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(Adnkronos) - Equiparare la tassa di soggiorno di Roma a quella di Milano. E' quanto vuole fare il sindaco Giuseppe Sala, sottolineando come il capoluogo lombardo sia oggi autorizzato ad applicare una tassa di soggiorno “che è la metà di quella di Roma, Firenze e Venezia”. Una disparità che il primo cittadino non comprende e sulla quale lancia una stoccata: “Anche Milano è una città turistica, con fior di alberghi. Quindi chiedo semplicemente di essere equiparati a Roma. Credo sia una richiesta legittima”. In Europa – secondo quanto visionato da Adnkronos – le principali città applicano una tassa di soggiorno compresa tra i 7 e i 10 euro. Il Comune di Milano difende la proposta di aumento, sostenendo che rappresenti un investimento utile per la città. Come ha spiegato Sala, “s i tratta di un aumento a 10 euro per hotel che hanno prezzi da 600 o 700 euro a notte”. All'Adnkronos l'assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale e promotore del movimento nazionale Progetto Civico Italia, Alessandro Onorato, ha dichiarato: "Ha ragione il sindaco Sala, è giusto che le città abbiano una propria autonomia per modificare la tassa di soggiorno. Oggi la possono cambiare ma solo all’interno di limiti imposti dal Ministero. È assurdo che Milano non abbia le stesse possibilità di Roma". Diversa la posizione di Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, che mette in guardia da un intervento troppo generalizzato. “Attualmente la tassa di soggiorno è fissata, per l’anno giubilare, a 7 euro per gli alberghi a 4 e 5 stelle e a 6,30 euro per quelli a tre stelle e per gli appartamenti turistici. Fino allo scorso anno era di 5 euro, mentre a Roma è arrivata a 12”, spiega all’Adnkronos. Secondo Naro, un ulteriore aumento “inciderebbe sensibilmente su molte strutture, soprattutto quelle non centrali o non di lusso, dove il peso della tassa potrebbe raggiungere anche il 10-15% del prezzo del soggiorno”. Il Comune di Milano, spiega Naro, "ha stimato un gettito di circa 75 milioni di euro nel 2025 derivante dalla tassa di soggiorno; un aumento, quindi, potrebbe portare ulteriori 20-30 milioni di euro dalle strutture ricettive di fascia più alta". A Roma dal 2023 le tariffe vanno dai 3,50 euro ai 10 euro a notte. Gli ultimi aggiornamenti alle tariffe relative al contributo di soggiorno, "aggiornate - si legge sul sito di Roma Capitale - secondo un criterio di gradualità e differenziate in base alla tipologia e alla classificazione delle strutture ricettive, sia alberghiere sia extra-alberghiere". In particolare, mantenendo per tutte le tipologie di struttura un numero massimo di 10 pernottamenti consecutivi all'anno, per gli alberghi a 1 stella la tariffa è di 4 euro a persona, che sale a 5 con le strutture a 2 stelle, 6 euro per quelli da 3 stelle. Si arriva a 7,50 euro per gli hotel a 4 stelle e a 10 euro per gli alberghi a 5 o più stelle. La tassa di soggiorno è di 6 euro al giorno a persona per quanto riguarda gli agriturismi, le residenze turistiche alberghiere, le case per ferie. Cinque o 6 euro per notte invece per le case vacanza, a seconda se rispettivamente di categoria 2 o 1. Per quanto riguarda infine le guesthouse e gli affittacamere, si parte dai 5 euro per quelli di categoria 3, che salgono a 6 per le categorie 2 e a 7 per la categoria 1. Per chi sceglie gli ostelli invece, 3,50 euro. L’1 marzo 2025 è stato aggiornato dal Comune di Napoli il tariffario riguardante la tassa di soggiorno. Secondo quanto disposto, l’incremento rispetto al 2024 è stato da 1 a 2 euro a persona per notte, in base alla tipologia della struttura ricettiva dei turisti. Per le locazioni brevi dall’1 marzo si paga 5 euro a notte, per le strutture extra-alberghiere - quindi B&B, affittacamere, case vacanza - dall’1 marzo si paga 4,50 euro a notte. Dall’1 marzo sono invece tre euro a notte per il pernotto in un hotel da una stella, 3,50 euro a notte per un hotel a due stelle, 4,50 euro a notte per un hotel a tre stelle, 5,50 euro a notte per un hotel a quattro stelle. Infine, per gli hotel a cinque stelle, o cinque stelle lusso, si paga 6 euro a notte. Non sono tenuti al pagamento della tassa di soggiorno gli under 14, i residenti nel Comune di Napoli, le persone con disabilità riconosciuta e relativi accompagnatori, gli autisti di pullman e guide turistiche, gli studenti universitari domiciliati a Napoli per motivi di studio, le forze dell’Ordine e militari in servizio, i rifugiati politici e richiedenti asilo. A Salerno, si paga 1,50 euro al giorno per persona nel periodo dal 1 ottobre al 31 gennaio dell'anno successivo e 1 euro al giorno per persona nel restante periodo dell'anno. L'imposta è applicata fino ad un massimo di sette pernottamenti consecutivi. A Caserta, l’imposta è pari a 1,50 euro al giorno a persona per pernottamenti effettuati in qualsiasi tipologia di struttura ricettiva ad esclusione degli alberghi a 4 stelle che è pari a 2 euro al giorno a persona, mentre per alberghi a 5 stelle, oppure superiori è pari a 3 euro al giorno a persona. L’imposta si applica per ogni pernottamento e per un massimo di 10 giorni consecutivi. Non ci sono indicazioni, ma il tema è in discussione, sulla tassa di soggiorno ad Avellino e Benevento.
