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(Adnkronos) - Carney Chukwuemeka può essere il nome 'a sorpresa' del mercato della Juventus. Il centrocampista inglese, secondo le ultime news di calciomercato di oggi, martedì 29 luglio, sarebbe tornato in orbita bianconera, a caccia di un profilo giovane e di talento per rinforzare la sua mediana. Un primo approccio con il giocatore c'era stato già lo scorso gennaio, quando con il Chelsea, club proprietario del cartellino, si imbastì la trattativa che ha portato Renato Veiga a Torino. Allora la spuntò il Borussia Dortmund, oggi la Juve ci riprova, ma prima, per concretizzare l'operazione, serve una cessione a centrocampo. Ma chi è Chukwuemeka? Carney Chukwuemeka è un giovane centrocampista di 21 anni, classe 2003, di proprietà del Chelsea. I Blues lo acquistarono nell'estate delm 2022 dall'Aston Villa, club che lo ha cresciuto, per 18 milioni di euro, ma fin qui Chukwuemeka non è riuscito a imporsi a Londra. In Inghilterra è considerato uno dei talenti più interessanti del campionato. Carney unisce forza fisica (è alto 1.85), a una grande qualità palla al piede. Nato in Austria a Eisenstadt da genitori nigeriani, si è trasferito da piccolo in Inghilterra, a Birmingham, dove ha svolto tutta la trafila nel settore giovanile. Di lui si sono accorti anche gli osservatori della Nazionale inglese, che lo hanno convocato in Under 17 e Under 20, di cui fa ancora parte. Nell'ultima stagione, dopo sei mesi di buio al Chelsea, è volato in Germania, dove con il Borussia Dortmund ha raccolto 17 presenze con un gol.
(Adnkronos) - "Per quanto riguarda le imprese agricole campane, l’impatto potrebbe variare in modo significativo in base alle modalità di applicazione del dazio. Se l’imposizione riguarda il valore del prodotto alla partenza e non il prezzo finale al consumo, la ricaduta lungo la filiera potrebbe risultare più attenuata del previsto. Parliamo infatti di un comparto, quello agroalimentare, che si fonda su produzioni ad alto valore aggiunto, esito di processi di trasformazione, qualità certificata e forte legame con il territorio. Elementi che creano un significativo scarto tra il prezzo all’origine e quello finale e che possono contribuire ad ammortizzare, almeno in parte, l’effetto della misura". Così, con Adnkronos/Labitalia, Fabrizio Marzano, presidente di Confagricoltura Campania, commenta l'accordo Usa-Ue su dazi al 15% per l'export europeo. "Naturalmente, in presenza di produzioni meno strutturate, con lavorazioni minime e margini ridotti, un’imposizione del 15 per cento -continua- risulterebbe più difficile da sostenere. Ma l’agricoltura campana ha costruito negli anni un’identità solida, fondata su qualità, sicurezza alimentare e distintività, che consente oggi di affrontare con maggiore flessibilità le dinamiche del mercato internazionale". Secondo Marzano "oltre alla gestione dell’emergenza, l’introduzione di nuovi dazi apre anche un fronte strategico che va affrontato con decisione: rafforzare la capacità di esportazione del sistema agricolo nazionale. Troppe imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, continuano ad affrontare i mercati esteri senza una visione strutturata e senza strumenti adeguati, perdendo occasioni importanti di crescita e consolidamento. Diventa quindi fondamentale investire in formazione, accompagnamento all’internazionalizzazione, aggregazione dell’offerta e promozione di filiere integrate. In questo scenario, sarebbe utile coinvolgere anche le Camere di Commercio in un tavolo condiviso, che metta insieme istituzioni e rappresentanze imprenditoriali per costruire percorsi comuni e strategie di lungo periodo. Solo così potremo trasformare anche una difficoltà in un’occasione di sviluppo per l’intero comparto agricolo”, conclude.
(Adnkronos) - Dopo due anni e mezzo di diminuzioni, tornano a crescere nel I semestre 2025 le emissioni di CO2 (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti stazionari (gas +6%, petrolio -2%, generazione elettrica da rinnovabili -3%). Lo evidenzia l’Analisi Enea del sistema energetico nazionale che rileva, inoltre, prezzi di elettricità e gas tra i più elevati in Europa e un trend negativo per la transizione energetica (-25%) misurato dall’indice Ispred. In particolare, riguardo ai prezzi, quello dell’energia alla Borsa italiana (120 €/MWh media semestrale) è risultato doppio rispetto a quello di Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). “Di fatto, ne risente la produzione industriale dei settori energy intensive, che resta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dell’intera industria manufatturiera, già sui minimi di lungo periodo”, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che cura l’aggiornamento trimestrale. Dall’analisi emerge che nel primo trimestre le fonti rinnovabili hanno registrato un forte calo della produzione idroelettrica (-20%) ed eolica (-12%), non compensato dall’aumento del fotovoltaico (+23%), che è cresciuto in linea con il progressivo incremento della capacità installata (+3,3 GW). I consumi di gas naturale sono stati invece sostenuti dal clima rigido del primo trimestre 2025, che ha spinto i consumi per il riscaldamento. Una situazione che rispecchia sostanzialmente il quadro europeo dove l’inverno rigido ha fatto salire il consumo di gas (+5%), mentre sono diminuite le rinnovabili (-3%), con il solo fotovoltaico in crescita (+20%). Segno positivo anche per la produzione di energia nucleare (+2%), legata all'aumento della produzione francese. “Nel complesso i consumi energetici dell’area euro sono stimati stazionari e così le emissioni di CO2, un dato in chiaro contrasto con la traiettoria necessaria per il target 2030, che richiede un calo medio annuo di circa il 7%”, sottolinea Gracceva. A livello di settori, in Italia si rileva una contrazione dei consumi nei trasporti (-1%), concentrata nel primo trimestre, e un incremento nel civile (+3%), attribuibile principalmente all’aumento della domanda di gas per riscaldamento e alla maggiore domanda elettrica del settore terziario. Nel complesso, nel semestre la domanda elettrica nazionale risulta in lieve aumento (+0,4%), confermando la sostanziale stazionarietà del grado di elettrificazione dei consumi energetici in Italia. Il peggioramento dell’indice della transizione Enea Ispred è da attribuirsi soprattutto alla componente decarbonizzazione: “Nei prossimi cinque anni le emissioni di CO2 dovranno scendere del 6%, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi 3 anni. Se la traiettoria delle emissioni seguisse il trend degli ultimi 3 anni, il target 2030 sarebbe raggiunto non prima del 2035”, prosegue Gracceva. Sul fronte sicurezza energetica, e con particolare riferimento al gas, il sistema è risultato solido anche per la bassa domanda invernale. Un contributo è arrivato anche dall’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, che a maggio e giugno ha portato il gas liquefatto ad essere la prima fonte di approvvigionamento di gas italiana (35% del totale), superando l’import dall’Algeria. Nel sistema elettrico europeo sono divenute sempre più frequenti le ore con prezzi zero o negativi, fino a un massimo raggiunto in Spagna con una media di oltre 6 ore al giorno. “Si tratta di segnali di un eccesso di produzione di elettricità da fonti intermittenti, in primis il fotovoltaico, e di flessibilità non adeguata a gestire la variabilità delle rinnovabili. Ma è notevole come sul mercato italiano questi effetti risultino al momento radicalmente più contenuti, con prezzi zero solo nello 0,5% delle ore nella zona Sud, a conferma del persistente ruolo del gas nella fissazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso”, conclude Gracceva.