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(Adnkronos) - Centrodestra ancora in alto mare per la scelta dei candidati alle prossime regionali. Nei giorni scorsi si era parlato di un nuovo vertice tra i leader, un terzo round per cercare di sbrogliare una matassa che sembra sempre più ingarbugliata (anche a causa delle dimissioni di Roberto Occhiuto che hanno riaperto la partita elettorale in Calabria), ma non ci sarebbe stato nessun incontro. Se ne riparlerà la prossima settimana prima della pausa estiva. La maggioranza è chiamata a risolvere, dunque, il complesso risiko delle cinque Regioni prossime al voto (le prime saranno Marche e Valle d'Aosta). Lo stallo persiste un po' perché, dicono alcuni, i sondaggi commissionati per individuare i nomi più competitivi avrebbero, invece, aggiunto ulteriore confusione a un quadro di per sé complesso, segnato - nonostante le smentite ufficiali - da veti incrociati e interessi di parte. Due i principali nodi sul tavolo della coalizione di governo: Campania e Veneto. Per quanto riguarda la Regione, attualmente guidata da Vincenzo De Luca, in casa Fratelli d'Italia i vertici locali hanno indicato da tempo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. In campo, però, restano altri profili: quelli del rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito e di Giosy Romano, attuale coordinatore della struttura di missione Zes Unica, a cui si aggiungerebbe la carta del rettore dell'università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. Per la Lega oggi ha fatto sentire la sua voce il coordinatore regionale Gianpiero Zinzi: ''Se Cirielli vuole candidarsi, lo dica chiaramente e noi saremo pronti a sostenerlo per la sua autorevolezza e il suo valore politico. Ma se non intende farlo, non è più tempo di veti. Tra i civici sappiamo già che Giosy Romano è un profilo credibile che può condurre il centrodestra alla vittoria in Campania". Ancora più complesso appare il rebus Veneto. Fratelli d'Italia da tempo coltiverebbe l'ambizione di guidare la ricca e produttiva Regione del Nord, prendendo il testimone dal leghista Luca Zaia. Il governatore uscente, tuttavia, accantonata l'ipotesi di un nuovo mandato, sarebbe intenzionato a presentare una propria lista. Una prospettiva che incontra la netta opposizione sia di Fdi che di Forza Italia. Per Fratelli d'Italia i papabili sarebbero due: i senatori Raffaele Speranzon e Luca De Carlo. La Lega, invece, spingerebbe per Alberto Stefani, attuale numero due del partito, sponsorizzato da Matteo Salvini. A complicare la situazione c'è il caso della Calabria dopo il passo indietro di Occhiuto che dal palco degli Stati Generali del Mezzogiorno ha confidato: ''Mi sono dimesso non perché non rispetto il lavoro della magistratura. Anzi. Il punto è che a volte i tempi della giustizia non sono quelli del governo. Dopo questo avviso di garanzia ho visto dirigenti che non si assumevano più la responsabilità di firmare nulla e ho pensato che questa condizione mi avrebbe portato a un logoramento e non mi avrebbe fatto concludere il lavoro che abbiamo fatto fino ad ora''. Tajani, anche lui alla kermesse sul Sud di Reggio Calabria, ha difeso Occhiuto (''Roberto ha ridato dignità alla Calabria") e ha invitato tutti a rimboccarsi le maniche per ''sostenere ventre a terra'' il governatore dimissionario per un bis. "Non sono affatto preoccupato della campagna elettorale che dobbiamo fare anche qui in Calabria, anzi -ha sottolineato il segretario nazionale di Fi- sono sicuro che i consensi aumenteranno, cresceranno, visto che i calabresi apprezzano hanno il buon governo regionale". Le dimissioni di Occhiuto aprono la partita anche nel centrosinistra. In Calabria i 5 Stelle sono il primo partito e potrebbero chiedere di esprimere il candidato presidente della coalizione. Un lavoro che sarà affrontato nelle prossime settimane e ogni ipotesi al momento viene definita prematura. Si sottolinea però, in ambienti del centrosinistra, come la collaborazione tra M5S, Pd e Avs sia stata "proficua" in Calabria durante il mandato di Occhiuto. Nel caso di una candidatura 5 Stelle una possibile rosa di nomi, tutta la femminile, potrebbe vedere in pole le calabresi Vittoria Baldino, Anna Laura Orrico ed Elisa Scutellà. Ci sarebbe anche Pasquale Tridico, calabrese ed eurodeputato. Mentre il Pd potrebbe avanzare i nomi del senatore Nicola Irto o del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Ma la partita è tutta agli inizi. Entra invece nel vivo quella della Marche, prima tra le regioni al voto. Matteo Ricci si è rituffato in campagna elettorale, dopo essere stato sentito in merito alla vicenda Affidopoli e all'ok al sostegno che ne è seguito da parte di Giuseppe Conte. Oggi il candidato del centrosinistra ha partecipato ad alcune iniziative insieme a Elly Schlein e ad Ancona con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli che hanno presentato le liste Avs a sostegno di Ricci. "È una sfida decisiva quella delle Marche, la possiamo vincere, siamo tutti a supporto di Ricci", ha detto la segretaria del Pd. Mentre lunedì sbarcheranno ad Ancona per sostenere il bis di Francesco Acquaroli la premier Giorgia Meloni con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini.
