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(Adnkronos) - Ha offerto un approfondimento sulla normativa che consente attività lavorative al di fuori del rapporto con il Servizio sanitario nazionale e gli aspetti fiscali, cercando di rispondere alle difficoltà che molti sanitari incontrano, come il diniego di autorizzazione da parte delle proprie aziende sanitarie, il recente webinar gratuito di Consulcesi Club dal titolo “Libera professione e deroga al vincolo di esclusività: gli strumenti del professionista sanitario”. Come previsto dall’art. 1 del Dl 34/2023 - si legge in una nota - gli operatori sanitari del comparto sanità che lavorano nel Ssn potranno esercitare anche la libera professione, purché fuori dall’orario di servizio e con l’autorizzazione del datore di lavoro. Si tratta di una concessione, rinominata ‘deroga al vincolo di esclusività’ che, al momento è valida fino al 31 dicembre 2025. Proprio questa data di scadenza porta i professionisti ad approcciarsi con sfiducia a quella che invece avrebbe potuto rappresentare un’opportunità. Particolarmente interessati all’esercizio della libera professione ‘aggiuntiva’ sono infermieri e fisioterapisti, molto richiesti dai pazienti per le attività in assistenza domiciliare diretta. Con la progressiva estensione del sistema salute verso il territorio, infatti, la presenza del professionista sanitario è sempre più richiesta da pazienti per cui la prestazione domiciliare è spesso l’unica alternativa possibile. Il webinar ha visto la partecipazione di centinaia tra infermieri e fisioterapisti, che hanno interagito in diretta con gli esperti, i quali hanno risposto alle loro domande e ai dubbi più frequenti, con l’obiettivo di fornire soluzioni pratiche per una piena e concreta attuazione della legge e garantire ai professionisti un supporto chiaro e completo. Tanti gli ospiti : Luigi Pais dei Mori, Studio di infermieristica Legale Pais; Paolo Esposito, presidente Ofi Napoli, Benevento, Caserta e Avellino; Marco Ginanneschi, commercialista e revisore legale; Carolina Limonta, avvocato Consulcesi Club; Elisabetta Piccinni, Digital Product Manager Consulcesi Club e Simona Gori, responsabile Consulcesi Club. Per i propri iscritti interessati alla libera professione, Consulcesi Club offre supporto completo. A partire dal modulo scaricabile, preparato dagli avvocati specializzati, per richiedere l’autorizzazione all’attività libero professionale alla propria azienda sanitaria senza omettere alcun dettaglio. Passando per la guida alla deroga al vincolo di esclusività, un utile strumento per approfondire il tema. Proseguendo, la nuovissima feature di Elenco professionisti sanitari offre un’opportunità concreta di aumentare visibilità e possibilità lavorative all'interno di una rete qualificata di farmacie, laboratori e centri medici. Il nuovo servizio, dedicato ai liberi professionisti, permette di organizzare la propria attività di assistenza domiciliare e di farsi conoscere dai pazienti.Basterà selezionare e aggiornare le prestazioni che si erogano, con la libertà di gestire tempi e luoghi di lavoro in modo flessibile. I pagamenti sono sicuri e senza commissioni sugli interventi effettuati. Grazie alla scheda personale nell'elenco, ogni professionista può accedere e gestire facilmente richieste e prestazioni da qualsiasi dispositivo, ottimizzando la propria attività e intercettando nuove opportunità. Infine, Consulcesi Club fornisce anche il supporto legale necessario per far valere il proprio diritto a svolgere attività libero professionale. Oltre all’Elenco professionisti sanitari e al supporto legale, Consulcesi Club propone un’offerta formativa completa, con corsi Fad multimediali e interattivi che comprendono oltre 300 corsi, webinar ed eBook e coprono più di 1.800 crediti Ecm in aree come management, medicina, sicurezza e aspetti legali. La piattaforma, accessibile da qualsiasi dispositivo, integra strumenti innovativi come film formativi e videoclip educativi per un apprendimento immersivo. Inoltre, i membri di Consulcesi Club possono tenersi aggiornati sulle ultime novità in sanità con contenuti quali guide, ebook, podcast, video, infografiche e articoli personalizzati, supportati da un assistente personale dedicato e consulenze assicurative che completano il quadro di risorse utili per la pratica quotidiana.
