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(Adnkronos) - Salva per un pelo. L'eurodeputata di Avs Ilaria Salis ha visto confermata la sua immunità parlamentare dall'Aula di Strasburgo con un solo voto di scarto. Con 306 voti favorevoli, 305 contrari e 17 astenuti, l'ex insegnante di Monza, accusata di aver aggredito due neonazisti a Budapest nel febbraio 2023 in occasione della giornata dell'onore, un evento che attira neonazisti e militanti 'antifa' da tutta Europa, può tirare un sospiro di sollievo. "E' una vittoria dell'antifascismo e dell'Europa antifascista", ha gioito Salis subito dopo il voto a Strasburgo, visibilmente sollevata dalla prospettiva di non venire riconsegnata all'Ungheria, dove ha già fatto 15 mesi di carcere. "Ovviamente - ha detto - sono molto contenta dell'esito del voto, ma soprattutto questa è l'ennesima conferma che non si possono tenere dei processi giusti in Ungheria, né contro gli antifascisti, né contro nessun oppositore politico" (VIDEO). E adesso, ha aggiunto Salis, "dobbiamo occuparci di questa persona, Maja T.", un'attivista tedesca, "che è detenuta nelle carceri ungheresi in condizioni vergognose, ed è sottoposta a un processo farsa, dove viene trascinata in catene come una bestia. Maja deve essere riportata a casa subito e deve essere processata in Germania". Salis ha ribadito la richiesta di essere processata nel nostro Paese e non in Ungheria. "Per me stessa, chiedo che il processo si svolga in Italia, nel rispetto delle garanzie democratiche", ha sottolineato. Per ora, su questo fronte, tutto tace. "Non abbiamo avuto novità al momento - ha detto Salis - ma è previsto dall'articolo 9 del codice penale. Anche con l'immunità è possibile che il processo si tenga, per cui adesso spetterebbe alle autorità italiane muoversi in merito". Salis ha tenuto a ringraziare tutti coloro che si sono spesi per questo risultato, tra i quali i colleghi del Pd Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento, e Brando Benifei. Nel centrodestra italiano l'esito del voto, a scrutinio segreto, ha sollevato qualche accusa incrociata. Secondo l'eurodeputato della Lega Raffaele Stancanelli, membro supplente della commissione Giuridica, a salvare Salis sarebbero stati 30-40 eurodeputati dei Popolari, che non hanno seguito l'indicazione del gruppo di votare per la revoca dell'immunità (VIDEO). Per Flavio Tosi di Forza Italia, invece, sono stati i Patrioti, il gruppo della Lega, ad aiutare Salis, dato che nel gruppo si sono registrate molte assenze, il "18%" dei suoi componenti, tra cui "un italiano", Aldo Patriciello. L'eurodeputato della Lega sarebbe mancato, come a settembre, per ragioni di salute, spiegano fonti parlamentari. Ancora ieri mattina il presidente e capogruppo del Ppe, Manfred Weber, aveva confermato che il gruppo del Ppe avrebbe votato per revocare l'immunità di Salis. Posizione ribadita dal relatore dei Popolari sul caso Salis, lo spagnolo Adrian Vazquez Lazara, il quale, pur provando "empatia" per la collega, ha ricordato che l'immunità vale per gli eventuali reati contestati e asseritamente commessi nel corso del mandato, non prima. E il presunto reato di cui è accusata Salis risale a "oltre un anno" prima della sua candidatura. Per Vazquez Lazara, dunque, chi ha votato per confermare l'immunità di Salis ha "violato lo Stato di diritto". E' vero che sussistono seri dubbi sullo Stato di diritto in Ungheria, ha continuato, ma accertarlo "non spetta al Parlamento Europeo", bensì alla Commissione e ai Tribunali. Il Ppe era sospettato di 'intelligenza' con i gruppi alla sua sinistra sul caso Salis perché pendevano anche richieste di revoca dell'immunità nei confronti del loro eurodeputato ungherese Peter Magyar, ex membro di Fidesz, ex marito di Judit Varga e leader dell'opposizione in Ungheria con il suo partito Tisza: tutte e tre le richieste di revoca dell'immunità nei suoi confronti sono state respinte, anche con il voto della Left, il gruppo di Salis, come pure quella nei confronti della socialista ungherese Klara Dobrev. Il Ppe ha quindi dato indicazione di votare a favore della revoca dell'immunità di Salis (quindi contro la relazione, che chiedeva di confermarla), ma il voto segreto lasciava a tutti le mani relativamente libere. Al termine del voto, segreto, su