(Adnkronos) - Si è conclusa la seconda edizione del Global Welfare Summit, che ha coinvolto 800 partecipanti in rappresentanza di istituzioni, imprese, fondi previdenziali e sanitari, esperti e attori del welfare italiano. La giornata, che in apertura ha visto la presentazione del rapporto annuale dell’Osservatorio Italian Welfare, ha rappresentato un momento di confronto strategico sulle sfide e le opportunità di un welfare capace di rispondere ai nuovi bisogni sociali, economici e demografici del Paese. In una giornata ricca di interventi e di contenuti di rilievo, le premiazioni hanno rappresentato un momento di ispirazione, mettendo in evidenza esperienze e modelli che possono essere condivisi e replicati per far crescere l’intero ecosistema di welfare. L’Osservatorio Italian Welfare ha conferito i riconoscimenti alle realtà che si sono distinte per la capacità di sviluppare iniziative innovative e inclusive, valorizzando esperienze contrattuali, territoriali e aziendali in grado di generare valore sociale, organizzativo e di comunità. L’edizione 2025 ha introdotto per la prima volta una sezione dedicata alle eccellenze contrattuali e territoriali, con l’obiettivo di valorizzare quei modelli collettivi che, a livello nazionale e locale, hanno saputo ampliare le tutele, sperimentare nuove soluzioni e generare ricadute concrete sui lavoratori e sulle comunità di riferimento. In questo quadro, l’Osservatorio Italian Welfare ha assegnato il riconoscimento a Cfmt, in qualità di ente bilaterale del terziario, per il progetto 'Welfare dei dirigenti del terziario' e per il ruolo pionieristico svolto nella gestione della prima piattaforma di welfare contrattuale dedicata ai dirigenti, capace di integrare prestazioni, servizi e strumenti innovativi in un modello organico e replicabile. Un premio è stato conferito anche a Sanifonds Trentino, per l’esperienza territoriale sviluppata in collaborazione con la Regione Trentino, che rappresenta un esempio avanzato di integrazione tra welfare sanitario pubblico e integrativo, con un approccio orientato alla prossimità, alla qualità delle prestazioni e alla co-progettazione istituzionale. Infine, è stata premiata Federmanager, per il contributo costante alla diffusione della cultura del welfare e alla costruzione di una maggiore consapevolezza, sia tra i dirigenti sia all’interno delle imprese. Attraverso progetti dedicati di educazione al welfare e iniziative di informazione, Federmanager ha promosso la conoscenza degli strumenti contrattuali e integrativi, contribuendo in modo significativo alla diffusione di pratiche virtuose e all’evoluzione del sistema. Per quanto riguarda le eccellenze aziendali, l’Osservatorio Italian Welfare ha valutato e individuato quelle realtà che, nell’ambito dei modelli di global welfare, si distinguono per aver sviluppato strategie e iniziative capaci di coniugare innovazione, sostenibilità sociale e attenzione concreta al benessere globale delle persone. Le aziende premiate rappresentano esempi virtuosi di come il welfare possa diventare leva strategica per la crescita organizzativa, la coesione interna e l’impatto sociale. Sono state premiate: Leonardo, per i programmi di educazione al welfare e di prevenzione (ha ritirato il premio Carla Serafini, Head of Welfare & Wellbeing); Reale Group, per il modello di benessere socio-sanitario a disposizione dei dipendenti (ha ritirato il premio Anna Gioannini, Corporate Wellbeing Director); Nestlè, per le soluzioni di welfare dedicate alla genitorialità e al benessere dei lavoratori (ha ritirato il premio Vincenzo Summo, Head of Talent Italy & Malta); Golden Goose, per le soluzioni innovative di wellbeing fisico e promozione di corretti stili di vita (ha ritirato il premio Claudia Catalano, Head of Engagement and Wellbeing); Istituto per il Credito Sportivo, per il modello di welfare virtuoso e la sua integrazione nei sistemi di rendicontazione Esg (ha ritirato il premio Anna Maria Di Paolo, Chief Financial Officer); M.T., per aver sviluppato un progetto di welfare che valorizza l’ascolto dei dipendenti e il coinvolgimento delle realtà territoriali (ha ritirato il premio Gianluca Marchetti, presidente). Infine, è stato assegnato il Premio Social Impact - Welfare Tech, dedicato alle realtà emergenti che sviluppano soluzioni tecnologiche e ad alto impatto sociale nell’ambito del welfare. Quest’anno il riconoscimento è stato conferito a Ybab, per la capacità di coniugare innovazione digitale e inclusione sociale. Il Global Welfare Summit 2025 ha confermato il suo ruolo di piattaforma nazionale di dialogo e condivisione, riunendo attori istituzionali, parti sociali, imprese e operatori per delineare insieme un welfare più integrato, sostenibile e vicino ai bisogni reali delle persone e dei territori.
