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(Adnkronos) - “Mi dedicherò molto alle staff house, le case per i lavoratori. Così da fornire un aiuto agli imprenditori, perché comunque pagare la casa ai propri dipendenti stagionali comporta un costo, e al contempo dare la possibilità ai giovani di rinnamorarsi del turismo, anche perché la casa è un componente importante per la qualità della vita di ciascuno di noi”. Lo afferma il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, intervenendo alla quarta edizione di Letexpo – Logistics eco transport, a Verona.
(Adnkronos) - "Distruggere o terremotare il turismo balneare con una errata applicazione del diritto europeo non solo non è giusto, ma sarebbe un grave errore storico". A dirlo oggi Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio, in occasione degli Stati generali del turismo balneare. "Il turismo balneare, con 175 milioni di presenze turistiche pari al 39,2% di quelle complessive, è uno degli asset strategici della nostra economia. Un settore che in questo momento storico con la crisi internazionale e la guerra commerciale in corso può fornire un importante contributo per la tenuta economica del Paese". "La nostra categoria - sostiene - è da tempo al centro del dibattito pubblico del Paese che ha dato luogo a un confronto serrato fra l’Italia e la Commissione europea, tanto che la questione balneare è identificata, oggi, con il nome di una direttiva europea-la Bolkestein. Siamo di fronte ad una problematica che ha generato persino un conflitto fra, da un lato il Parlamento e le altre istituzioni nelle quali si esercita la sovranità popolare (Regioni e Comuni), dall’altro l’autorità giudiziaria amministrativa preposta a controllare il corretto esercizio delle funzioni amministrative". "Oggi - afferma - riteniamo che sulla questione balneare sia indispensabile una discussione non strumentale, come purtroppo avvenuto negli ultimi anni, che non riguarda solo gli stabilimenti balneari ma tutte le aziende che operano sul demanio (dai ristoranti ai chioschi; dagli alberghi ai campeggi). Ben otto governi in quattro legislature hanno prorogato le concessioni demaniali vigenti in vista di una riforma, sempre annunciata e mai effettuata". "E’ bene sottolineare - avverte - che questa problematica sinora è stata affrontata in riferimento solo alla durata e alle modalità di rinnovo delle concessioni demaniali marittime, trascurando altri importanti aspetti come quelli relativi alla tutela e salvaguardia della costa o al miglioramento e potenziamento del salvamento. Riteniamo, invece, che sia necessario che la questione balneare sia esaminata nella sua pienezza e con il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici interessati (Governo, Regioni e Comuni) e la partecipazione anche dei portatori di interesse diversi da quelli da noi rappresentati (ambientalisti e associazioni di consumatori), affinché sia affrontata in riferimento a un orizzonte più ampio della disputa giuridica. Proprio per questo motivo abbiamo organizzato oggi a Roma gli Stati generali". "Tra le priorità per la categoria dei balneari - sottolinea - serve un piano nazionale straordinario di interventi finalizzato a porre fine o comunque a contrastare l’erosione costiera e recuperare le spiagge scomparse. Altra problematica la questione del salvamento anche sotto il profilo del reclutamento e della formazione del personale addetto. In assenza di un numero sufficiente di assistenti bagnanti, infatti, molti concessionari si troveranno nell'impossibilità di garantire il servizio obbligatorio di salvataggio, con la concreta prospettiva di non poter aprire la propria attività. Ecco perché siamo impegnati con la Fin e il Coni per affrontare e risolvere il problema del reclutamento e della formazione di questa importante figura professionale". "E' un dato incontrovertibile da anni - spiega - che per la parte di gran lunga più rilevante della domanda turistica, nazionale ed estera che si riversa nel nostro Paese, la vacanza”continua ad essere sinonimo di vacanza al mare. Solo lo scorso anno ha visto prevalere la balneazione con circa il 40% del totale complessivo di presenze turistiche. Oggi siamo di fronte ad un settore perfettamente funzionante e di successo, dovuto anche alla professionalità degli attuali operatori e, soprattutto, alla sua caratteristica di gestione familiare. Siamo stupefatti, poi, nel constatare come questo settore, cruciale per l’economia del Paese, sia ancora sostanzialmente disciplinato dal Codice della navigazione del lontano 1942". "Siamo impegnati - sottolinea il presidente Capacchione - a difendere un modello di balneazione attrezzata che ha circa due secoli di storia e la cui presenza ha plasmato la stessa identità di moltissime località costiere e l’intera costa italiana. Tutto ciò rischia di essere stravolto con la messa a gara delle concessioni. A nostro avviso il riordino non può prescindere da principi giuridici fondamentali: in primo luogo la tutela della certezza del diritto e della buona fede di chi ha confidato in un assetto normativo e amministrativo previgente; si rischia di recare pregiudizio, infatti, anche al diritto alla proprietà della propria azienda costituzionalmente e comunitariamente tutelato".