Salis, dalle file del Ppe un eurodeputato ha chiesto di ripetere la votazione, perché la scheda del collega bavarese Markus Ferber non funzionava. Richiesta respinta al mittente dalla presidente Roberta Metsola, anch'ella del Ppe: "Il voto resta", ha detto, passando oltre. Non è possibile sapere con certezza assoluta che cosa è successo, vista la segretezza del voto, ma più fonti hanno confermato che nel gruppo del Ppe alcune delegazioni erano intenzionate a salvare Salis, dato che la loro avversione per il governo di Viktor Orban supera abbondantemente quella per le idee dell'ex insegnante monzese. Tra queste ci sono probabilmente quella ungherese e quella polacca. E' comunque pressoché certo che, senza alcuni voti dal centrodestra, l'immunità di Salis sarebbe stata revocata, perché non sarebbero bastati (anche se le tante assenze complicano il quadro). Secondo Stancanelli, anche qualche eurodeputato azzurro avrebbe concorso a 'salvare' Salis: "Qualche deputato italiano dei Popolari - ha notato - ha detto 'voterò secondo coscienza'. Io non sono dentro le urne perché il voto è segreto, ma sto alle dichiarazioni del capogruppo, che avrebbero votato contro, e dei parlamentari, che avrebbero votato secondo coscienza. Due più due fa quattro". Il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, di Fratelli d'Italia, tuttavia, ha negato che l'esito del voto possa essere ascritto alla responsabilità dei Popolari: "Non credo che si possa attribuire al Partito Popolare questo voto", ha detto, citando le numerose assenze in Aula, "oltre cento", che complicano il quadro. Secondo Procaccini, il voto su Salis "legittima la violenza politica" ed è "una vergogna assoluta". Per l'eurodeputato di Fdi Mario Mantovani, membro della Juri, la decisione è stata eminentemente politica, "tanto è vero che su cinque voti i due parlamentari che non appartenevano alla Consociazione Sistemica sono stati revocati e i tre parlamentari appartenenti alla Consociazione Sistemica sono stati 'assolti'". Le immunità di Michał Dworczyk e di Daniel, Obajtek, entrambi del Pis polacco (Ecr), sono state revocate, mentre quelle di Salis (Left), Magyar (Ppe) e Dobrev (S&D) sono state confermate. Il capodelegazione di Fdi, Carlo Fidanza, ha respinto con sdegno le illazioni, basate sulla logica, secondo le quali al suo partito, in teoria, sarebbe convenuto confermare l'immunità di Salis, visti i problemi che avrebbe comportato la sua revoca e una eventuale consegna all'Ungheria per un processo. "No - ha risposto, interpellato in merito - io respingo questa ricostruzione. Ci sono dei principi superiori che devono essere perseguiti". La decisione di procedere a voto segreto, chiesto dall'intero centrosinistra, ha sicuramente facilitato il 'salvataggio' dell'eurodeputata italiana. Una fonte parlamentare ha spiegato che i voti nel centrodestra sono stati cercati "a uno a uno", e che sarebbe risultato decisivo il ripensamento, in zona Cesarini, di un eurodeputato romeno. La stessa fonte, non sospettabile di simpatie per la destra, ha escluso categoricamente che un aiuto a Salis possa essere arrivato nel segreto dell'urna da Fratelli d'Italia. In ogni caso, se anche qualche accordo c'è stato, come denota la scelta di andare al voto segreto, osserva una fonte, ha funzionato molto relativamente, dato che il margine di un voto è davvero molto sottile. Se fosse finita in parità, l'immunità di Salis sarebbe stata revocata. Chi potrebbe essere impegnato a "stappare champagne", ha osservato un'altra fonte, è il premier ungherese Viktor Orban. Si appresta ad andare alle elezioni politiche nella prossima primavera e la conferma dell'immunità di Salis gli dà un'arma retorica da imbracciare contro il rivale Peter Magyar, fino ad oggi dato in vantaggio nei sondaggi. Cosa che ha puntualmente cominciato a fare, accusando l'Unione Europea di "proteggere i suoi", vale a dire il capo dell'opposizione Peter Magyar, "accusato di furto (avrebbe gettato nel Danubio il telefonino di un contestatore che lo stava filmando, ndr) e insider trading", e Ilaria Salis, "membro di un gruppo terrorista". Entrambi messi sullo stesso piano, accomunati dalla conferma dell'immunità parlamentare. Si vedrà nella prossima primavera se questo gli basterà per sconfiggere Magyar nelle urne.
