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(Adnkronos) - Ha iniziato Unicredit, con una doppia mossa, prima su Commerzbank e poi su Banco-Bpm. Ora Mps lancia un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, pochi giorni dopo l'accordo tra Generali e i francesi di Natixis per la creazione del secondo polo europeo del risparmio gestito e dopo che Banco Bpm ha lanciato un'offerta sulla sgr Anima. Ce n'è abbastanza per sostenere che questa volta, dopo tante avvisaglie e tentativi falliti, il risiko nel settore bancario e finanziario italiano è entrato in una fase decisiva. Dall'esito di queste operazioni, peraltro in concorrenza tra loro su diversi piani, dipende l'equilibrio di un sistema che sembra destinato a cambiare nella sua struttura. Finanza, grande impresa e politica si muovono in un intreccio di interessi e strategie che impegna azionisti pubblici, il Tesoro e quindi lo Stato, e privati di primo piano, da Francesco Gaetano Caltagirone a Delfin, la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio. In ballo c'è l'eterna promessa di un terzo polo bancario, inteso come reale concorrente del duopolio rappresentato da Unicredit e Intesa Sanpaolo. Un disegno che le mosse della banca guidata da Andrea Orcel, con la potenziale acquisizione del candidato naturale a guidarlo, Banco Bpm, sembrava fino a oggi aver rimandato a tempi migliori. La mossa a sorpresa di Mps su Mediobanca riapre i giochi e, anzi, alza la posta. Non solo se andasse in porto concretizzerebbe un terzo polo bancario ma andrebbe a modificare, con conseguenze difficili da quantificare fino in fondo, l'asse portante del capitalismo finanziario italiano che lega Piazzetta Cuccia a Trieste, e quindi a Generali. Le operazioni finanziarie di questo livello non sono mai slegate fra loro. Anzi, sono spesso tenute insieme da nessi di causa ed effetto che rispecchiano azioni e reazioni. In questa fase, più che in altre, è indispensabile tenere a mente le composizioni azionarie dei principali soggetti coinvolti. In Mps è ancora presente il ministero dell'Economia (l’11,7%), e ci sono Delfin (9,8%) e Caltagirone (5%). In Generali, il primo azionista è Mediobanca (13%), seguita da Delfin (9,9%) e Caltagirone 6,9%. In Mediobanca, la holding della famiglia Del Vecchio è il primo azionista (20%), seguita ancora da Caltagirone (10%) e da Blackrock con il 4,23%. L'offerta di Mps su Mediobanca, proprio alla luce di questi intrecci azionari, dice diverse cose significative. La prima, la più evidente, è che il Governo Meloni ha fatto la sua scelta, individuando in Mps il soggetto giusto per provare a cambiare verso allo scenario che vuole perseguire Unicredit. Le parole della politica hanno particolare peso in queste vicende quando diventano una esplicita presa di posizione. E se nella maggioranza che sostiene il Governo Meloni ci sono state obiezioni e contrasti sia quando si è trattato di commentare l'affondo della banca guidata da Orcel su Commerzbank sia quando si è stato il momento di esprimersi sul destino di Banco Bpm, oggi prevale il sostegno al libero mercato. Che, evidentemente, è più libero quando va nella direzione auspicata. La seconda, altrettanto lineare, è che difficilmente un'operazione del genere può essere prima pensata e poi annunciata senza il consenso di Caltagirone e Delfin. La terza, su cui gravano necessariamente più incognite, è che deve essere il mercato a esprimere i suoi verdetti e che, come dimostrano anche le ultime battaglie su Generali, il mercato può essere sempre un ostacolo, o un argine, ai disegni e alle strategie di singoli azionisti e o di schieramenti più consolidati. C'è un altro elemento, forse quello più rilevante, da tenere in considerazione. Viste le forze in campo, il terzo polo potrà nascere veramente solo se i primi due poli lo consentiranno. Se Intesa Sanpaolo si è tenuta finora fuori dal risiko, è comunque evidente che la banca guidata Carlo Messina farà sentire la propria voce e valere i propri interessi. Quanto a Unicredit, è veramente