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(Adnkronos) - Stasera, giovedì 31 luglio, va in onda l'ultima imperdibile puntata di Temptation Island. Le sette le coppie protagoniste di questa stagione si rincontrano a un mese di distanza dalla fine del loro percorso nel villaggio delle tentazioni per un confronto finale. Un faccia a faccia conclusivo che rivelerà se le decisioni prese durante i falò di confronto sono state confermate anche lontano dalle telecamere. Nel corso della puntata andata in onda ieri, mercoledì 30 luglio, i telespettatori hanno assistito alla conclusione del viaggio dei sentimenti tra Lucia e Rosario. Dopo un falò di confronto iniziale, i due sono usciti insieme dal programma con una promessa, quella di andare finalmente a convivere. Un mese dopo però, nella coppia sono cambiate diverse cose. I due non sono ancora andati a convivere. E il motivo è legato alla gelosia che Rosario ha maturato dopo l'esperienza nel villaggio: "Io mi sono trovata un Rosario diverso, una persona più gelosa e meno ragionevole. Lui non ha creduto che i miei atteggiamenti nei confronti del single Andrea fossero predisposti affinché lui avesse una reazione", ha spiegato Lucia. Rosario ha ammesso: "Ho fatto un percorso che è iniziato con dei dubbi, quei dubbi sono rimasti. Prima non ho avuto modo di non essere geloso, dopo aver visto quelle immagini le mie sicurezze sono venute a mancare". Ma la tensione è salita ulteriormente quando Filippo Bisciglia ha mostrato alla coppia un filmato registrato dal single Andrea, in cui confessa di aver incontrato Lucia fuori dal programma. Secondo quanto dichiarato dal tentatore, la ragazza gli avrebbe scritto su Instagram per parlare e per sfogarsi del periodo difficile con Rosario. Inziialmente Lucia ha negato, ma poi ha ammesso: "Si, è successo davvero. Ora sono ferita da Andrea perché mi fidavo. Sono consapevole del male che sto provando in Rosario, ma ne parleremo a casa".
(Adnkronos) - "L’introduzione del dazio al 15% rappresenta un punto di svolta per le imprese europee che esportano negli Stati Uniti. Questo inizio di accordo potrà piacere o meno, ma ciò che conta è che si stia finalmente diradando una delle principali fonti di incertezza che gravavano sulle aziende. Per un’impresa, conoscere in anticipo tutti i costi da sostenere è essenziale per costruire listini, calcolare i margini e pianificare le attività in modo efficace. Ci tengo a precisare, tuttavia, che non si tratta di un accordo commerciale strutturato, bensì di un tentativo politico di giungere a un’intesa utile a scongiurare l’imposizione unilaterale di dazi al 30% da parte americana". E' quanto afferma con Adnkronos/Labitalia Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare con successo nel mercato americano. "Il compromesso raggiunto domenica da Von der Leyen e Trump prevede un dazio fisso, il cosiddetto flat 15%, su alcune delle importazioni dall’Europa. Non si tratta, dunque, di un dazio aggiuntivo del +15%, ma di un’aliquota unica e uniforme. Una distinzione importante da sottolineare. Si tratta, senza dubbio, di un successo per l’amministrazione statunitense che, grazie a questa misura, potrà contare su un gettito stimato, seppur ancora in modo approssimativo, intorno ai 600 miliardi di euro annui. Una cifra significativa, in grado di rafforzare le finanze pubbliche e, al tempo stesso, l’immagine politica di chi sta attualmente conducendo il negoziato", sottolinea. "È anche una soluzione meno gravosa per l’Europa che, una volta definita la lista dei prodotti e degli investimenti concordati con gli Stati Uniti, avrà comunque compiuto un passo importante per uscire dall’impasse in cui si trovava. Come si dice in America, però, il diavolo sta nei dettagli: c’è ancora molto lavoro da fare e questo rappresenta solo uno dei primi tasselli per arrivare a un risultato concreto. È presto per allarmarsi o per criticare le mosse europee. C’è ancora margine perché la situazione evolva positivamente", conclude.