(Adnkronos) - ''Il mio sistema ottimale, questo lo dico da tecnico, non da politico, non da viceministro dell'Economia, è un sistema a due aliquote, del 23% e 35%''. ''Non lo possiamo fare, non si farà assolutamente''. ''E' un'utopia in questo momento, però sarebbe un segnale importante''. Lo afferma il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, parlando degli interventi sull'Irpef che dovrebbero essere introdotti con la prossima lege di bilancio. Intervenendo all'incontro 'Fisco e welfare: proposte per una nuova stagione di crescita' Leo spiega che ''quest'anno quello che si può fare è muoversi sulla fascia 28 mila - 50 mila euro, evitando poi delle penalizzazioni ai soggetti che superano'' la soglia. ''Anche lì dovremmo vedere dove si fissa l'asticella'', avverte il viceministro. ''Voi ricordate che in passato, proprio quando si fece il primo intervento, si sterilizzò la misura a 50 mila euro, proprio sotto forma di minori deduzioni, detrazioni e via dicendo. Questo penso che non si farà quest'anno o, se lo si dovesse fare, lo si porterà a un reddito più elevato''. Al momento ''si stanno facendo i conteggi, soprattutto per evitare che il ceto medio venga ad essere penalizzato da questo intervento sulle aliquote. Quindi, diciamo, questa è la misura che vogliamo introdurre''. ''Lo sforzo che si sta facendo riguarda coloro i quali si collocano tra i 28 mila e 50 mila euro, qui possiamo abbassare l'aliquota di due punti percentuali con un beneficio massimo di 440 euro. Non è una cifra rilevantissima, però è un segnale che si sta andando in questa direzione''. Afferma il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, illustrando la misura che dovrebbe essere introdotta con la prossima legge di bilancio. ''Se già quest'anno possiamo fare un primo passo, e poi spingerci nell'anno successivo a fare un ulteriore passo avanti, penso che è la direzione che abbiamo tracciato sin dall'avvio della nostra riforma, quindi di abbassare gradualmente il mio sistema ottimale''. ''Io ho sempre detto, sin dall'inizio, che il vero problema del nostro paese è il ceto medio, quindi bisogna venire incontro al ceto medio''. ''Non so se quest'anno riusciremo ad arrivare ad abbracciare sino ai 60 mila euro e quindi portare l'aliquota dal 35 al 33% sino ai 60 mila''. Afferma il viceministro parlando degli interventi sull'Irpef che dovrebbero essere introdotti con la prossima legge di bilancio e aggiunge: ''La sforzo che si sta facendo riguarda coloro i quali si collocano tra i 28 mila e 50 mila euro, qui possiamo abbassare l'aliquota di due punti percentuali con un beneficio massimo di 440 euro''.
(Adnkronos) - Si è conclusa a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, la settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, con l’ultimo panel dal titolo 'Democrazia è partecipazione', durante il quale sono stati premiati giovani e organizzazioni giovanili. Il Festival, dice il suo direttore Leonardo Becchetti, co-fondatore di NeXt Economia, "non è un evento, ma un movimento: c’è prima e c’è dopo e mette in moto tutta una serie di percorsi che vanno dal consumo e risparmio responsabile, al lavoro sull’amministrazione condivisa, fino all’impegno sui territori, anche nelle aree interne, per promuovere partecipazione, cittadinanza attiva e impegno dei cittadini per il bene comune. È molto importante che non ci sia solo la sensibilità di un giorno, pure importante, come quella che abbiamo avuto in questi giorni, ma che questa sensibilità si traduca in un impegno quotidiano di tutti". Per Augusto dell’Erba, presidente Federcasse–Bcc, "ogni volta che teniamo questo incontro registriamo risultati importanti. Quest’anno abbiamo affrontato il grande tema della democrazia partecipata, che è di straordinaria attualità per quello che avviene nel mondo, probabilmente frutto di un deficit di democrazia nei Paesi nei quali questi eventi drammatici si verificano. Noi, con l’economia civile e con il Festival, cerchiamo di far comprendere come, oltre l’azione della beneficenza e della filantropia, esista un’economia che produce un beneficio collettivo: il bene comune". Il Festival, aggiunge Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, "è stato un grande momento di riflessione, importante per il Paese e per le forze che sono protagoniste dell’economia civile e sociale. Dove l’impresa mette al centro de proprio modello lo sviluppo dei territori e della persona. Logica diversa dalla remunerazione degli utili e del capitale. E poi riappropriarsi e trasferire al Paese l’importanza e la necessità di contrastare una deriva verso l’astensione, verso la non partecipazione – che è una perdita di democrazia – significa riconfermare una scelta economica che è anche una grande scelta politica e sociale: partecipare".