difficile ipotizzare che le due operazioni in corso, quella su Commerzbank e quella su Banco Bpm possano andare in archivio come due tentativi 'velleitari'. Orcel è convinto di quello che sta facendo ed è anche convinto che, su tutti e due i fronti, si può produrre valore. A Davos ha ribadito il suo approccio: "Le banche, in generale le banche forti, sono la chiave per poter dare un impulso alla crescita, per poter investire, per poter supportare le famiglie e le imprese". Traduzione: avanti con Banco-Bpm, che può portare benefici aumentando la quota di mercato in Italia, e avanti con Commerzbank, ottenendo il supporto del nuovo governo tedesco dopo le elezioni in Germania. Cosa può accadere, quindi, nella migliore delle ipotesi? Unicredit chiude le sue operazioni; Intesa Sanpaolo consolida la sua posizione e, ma qui per ora siamo nel campo della fanta finanza, c'è da tenere d'occhio l'altra grande incompiuta, ovvero un'aggregazione con Generali ipotizzata già nel 2017; Mps acquisisce Mediobanca e nasce il terzo polo bancario. Quante possibilità ci sono che tutto vada in porto? Ci sono ma restano una serie di nodi da sciogliere, a partire dal primo: per come si sono messe le cose, i pezzi del puzzle possono tenersi tra loro ma anche saltare tutti insieme se non si trovano in equilibrio. (di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - Concretezza del business, solidità progettuale, networking e dibattito con gli attori globali del settore, relazione costante con gli stakeholder, focus sulle tendenze. Il tutto con il contemporaneo procedere - nel pieno rispetto del cronoprogramma - dei lavori d’ampliamento del quartiere fieristico senza impatto su aziende e buyer. Si è concluso oggi Vicenzaoro January 2025, l’evento di riferimento per l’industria globale della gioielleria e punto di avvio del calendario globale del settore. L’edizione non solo ha confermato i numeri eccezionali dello scorso anno, ma ha toccato il record della dimensione internazionale: infatti la visitazione estera - che supera quella italiana - ha raggiunto il numero straordinario della partecipazione di 145 paesi da tutto il mondo, guidati da Turchia, Stati Uniti, Germania, Spagna e Grecia, con crescite interessanti come quelle della Corea del Nord e Australia. “L’internazionalità è una sfida vinta”. Così, Corrado Peraboni, ad di Italian exhibiton group commenta l’edizione 2025 di Vicenzaoro January. “Abbiamo scelto alcuni anni fa di sviluppare i nostri prodotti leader all’estero. Una strategia di successo che ha rafforzato significativamente la visitazione straniera alle nostre più importanti manifestazioni in Italia”. Matteo Farsura, a capo della divisione orafo-gioielliera di Ieg, sottolinea: “Con 1.300 brand e il coinvolgimento dell’intera filiera orafa, dalle tecnologie all’alta gioielleria, Vicenzaoro si conferma piattaforma globale di riferimento, favorendo il confronto tra i diversi segmenti per rispondere alle esigenze dei vari mercati. Parallelamente, con il coinvolgimento di 650 giovani studenti nella giornata inaugurale e ulteriori momenti di approfondimento all’interno del ricco palinsesto, assieme alle principali associazioni del settore ha riaffermato la centralità della formazione e del ricambio generazionale, investendo concretamente nel futuro del comparto”. Un comparto che nello specifico del made in Italy continua il suo trend positivo: nei primi 10 mesi 2024, i ricavi dell’industria dei preziosi risultano in rialzo del 5,8% (dati Istat), con l’export più dinamico rispetto al mercato interno (+7,2% vs +3,0%). Grazie allo sviluppo di contenuti tailor made in un’atmosfera di grande energia e grazie a un look & feel elegante e distintivo, la community di settore vive Vicenzaoro come punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo di business, relazioni, saperi. Pensiamo allo sguardo autorevole sul futuro grazie a Trendvision Jewellery + Forecasting, l’osservatorio indipendente di Ieg, ai temi collegati a tecnologia ed ESG al centro del dibattito