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(Adnkronos) - In occasione della 50esima edizione del Forum di Cernobbio, Sace porta le PMI a Villa d’Este, grazie alla partnership con Teha, con un hub interamente dedicato a queste aziende e al loro ruolo strategico per il tessuto economico italiano. In occasione del Forum l'Amministratore Delegato di Sace Alessandra Ricci - insieme ad Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace, e Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence e dello Sviluppo Internazionale di Teha Group - ha presentato la ricerca 'Obiettivo Sparkling. Pmi e filiere italiane a prova di futuro' realizzata dall’Ufficio Studi di Sace in collaborazione con Teha, che analizza le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export. Temi trattati anche dal Presidente del Consiglio Giorgia Melonia nel suo discorso di stamattina che ha sottolineato di come in Europa ci sia un problema di competitività. "Sace partecipa al Forum di Cernobbio insieme alle PMI italiane, offrendo loro la possibilità di seguire virtualmente la tre giorni di lavori, incontri e dibattiti, e soprattutto portando di seguire virtualmente la tre giorni di lavori, incontri e dibattiti, e soprattutto portando all’attenzione di questo autorevole contesto l’importanza e le prospettive per le piccole e medie imprese italiane, alle prese con le sfide e le opportunità della transizione sostenibile e digitale", ha dichiarato la Ricci, ricordando come "Sace, in linea con la missione e gli obiettivi del nostro Piano Industriale Insieme 2025, è già al fianco di 51 mila PMI italiane nei loro progetti di investimento e crescita sostenibile in Italia e nel mondo e contiamo di raggiungerne 65 mila nell’arco di Piano". "Abbiamo superato gli 80 miliardi di euro di progetti sostenuti al fianco di PMI e filiere italiane, generando un impatto di 220 miliardi di euro sul sistema produttivo e supportando 1 milione e 300 mila posti di lavoro. Lo Studio che portiamo oggi al Forum di Cernobbio parte da questa esperienza per aumentare le opportunità di crescita per il tessuto economico nazionale" ha concluso. Le Pmi - si ricorda in una nota- rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e giocano un ruolo importantissimo sia in chiave economica sia in chiave sociale: le oltre 200mila PMI italiane producono un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (circa 7 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono a quasi la metà dell’export nazionale (45%, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 32% delle spagnole). Peraltro più di un terzo delle Pmi italiane (il 37%) investe in innovazione e formazione e questo accresce del 15% l’export capability di un’impresa. Anche per le grandi imprese italiane si prevede una dinamica positiva, fino al +3,8% quest’anno e al +5,8% nel 2025. “Le oltre 200 mila piccole e medie imprese giocano un ruolo fondamentale nell’economia italiana – ha dichiarato il Chief Economist di Sace, Alessandro Terzulli - Secondo le nostre stime le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese. Una export capability che può crescere, puntando su due leve strategiche: la trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile, e l’integrazione in più filiere produttive.” A guidare la crescita delle vendite estere delle PMI quest’anno sarà l’Oriente: Medio Oriente e Asia Orientale sono le aree per cui sono infatti previsti significativi incrementi, rispettivamente +6,1% e +2,3%. Non sarà da meno l’America settentrionale (+3,8%), mentre la crescita sarà piatta verso l'Unione Europea, che rimane comunque la principale area di destinazione. Nel 2025 un maggior dinamismo verrà mostrato dall’Africa subsahariana (+10,1%). L’integrazione nelle filiere rappresenta un elemento centrale per la competitività delle PMI, grazie all’interconnessione dei processi produttivi. Un potenziale ad oggi largamente inespresso, considerando che la maggior parte delle imprese italiane (in media 4 su 5) dichiara di partecipare a una sola filiera. Lo Studio ha identificato