(Adnkronos) - Se le famiglie italiane potessero fruire di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta per colf, badanti e baby sitter avrebbero la possibilità di dimezzare i costi ed il tasso di irregolarità nel settore potrebbe passare dal 54% attuale, al 21%, con la conseguente emersione di circa 460mila lavoratori in nero. La misura, già sperimentata con successo in Francia, è stata analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf nel Rapporto 2024 'Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico', progetto editoriale in partnership con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione studi consulenti del lavoro, presentato all’Auditorium dell’Ara Pacis. Per comprendere le ricadute economiche della misura si è preso l’esempio più emblematico, quanto comune, la badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza. Per questa figura una famiglia deve prevedere un budget annuale di 16.300 euro (tra retribuzione, ferie, tredicesima e Tfr), a cui si aggiungono 2.550 euro di contributi. Applicando un eventuale credito di imposta al 50% si avrebbe uno ‘sconto’ di ben 9.425 euro, sul totale di 18.850 euro. Secondo le ipotesi formulate da Assindatcolf, la nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi. Il costo per lo Stato stimato sarebbe di 7,8 miliardi ma considerati i benefici diretti che deriverebbero dall’emersione di una quota significativa di occupati irregolari e da nuova domanda di mercato, il costo scenderebbe a 3,3 miliardi. Aggiungendo anche gli effetti indiretti che deriverebbero dai maggiori consumi che le famiglie potrebbero sostenere e dal gettito contributivo e fiscale derivante dalla potenziale nuova occupazione dei caregiver familiari in altri lavori, il costo netto della misura scenderebbe a 2,6 miliardi. Nello studio non è considerato l’effetto derivante dalla riduzione del costo del sommerso, in un settore in cui il tasso di irregolarità attuale è stimabile al 55,3% (media tasso degli ultimi 5 anni 2017-2021). Con la nuova misura questo potrebbe scendere al 21%, facendo emergere circa 460mila lavoratori oggi irregolari su 765 mila stimati (in totale 1 milione e 384mila occupati, tra regolari e non). Infine i costi, oggi il sommerso pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 mld) ed evasione Irpef (904 mln). Con l’introduzione del credito di imposta al 50% potrebbe arrivare a 959 milioni (361 mln di evasione Irpef e 598 mila di evasione contributiva). “La storica battaglia di Assindatcolf - dichiara il presidente dell’Associazione Andrea Zini - è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico. Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni la situazione economica del Paese è andata peggiorando e questo ha reso sempre più inaccessibile il ricorso all’assistenza in casa, soprattutto per la non autosufficienza. Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo”.
(Adnkronos) - “Le ottime performance economico-finanziarie ottenute nei primi nove mesi del 2024 hanno consentito di procedere più speditamente negli investimenti previsti dal nostro Piano. I risultati di questo terzo trimestre confermano ulteriormente la consistenza della nostra strategia: abbiamo raggiunto un utile netto mai realizzato prima di oltre 700 milioni di euro, superando quanto registrato in tutto il 2023". Lo afferma l'amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, commentando i risultati relativi ai primi 9 mesi del 2024. “Con questi risultati - aggiunge l'ad - abbiamo potuto rivedere al rialzo la guidance per il 2024, con un Ebitda atteso tra 2,28 e 2,32 miliardi di euro e un utile netto ordinario di Gruppo tra 0,80 e 0,82 miliardi di euro. Si tratta di obiettivi importanti che ci consentono di sostenere la competitività e accelerare nel percorso intrapreso per lo sviluppo di infrastrutture strategiche per la transizione ecologica del Paese”. La sostenibilità del debito di A2a è “invidiabile”. Il rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda rolling si attesta a 1,7. “Alla fine dell’anno paghiamo all’Enel l’acquisizione della loro rete. Il fatto di arrivare con un’ottima posizione finanziaria ci rende sereni” ha spiegato l’ad, in merito alla vendita della rete di distribuzione di Milano e Brescia da Enel ad A2a per 1,2 miliardi di euro. "Il passaggio della rete acquisità avverrà il 31 dicembre" ha poi aggiunto. La posizione finanziaria netta è pari a 4,01 miliardi di euro. Escludendo gli impatti delle variazioni di perimetro del periodo e dell’emissione del bond ibrido, la Pfn si attesta a 4.688 milioni di euro grazie a un flusso di cassa operativo che ha garantito la copertura di investimenti e dividendi.