(Adnkronos) - L'Italia rischia di perdere il 20% delle spiagge al 2050 e il 45% al 2100. Le case di 800mila persone sono a rischio per innalzamento dei mari, inondazioni temporanee o permanenti, erosione, pressione demografica e urbanistica. Lo rileva il XVII Rapporto ‘Paesaggi sommersi’ della Società Geografica Italiana, presentato questa mattina a Palazzetto Mattei a Roma con un ampio corredo di dati, evidenze, proiezioni e analisi. I territori più a rischio sono in primo luogo l’Alto Adriatico e, in misura minore, la costa pugliese intorno al Gargano, diversi tratti della costa tirrenica tra la Toscana e la Campania, le aree di Cagliari e Oristano, e molte altre. A rischio sono anche la metà delle infrastrutture portuali, diversi aeroporti, più del 10% delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette 'anfibie', a cominciare dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia. La crisi climatica avrà un impatto enorme, ad esempio, sulle aree agricole costiere con un’accelerazione dei processi di salinizzazione, che imporranno pesanti strategie di adattamento, e sui litorali urbanizzati. Secondo stime inedite - spiega Società Geografica Italiana - sono 800mila le persone che vivono in territori sotto il livello del mare atteso e che rischiano processi di ricollocazione o che dovranno essere protetti da difese costiere artificiali sempre più pervasive. Basti pensare che la fascia costiera non è solo la zona in Italia con la maggior percentuale di suolo artificiale e urbanizzato ma è anche un’area dove il consumo di suolo prosegue incessante. Il Rapporto evidenzia che l’Italia rischia di perdere circa il 20% e il 45% delle proprie spiagge al 2050 e al 2100 rispettivamente, con punte in Sardegna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Campania. "Bonifiche, urbanizzazione, infrastrutturazione, abusivismo: abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente dinamico e instabile, in una linea di costa rigida e quindi fragile e vulnerabile. È ora indispensabile un cambiamento profondo dei regimi di gestione e pianificazione costiera, oltre che una ineludibile ma affatto scontata presa d’atto della centralità della ‘questione coste’ e della necessità di una sua ricomposizione a scala nazionale", fa sapere Stefano Soriani, professore di Geografia economico-politica all’Università Ca' Foscari Venezia, che ha partecipato alla redazione del Rapporto. In questo quadro la crisi climatica agirà come 'moltiplicatore di stress', rendendo i problemi ancora più gravi, sia dal punto di vista ambientale sia da quello socioeconomico - evidenzia Società Geografica Italiana - Ciò rende non più rinviabile un dibattito ampio tra forze politiche, sociali e scientifiche sulla gestione sostenibile delle nostre coste. "Il rischio non è solo la perdita di spiagge o l’inondazione dei litorali di costa bassa, urbanizzati o meno, ma una sempre più pervasiva artificializzazione della linea di costa, con profonde implicazioni paesaggistiche e di aggravamento della vulnerabilità. L’unica alternativa è fare il contrario di quanto fatto fin qui: rinaturalizzare i litorali, per sfruttare la loro capacità di adattamento. Un percorso irto di ostacoli socio-politici, oltre che strutturali ed economici", spiega Filippo Celata, professore di Geografia economica e politica all’Università di Roma La Sapienza, che ha partecipato alla redazione del Rapporto. "Da quasi vent'anni la Società Geografica Italiana realizza, con i suoi Rapporti, approfondite analisi dei problemi del territorio italiano. Cerchiamo di non alimentare allarmismi e catastrofismi; al contrario, proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi", dichiara Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana. I dati chiave del rapporto. Artificializzazione costiera - Quasi un quarto del territorio entro i 300 metri dalla costa è coperto da strutture artificiali, con picchi allarmanti in Liguria (47%) e nelle Marche (45%). Erosione accelerata - L'Italia rischia di perdere fino al 45% delle spiagge entro il 2100, mettendo a rischio un patrimonio naturale e turistico inestimabile. Difese costiere - Barriere artificiali proteggono ormai più di un quarto delle coste basse, ma aggravano l'erosione e la vulnerabilità e saranno sempre più costose e meno efficaci. Pressione turistica e impatto economico - I comuni costieri offrono il 57% dei posti letto turistici, ma questo sviluppo incontrollato sta esacerbando la crisi. Salinizzazione dei terreni agricoli - Nell'estate del 2023, il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l'agricoltura e la disponibilità di acqua potabile. Aree protette vulnerabili - Le aree protette, cruciali per la biodiversità, tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, ma raramente dispongono di un piano di gestione adeguato. Porti a rischio - Porti e infrastrutture connesse si estendono per 2.250 km e rischiano di essere pesantemente compromesse con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici.