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(Adnkronos) - "Non voglio perpetuare Hamas, voglio sconfiggerlo". Così il Primo Ministro Netanyahu nel corso del gabinetto di sicurezza per decidere sull'occupazione dell'intera Striscia di Gaza. Una riunione particolarmente tesa, dove il premier ha chiarito che "l'operazione non è irreversibile ma siamo pronti a valutare l'interruzione se Hamas accetta le condizioni di Israele". Israele "non annetterà la Striscia di Gaza", aveva precedentemente assicurato Netahyahu in una conferenza stampa con i giornalisti indiani dopo un incontro con l'ambasciatore indiano in Israele, J. P. Singh, precisando che "il piano è quello di trasferire la Striscia ad un organismo che eserciterà il controllo su di essa in via temporanea". Gli obiettivi principali della guerra, ha aggiunto rispondendo ad una domanda del giornalista dell'emittente "Cnn-News18," restano "la completa distruzione di Hamas e il ritorno di tutti gli ostaggi israeliani". La guerra - ha anche detto, secondo quanto riporta 'Ha'aretz' - potrebbe concludersi rapidamente, anche domani, se Hamas deponesse le armi e rilasciasse gli ostaggi senza condizioni". Netanyahu ha poi confermato l'intenzione di occupare tutta la Striscia in un'intervista a FoxNews. "Intendiamo farlo per garantire la nostra sicurezza, rimuovere Hamas, rendere la popolazione di Gaza libera", ha spiegato, confermando l'intenzione di passare poi il controllo della Striscia a "un governo civile che non è Hamas o altri gruppi che vogliono la distruzione di Israele". "Questo è quello che vogliamo fare: liberare noi stessi e liberare gli abitanti di Gaza dal terribile terrorismo di Hamas", ha aggiunto. Contrari all'annessione sarebbero anche gli Usa. "L'Amministrazione Trump non sostiene l'annessione israeliana di parti di Gaza", scrive su X il giornalista di Axios, Barak Ravid, citando un funzionario americano. "I piani di Netanyahu di espandere l'aggressione dimostrano senza ombra di dubbio che mira a liberarsi degli ostaggi e a sacrificarli per i suoi interessi personali". Lo ha dichiarato Hamas in risposta alle dichiarazioni del primo ministro israeliano sull'intenzione di Israele di prendere il controllo di tutta la Striscia di Gaza. Secondo l'organizzazione palestinese, "le parole di Netanyahu rivelano chiaramente i veri motivi del suo ritiro dall'ultimo round di negoziati, nonostante si fosse vicini a un accordo finale". Hamas ha quindi lanciato un monito, sottolineando che "l'espansione dell'aggressione contro il nostro popolo non sarà una passeggiata, il suo prezzo sarà alto". "Egitto, Qatar e Turchia stanno facendo pressione su Hamas affinché torni al tavolo delle trattative per una conclusione. Ciò potrebbe accadere la prossima settimana". E' questo è il messaggio trasmesso dai membri più anziani del team negoziale secondo cui la finestra per un accordo sulla presa degli ostaggi potrebbe riaprirsi presto. Secondo le stesse fonti, i mediatori stanno facendo pressione su Hamas affinché torni al tavolo delle trattative e si mostri flessibile per raggiungere un accordo. Lo riporta Channel 12. Le stesse fonti hanno esortato la classe politica, attualmente riunita per decidere sulla continuazione della guerra a Gaza, a "fare attenzione a non escludere nelle proprie decisioni la possibilità di un accordo sugli ostaggi". Secondo quanto hanno scritto oggi i media israeliani, Israele potrebbe approvare in serata il suo piano di espansione, che dovrebbe durare 5 mesi. L'iniziativa prevederebbe lo sfollamento di circa un milione di palestinesi e non terrebbe in considerazione gli avvertimenti di alti ufficiali militari secondo cui metterebbe in pericolo la vita degli ostaggi detenuti in quelle aree. Secondo quanto riferito, scrive il Times of Israel, il piano mira a distruggere ciò che resta di Hamas e a fargli pressione affinché liberi i 50 ostaggi ancora detenuti, circa 20 dei quali vivi, dopo il fallimento dei recenti colloqui per un accordo. Il piano