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(Adnkronos) - Eugenio Giani, presidente uscente della Regione Toscana, è stato ufficialmente designato come candidato del centrosinistra per le prossime elezioni regionali. La sua candidatura è stata approvata per acclamazione dalla direzione regionale del Partito Democratico, che si è riunita questa sera nella sede di via Forlanini a Firenze. L'incontro è stato aperto dall’intervento del segretario regionale del Pd, il deputato Emiliano Fossi. Giani al momento della proclamazione ha stretto le mani a Fossi in un gesto simbolico, accolto dagli applausi dei presenti. "Con emozione e responsabilità, accolgo la proposta del Partito Democratico della Toscana di candidarmi a un secondo mandato come Presidente della Regione Toscana", le prime parole Giani dopo la sua designazione ufficiale. Giani sarà alla guida di un 'campo largo' guidato dal Pd con Avs, Sinistra Italiana, Azione, Iv, M5s e altre forze politiche di centrosinistra. "In questi anni abbiamo attraversato sfide enormi: la pandemia, le emergenze ambientali, la crisi economica. Ma lo abbiamo fatto insieme, con determinazione, coraggio, visione. Abbiamo seminato molto, e i frutti si cominciano a vedere - ha aggiunto Giani - La Toscana è più forte, più giusta, più sostenibile. Abbiamo investito sulla sanità pubblica, sulla scuola, sul lavoro, sulla cultura, sulla transizione ecologica, sulla Toscana diffusa e sulle infrastrutture senza mai dimenticare nessuna comunità, nessun territorio". "Il mio impegno continua, con la stessa passione del primo giorno. Perché governare non è mai stato un atto individuale, ma un progetto collettivo, fatto di ascolto, partecipazione e futuro - ha detto Giani - Grazie a tutta la comunità del Partito Democratico per la fiducia. Al segretario regionale Emiliano Fossi e alla segreteria per tutto il lavoro svolto in questi mesi. Alla segretaria Elly Schlein per la fiducia. Grazie a tutte e tutti per il cammino fatto. Ora avanti, insieme, con una squadra forte e determinante pronta per le prossime sfide per una Toscana ancora più bella, più solidale, più competitiva". Poco prima Giuseppe Conte aveva dato la parola agli iscritti M5S per dirimere il nodo delle regionali. A maggioranza, gli iscritti hanno dato l'ok all'ingresso in coalizione e, di conseguenza, a Giani: 1.538 hanno detto sì all'alleanza, circa il 60% dei votanti. In 1.030 hanno invece votato per andare da soli alle prossime regionali. Quasi il 50% degli aventi diritto non ha partecipato alla consultazione on line. “Accolgo con soddisfazione l’esito della consultazione del MoVimento 5 Stelle, che apre la strada alla costruzione di una coalizione progressista per le prossime elezioni regionali. Un risultato importante che rende la nostra regione protagonista della nuova stagione politica e rafforza il dialogo tra forze politiche e civiche impegnate per una Toscana più giusta, moderna, verde e solidale. Voglio ringraziare il Partito Democratico della Toscana e in particolare il segretario regionale Emiliano Fossi, che pazientemente ha saputo tessere la tela dell’unità e della convergenza”, ha dichiarato Giani. “Sono convinto dell’importanza dell’alleanza politica proposta dalla segretaria Elly Schlein a livello nazionale, inizia ora un percorso condiviso, che sono certo potrà dar vita a un progetto di governo forte, inclusivo e all’altezza delle sfide future”, aggiunge Giani. “Sono orgoglioso di far parte di una comunità viva, che si confronta, discute, a volte anche animatamente ma sempre per cercare le soluzioni migliori per il bene dei cittadini. In Toscana abbiamo dato vita a un processo decisionale ampio e trasparente che non si è limitato a rispondere ad un quesito posto dall’alto, ma che ha contemplato tante riunioni a vari livelli territoriali, coinvolgendo tutti gli iscritti in un dibattito franco e maturo”, ha detto Giuseppe Conte commentando i risultati del voto. “La pronuncia dei nostri iscritti ci dà ora un mandato chiaro per un confronto con il candidato Presidente, per verificare con rigore che siano rispettate e messe nero su bianco le condizioni che la comunità territoriale ha ritenuto prioritarie per sottoscrivere un accordo programmatico”.