le 8 principali filiere a rilevanza sistemica – macchine industriali, edilizia, agro-alimentare, abbigliamento, mezzi di trasporto su gomma, energia, sanità, farmaceutica e cure – che da sole rappresentano il 56,4% del Valore Aggiunto, il 52,3% dell’occupazione e il 67,3% dell’export delle unità con almeno 3 addetti. Ed evidenzia, tra le altre, le “filiere del futuro” relative a edilizia intelligente (smart building), agro-alimentare (agritech) ed energie rinnovabili e alternative (come l'eolico offshore e l’idrogeno). "Il modello distrettuale si conferma un pilastro fondamentale per il sistema produttivo nazionale. È in corso un’evoluzione verso una crescente integrazione lungo le catene del valore che consentirà alle imprese italiane di affrontare le sfide di un mercato sempre più globale e competitivo e di superare alcuni limiti dei distretti tradizionali. Nello specifico, abbiamo identificato alcune filiere informali - ovvero non censite a livello statistico - e cross-settoriali - che tagliano trasversalmente più settori - su cui l’Italia potrà rafforzare e consolidare il proprio posizionamento in termini di attivazione occupazionale, produzione industriale e proiezione sui mercati esteri. Ad esempio, stimiamo che nei prossimi anni la trasformazione del patrimonio edilizio in Italia nella direzione dello 'smart building' possa generare oltre 200.000 posti di lavoro qualificati e specializzati, così come importanti prospettive possono provenire dalla filiera agritech e delle tecnologie rinnovabili e alternative su cui l’Italia è già oggi ai primi posti in Europa (2° Paese europeo per Valore Aggiunto nei settori attivati dall'eolico offshore galleggiante e 2° produttore europeo di tecnologie meccaniche potenzialmente utilizzabili nella filiera dell’idrogeno)", ha spiegato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence e dello Sviluppo Internazionale di Teha Group.
(Adnkronos) - Arte, design e food sono mondi che spesso sono entrati in contatto e che, in tempi alterni, hanno sofferto le crisi ma anche contribuito al rilancio dell’economia e dell’occupazione. Ne è ben consapevole Andrea Castrignano, interior designer con una carriera prestigiosa lunga 30 anni, uno studio di Architettura, programmi in Tv, un canale Youtube, e ora anche un creativo imprenditore con il lancio, lo scorso giugno, di una serie di prodotti originali e in bilico tra questi due mondi. "Sicuramente il Covid, che ha inciso così pesantemente sulla nostra economia e in modo totalmente inaspettato, ha contribuito a creare una sorta di cautela. Io ho una mente vulcanica che spesso ragiona basandosi sulle intuizioni e quando credo in un progetto spendo tutto il mio tempo e le mie energie per realizzarlo. Fortunatamente posso contare sul supporto di Federico, mio marito e socio, e dei miei collaboratori che mi aiutano a tradurre in realtà le mie intuizioni", afferma. "Attraverso i mezzi di comunicazione, prima la televisione e ora il web, mi piace pensare - sottolinea - di aver aiutato a democratizzare il design. Parlare di design e renderlo più accessibile è sempre stato il mio obiettivo e ora vorrei provare a fare la stessa cosa anche con l’arte, un settore che è da sempre abbastanza elitario. Credo fermamente che tutti dovremmo avere la possibilità di vivere in una casa ben progettata e ben arredata. Io, da sempre, sono affascinato dalla cultura Pop, artistica e non, nel senso che la sento molto vicina al mio stile di progettazione. I colori trasmettono emozioni e l’iconografia Pop è intrisa di colori. Per questo ho voluto creare una sorta di terapia che dia un tocco di vivacità alle nostre case. Non dimentichiamoci, poi, che chi vive nelle grandi città spesso non ha grandi spazi a disposizione. Da qui è nata l’idea di combinare più funzioni, come il tavolino/vassoio, e trasformare un oggetto prettamente funzionale in un pezzo d’arte è vincente". Sostenibilità e artigianalità 100% made in Italy sono parole chiave ormai in tutti i settori, e anche nell’Home Decor. "Fin dall’inizio ho messo il concetto di