inizierebbe con la presa di Gaza City e dei campi nella Striscia centrale, spingendo circa metà della popolazione dell'enclave a sud, verso la zona umanitaria di Mawasi. Nonostante alcuni ministri potenzialmente contrari al piano, diversi resoconti affermano che Netanyahu probabilmente otterrà la maggioranza all'interno del gabinetto di sicurezza di alto livello per sostenere il piano. Secondo quanto riferito, il piano si concentrerà inizialmente sulla conquista di Gaza City e sull'ampliamento dei centri di distribuzione degli aiuti in coordinamento con gli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Channel 12 News, nella prima fase del piano, Israele emetterebbe un avviso di evacuazione ai residenti di Gaza City – stimati in circa 1 milione di persone, circa la metà della popolazione della Striscia – per dare il tempo necessario alla realizzazione di infrastrutture civili nella zona centrale di Gaza, inclusi ospedali e campi per gli sfollati. Si prevede che questa fase durerà diverse settimane. Israele lancerebbe un'offensiva militare nella seconda fase, durante la quale si prevede che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump pronunci un discorso in cui annuncerà l'accelerazione degli aiuti umanitari in coordinamento con Israele, prosegue il rapporto. L'espansione sarebbe finanziata da circa 1 miliardo di dollari in donazioni dagli Stati Uniti e da altri paesi, ha affermato Channel 12, aggiungendo che l'obiettivo sarebbe quello di consentire ai cittadini di Gaza di accedere agli aiuti che aggirano Hamas mentre Gaza City cade sotto il controllo israeliano. Secondo quanto riportato dal sito di notizie Ynet, dall'emittente pubblica Kan e dal notiziario Channel 13, la campagna militare dovrebbe durare dai quattro ai cinque mesi e coinvolgere dalle quattro alle cinque divisioni dell'Idf. Kan ha riferito che, oltre a Gaza City, nel nord della Striscia, il piano prevede di estendersi ai campi nella Striscia centrale. Si prevede che la popolazione civile verrà ulteriormente spinta verso la Striscia meridionale, mentre si svolgeranno manovre nelle aree in cui si ritiene siano tenuti gli ostaggi, con l'obiettivo di evitare loro qualsiasi danno. "Ho avvertito Netanyahu che occupare Gaza è una pessima idea. Non si va in guerra se non si ha il sostegno del popolo. Occupare Gaza è una pessima idea dal punto di vista operativo, morale ed economico", ha detto alla stampa il leader dell'opposizione israeliana, Yair Lapid, dopo un briefing sulla sicurezza con Netanyahu. "Non si manda lo Stato di Israele in guerra se la maggioranza del popolo non è d'accordo con te, e il popolo di Israele non è interessato a questa guerra", ha detto Lapid al premier. Secondo quanto riferito, il capo di Stato maggiore dell'Idf, Eyal Zamir, e gli ufficiali dell'esercito ritengono che se Israele procederà con il piano, questo porterà a pesanti perdite tra le truppe israeliane. Gli ufficiali della difesa stimano che “decine” di soldati potrebbero essere uccisi e un gran numero sarebbe ferito nell'operazione, ha riferito l'emittente pubblica Kan. E hanno anche avvertito del rischio che la conquista di tutta Gaza comporterebbe per i restanti ostaggi, dato che finora l'Idf si è astenuto dall'operare consapevolmente nelle aree in cui si ritiene siano detenuti. Secondo Kan, gli ufficiali ritengono che gli ostaggi potrebbero essere uccisi intenzionalmente dai loro rapitori se l'esercito israeliano si avvicinasse. Zamir ha presentato a Netanyahu diversi piani per espandere gradualmente le operazioni militari nella Striscia di Gaza, volti a fornire al governo la possibilità di sospendere i combattimenti qualora riprendessero le trattative per la presa degli ostaggi. "E' diritto e dovere del capo di stato maggiore dell'Idf esprimere la propria posizione nelle sedi appropriate", ha affermato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, nel contesto delle tensioni. Ma, in un post su X, ha sottolineato che, una volta che la classe