(Adnkronos) - Unaprol, Consorzio olivicolo italiano, è tra i partner che hanno collaborato allo sviluppo di Novaterra, un progetto ambizioso che si propone di rivoluzionare l'olivicoltura nel bacino del Mediterraneo. L'obiettivo principale è duplice: ridurre l'impatto ambientale e incrementare la redditività per gli agricoltori. Il progetto 'Novaterra' si articola in tre strategie chiave, che sinergicamente mirano a trasformare l'approccio all'olivicoltura: protezione delle colture all'avanguardia ('Novaterra' promuove l'impiego di soluzioni di difesa innovative, privilegiando alternative naturali come bio-pesticidi, bio-controllo e coadiuvanti); smart farming per un'agricoltura di precisione, attraverso una piattaforma di agricoltura intelligente (il progetto mira a ottimizzare l'applicazione dei prodotti di protezione, riducendone l'impiego e aumentando l'efficacia); gestione del suolo e biodiversità ('Novaterra' introduce nuove strategie per la gestione del suolo, la promozione della biodiversità funzionale e l'impiego di robotica per il controllo delle infestanti). Novaterra rappresenta un'importante opportunità per il settore olivicolo mediterraneo. Grazie alla collaborazione di partner esperti e all'implementazione di strategie innovative, il progetto si propone di creare un modello di agricoltura più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico Lo sviluppo del settore olivicolo è oggi associato a tre parole chiave: differenziazione, innovazione, in collegamento e interazione con il concetto di sostenibilità. L’aspetto della differenziazione, sebbene di grande importanza, non è esente da difficoltà dal punto di vista pratico: gli oli vanno caratterizzati e quindi resi in qualche modo riconoscibili, elemento che in Italia rappresenta un fattore di grande interesse, in considerazione del fatto che nel nostro Paese la battaglia relativa alle produzioni è stata persa da anni e che pertanto la strategia da perseguire in futuro è quella di differenziare l’olio extravergine, per renderlo il più possibile diverso dai prodotti standard ottenuti soprattutto negli altri Paesi del bacino del Mediterraneo. Per quanto riguarda le innovazioni, sono importanti se nel contempo garantiscono la sostenibilità, così come indicato dalle linee guida del Pnrr, laddove gli investimenti in agricoltura devono assicurare il rispetto del principio di sostenibilità ambientale. Tuttavia, per quanto concerne il settore in questione, questa tematica assume una certa complessità, poiché va comunque considerato che le innovazioni in campo oleario non sempre sono in linea col concetto di sostenibilità inteso, ad esempio, come riduzione delle emissioni di carbonio. Esse infatti sono spesso più energivore delle vecchie tecnologie, soprattutto se si vuole produrre stabilmente alta qualità nell’attuale contesto di grande incertezza a causa dei cambiamenti climatici e delle conseguenti problematiche ambientali. Infatti, va considerato che in termini teorici è più sostenibile un olio vergine che non un extravergine poiché si lavorano olive più mature, con un maggiore contenuto in olio e minore in acqua; non c’è bisogno delle basse temperature in frangitura o in gramolatura, ecc., se non fosse per il fatto che gli oli vergini, avendo mediamente un minore contenuto in antiossidanti naturali, sono meno stabili all’ossidazione e quindi avranno una durata di vita, nella classa di appartenenza, breve e una volta passati ad olio lampante diventeranno più energivori a causa dei costi energetici del processo di raffinazione al quale saranno soggetti. Per questo motivo, quindi, il concetto di sostenibilità deve per forza avere come riferimento, almeno in Italia, l'aspetto del mantenimento della qualità, che ha un campo d'azione sempre più ampio e che riguarda anche aspetti immateriali, relativi al racconto che può essere impostato nella comunicazione e