ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - "Oltre una persone con diabete su 3 prova angoscia, in relazione alla propria condizione. Più del 60% delle persone con diabete prova paura all’idea di sviluppare le gravi complicanze diabete-correlate con un impatto negativo sul loro benessere generale. È necessario che il benessere personale diventi priorità nel modello di cura e assistenza in favore delle persone con diabete". Lo ha detto Riccardo Candido, presidente Federazione società diabetologiche italiane, in apertura dell'incontro - oggi in Senato - promosso dalla senatrice Daniela Sbrollini per il World Diabets Day, durante il quale è stata presentata la campagna 'Facciamo squadra attorno al diabete', realizzata da FeSDI. Candido ha poi letto la lettera che la Federazione ha inviato al ministro della Salute Schillaci in occasione della Giornata mondiale del Diabete 2024: "FeSDI si unisce all’International Diabetes Federation (IDF), facciamo appello affinché possano essere adottate tutte le misure necessarie per accelerare l’implementazione degli obiettivi Oms condivisi nel Global Diabetes Compact, il target di copertura entro il 2030 per proteggere e tutelare il benessere fisico e mentale delle persone con diabete". Infine, "a nome della comunità diabetologica italiana – ha poi concluso Candido - Le chiediamo, pertanto, di dedicare risorse sufficienti per migliorare il benessere fisico e mentale delle persone con diabete in Italia per prevenire la patologia oggi e proteggere chi ci conviverà un domani".
(Adnkronos) - I dati economici mostrano un Sud e in particolare Napoli messi meglio di prima, spinti anche da un turismo ai massimi livelli e dagli investimenti del Pnrr. Allora dobbiamo mettere in campo le capacità delle nostre classi dirigenti pubbliche e private per cogliere appieno questa opportunità e portare questa crescita a beneficio nostro e anche di tutto il Paese”. Questo uno dei passi dell’intervento di Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio del Comune di Napoli, già Sottosegretario al ministero dell’Economia, all’assemblea di Manageritalia Campania svoltasi presso la sede dell’Associazione in città. Nell’intervento di apertura della parte pubblica il segretario Generale di Manageritalia Massimo Fiaschi ha espresso in sintesi il giudizio dell’organizzazione sulla Legge di Bilancio: “Una Manovra che ha avuto il plauso dei mercati, ma non ha sicuramente il nostro. Perché non c’è nulla per la crescita e si colpisce come al solito il ceto medio che sopra i 75milioni di reddito avrà un aumento delle tasse per il tetto messo alle detrazioni fiscali. Il presidente di Manageritalia, Marco Ballaré nel suo intervento ha rimarcato la fotografia irrealistica che presentano i dati fiscali: “Abbiamo il 45% degli italiani che non lavora, solo 10 milioni, su 42 milioni di contribuenti, che pagano il 76% dell’Irpef e solo il 5% che dichiara più di 55mila euro. È la fotografia di un Paese povero, ancor più povero di quello che è veramente al lordo dell’evasione, che ha 3 miliardi di debito, 50mila euro per ogni abitante”. “La Legge di Bilancio è figlia di un Paese che non ha una visione da decenni”, ha detto nel suo intervento Gianluca Cantalamessa, Senatore della Repubblica Italiana e Componente della 9ª Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e artigianato. E poi ha ribadito: “Nel nostro Paese, infatti, non mancano i soldi, manca una visione e delle politiche industriali, per la sanità e molto altro che guardino avanti. La manovra mette in sicurezza il costo del debito, 65miliardi all’anno, che ci schiaccia e non potevamo, come punto di partenza, permettere salisse”. Baretta sulla Legge di Bilancio ha detto: “È meno peggio di come poteva essere. Ma non c’è nulla per la crescita, manca una vera riforma delle detrazioni, 700 voci che danno luogo a 250 miliardi di mancate entrate, e poi c’è la tassa sui fondi pensione che non ha senso, perché non c’è così in Europa e deprime la previdenza integrativa della quale abbiamo tutti, stato e cittadini, tanto bisogno. Per non parlare il tetto agli stipendi dei manager pubblici che rischia solo di privarci di valide competenze oggi indispensabili”. L’Assemblea, molto partecipata, ha anche dibattuto delle attività dell’Associazione per supportare i manager nelle sfide professionali e il territorio con le competenze messe volontariamente a disposizione da tanti manager associati. Tra questi c’è anche Women On Board, il percorso per aumentare le donne nei CdA. “Infatti – ha detto il presidente di Manageritalia Campania Ciro Turiello nel suo intervento – le donne nei CdA campani sono solo il 19,6%, sotto la media nazionale (20,2%). Un dato simmetrico a quello delle donne dirigenti che sono solo 16,3% in Campania contro il 21,4% in Italia. Dati che raccontano la debolezza manageriale del nostro territorio non solo a livello di genere, ma proprio