politica avrà preso le decisioni, "le Idf le metteranno in atto". L'esercito israeliano avrebbe intanto ucciso almeno 17 palestinesi negli attacchi avvenuti nelle prime ore di oggi. Lo riporta al Jazeera, citando fonti mediche nell'enclave assediata. In particolare, un attacco aereo israeliano su un appartamento nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza City, avrebbe ucciso almeno quattro persone, tra cui un minorenne. Nel quartiere Sheikh Radwan, a nord di Gaza City, un attacco aereo israeliano su un appartamento avrebbe ucciso almeno tre persone, scrive l'emittente del Qatar. Un attacco con drone su una tenda che ospitava palestinesi sfollati a ovest di Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza, avrebbe provocato la morte di almeno due donne. Un aereo israeliano avrebbe quindi attaccato un gruppo di palestinesi ad al-Ma'askar, a ovest di Khan Younis, ferendo diverse persone.
(Adnkronos) - Al via la mostra 'Made in Gubbio', il viaggio nel cuore più autentico della città dei Ceri, in Umbria, ospitato dall’8 agosto al 28 settembre al Muam - Museo Arti e Mestieri, a Palazzo Beni, dove tra esposizioni, incontri e approfondimenti le eccellenze artigianali ed enogastronomiche del territorio saranno al centro dell’attenzione. “Un percorso, ma anche un’esperienza che vuole raccontare la città attraverso le mani, le storie e le passioni di chi la vive ogni giorno ovvero gli artigiani, i maestri del gusto, i custodi di tradizioni secolari. Sarà un vero e proprio omaggio all’eccellenza artigianale e agroalimentare del territorio eugubino, un intreccio di saperi e sapori che parla di identità, appartenenza e bellezza", spiega Alessandro Maurilli, curatore della mostra. Ogni spazio del Museo sarà trasformato in un mondo da esplorare: ambienti dedicati alle antiche arti e mestieri che ancora oggi definiscono il volto di Gubbio, affiancati da una sala speciale dove il cibo diventa racconto, memoria, cultura. A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente, due video emozionali accompagneranno i visitatori: uno, realizzato ad hoc, dedicato agli artigiani e alle loro storie, l’altro pensato come un ritratto visivo della città, capace di evocare tutta la magia di Gubbio. Saranno presenti anche alcuni dispositivi multimediali al fine di rendere più immersiva e dinamica la visita. A completare l’esposizione e per approfondire i singoli mestieri, anche una raccolta di volumi cartacei, grazie alla collaborazione con la Biblioteca Sperelliana, disponibili per la consultazione. All’interno del Museo sarà inoltre presente un desk informativo sugli artigiani presenti in mostra e, ogni opera esposta, avrà accanto un qr code che riporta direttamente al sito dell’artigiano che l’ha realizzata. L’iniziativa verrà arricchita anche da un’esposizione di manufatti realizzati dai ragazzi della Società Cooperativa Sociale Asad che hanno maturato esperienze nell’ambito dell’artigianato artistico attraverso il progetto 'Fili di Futuro'. Dopo il taglio del nastro oggi, dall’8 agosto il Museo sarà sempre aperto per ospitare gli appassionati che arriveranno in città. E già in questo primo fine settimana le arti saranno in diretta per tutti, grazie al Simposio di Scultura sul tema 'Il Genio del Luogo', a cura di Giuseppe Allegrucci, che vedrà alcuni scultori da tutta Italia cimentarsi nella realizzazione di opere. L’appuntamento è sabato 9 agosto dalle 10 alle 22 e domenica 10 agosto dalle 10 alle 19 in piazza Ex Seminario. Le sculture prenderanno forma ispirandosi al territorio e alla materia di Gubbio, le opere realizzate saranno poi esposte al Muam fino al 13 settembre, giornata in cui è prevista una Asta di Beneficenza e il ricavato delle opere vendute andrà al Comitato per la Vita 'Daniele Chianelli'. Gli artisti presenti saranno gli eugubini Giuseppe Allegrucci, Marco Grassini, Gianluca Ghirelli, e i calabresi Guerino Lento (da Scarcelli) e Anna Monia Paura, (da Fuscaldo). Il filo conduttore della mostra saranno