che riguarda alcune caratteristiche (di carattere etico, ambientale, ecc.) a cui è particolarmente sensibile un consumatore evoluto. Tuttavia, anche altri Paesi produttori tradizionali di olio nel bacino del Mediterraneo sono ormai in grado di produrre una narrazione accattivante a fini commerciali. E allora la differenziazione non può che basarsi sui valori materiali del prodotto, quelli cioè in grado di fornire una misurazione oggettiva della qualità stessa (legali, salutistici, sensoriali, ecc.). Tra i valori materiali, gli aspetti legati alla sicurezza e quindi al problema della riduzione dei pesticidi sono di grande importanza anche perché in stretta relazione con le contaminazioni e quindi con il concetto di qualità. Poter garantire controlli che assicurino l’assenza di principi contaminanti causati dai residui dei trattamenti fitosanitari è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e quindi la qualità dell’olio extravergine. Su questo tema esiste una grande sensibilità a livello comunitario, e l’Ue ha istituito da alcuni anni un tavolo di discussione. Tale problematica assume un carattere di grande attualità anche alla luce dell’entrata in vigore del divieto all’utilizzo del dimetoato, un principio attivo utilizzato da oltre 40 anni per il controllo della mosca dell’olivo, senza che nel frattempo il settore industriale sia riuscito a sperimentare e mettere sul mercato nuovi principi attivi meno tossici ed efficaci in sua sostituzione. Pertanto, il vuoto creato dal divieto all’uso del dimetoato apre nuovi spazi per la ricerca, la sperimentazione e la messa in pratica di nuove strategie e metodi alternativi ai fitofarmaci di sintesi e per la loro promozione e diffusione presso gli olivicoltori, così come sta avvenendo attraverso il progetto Novaterra. Per quanto riguarda il tema della contaminazione dell’olio d’oliva, al di là del problema dei pesticidi strettamente legato alla gestione dell’oliveto, l’aspetto di maggiore attualità e preoccupazione riguarda le contaminazioni da oli minerali (Moh) appartenenti alle due tipologie principali: gli idrocarburi saturi di oli minerali (Mosh) e gli idrocarburi aromatici di oli minerali (Moah), questi ultimi presenti in minore concentrazione rispetto ai primi. Anche la contaminazione da oli minerali è di origine agronomica, essendo legata alle pratiche di raccolta ed in particolare ai prodotti utilizzati per la lubrificazione di agevolatori, scuotitori e macchine scavallatrici, che contaminano le olive e si trasferiscono all'interno dell'olio estratto. Per quanto riguarda i limiti di tolleranza, l’Ersa ha stabilito la soglia massima 2 mg/kg di contaminazione, senza che tuttavia sia stata assodata una correlazione tra la concentrazione di olio minerale nell’olio di oliva e l’impatto sulla salute umana. Infatti, in assenza di sperimentazioni in questa direzione, il valore della soglia massima corrisponde al valore minimo rilevabile in laboratorio. In termini pratici, ciò sta a significare che 1 gr di olio minerale (Moh) arriva a contaminare di 1 mg il contenuto di una tonnellata di olio, che corrispondono approssimativamente a 5 tonnellate di olive, cosicché anche contaminazioni minime possono creare problemi in questo senso. Anche su quest’ultimo aspetto, quindi, le filiere olivicole-olearie dovranno mettersi in linea per assicurare il rispetto delle norme vigenti in termini di contaminazione, a dimostrazione di quanto questa tematica sia di grande attualità per garantire la sicurezza alimentare e contribuire al perseguimento della massima qualità del prodotto finale. E' possibile seguire il progetto, unendosi alla community Novaterra sui social media o alla newsletter per gli ultimi aggiornamenti (https://www.novaterraproject.eu/; https://twitter.com/NOVATERRA19; https://www.facebook.com/NovaTerra-102038265045698; https://www.linkedin.com/company/69260667/admin/).