituti dei formaggi, ecc...) che risultano la tipologia di prodotti più acquistati dai nostri connazionali. In Italia, li portano in tavola ben 13 milioni di famiglie (51% del totale) e lo fanno circa 1 volta alla settimana. Anche le 'bevande a base vegetale' rappresentano un segmento particolarmente apprezzato, con una richiesta in crescita. Oggi, nel nostro Paese, oltre 4 famiglie su 10 (42%) consumano questi prodotti e lo fanno in media 2-3 volte a settimana. Per quanto riguarda 'le alternative vegetali allo yogurt', la ricerca evidenzia come questo segmento sia consumato in totale da 4,3 milioni di famiglie (17% totale Italia), con una frequenza di più di 1,4 volte a settimana e un target un po' più femminile: 54% delle donne vs 46% degli uomini. Infine, sono 3,4 milioni le famiglie (pari al 13% di quelle italiane) che scelgono una merenda o un fine pasto a base di 'dessert e gelati vegetali'. All'interno di questo segmento, il gusto, il prezzo e la promozione sono i motivi di acquisto più importanti per chi compra questi prodotti. Le famiglie acquirenti 'non occasionali' di prodotti a base vegetale, circa 12,2 milioni, risultano più concentrate nel Nord Italia. Si tratta di persone con un'età media di circa 25-54 anni, che vivono prevalentemente in nuclei familiari medio-grandi, in cui il responsabile acquisti è in età centrale (45-50anni) e con figli dagli 11 anni in avanti. In particolare, si tratta di persone alla ricerca di cibi e bevande con garanzie di caratteristiche nutrizionali e gusto. Sono sportivi, con molteplici interessi e una buona affinità con la rete. Critici e attenti a ciò che mangiano, leggono e si informano su ciò che acquistano e sono curiosi e aperti alle novità. Gli italiani che consumano abitualmente prodotti vegetali hanno in generale una propensione ad acquisti sostenibili: più di 1 su 2 (il 56%), quando fa spesa al supermercato, cerca prodotti che rispettano l'ambiente ed etici, mentre per il 53% vale la pena spendere di più per prodotti con una maggiore impronta ecologica.