con gli appuntamenti di Cibjo e con il Jewellery technology forum promosso da Legor, in attesa del debutto, a settembre, del The Vicenza Symposium, evento scientifico internazionale sul tema delle tecnologie, metalli e urgenze che legano gioiello e moda. Vicenzaoro si è svolta in contemporanea a T.Gold che ha messo in mostra l’eccellenza delle tecnologie del settore (una T.Gold che grazie all’ampliamento del quartiere entrerà negli spazi di Vicenzaoro a partire dalla seconda metà del 2026), a VO Vintage il salotto dell’orologeria vintage di pregio) e, con la collaborazione con il Comune di Vicenza a Vioff, il fuori fiera esperienziale che ha coinvolto gli ospiti da tutto il mondo: completezza dell’offerta, centralità del business e risonanza mediatica globale hanno ancora una volta fatto di questo appuntamento il centro pulsante della gioielleria e oreficeria mondiali. Un 'battito' di business e innovazione che non si arresta ma procede per dodici mesi l’anno in un unicum di appuntamenti e progetti jewellery&fashion di Italian exhibition group in tutto il mondo. L’Agenda di Ieg vedrà a maggio OroArezzo, a luglio Sije a Singapore, a fine estate Vicenzaoro September (e il ritorno di VO’Clock Privé) preceduta dalla novità del Vicenza Symposium, a ottobre il Valenza Gem Forum, a novembre Jgtd in Dubai, a dicembre il Summit del Gioiello Italiano di Arezzo. Ieg ringrazia tutte le aziende che hanno contribuito al successo di Vicenzaoro January 2025. E tutti i partner: ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Confindustria Federorafi, Confartigianato Orafi, Confcommercio Federpreziosi, Cna orafi, Club degli Orafi Italia, Confimi Industria Categoria Orafa ed Argentiera, Assogemme, Assocoral, Afemo-Associazione fabbricanti esportatori macchinari per oreficeria. Contribuiscono all’agenda della manifestazione anche autorevoli realtà internazionali: da Cibjo- Confederazione mondiale della gioielleria, che promuove la sostenibilità economica e sociale della filiera del gioiello, a Gjepc India - Gem and jewellery export promotion council, Hkjja - Hong Kong jewellery & jade manufacturers association, e Francéclat tra gli altri.
(Adnkronos) - "L'impianto di Gela è il primo di Saf di grande scala non solo in Enilive, ma anche in Italia ed è tra i primi in Europa: parliamo di 400 mila tonnellate all'anno di Saf, quasi un terzo della domanda di Saf prevista nel 2025" a livello continentale. Questo "conferma la rilevanza del sito di Gela che quest’anno celebra 60 anni di attività: un traguardo rilevante. Fino al 2014 era un petrolchimico, nel 2019 è diventata la seconda bioraffineria di Eni". Lo ha detto Stefano Ballista, amministratore delegato Enilive, oggi all’Adnkronos, nel corso di un evento nella città siciliana per annunciare "un nuovo importante obiettivo raggiunto, ovvero l'avvio della produzione di Biojet o Saf", Sustainable aviation fuel, carburante sostenibile per l’aviazione. "I biocarburanti - spiega Ballista - possono fornire un contributo immediato alla riduzione delle emissioni. Lo possono fare, non solo per il trasporto leggero, ma anche in settori, come l'aviazione e il marittimo. Il Saf è, al momento, l'unica soluzione per la decarbonizzazione del trasporto aereo. Già oggi si può utilizzare in miscela il Saf, fino al 50%, nei motori degli attuali aeromobili. Enilive ha l'obiettivo di proseguire quanto avviato con Gela - aggiunge - e quindi di aumentare la capacità di produzione di Saf e raggiungere 1 milione di tonnellate nei prossimi anni, con ulteriore crescita fino a 2 milioni di tonnellate, quindi un raddoppio ulteriore, entro il 2030. L'hvo - sottolinea - è diesel, ma prodotto da materia prima rinnovabile, analogamente al Saf ma, in questo caso, per trasporto su strada. Questo è utilizzato nelle motorizzazioni diesel, più recenti. Il messaggio è che c’è una soluzione che consente già oggi di muoverci in modo più sostenibile. Questo percorso caratterizzarà tutti i prossimi investimenti in cui l'opzione di produrre Saf sarà un perno".