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(Adnkronos) - Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky si incontreranno in un vertice bilaterale per porre le basi per la fine della guerra tra Russia e Ucraina "entro due settimane". E' questo il primo risultato incassato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo l'incontro di ieri a Washington con il presidente ucraino e i leader europei. Trump dopo l'incontro con Zelensky e il colloquio nello studio Ovale con i vertici europei ha chiamato Putin con il quale, ha confermato lo stesso presidente Usa in un post su Truth, "ho avviato i preparativi per un incontro, in una località da determinare, tra il presidente russo e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky". Dopo questo incontro, ha aggiunto, "avremo un trilaterale, anche con me". "Siamo pronti per il bilaterale con Putin", ha detto Zelensky dopo l'annuncio di Trump sull'avvio dei preparativi del faccia a faccia. L'incontro tra Putin e Zelensky potrebbe avvenire "entro due settimane", ha riferito il cancelliere tedesco Friedrich Merz parlando con i giornalisti al termine del vertice. Anche il Cremlino ha confermato che nel colloquio telefonico di 40 minuti definito "franco e costruttivo", Trump e Putin hanno espresso il loro sostegno alla prosecuzione dei negoziati diretti tra le delegazioni di Russia e Ucraina. A questo proposito, in particolare, si è discusso dell'idea che sarebbe necessario studiare la possibilità di elevare il livello dei rappresentanti delle parti ucraina e russa, ovvero di quei rappresentanti che partecipano a questi negoziati", ha riferito ai giornalisti il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov. Durante la telefonata Putin "ha sottolineato ancora una volta l'importanza degli sforzi intrapresi personalmente da Donald Trump per trovare soluzioni che portino a una soluzione a lungo termine in Ucraina", ha affermato Ushakov. Durante il vertice a Washington definito "molto buono" da Trump "abbiamo discusso - ha riferito il presidente Usa su Truth - delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina, che verrebbero fornite dai vari Paesi europei, in coordinamento con gli Stati Uniti. Tutti sono molto soddisfatti della possibilità di una PACE tra Russia e Ucraina", ha scritto Trump. Intanto secondo quanto rivela il Financial Times l'Ucraina acquisterà dagli Stati Uniti armi per 100 miliardi di dollari nell'ambito dell'accordo per ottenere garanzie di sicurezza americane. Secondo il quotidiano sarebbero gli alleati europei a finanziare l'acquisto. In vista dell'incontro con Putin, Zelensky auspica un faccia a faccia senza condizioni. "Penso che dovremmo incontrarci senza condizioni e pensare a un ulteriore sviluppo di questo percorso per la fine della guerra", ha detto il leader ucraino. La questione delle eventuali concessioni territoriali richieste dalla Russia “è una questione che sarà lasciata e me e Putin". E per il cancelliere tedesco Friedrich Merz l'Ucraina non dovrebbe essere costretta a fare concessioni territoriali nell'ambito di un eventuale accordo di pace con la Russia. Per Merz "la richiesta russa che Kiev rinunci alle parti libere del Donbass corrisponde, francamente, a una proposta che gli Stati Uniti rinuncino alla Florida". "La Russia rifiuta il cessate il fuoco", ma "il presidente Trump è convinto" di poter ottenere "un trattato di pace" tra Mosca e Kiev, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, denunciando ancora una volta che "la Russia intensifica la guerra" e che da parte di Mosca "non c'è alcun segnale che voglia la pace". Macron ha chiesto di intensificare le sanzioni contro la Russia se il presidente Vladimir Putin non farà passi avanti verso la pace con l'Ucraina. "Il presidente Trump ritiene che possiamo raggiungere un accordo e crede che anche il presidente Putin voglia un accordo di pace - ha detto Macron ai giornalisti - Ma se alla fine questo processo sarà respinto, siamo anche pronti a dire che dobbiamo aumentare le sanzioni”. Al termine del vertice il presidente ucraino Zelensky così come i leader europei compresa la premier Giorgia Meloni, hanno lasciato Washington per far rientro in Europa.