(Adnkronos) - L'intesa tra Usa e Ue sui dazi al 15% per i prodotti europei entrerà in vigore domani 1° agosto. Ma l'incertezza, mancando ancora un piano operativo sui diversi settori, regna sovrana. E le sorprese, per le aziende italiane che esportano in Usa, sono dietro l'angolo. Anche quelle di ritrovarsi, concretamente, a dover fronteggiare un dazio maggiore rispetto al 15% previsto dall'accordo. Come racconta ad Adnkronos/Labitalia Giuseppe Napoletano, amministratore unico della Solania Srl, azienda campana che esporta in tutto il mondo, Usa compreso, il pomodoro San Marzano Dop, una delle icone del made in Italy agroalimentare, che si produce esclusivamente nell'agro Sarnese – Nocerino. "Da domani -sottolinea- ci sarà su ogni container che entrerà negli Stati Uniti c'è l'applicazione del dazio del 15% in più, sul pomodoro già pagavamo il dazio del 6,50 a cui si sommerà il 15%. Dalle informazioni che ho avuto l'altro giorno da Interglobo, lo spedizioniere che fa tutte le operazioni doganali il prezzo 6,50 più 15, che fa 21,50", sottolinea. Un incremento di costi, quello legato ai dazi, che per Solania arriva in un periodo positivo per l'azienda. "Quelli del 2024 sono stati numeri importanti, siamo un'azienda -spiega- che esporta il pomodoro San Marzano Dop in tutto il mondo, facciamo 50 Paesi, dagli Stati Uniti, Canada, Brasile, fino ad arrivare tra il Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Abbiamo sede in Campania, esattamente a Sarno e abbiamo due stabilimenti di produzione, una a Sarno e un'altro a Nocera Inferiore. Produciamo circa un milione di quintali di pomodoro, l'export per noi rappresenta quasi l'80%, e gli Usa il 50% di esso. E quindi il problema con l'applicazione dei dazi c'è, è chiaro che dobbiamo essere bravi a ottenere i costi per superare questo momento negativo", sottolinea. Ma, nonostante l'incertezza e l'aumento dei costi legato all'applicazione dei dazi, l'imprenditorie non perde la fiducia. "Io sono fiducioso perché il consumatore americano è molto attento alla qualità, il nostro è un prodotto che va verso un mercato di fascia medio alta. Noi dovremo essere a produrre nel contenere i costi e gli eventuali aumenti di non applicarlo al cliente finale", sottolinea. E Napoletano, nel contenimento dei costi senza intaccare la qualità, si è mosso per tempo. "In previsione di questa situazione, quando si è iniziato a parlare di dazi, abbiamo ci siamo già attrezzati contenendo il costo dell'acciaio, visto che il nostro pomodoro va in contenitori metallici. Abbiamo già fatto i contratti a dicembre e gennaio scorso, in cui non abbiamo subito ulteriori aumenti, mentre in questo momento l'acciaio è aumentato del 7-8%", sottolinea. La 'strada', per Napoletano, per vincere la 'guerra' dei dazi, deve essere questa: valore aggiunto del prodotto e ottimizzazione dei costi. "Abbiamo sentito il nostro importatore -spiega- e il sentimento è chiaro, quando ci sono queste situazioni incredibili a livello internazionale, anche loro devono stringere la cinghia in un momento particolare. Ma noi siamo fiduciosi perché il nostro prodotto è un prodotto di fascia medio alta, non è un prodotto cheap. Il problema lo potresti tenere su un prodotto cheap che magari aumenta del 15-20%", ribadisce. "Chi è abituato a mangiare qualità e a spendere per la scatola di pomodoro San Marzano, continuerà a farlo, non penso almeno per il momento, un'eventuale riduzione del consumo negli Usa", sottolinea. E l'imprenditore sottolinea come oltre ai dazi a pesare sia la svalutazione del dollaro. "Se non c'è un intervento politico a livello internazionale" la situazione che si è creata con i dazi Usa "la puoi tamponare, però a lungo andare puoi avere dei problemi occupazionali, dei problemi di produzione. Questo accordo ha permesso agli Usa di fare il proprio business e di vendere proprie risorse all'Europa, però prima o poi vanno regolati questi scambi commerciali, non si possono tenere i tassi così alti. Mi auguro che da qui a fine anno, anche in occasione delle elezioni di medio termine in America, qualcosa possa succedere", sottolinea. E intanto Napoletano è concentrato sul momento più importante per l'azienda: la produzione del pomodoro San Marzano che viene trasformato esclusivamente in pelati, come previsto dal disciplinare. "In questo momento abbiamo un pomodoro eccellente, un'annata di qualità. Negli ultimi giorni c'è stata una piccola pioggia che non ha fatto danni, perché poi sul pomodoro quello che incide sono eventuali grandinate, che potrebbe danneggiare il prodotto. Fino ad adesso stiamo facendo una qualità eccellente", sottolinea, concludendo che "noi produciamo poi anche pomodoro normale, in Puglia, e anche li stiamo avendo una qualità eccellente".