taylor-made al centro della mia carriera, proponendo una filosofia progettuale - racconta - che si basa sulla sartorialità. Quindi non posso che essere d’accordo sulla riscoperta della manifattura artigianale. Sono costantemente alla ricerca di piccole realtà che mettono al centro della loro produzione la qualità, la personalizzazione e l’attenzione ai dettagli. Certo, l’investimento iniziale da parte del cliente è leggermente più alto, ma c’è anche un risvolto positivo. Pensiamo al fatto che, mediamente, un arredo realizzato attraverso la falegnameria su misura ha una vita più lunga rispetto a uno che non lo, ecco questo aiuta ad ammortizzare la spesa. Inoltre, contribuisce a ridurre gli sprechi e a lungo termine rende tutto il processo più sostenibile e rispettoso dell’ambiente". E se si parla di tendenze, in particolare di stagione, non ha dubbi: "Il design e il fashion, sono due settori fondamentali per la nostra economia che alimentano il Made in Italy, ma non possono essere paragonati. La moda si evolve molto più velocemente del design. Ogni stagione noi potenzialmente potremmo rinnovare totalmente il guardaroba, mentre non è sostenibile pensare di applicare lo stesso concetto alla nostra casa. Ecco perché non mi piace parlare di tendenze, anche perché, se seguissimo i 'dettami' imposti dal settore ci ritroveremmo ben presto con degli ambienti che risultano essere già superati ma che soprattutto non ci appartengono". "Lo stesso discorso - prosegue - si può applicare agli oggetti, dove anche in questo caso, non credo ci sia una regola che vale per tutti. Ciò che è indispensabile per noi magari non lo è per un altro. Dipende sempre dai gusti e dalle esigenze della singola persona. Uno spunto però lo posso dare ed è cercare di utilizzare il colore per arredare. Non siamo per forza obbligati a osare con tinte forti e d’impatto, anche un colore più tenue e pastello riesce a conferire carattere e personalità a un ambiente". Anche il food diventa protagonista e nel format che Andrea Castrignano ha realizzato per il suo canale web si coniugano due settori che funzionano molto, il design e il cibo. "Per me la comunicazione - sostiene - è fondamentale: prendere parte o essere protagonista di programmi televisivi di successo, che adesso vanno in onda sul web, è sicuramente un plus per la mia professione, che io considero una vera e propria missione. Questo mi ha consentito di crearmi un seguito, una fanbase, a cui tengo moltissimo e con cui mi confronto continuamente e ciò mi permette di capire i bisogni delle persone. Da qui mi è venuta l’idea di unire due settori che ad oggi funzionano molto bene e che dialogando possono esaltarsi vicendevolmente, facendo entrare il pubblico nella mia casa e raccontando una ricetta riproducibile e alla portata di tutti. Se i lettori sono curiosi di scoprire gli abbinamenti Food & Design che ho fatto finora, ma ce ne saranno tanti altri, li invito ad andare sul mio canale Youtube, e ad iscriversi gratuitamente, dove sono disponibili tutte le puntate". Ma qual è l’idea di casa di Andrea Castrignano? "Mi piace definirmi un po’ sarto e un po’ psicologo - dice - perché credo fermamente che una casa vada studiata, pensata e cucita su misura per assecondare i gusti e le esigenze del cliente. Una casa può essere oggettivamente bellissima e da copertina, ma se non ti racconta e non richiama il tuo concetto di vita è come se fosse un guscio vuoto. Personalmente, la mia casa ideale, che rispecchia quella in cui vivo, è in stile minimal baroque ossia uno stile classico rivisitato in chiave contemporanea. Inoltre, ho inserito tutto ciò che nel corso degli anni ha maggiormente caratterizzato il mio lavoro di Interior Designer: l’effetto scatola, i wallpaper e i miei prodotti di design". E c'è un sogno in un cassetto. "Di sogni ne ho ancora tanti - conclude - ed è proprio quello che mi spinge a dare il meglio di me in ogni lavoro che mi viene commissionato. Se dovessi però svelare il più grande sarebbe quello di progettare un Boutique Hotel. In tutti questi anni di attività ho seguito ristrutturazioni e relooking di case, uffici, negozi, bar e ristoranti ma non mi è stato mai commissionato il progetto di un hotel! Quindi ne approfitto per fare un appello: se qualcuno volesse aiutarmi a realizzare questo sogno mi farebbe estremamente felice".