in generale (ci sono solo 0,3 dirigenti ogni 100 dipendenti, contro 0,9% a livello nazionale e 1,7% in Lombardia), nella governance e gestione delle aziende. E Per crescere abbiamo bisogno di molta più managerialità soprattutto a supporto delle tante Pmi che proprio per questo gap non sanno crescere oltre una certa soglia”. Donne nei cda, queste sconosciute: o così almeno dicono i dati che vedono una presenza di poco più del 19.6 % di donne nei consigli di amministrazione delle imprese campane. E' quanto emerge dall’indagine condotta a Manageritalia su dati Modefinance, società del gruppo TeamSystem, su circa 225mila società di capitali con oltre 1 milione di fatturato. Se il dato generale della Campania con 19,6% è inferiore alla media nazionale (20,2%), quello di dettaglio è ancor peggiore: sulle 14.917 imprese del territorio campano analizzate, il 76,1% non ha donne nei cda (contro il 66,7% nazionale), il 23,9% ha una forma mista con almeno una donna (33,3% nazionale) unica nota positiva il 16,2% di cda composti di sole donne (10,9% nazionale). La scarsa presenza femminile nei cda delle imprese campane è in linea con quella nella dirigenza delle aziende, dove le donne sono solo il 16,3% in Campania e il 21% in Italia. Questo anche se nelle imprese campane i vertici aziendali si tingono sempre di più di rosa, visto che le donne manager negli ultimi 14 anni crescono del 148% arrivando a quota 408 su un totale di quasi 2.500 manager in attività sul territorio. Nel corso dell’ultimo anno la provincia di Napoli si conferma la più numerosa con 1.560 manager (1.315 uomini e 245 donne) e una crescita del +1,9%, guardando però il dato storico le donne manager, dal 2008 a oggi sono cresciute +113%. Significativo lo scenario della provincia di Benevento dove si registra la crescita in proporzione più alta +1,2 % raggiungendo 174 dirigenti (116 uomini e 58 donne), qui l’aumento delle dirigenti donna è a due cifre +16% nell’ ultimo anno, ben + 135% in 14 anni. Bene anche Avellino con un +5,3% complessivo per un totale di 158 manager (138 uomini e 20 donne) in cui però si segnala una diminuzione delle donne arrivate a segnare – 16% su base annua ma in crescita del +150% dal 2008 a oggi. Dati in decrescita anche per la provincia di Caserta che fa segnare -4.3% e addirittura un -10,4% per quanto concerne le nuove dirigenti. Chiude la provincia di Salerno, realtà in cui si segnala il dato peggiore a livello regionale con un complessivo -17,5% di dirigenti, una marcia indietro che si rispecchia anche nella componente femminile che segna -22,2 %.
(Adnkronos) - “Da tempo ci interroghiamo sul valore economico e sociale della nostra filiera produttiva, del modello produttivo dei vignaioli indipendenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Abbiamo ingaggiato Nomisma in quanto player di altissimo livello in questo campo e ne è uscita una ricerca molto soddisfacente, che risponde ai nostri quesiti in maniera puntuale”. Lo ha detto Lorenzo Cesconi, vignaiolo e presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi), in occasione della presentazione dell’indagine 'Il modello socio-economico dei Vignaioli Indipendenti per la sostenibilità della filiera vitivinicola italiana' condotta da Nomisma wine monitor, l’osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, in collaborazione con Fivi e dedicata ai produttori associati alla federazione. “Dal report è emerso che i vignaioli indipendenti hanno un ruolo sociale importante, coltivando prevalentemente aree in territorio montano e collinare, dove c'è bisogno di presidiare e custodire un territorio altrimenti fragile - spiega Cesconi - Il ruolo territoriale dei vignaioli ci è stato confermato dall’indagine, da cui emerge che coltiviamo per l'80% zone di versante, in collina oppure in montagna”. “Il nostro ruolo sociale è importante anche perché il 30% dei nostri dipendenti sono assunti a tempo indeterminato e abbiamo anche un ruolo importante nella definizione della qualità delle produzioni. Il nostro atteggiamento è sempre qualitativo, tant'è che scegliamo di produrre in maniera biologica, scelta che riguarda più della metà dei nostri soci - continua Cesconi - Puntiamo sempre al vertice qualitativo di tutte le denominazioni, tant'è che il nostro prezzo medio di vendita si attesta a più o meno il doppio rispetto alla media nazionale. Questo approccio ha un ruolo importante sul richiamo delle denominazioni nei territori vitati, tant'è che anche nel comparto dell’enoturismo la nostra categoria svolge un ruolo di player importante”. “Il 90% delle nostre aziende fa vendite in cantina ed attrae clienti e turisti, che per un 40% sono stranieri. Inoltre riteniamo che l’enoturismo e i vignaioli indipendenti italiani possono avere un ruolo importante nel far defluire un po’ di turisti nelle campagne, contrastando così il fenomeno dell'over tourism", conclude il presidente Fivi.