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(Adnkronos) - Teresa Langella e Andrea Dal Corso si sono sposati nello splendido scenario della cattedrale di Sorrento. Il loro amore è nato in televisione, quando nel 2018 si sono conosciuti a 'Uomini e Donne': lei sedeva sul trono di 'Uomini e donne' e lui era tra i corteggiatori. "Sei tutto quello che ho sempre voluto. Abbiamo immaginato momenti, persone, sensazioni ma viverle è come sentirsi abbracciarti dall’universo. Questo è il sapore della felicità", ha scritto Teresa Langella condividendo le foto del matrimonio, celebrato il 14 settembre. La data era stata annunciata durante un'intervista a Verissimo. "Siamo veramente gli opposti che riescono con un pizzico di coraggio a capire le reciproche diversità è lì che si trova tutto il bello", aveva detto Dal Corso a Silvia Toffanin. Qualche giorno prima delle nozze, i due avevano ricevuto una sorpresa da amici e famigliari: gli auguri in strada di parenti e amici con tanto di fuochi d'artificio. "Qui, nella casa che mi ha vista crescere, in quel viale dove da piccola giocavo a nascondino citofonando case e oggi vi rivedo tutti qui, come se il tempo non fosse mai passato! Qui, dove le radici non si sono mai staccate e dove per sempre io troverò CASA MIA", aveva scritto Langella.
(Adnkronos) - Una manovra economica che contenga misure specifiche a sostegno di famiglie e imprese, in particolare le pmi, per sostenere consumi e sviluppo. E' quanto chiede Fenimprese, Federazione nazionale delle imprese, che conta attualmente 60 sedi in Italia e 3 sedi all'estero, oltre a una sede internazionale che funge da hub per le sue attività globali. Con oltre 25.000 aziende associate, FenImprese ha consolidato la sua presenza come una delle principali federazioni italiane al servizio delle pmi. E il 2025 si preannuncia un anno pieno di nuove sfide e opportunità, con un calendario già ricco di appuntamenti, tra cui nuove aperture in Italia e due nuove sedi all'estero. "Fenimprese -spiega ad Adnkronos/Labitalia Luca Vincenzo Mancuso, presidente della Federazione- accoglie con favore le linee guida della Manovra 2025, ritenendo che alcune delle proposte rappresentino passi cruciali per il rilancio dell’economia italiana". Per Fenimprese "le aree prioritarie della Manovra partono dalla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori, che rappresenta una delle misure più attese della manovra. La diminuzione delle imposte sui redditi fino a 25.000 euro (7%) e fino a 35.000 euro (6%) si tradurrà in un aumento netto delle retribuzioni per milioni di lavoratori, il che stimolerà indirettamente anche i consumi interni. Questo effetto sarà particolarmente positivo per le pmi, che vedranno un incremento della fiducia e della produttività", sottolinea il presidente di Fenimprese che il prossimo 16 ottobre terrà l'assemblea nazionale a Bologna. Fenimprese "ritiene che sostenere il potere d’acquisto dei dipendenti migliori il clima aziendale, creando una dinamica virtuosa in cui il benessere dei lavoratori stimola la crescita delle imprese e, di conseguenza, dell’economia nazionale", spiega ancora. E centrale dovrà essere anche il sostegno alle famiglie. "L'introduzione del quoziente familiare per le detrazioni fiscali permetterà alle famiglie con figli di godere di una riduzione delle tasse proporzionata al numero di figli a carico. Questo tipo di politica fiscale rappresenta un cambiamento fondamentale per alleviare il carico fiscale delle famiglie più numerose e stimolare la natalità, una delle priorità strategiche del Paese. Si stima che questa riduzione fiscale possa comportare un risparmio di circa 5-6 miliardi di euro, con effetti diretti sulla capacità di spesa delle famiglie e un miglioramento del benessere economico dei nuclei familiari", sottolinea Mancuso. E per Mancuso "l'accesso al credito rimane una sfida cruciale per le pmi italiane. Fenimprese riconosce l'importanza del rendiconto finanziario come elemento essenziale per garantire la trasparenza finanziaria delle imprese e facilitare il rinnovo dei fidi bancari. Questo strumento permette alle banche di valutare con maggiore precisione la solidità delle aziende e, di conseguenza, facilitare l’erogazione di prestiti necessari per mantenere la liquidità e continuare a investire. Fenimprese sottolinea la necessità di supportare le pmi nella redazione di rendiconti chiari ed efficaci, garantendo loro accesso a finanziamenti cruciali per la crescita e lo sviluppo", sottolinea. L'innovazione è però fondamentale per il futuro delle pmi. "L'innovazione tecnologica e l'internazionalizzazione sono pilastri fondamentali per la competitività delle imprese italiane. Fenimprese sostiene che gli incentivi fiscali previsti dalla manovra debbano essere focalizzati sulla promozione di investimenti in ricerca e sviluppo, miglioramento dei processi produttivi e apertura verso mercati esteri. Le pmi italiane necessitano di strumenti adeguati per espandere la propria presenza internazionale e accelerare la digitalizzazione, garantendo così una crescita sostenibile", spiega ancora. Fenimprese invita il governo a rafforzare questi incentivi per favorire una modernizzazione del tessuto produttivo nazionale. Secondo la Fenimprese "un altro elemento chiave della manovra è il sostegno alle assunzioni di giovani, donne e categorie svantaggiate, con sgravi fiscali che possono arrivare fino al 130% dei costi per le imprese che assumono a tempo indeterminato queste categorie di lavoratori. Fenimprese ritiene che questa misura possa generare un impatto significativo in termini di nuove opportunità occupazionali, rafforzando al contempo il tessuto produttivo del Paese. Si auspica che tali incentivi siano semplici da ottenere e ampiamente accessibili, per permettere un rilancio concreto del mercato del lavoro", aggiunge ancora. E per Mancuso "serve un piano che vada oltre il Pnrr, le imprese hanno bisogno di orizzonti di medio periodo. Tra l’altro Roma si prepara a vivere una nuova importante opportunità con il Giubileo 2025, un evento che, oltre al suo valore religioso, ha un potenziale economico straordinario per la città e