(Adnkronos) - Illegalità ambientali su coste e mari italiani: nel 2023 sono stati 22.956 i reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, +29,7% rispetto al 2022. Insieme alle violazioni amministrative, la media è di 8,4 illeciti per km di costa, uno ogni 119 metri. Ciclo illegale del cemento (10.257 reati, +11,2% rispetto al 2022), ciclo illegale dei rifiuti e mare inquinato (6.372, +59,3%) e pesca illegale (4.268 illeciti penali, +11,3%) sono i più diffusi. C’è anche la violazione delle normative che regolano la nautica da diporto: 2.059 illeciti penali accertati nel 2023, + 230% rispetto al 2022. A scattare questa fotografia è il nuovo report Mare Monstrum 2024 che Legambiente presenta oggi alla vigilia del 14esimo anniversario dell’uccisione a Pollica (SA) del sindaco pescatore Angelo Vassallo, per tenere viva la memoria del suo impegno contro speculazioni e illegalità. Sono 25.545 le persone denunciate nel 2023, in aumento del 43% rispetto al 2022. Cresce, però, l’efficacia dell’azione repressiva, come dimostra il numero di persone arrestate (204, +98,1% rispetto al 2022) e quello dei sequestri, pari a 4.026, in crescita del 22,8% sul 2022. Un reato su due (50,3%) si concentra in Campania (3.095 illeciti penali), Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371), che guidano nell’ordine, come numeri assoluti, la classifica regionale, seguite dal Lazio (1.529 reati) e dalla Toscana (1.516). Nelle prime dieci regioni figurano Sardegna, Veneto, Liguria e Marche. Proprio questa regione è, invece, la prima come numero di illeciti complessivi (reati e violazioni amministrative) per km di costa (38,9), seguita da Friuli-Venezia Giulia (31,9 illeciti per km) e Basilicata (30,9). Di fronte a questo quadro, Legambiente lancia oggi un pacchetto di dieci proposte che hanno al centro quattro macro temi: “lotta all’abusivismo edilizio e alla maladepurazione, il tema dei rifiuti e il contrasto della pesca illegale”. “Anche quest’anno, a fronte dell’impegno quotidiano delle Capitanerie di porto e delle forze dell’ordine contro l’aggressione alle coste e al mare del nostro Paese, con il nostro report Mare Mostrum - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - ribadiamo l’esigenza di rafforzare il ruolo e le attività di competenza di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli Comuni alle Regioni e alle Arpa. La nostra associazione, da sempre impegnata in attività di monitoraggio e di volontariato, come quelle svolte grazie a Goletta verde, alle indagini Beach litter e alla campagna 'Spiagge e fondali puliti', avanza dieci proposte a Parlamento e Governo per tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale marino del Belpaese. Bisogna potenziare l’attività di demolizione degli immobili abusivi, e non prevedendo nuovi condoni, ammodernare e completare il sistema di fognature e depuratori, potenziare l’economia circolare e prevedere sanzioni più severe per la pesca illegale”. “Il ciclo illegale del cemento - commenta Enrico Fontana, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente - rappresenta la quota più significativa dei reati ambientali analizzati anche in questa edizione di Mare Monstrum, a causa, principalmente, della miriade di abusi edilizi che continuano a sfregiare l’Italia. Un fenomeno devastante per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico dell’intero Paese, che colpisce principalmente il Sud, in particolare le regioni a tradizionale insediamento mafioso, e le aree costiere, le perle estive del Belpaese e su cui bisogna intervenire con una mano decisa e con abbattimenti non più rimandabili. L’abusivismo edilizio lungo le coste, inoltre, fa da moltiplicatore dei fenomeni d’inquinamento, a causa degli scarichi diretti in mare degli immobili costruiti illegalmente”.