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(Adnkronos) - Da Fiorello a Valentino, da Chris Smalling a Mattia Zaccagni, e poi la vedova di Domenico Modugno, la sorella di Gianni Agnelli fino a Caterina Balivo: sono molti i vip che negli ultimi anni sono finiti nel mirino dei 'soliti ignoti', che sono riusciti a entrare nelle loro case e a portare via oggetti di lusso e denaro. Il furto subìto da Rosario Fiorello nella notte è solo l'ultimo di una lunga lista che ha visto finire sui giornali i nomi di diverse celebrità. Solo due settimane fa, il 23 luglio, Franca Gandolfi, vedova di Domenico Modugno, ha subìto una rapina in casa nella villa sull'Appia Antica, con i ladri che sono riusciti in quel caso a portare via la cassaforte e diversi oggetti in argento. Sempre il mese scorso lo stilista Valentino Garavani e il calciatore della Lazio Matias Vecino sono stati presi di mira dalle bande specializzate in furti in case di vip: il centrocampista biancoceleste, il 22 luglio scorso, ha denunciato un furto in casa, con i ladri che sono riusciti ad entrare nella sua casa in zona Camilluccia forzando una finestra, prendendo diversi oggetti di valore. Più fortunato lo stilista Valentino, che la sera del 6 luglio ha subìto un tentativo di effrazione nella sua villa sull'Appia Pignatelli: due uomini si sono infatti introdotti nel giardino della villa, venendo messi in fuga da una guardia giurata che ha esploso un colpo di pistola in aria. Il 9 gennaio 2025 invece a Torrimpietra, nel comune di Fiumicino, i ladri avevano preso di mira la casa di Maria Sole Agnelli, sorella dell'avvocato Gianni Agnelli: la banda, che sarebbe stata composta da 5 persone, è riuscita a immobilizzare la guardia giurata e la governante della casa, portando via la cassaforte della villa. Maria Sole era in casa, ma non si sarebbe accorta della presenza dei ladri. Il 1 luglio 2024 invece toccò a Caterina Balivo, che trovò la sua casa nel quartiere Parioli svaligiata da alcuni ladri, entrati da una finestra del balcone portando via con sé orologi, gioielli e borse di valore. Neanche due settimane dopo, il capitano della Lazio Mattia Zaccagni e Chiara Nasti hanno denunciato il furto di gioielli, orologi e borse, oltreché della cassaforte, smurata dalla loro casa nella zona Camilluccia. Altri calciatori in precedenza avevano avuto la spiacevole sorpresa di una 'visita' dei ladri: il 28 dicembre 2023 fu l'allora giallorosso Nicola Zalewski, mentre nell'ottobre di quell'anno toccò al difensore della Roma Chris Smalling. (di Lorenzo Capezzuoli Ranchi)
(Adnkronos) - Un traguardo importante per Santa Tresa, un passo storico per la viticoltura siciliana: con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo disciplinare Terre Siciliane Igt, torna finalmente tra le varietà ammesse anche l’Orisi, vitigno autoctono siciliano a lungo dimenticato e finora impossibile da indicare in etichetta. A riportarlo in vita è stata proprio la tenuta di Vittoria (Ragusa) guidata da Stefano Girelli, che da anni lavora per recuperare questo raro tesoro ampelografico. Fino ad ora l’Orisi, reimpiantato grazie a un progetto sperimentale della Regione Sicilia, non poteva essere nominato sulle bottiglie: il vino prodotto da Santa Tresa portava in etichetta solo una 'O', simbolo del suo nome “non scritto”. Con la modifica del disciplinare, l’Orisi può finalmente riprendersi la sua identità anche in etichetta, coronando un percorso che unisce ricerca e storia dell’enologia siciliana. Il vitigno Orisi, nato dall’incrocio spontaneo tra Sangiovese e Montonico Bianco, era sopravvissuto in pochissimi esemplari nei Nebrodi. Il suo recupero è iniziato nel 2003 grazie a un ambizioso piano regionale di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani, che ha coinvolto il vivaio regionale Federico Paulsen di Marsala e l’azienda Santa Tresa. Nel vigneto sperimentale di Santa Tresa, che si estende su una superficie di circa 5.600 mq, con 2.830 piante, sono presenti 18 vitigni e circa 31 fenotipi diversi. Un bacino di biodiversità della vitivinicoltura siciliana, dove si studia l’interazione del sistema ecologico 'clima/pianta/terreno' dei diversi cloni dei principali vitigni siciliani, oltre che dei vitigni reliquia come l’Orisi, la loro resilienza per una viticoltura sostenibile. In questi anni, dalle 16 piante presenti nel campo sperimentale della tenuta, si è riusciti a ottenere 1.523 ceppi di Orisi, coltivati a spalliera in terreni franco sabbiosi, minerali, su uno strato di calcareniti compatte. "Oltre al dato tecnico, che consente l'utilizzo in etichetta del nome varietale, per noi di Santa Tresa significa anche il riconoscimento dell'impegno che nasce dal nostro campo sperimentale, dalla tecnica agronomica, passa dalle micro-vinificazioni e giunge, grazie alla cultura enologica, al riconoscimento normativo", commenta Stefano Girelli, alla guida di Santa Tresa con la sorella Marina. La vinificazione di 'O' di Santa Tresa segue un protocollo rigoroso: vendemmia manuale a settembre, refrigerazione, fermentazione in botti di rovere di Slavonia e un lungo affinamento sulle bucce fino alla vendemmia successiva, prima di un riposo in acciaio di 4-5 mesi. Santa Tresa, con i suoi 50 ettari di cui 39 coltivati a vite, continua così a essere un esempio virtuoso di viticoltura biologica, capace di coniugare tradizione, biodiversità e innovazione nel pieno rispetto della natura.
(Adnkronos) - “Il Programma Emtn è molto importante perché sancisce il ritorno a raccogliere capitali in Italia, rafforzando il mercato dei capitali italiani che negli ultimi anni ha sofferto l'emorragia verso mercati esteri. L'Italia non ha nulla da invidiare agli altri paesi. Riteniamo che il rimpatrio in Italia sia la mossa giusta negli interessi di Iren e del sistema economico italiano”. Sono le dichiarazioni di Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, alla ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. Un ruolo importante è riservato alla sostenibilità. “Il denaro che raccogliamo sul mercato - prosegue Dal Fabbro - serve per aumentare gli investimenti sulla resilienza ambientale, sul rafforzamento delle reti idriche, sull'efficientamento del parco termoelettrico, il fotovoltaico, l'eolico. Alimentiamo progetti che devono essere sostenibili e che aumentano la resilienza ambientale. Siamo convinti che si tratti di un buon investimento che, da un lato, offre rendimento agli azionisti e dall’altro rende l’azienda più solita. Investire nella sostenibilità non è un peso, ma una grande opportunità di rendere le aziende più solide”. Nella scelta di procedere all’emissione di nuovi titoli obbligazionari ha influito la semplificazione burocratica e normativa: “È stato fatto un grandissimo lavoro di semplificazione da parte di Borsa Italiana e Consob - aggiunge - questo è uno degli elementi che ci ha indotto a investire. Faccio i complimenti al team di Consob e di Borsa Italiana. Grande lavoro a beneficio di emittenti come la nostra e di tutte le imprese italiane. L’Italia deve tornare a fare industria, nel nostro Paese abbiamo una iper finanziarizzazione del sistema italiano, ma facendo industria ci saranno soldi per alimentare la finanza”. Infine una considerazione sul nucleare: “Il nucleare è un orizzonte molto lungo. Per fare una centrale nucleare ci vogliono tra i 10 e i 15 anni. Il suggerimento che darei a chi parla di nucleare è di sopravvivere nei prossimi 5-10 anni facendo quello che è possibile e in parallelo studiare le migliori forme per produrre energia elettrica sostenibile e sicura., con tutte le fonti, nessuna esclusa” conclude Dal Fabbro.