(Adnkronos) - "Gli ingegneri sono sempre a favore delle grandi opere e questa, che darà vita al ponte sospeso più lungo del mondo, è un capolavoro dal punto di vista tecnico, strutturale e architettonico. Finalmente sembrerebbe, e voglio usare il condizionale finché non sarà posta la prima pietra, che siamo arrivati alla parte esecutiva". Così il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), Angelo Domenico Perrini, commenta con Adnkronos/Labitalia il via libera del Cipess al Ponte sullo Stretto di Messina. "E' un fatto molto importante, che sarà da sprone anche ad altri investimenti e interventi per il territorio, che porteranno a migliorare la condizione infrastrutturale di Sicilia e Calabria. Una grande opera è uno stimolo allo sviluppo territoriale e anche a quello turistico. Faccio sempre il paragone con la città spagnola di Bilbao, che, dopo la lungimirante realizzazione del Museo Guggenheim, è passata dall'essere semi-abbandonata al diventare meta più visitata del paese". Per quanto riguarda i tempi assicurati per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, secondo il presidente del Cni, "sono realistici". "In Italia sappiamo, dalla nostra esperienza, che si considerano sempre tempi doppi o tripli di quelli che in realtà servono per realizzare un'opera. In questo caso, eventuali ritardi potrebbero insorgere non già dalla realizzazione quanto dal trasporto dei materiali", avverte. "Sicuramente, poi, in corso d'opera - ammette - potranno venire fuori delle criticità, anche perché parliamo di un'opera altamente innovativa, ma tutte le valutazioni che si dovevano fare sono state fatte e ad altissimo livello. Ad esempio, sul problema del vento, sono state eseguite sperimentazioni di laboratorio con approccio scientifico rigoroso, simulando una forza anche doppia. Quindi, ci sono tutte le condizioni per realizzare il Ponte". Quanto all'impatto ambientale, dice Perrini, "sicuramente lo avrà, come tutte le opere, ma come del resto lo ha già l'attraversamento in mare dello Stretto; sarà più rilevante per il fronte siciliano, ma anche questo è stato abbondantemente considerato". Anche come Cni, annuncia, "dopo aver istituito un gruppo di lavoro dedicato al Ponte, ora ne organizzeremo un altro proprio in particolare sugli aspetti ambientali e urbanistici, in modo da dare un contributo come Consiglio nazionale degli ingegneri". "Un'opera ingegneristica straordinaria - ribadisce Perrini - di cui parliamo da 25 anni e i cui studi, nel frattempo, sono stati da riferimento per la costruzione del Ponte dei Dardanelli. A Messina, in più, ci sarà la parte ferroviaria: il trasporto su ferro è una novità per i ponti a campata unica, almeno in queste dimensioni". Il presidente del Cni, dunque, non ha dubbi: "Il Ponte sullo Stretto, che vedrà gli ingegneri italiani in prima fila, sarà un successo per l'ingegneria di tutto il mondo".
(Adnkronos) - Dopo due anni e mezzo di diminuzioni, tornano a crescere nel I semestre 2025 le emissioni di CO2 (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti stazionari (gas +6%, petrolio -2%, generazione elettrica da rinnovabili -3%). Lo evidenzia l’Analisi Enea del sistema energetico nazionale che rileva, inoltre, prezzi di elettricità e gas tra i più elevati in Europa e un trend negativo per la transizione energetica (-25%) misurato dall’indice Ispred. In particolare, riguardo ai prezzi, quello dell’energia alla Borsa italiana (120 €/MWh media semestrale) è risultato doppio rispetto a quello di Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). “Di fatto, ne risente la produzione industriale dei settori energy intensive, che resta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dell’intera industria manufatturiera, già sui minimi di lungo periodo”, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che cura l’aggiornamento trimestrale. Dall’analisi emerge che nel primo trimestre le fonti rinnovabili hanno registrato un forte calo della produzione idroelettrica (-20%) ed eolica (-12%), non compensato dall’aumento del fotovoltaico (+23%), che è cresciuto in linea con il progressivo incremento della capacità installata (+3,3 GW). I consumi di gas naturale sono stati invece sostenuti dal clima rigido del primo trimestre 2025, che ha spinto i consumi per il riscaldamento. Una situazione che rispecchia sostanzialmente il quadro europeo dove l’inverno rigido ha fatto salire il consumo di gas (+5%), mentre sono diminuite le rinnovabili (-3%), con il solo fotovoltaico in crescita (+20%). Segno positivo anche per la produzione di energia nucleare (+2%), legata all'aumento della produzione francese. “Nel complesso i consumi energetici dell’area euro sono stimati stazionari e così le emissioni di CO2, un dato in chiaro contrasto con la traiettoria necessaria per il target 2030, che richiede un calo medio annuo di circa il 7%”, sottolinea Gracceva. A livello di settori, in Italia si rileva una contrazione dei consumi nei trasporti (-1%), concentrata nel primo trimestre, e un incremento nel civile (+3%), attribuibile principalmente all’aumento della domanda di gas per riscaldamento e alla maggiore domanda elettrica del settore terziario. Nel complesso, nel semestre la domanda elettrica nazionale risulta in lieve aumento (+0,4%), confermando la sostanziale stazionarietà del grado di elettrificazione dei consumi energetici in Italia. Il peggioramento dell’indice della transizione Enea Ispred è da attribuirsi soprattutto alla componente decarbonizzazione: “Nei prossimi cinque anni le emissioni di CO2 dovranno scendere del 6%, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi 3 anni. Se la traiettoria delle emissioni seguisse il trend degli ultimi 3 anni, il target 2030 sarebbe raggiunto non prima del 2035”, prosegue Gracceva. Sul fronte sicurezza energetica, e con particolare riferimento al gas, il sistema è risultato solido anche per la bassa domanda invernale. Un contributo è arrivato anche dall’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, che a maggio e giugno ha portato il gas liquefatto ad essere la prima fonte di approvvigionamento di gas italiana (35% del totale), superando l’import dall’Algeria. Nel sistema elettrico europeo sono divenute sempre più frequenti le ore con prezzi zero o negativi, fino a un massimo raggiunto in Spagna con una media di oltre 6 ore al giorno. “Si tratta di segnali di un eccesso di produzione di elettricità da fonti intermittenti, in primis il fotovoltaico, e di flessibilità non adeguata a gestire la variabilità delle rinnovabili. Ma è notevole come sul mercato italiano questi effetti risultino al momento radicalmente più contenuti, con prezzi zero solo nello 0,5% delle ore nella zona Sud, a conferma del persistente ruolo del gas nella fissazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso”, conclude Gracceva.