(Adnkronos) - Il 24 luglio 2025 è l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui l’umanità esaurisce il budget ecologico annuale del Pianeta. A calcolarla ogni anno è il Global Footprint Network sulla base dei National Footprint and Biocapacity Accounts gestiti dalla York University. Il Wwf, con la sua campagna Our Future, chiede a tutti di "imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta, oggi più che mai". Secondo i calcoli del Global Footprint Network, infatti, attualmente, la popolazione globale consuma l’equivalente di 1,8 pianeti Terra ogni anno, un ritmo che supera dell’80% la capacità rigenerativa degli ecosistemi terrestri. Questo squilibrio è alla base delle crisi ambientali della nostra epoca: la perdita di biodiversità, la deforestazione, il degrado del suolo, l’esaurimento delle risorse (crisi idrica, collasso di stock ittici) fino all’accumulo di gas serra. Uno sfruttamento di risorse che è aumentato nel tempo, tanto che la data dell’Overshoot si è spostata da fine dicembre, nel 1970, a luglio, nel 2025. Il risultato? Un debito cumulativo nei confronti del Pianeta di 22 anni. In pratica, se il sovrasfruttamento ecologico fosse completamente reversibile, ci vorrebbero 22 anni di piena capacità rigenerativa del Pianeta per ripristinare l'equilibrio perduto. "Un calcolo, però - ricorda il Wwf - solo teorico perché ad oggi non tutta la capacità rigenerativa è più intatta (abbiamo perso intere foreste, eroso i suoli, impoverito i mari…) e alcuni danni che abbiamo provocato sono ormai irreversibili (come le specie che si sono estinte o i ghiacciai sciolti). Inoltre, la crisi climatica in corso aggrava ulteriormente la capacità del Pianeta di rigenerarsi". “Non solo stiamo vivendo 'a credito' ogni anno, ma abbiamo anche accumulato un enorme debito nei confronti del sistema Terra. Ripagare questo debito, in termini ecologici, è quasi impossibile se continuiamo a ignorarne le conseguenze - afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia - Si tratta di una chiamata urgente all’azione per cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo, prima che il danno diventi definitivamente irreparabile”. La rotta - avverte l'associazione - può essere invertita: "Per riportare l’umanità in equilibrio con le risorse terrestri (ovvero far coincidere l’Overshoot Day con il 31 dicembre), dobbiamo ridurre l’impronta ecologica globale di circa il 60% rispetto ai livelli attuali". Per il Wwf, è possibile spostare la data dell’Overshoot agendo in cinque settori strategici: "Transizione energetica (passare a fonti rinnovabili ed eliminare i combustibili fossili); economia circolare (riciclare, riutilizzare, azzerare gli sprechi); alimentazione sostenibile (diminuire il consumo di carne e preferire cibi biologici, locali e stagionali); mobilità green (favorire trasporti pubblici, biciclette e veicoli elettrici); politiche globali (accordi internazionali più stringenti per la tutela ambientale)". Così, "se riuscissimo a spostare l’Overshoot Day di 5 giorni all’anno, entro il 2050 torneremmo in equilibrio con le risorse del Pianeta. Si tratta di una media realistica che combina: tecnologia (efficienza energetica, rinnovabili), comportamenti individuali (dieta, trasporti, stile di vita) e politiche globali (accordi climatici, economia circolare)". “Un nodo cruciale è il nostro modello economico, fondato sulla crescita illimitata dei consumi materiali - di energia, risorse, materie prime - che è semplicemente incompatibile con un Pianeta dalle risorse finite. Non dobbiamo puntare all’aumento quantitativo, ma a un progresso qualitativo, fatto di conoscenza, relazioni umane, diritti e tutela della Natura da cui dipendiamo. È fondamentale sostituire il Pil come unico indicatore di sviluppo con indicatori più complessi, che considerino la salute degli ecosistemi, il benessere psicologico e la coesione sociale”.