(Adnkronos) - In Italia è Sos incendi. Dal 1° gennaio al 18 luglio 2025 nella Penisola si sono verificati 653 incendi che hanno mandato in fumo 30.988 ettari di territorio pari a 43.400 campi da calcio. Una media di 3,3 incendi al giorno con una superficie media bruciata di 47,5 ettari. A scattare questa fotografia è Legambiente che ha diffuso nei giorni scorsi il suo nuovo report 'L’Italia in fumo'. Stando al report di Legambiente, che ha analizzato e rielaborato i dati Effis (European Forest Fire Information System), dei 30.988 ettari di territorio bruciati nei primi sette mesi del 2025, 18.115 hanno riguardato ettari naturali (ossia aree boscate); 12.733 hanno interessato aree agricole, 120 aree artificiali, 7 aree di altro tipo. Il Meridione si conferma l’area più colpita dagli incendi con sei regioni in cima alla classifica per ettari bruciati. Maglia nera alla Sicilia, con 16.938 ettari bruciati in 248 roghi. Seguita da Calabria, con 3.633 ettari in 178 eventi incendiari, Puglia con 3.622 ettari in 69 eventi, Basilicata con 2.121 ettari in soli 13 roghi (con la media ettari per incendio più alta: 163,15), Campania con 1.826 ettari in 77 eventi e la Sardegna con 1.465 ettari in 19 roghi. Tra le regioni del Centro e Nord Italia: ci sono il Lazio (settimo in classifica) con 696 ettari andati in fumo in 28 roghi e la Provincia di Bolzano (ottava in classifica) con 216 ettari in 3 roghi e la Lombardia. Per l’associazione ambientalista, "ad oggi il Paese paga non solo lo scotto dei troppi ritardi, ma anche l’acuirsi della crisi climatica che amplifica il rischio di incendi boschivi e l’assalto delle ecomafie e degli incendiari". Secondo l’ultimo Rapporto Ecomafia diffuso il 10 luglio scorso, nel 2024 sono stati 3.239 i reati (incendi boschivi e di vegetazione, dolosi, colposi e generici in Italia) contestati dalle forze dell’ordine, Carabinieri forestali e Corpi forestali regionali, un dato però in calo del 12,2% rispetto al 2023. “Per contrastare gli incendi boschivi - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - non basta concentrarsi sull’emergenza estiva o su singole cause, ma è fondamentale adottare un approccio integrato che integri prevenzione, rilevamento, monitoraggio e lotta attiva. Bisogna puntare sulla prevenzione attraverso una gestione territoriale efficace, che includa l’uso ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali. Ma è anche fondamentale promuovere e remunerare i servizi ecosistemici, sostenendo e rivitalizzando le comunità rurali nelle aree interne e montane affinché possano riappropriarsi di una funzione di presidio territoriale. Allo stesso tempo è importante applicare la normativa vigente per arginare qualsiasi ipotesi di speculazione futura sulle aree percorse dal fuoco, ed estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo a qualsiasi rogo. È cruciale rafforzare le attività investigative per individuare i diversi interessi che spingono ad appiccare il fuoco, anche in modo reiterato. L’analisi approfondita dei luoghi colpiti e dei punti d’innesco accertati può costruire una mappa investigativa essenziale per risalire ai responsabili”. Da segnalare anche gli incendi scoppiati in aree naturali. Su 30.988 ettari di territorio bruciati, 6.260,99 hanno riguardo aree Natura 2000 in 198 eventi incendiari. A livello regionale, Puglia e Sicilia risultano le regioni più colpite da incendi in aree Natura 2000.