le persone, gli artigiani. Le loro mani, la loro esperienza, la saggezza. Per renderli ancora più protagonisti saranno i loro volti, ritratti dal fotografo Daniele La Monaca, ad accompagnare il percorso della mostra. Non solo: per esaltare le maestranze artigianali del territorio, i visitatori potranno portare con sé un ricordo di questa esperienza grazie ai souvenir unici, realizzati a mano dagli stessi artigiani protagonisti della mostra. Inoltre, durante tutto il periodo espositivo, il Muam si animerà con eventi, incontri, dimostrazioni e laboratori: una serie di momenti speciali in cui approfondire, condividere, emozionarsi. Un invito ad avvicinarsi, a scoprire, a sentire Gubbio con occhi nuovi. 'Made in Gubbio' non è solo una mostra, ma un omaggio alla storia della città. È Gubbio che si mostra, fiera, al mondo. Lo stesso logo di 'Made in Gubbio' vuole essere un ponte tra il passato e il presente della città, andando a sottolineare quello che rappresenta uno degli aspetti più conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Il logo, infatti, riporta la sigla che Mastro Giorgio Andreoli apponeva sulle sue maioliche. Inventore della tecnica del lustro, Mastro Giorgio, nato a Inta, nel Comune di Verbania sul lago Maggiore, è una figura molto conosciuta ed apprezzata che stabilì la sua bottega proprio a Gubbio. Una delle sue firme si componeva di due lettere, la 'M' e la 'G' sovrastate da un punto. "Questa sigla, nell’interpretazione che abbiamo voluto darle, rappresenta l’acronimo di Made In Gubbio. Con una sigla abbiamo cercato di racchiudere la forte tradizione radicata a Gubbio con la volontà di aprirla agli occhi di tutti", conclude il curatore.
(Adnkronos) - “Oggi presentiamo un esempio di ricerca universitaria molto avanzata e già molto vicina a una sperimentazione su strada reale. È qualcosa di potenzialmente pronto per un servizio, ma bisogna fare un grande salto. Lo deve fare l'Italia, lo deve fare l'Europa: trasformare questi bei progetti molto avanzati di ricerca e sviluppo, in progetti industriali imprenditoriali”. Così Sergio Matteo Savaresi, professore e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, alla presentazione del progetto ‘Sharing for Caring’, a Darfo Boario Terme (Bs). Si tratta di ‘Robo-caring’, il primo prototipo italiano di mobilità autonoma - una Fiat 500 elettrica sviluppata all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, dal Politecnico di Milano - pensato per persone anziane e con fragilità. Il progetto gode del sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e della collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. Un'innovazione che si basa su “una tecnologia estremamente complessa che richiede tante risorse economiche - sottolinea il professore - Stiamo provando a trasformare questo bellissimo progetto di ricerca in un grosso progetto imprenditoriale per dare all'Italia e all'Europa la chance di avere questa tecnologia che oggi, di fatto ha solo la Cina e gli Stati Uniti”. Ma per cogliere questa opportunità Italia ed Europa “devono fare un salto”, si diceva. Per farlo servono grosse risorse economiche da impiegare nella trasformazione di una tecnologia estremamente complessa in un servizio disponibile ai cittadini. Ma non solo. “Serve uno sblocco normativo che rimuova la necessità di avere il safety-driver a bordo, oggi obbligatorio per fare questa sperimentazione (Decreto Ministeriale 70 del 2018 ‘Smart Road’ ndr.) - evidenzia Savaresi - Le due cose dovrebbero avvenire idealmente insieme: quando la tecnologia è stata messa completamente a punto da un'entità industriale imprenditoriale, serve lo sblocco normativo”, suggerisce. Il prototipo presentato a Darfo Boario è l'espressione di un futuro imminente. Ma viene da chiedersi: quando vedremo davvero sulle strade italiane un veicolo a guida autonoma senza safety-driver? “Perché la messa a punto industriale e lo sbocco normativo arrivino a compimento prevediamo dai 2 ai 4 anni”, stima Savaresi.