per tutto il Paese. I precedenti del Giubileo del 2000, con 25 milioni di presenze turistiche nella capitale e una crescita del PIL laziale del 3%, rappresentano un incoraggiante esempio di come tale evento possa diventare un volano per la crescita economica. Le previsioni attuali indicano che anche un Giubileo più "sotto tono" potrebbe comunque garantire un incremento del PIL romano tra il 2,1% e il 2,4% nei prossimi cinque anni, con benefici occupazionali stimati tra le 4.300 e 5.300 nuove assunzioni", sottolinea ancora. In conclusione "Fenimprese ritiene che la Manovra 2025 presenti opportunità importanti per il rilancio dell’economia italiana, ma sottolinea che il successo di queste misure dipenderà dalla loro attuazione concreta e dalla capacità di coinvolgere efficacemente sia le famiglie che le imprese. È cruciale che il governo metta al centro delle proprie politiche fiscali la crescita delle pmi, facilitando l’accesso al credito, incentivando l’innovazione e garantendo sgravi fiscali concreti. Solo attraverso un'azione coordinata tra Stato, imprese e famiglie sarà possibile costruire un futuro più solido e prospero per il Paese. Fenimprese continuerà a monitorare attentamente l’evoluzione della manovra, lavorando in collaborazione con le istituzioni per garantire che queste politiche abbiano un impatto reale e positivo sulle categorie più rappresentative del nostro tessuto economico", conclude Mancuso.
(Adnkronos) - Aumenta il food waste nelle case degli italiani. Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia segna +45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023). Sono alcuni dei dati dell’annuale presentazione del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, ‘Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione’, curata dall’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall’Università di Bologna assieme a Ipsos che si è tenuta oggi presso lo Spazio Europa a Roma. Uno studio che vuole anche attirare l’attenzione del prossimo G7 Agricoltura sul tema del ‘fine vita’ dei prodotti alimentari. Nella top five dei cibi più sprecati troviamo frutta fresca (27,1 g), verdure (24,6 g), pane fresco (24,1 g), insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g), prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea. Secondo lo studio, questi dati non solo indicano una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenziano due aspetti: se da un lato si è registrato un relativo incremento dei consumi alimentari, dall'altro una parte della domanda si è concentrata su alimenti di qualità inferiore. Il 42% degli italiani individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora, il 37% del campione intervistato sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici si riscontrano anche nel comportamento dei consumatori. Più di un terzo degli italiani (37%) dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino; solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali; inoltre, il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli. “In Italia l'incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante - spiega Andrea Segrè, direttore scientifico Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, Università di Bologna - Non solo per l’aumento percentuale rispetto all'analoga rilevazione di Wwi del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato, fra le quali l’abbassamento della qualità dei prodotti acquistati in particolare dalle fasce della popolazione a reddito più basso. Gli italiani inoltre hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull'educazione alimentare. L'Italia può beneficiare delle buone pratiche che emergono dalle esperienze di contrasto dello spreco dagli altri Paesi del G7, tema che speriamo emerga dal summit di Siracusa il prossimo 26 settembre”. “Se l’aumento dello spreco preoccupa - commenta Lino Enrico Stoppani vicepresidente vicario di Confcommercio - occorre investire con maggiore convinzione sull’educazione alimentare resistendo alla tentazione di introdurre nuovi obblighi a carico delle imprese come suggerito in alcune delle proposte in corso di esame in Parlamento. Ormai tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti mentre, per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della Tari”. “Lo studio presentato oggi fornisce dati e informazioni utili a individuare margini di miglioramento e possibili attività da sviluppare per ridurre sensibilmente lo spreco alimentare - spiega Simona Fontana, direttore generale Conai - In tutti i Paesi, del resto, sembra chiara una forte consapevolezza della necessità di adottare comportamenti virtuosi che possono avere ricadute concrete ed efficaci. Cultura, comportamento e stile di vita dei consumatori sono fattori che influenzano lo spreco alimentare: è su questi che bisogna agire, attraverso misure che possano far leva sull’educazione e sulla responsabilità di ciascuno di noi. Ma anche le imprese italiane stanno facendo molto: continuano a lavorare per proporre soluzioni di imballaggio che garantiscono il miglior equilibrio tra funzione e impatto ambientale, garantendo al prodotto una maggiore shelf life e proponendo soluzioni di pack meno impattanti sull’ambiente”. Per quanto riguarda la geografia nazionale emerge che il Sud e il Centro sono le aree dove lo spreco è maggiore con un +9% rispetto alla media nazionale (al Sud 747 g pro capite a settimana, al centro 744 g pro capite), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con un -11% rispetto alla media nazionale (606,9 g pro capite). Sulle strategie per contrastare il fenomeno, gli italiani mostrano una disponibilità marcata a adottare comportamenti antispreco, con l'87% disposto a congelare i cibi e l’86% a utilizzare il cibo appena scaduto se ancora buono. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso (63%) e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo (62%) è inferiore, suggerendo che le barriere pratiche o la mancanza di una rete adeguata a seguire tali pratiche potrebbero limitare l’adozione di queste strategie. Solo il 29% conserva il cibo avanzato cercando ricette creative per riutilizzarlo.