(Adnkronos) - Un traguardo importante per Santa Tresa, un passo storico per la viticoltura siciliana: con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo disciplinare Terre Siciliane Igt, torna finalmente tra le varietà ammesse anche l’Orisi, vitigno autoctono siciliano a lungo dimenticato e finora impossibile da indicare in etichetta. A riportarlo in vita è stata proprio la tenuta di Vittoria (Ragusa) guidata da Stefano Girelli, che da anni lavora per recuperare questo raro tesoro ampelografico. Fino ad ora l’Orisi, reimpiantato grazie a un progetto sperimentale della Regione Sicilia, non poteva essere nominato sulle bottiglie: il vino prodotto da Santa Tresa portava in etichetta solo una 'O', simbolo del suo nome “non scritto”. Con la modifica del disciplinare, l’Orisi può finalmente riprendersi la sua identità anche in etichetta, coronando un percorso che unisce ricerca e storia dell’enologia siciliana. Il vitigno Orisi, nato dall’incrocio spontaneo tra Sangiovese e Montonico Bianco, era sopravvissuto in pochissimi esemplari nei Nebrodi. Il suo recupero è iniziato nel 2003 grazie a un ambizioso piano regionale di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani, che ha coinvolto il vivaio regionale Federico Paulsen di Marsala e l’azienda Santa Tresa. Nel vigneto sperimentale di Santa Tresa, che si estende su una superficie di circa 5.600 mq, con 2.830 piante, sono presenti 18 vitigni e circa 31 fenotipi diversi. Un bacino di biodiversità della vitivinicoltura siciliana, dove si studia l’interazione del sistema ecologico 'clima/pianta/terreno' dei diversi cloni dei principali vitigni siciliani, oltre che dei vitigni reliquia come l’Orisi, la loro resilienza per una viticoltura sostenibile. In questi anni, dalle 16 piante presenti nel campo sperimentale della tenuta, si è riusciti a ottenere 1.523 ceppi di Orisi, coltivati a spalliera in terreni franco sabbiosi, minerali, su uno strato di calcareniti compatte. "Oltre al dato tecnico, che consente l'utilizzo in etichetta del nome varietale, per noi di Santa Tresa significa anche il riconoscimento dell'impegno che nasce dal nostro campo sperimentale, dalla tecnica agronomica, passa dalle micro-vinificazioni e giunge, grazie alla cultura enologica, al riconoscimento normativo", commenta Stefano Girelli, alla guida di Santa Tresa con la sorella Marina. La vinificazione di 'O' di Santa Tresa segue un protocollo rigoroso: vendemmia manuale a settembre, refrigerazione, fermentazione in botti di rovere di Slavonia e un lungo affinamento sulle bucce fino alla vendemmia successiva, prima di un riposo in acciaio di 4-5 mesi. Santa Tresa, con i suoi 50 ettari di cui 39 coltivati a vite, continua così a essere un esempio virtuoso di viticoltura biologica, capace di coniugare tradizione, biodiversità e innovazione nel pieno rispetto della natura.
(Adnkronos) - Dopo due anni e mezzo di diminuzioni, tornano a crescere nel I semestre 2025 le emissioni di CO2 (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti stazionari (gas +6%, petrolio -2%, generazione elettrica da rinnovabili -3%). Lo evidenzia l’Analisi Enea del sistema energetico nazionale che rileva, inoltre, prezzi di elettricità e gas tra i più elevati in Europa e un trend negativo per la transizione energetica (-25%) misurato dall’indice Ispred. In particolare, riguardo ai prezzi, quello dell’energia alla Borsa italiana (120 €/MWh media semestrale) è risultato doppio rispetto a quello di Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). “Di fatto, ne risente la produzione industriale dei settori energy intensive, che resta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dell’intera industria manufatturiera, già sui minimi di lungo periodo”, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che cura l’aggiornamento trimestrale. Dall’analisi emerge che nel primo trimestre le fonti rinnovabili hanno registrato un forte calo della produzione idroelettrica (-20%) ed eolica (-12%), non compensato dall’aumento del fotovoltaico (+23%), che è cresciuto in linea con il progressivo incremento della capacità installata (+3,3 GW). I consumi di gas naturale sono stati invece sostenuti dal clima rigido del primo trimestre 2025, che ha spinto i consumi per il riscaldamento. Una situazione che rispecchia sostanzialmente il quadro europeo dove l’inverno rigido ha fatto salire il consumo di gas (+5%), mentre sono diminuite le rinnovabili (-3%), con il solo fotovoltaico in crescita (+20%). Segno positivo anche per la produzione di energia nucleare (+2%), legata all'aumento della produzione francese. “Nel complesso i consumi energetici dell’area euro sono stimati stazionari e così le emissioni di CO2, un dato in chiaro contrasto con la traiettoria necessaria per il target 2030, che richiede un calo medio annuo di circa il 7%”, sottolinea Gracceva. A livello di settori, in Italia si rileva una contrazione dei consumi nei trasporti (-1%), concentrata nel primo trimestre, e un incremento nel civile (+3%), attribuibile principalmente all’aumento della domanda di gas per riscaldamento e alla maggiore domanda elettrica del settore terziario. Nel complesso, nel semestre la domanda elettrica nazionale risulta in lieve aumento (+0,4%), confermando la sostanziale stazionarietà del grado di elettrificazione dei consumi energetici in Italia. Il peggioramento dell’indice della transizione Enea Ispred è da attribuirsi soprattutto alla componente decarbonizzazione: “Nei prossimi cinque anni le emissioni di CO2 dovranno scendere del 6%, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi 3 anni. Se la traiettoria delle emissioni seguisse il trend degli ultimi 3 anni, il target 2030 sarebbe raggiunto non prima del 2035”, prosegue Gracceva. Sul fronte sicurezza energetica, e con particolare riferimento al gas, il sistema è risultato solido anche per la bassa domanda invernale. Un contributo è arrivato anche dall’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, che a maggio e giugno ha portato il gas liquefatto ad essere la prima fonte di approvvigionamento di gas italiana (35% del totale), superando l’import dall’Algeria. Nel sistema elettrico europeo sono divenute sempre più frequenti le ore con prezzi zero o negativi, fino a un massimo raggiunto in Spagna con una media di oltre 6 ore al giorno. “Si tratta di segnali di un eccesso di produzione di elettricità da fonti intermittenti, in primis il fotovoltaico, e di flessibilità non adeguata a gestire la variabilità delle rinnovabili. Ma è notevole come sul mercato italiano questi effetti risultino al momento radicalmente più contenuti, con prezzi zero solo nello 0,5% delle ore nella zona Sud, a conferma del persistente ruolo del gas nella fissazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso”, conclude Gracceva.