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(Adnkronos) - Nuovo sciopero generale oggi, venerdì 28 novembre 2025. Dai treni ai bus, dalla metro agli aerei, fino alla scuola e alla stampa: sono molti i settori che incroceranno le braccia in tutta Italia. Ecco chi si ferma, gli orari e le fasce di garanzia. Sul fronte dei treni, Per il gruppo Fs, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord lo stop è iniziato alle 21 di ieri, giovedì 27, e durerà fino 21 di oggi, con possibili cancellazioni o variazioni, fatte salve le fasce di garanzia previste per legge. Per i regionali sono garantiti i servizi dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. Alla protesta aderisce anche il personale di Italo. Gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine dell’agitazione sindacale. Trenitalia, tenuto conto delle possibili ripercussioni sul servizio, invita i passeggeri a informarsi prima di recarsi in stazione. Informazioni su collegamenti e servizi attivi sono disponibili consultando l’App di Trenitalia, la sezione Infomobilità di trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo FS, il numero verde gratuito 800892021, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni, attraverso le self-service e le agenzie di viaggio. Incrociano le braccia, poi, i lavoratori del trasporto pubblico (metro, bus e tram) con effetti prevedibili sul traffico in particolare a Roma. Il servizio sarà garantito esclusivamente durante le fasce di legge: da inizio servizio alle 8.29 e dalle 17 alle 19.59. A Milano, invece, il servizio Atm sarà regolare. A Roma, la protesta tocca l'intera rete Atac e le reti degli esercenti Autoservizi Troiani/Sap, Autoservizi Tuscia/Bis, Atr e, sulla rete Atac, anche i collegamenti eseguiti da altri operatori in regime di subaffidamento. Sono garantite le corse sull'intera rete da inizio servizio diurno alle ore 8.29 e dalle ore 17.00 alle ore 19.59; non è garantito il servizio sull'intera rete dalle ore 8.30 alle ore 17.00 e dalle ore 20.00 al termine del servizio diurno, compreso la linea di bus sostitutiva MC8 Parco di Centocelle-Pantano programmata a partire dalle ore 21.30 per lavori all'infrastruttura ferroviaria; non sono garantite invece le corse delle linee metro A, B/B1, C previste dopo le ore 24, le linee diurne che hanno corse programmate oltre le ore 24 e le corse notturne delle linee 8-38-44-61-86-170-246-301-451-664-881-916-980 e delle linee 314, 404 e 444 gestite da altri esercenti. Durante lo sciopero, nelle stazioni della rete metroferroviaria che resteranno eventualmente aperte, non sarà garantito il servizio di scale mobili, ascensori e montascale. Lo stop dei trasporti pubblici a Napoli prevede le fasce di garanzia dalle ore 5.30 alle ore 8.30 e dalle ore 17.00 alle ore 20.00 per bus e tram. Per la Metro Linea 1, la prima corsa da Piscinola è alle ore 6.30, dal Centro Direzionale alle 7.10. Nel pomeriggio il servizio riprende da Piscinola alle ore 17.07 e dal Centro Direzionale alle ore 17.47. Ultima corsa da Piscinola alle 19.40, da Centro Direzionale alle 19.29. La Linea 6 chiuderà dopo le ultime corse delle 9.08 da Mostra e delle 9.14 da Municipio. Stop anche alle funicolari, ultima corsa della giornata alle 19.50. Autolinee toscane annuncia che il servizio bus sarà garantito dalle ore 4.15 alle ore 8.14 e dalle ore 12.30 alle ore 14.29. La tramvia di Firenze sarà operativa in modo regolare solo nelle due fasce protette previste dalla normativa, dalle 6.30 alle 9.30 e dalle 17 alle 20. Disagi anche nel trasporto aereo. Restano anche in questo caso le tutele previste dalla legge, che Enac ha riassunto in una nota informativa. Quindi sono garantiti "tutti i voli, inclusi i voli charter, schedulati in partenza nelle fasce orarie 7-10 e 18-21; tutti i voli charter da/per le isole regolarmente autorizzati o notificati anteriormente alla data di proclamazione dello sciopero” così come i collegamenti con le isole con unica frequenza giornaliera. Assicurato anche "l'arrivo a destinazione di tutti i voli nazionali in corso al momento dell'inizio dello sciopero, la partenza di tutti i voli schedulati in orari che precedono il via all'astensione e ritardati per cause indipendenti dalla volontà delle parti, l’arrivo a destinazione negli aeroporti nazionali dei voli internazionali con orario stimato non oltre trenta minuti primi dall'inizio dello sciopero stesso". Per quanto riguarda infine i voli intercontinentali, sono confermati "tutti i collegamenti intercontinentali in arrivo compresi transiti su scali nazionali nonché seguenti voli intercontinentali in partenza". C’è anche la scuola tra i settori in sciopero venerdì, proclamato da un’ampia coalizione di confederazioni e organizzazioni sindacali: Cub, con adesione ADL Varese, Cub Sur, Sgb, Sbm, Adl Cobas, Clap, Sial Cobas, Cobas, Cobas Scuola, Si Cobas,Usi-Unione Sindacale di base fondata nel 1912 e ricostituita, USB, USB PI, UsiUnione Sindacale Italiana, Fi-Si, Usi Cit, Flai Ts. Parallelamente, Unicobas Scuola e Università, Cobas Scuola Sardegna e Fisi, che hanno aderito proclamando lo sciopero per il personale del comparto istruzione e ricerca. Infine, si fermano anche i giornalisti, per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto nel 2016.
(Adnkronos) - "L'intelligenza artificiale è molto pervasiva e può essere vista sotto diverse angolature. Da un certo punto di vista, il 90% dei lavoratori dell'Unione Europea utilizza dei dispositivi digitali e il 30% ne utilizza anche di avanzati, tipo i chatbox eccetera. Molti segnalano effetti positivi, per esempio nell'aiuto nella redazione di un testo, nella traduzione o compiti relativi ai testi, ai calcoli, con risparmio di tempo e aumento di produttività. Altri lavoratori segnalano il timore che possa essere utilizzato per monitorare l'orario di lavoro o che il loro calendario di lavoro possa essere fissato in maniera più o meno autonoma o automatica da parte degli algoritmi. In generale, un tratto abbastanza comune è che l'opinione pubblica sembra essere convinta che l'intelligenza artificiale debba essere gestita, al fine di garantire la trasparenza, e tutelare la privacy sul luogo di lavoro". E' lo scenario sul ruolo crescente dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro europeo, che, intervistato da Adnkronos/Labitalia, traccia Mario Nava, direttore generale della Dg occupazione, affari sociali e inclusione (Dg Empl) della Commissione Europea. I rischi percepiti dai cittadini Tra i cittadini dell'Unione Europea "c'è chiaramente la preoccupazione che un eccesso di uso di intelligenza artificiale, o meglio dei compiti che vengono fissati autonomamente da una gestione algoritmica, porti a un sovraccarico di lavoro, porti a decisioni non perfettamente leggibili, e a una perdita di autonomia. Ed è per questo che un altro punto su cui c'è abbastanza consenso è che le parti sociali sono degli attori fondamentali per promuovere l'uso degli strumenti di intelligenza artificiale. Non per nulla, il nuovo Patto per il dialogo sociale europeo, rinnovato a marzo del 2025, a marzo, sottolinea che il dialogo sociale e una contrattazione collettiva aiutano le politiche sul luogo del lavoro ad adattarsi ai cambiamenti. Quindi il legame tra intelligenza artificiale, contrattazione collettiva, ruolo delle parti sociali è abbastanza messo in evidenza", sottolinea Nava. L'arrivo della Quality Jobs Roadmap' "C'è un principio fondamentale -spiega Nava- che io sottolineo sempre, ed è il principio fondamentale dell'Unione Europea: la tecnologia deve essere messa a servizio delle persone e non viceversa. Non sono le persone a servizio della tecnologia e quindi in questo senso la 'Quality Jobs Roadmap' che pubblichiamo fra qualche settimana ha appunto l'obiettivo di assicurare che vengano garantite buone condizioni di lavoro, e una forte protezione dei lavoratori in presenza di nuove tecnologie". Il ruolo delle skills digitali "C'è uno studio abbastanza recente del Fondo monetario -ricorda Nava- che dice che il 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate può essere influenzato dall'intelligenza artificiale. Quindi diciamo che l'intelligenza artificiale 'entra' nei lavori più o meno di tutti, non solo dei più fragili o di coloro che beneficiano del salario minimo, ma anche per esempio nel lavoro di voi giornalisti, nel lavoro di noi policy makers, nel lavoro dei traduttori, quindi entra nel lavoro di tutti. Quindi la questione non è se l'intelligenza artificiale entra o non entra nel nostro lavoro, ma piuttosto come ci si adatta. E la questione dell'adattamento all'intelligenza artificiale è legato a filo doppio con la questione delle skills. E cioè se un lavoratore ha, o ha potuto nel passato acquisire, buone skills digitali, avrà più facilità ad adattarsi e tenderà a vedere l'intelligenza artificiale come un aiuto, uno strumento. Se invece un lavoratore più anziano, o semplicemente meno che ha beneficiato di minore formazione, allora farà più fatica", sottolinea il direttore generale della DG Emply. "Detto tutto ciò, l'intelligenza artificiale ovviamente crea anche delle nuove opportunità", sottolinea Nava. E sulle competenze Nava aggiunge: "Chi paga per lo skilling e reskilling? Nella nostra comunicazione di Union of Skills abbiamo dato atti del fatto che l'Unione Europea ha investito oltre 150 miliardi nell'ultimo periodo finanziario nello sviluppo delle competenze, nell'unione delle competenze mettiamo in chiaro come appunto upskilling e reskilling sono fondamentali per l'adattamento al mercato del lavoro e in particolar modo per coloro che hanno davanti a se stessi tanti anni di attività, quindi i giovani". "Anche nel rapporto Draghi, dove si dice che la competitività dell'Europa non deriva da un'eventuale riduzione dei salari, e quindi competitività attraverso i salari, ma al contrario deriva da un miglioramento delle skills e quindi la capacità di guardare a prodotti e servizi che 'comandano' più valore aggiunto, perché necessitano di più skills, e in questo ovviamente l'intelligenza artificiale può aiutare", aggiunge Nava. Il ruolo della direttiva Ue sul salario minimo Secondo Nava "un attore cruciale dell'introduzione dell'intelligenza artificiale nel mercato del lavoro sono le parti sociali. E l'articolo 4 della direttiva Ue sul salario minimo -spiega- rafforza la contrattazione collettiva, facendo in modo che tutti i Paesi abbiano un piano per avere una contrattazione collettiva di buon livello. E quindi sostanzialmente c'è un legame molto forte tra la direttiva sul salario minimo che rinforza la contrattazione collettiva e il dialogo tra le parti sociali e appunto il fatto che l'intelligenza artificiale ha bisogno delle parti sociali per un'introduzione equa, giusta e corretta nel mercato del lavoro". Gli algoritmi e gli strumenti legislativi a disposizione Rischi dagli algoritmi? Si, ma gli strumenti legislativi per fronteggiarli ci sono. "Sul fatto che i lavoratori possano percepire di essere comandati da un algoritmo abbiamo già tre strumenti legislativi -spiega Nava- abbastanza forti. Uno: il regolamento sull'intelligenza artificiale che istituisce un quadro giuridico abbastanza globale per un'intelligenza artificiale trasparente con i rischi attenuati eccetera. Due: la 'platform work directive', la direttiva sul lavoro tramite piattaforme digitali che contiene norme chiare sulla gestione algoritmica e sul tipo di lavoro, tipo di rapporto di lavoro che una persona che è comandata da un algoritmo ha. E poi ovviamente c'è il famoso Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati e su come i dati che vengono recuperati possono essere utilizzati. Quindi diciamo che c'è una base giuridica abbastanza forte sulla quale si innesca quello la consultazione, il lavoro delle parti sociali. C'è quindi -ribadisce Nava- una base normativa su cui si può innescare il lavoro delle parti sociali al fine di verificare se c'è bisogno di avere un'altra base, o di aggiungere una base. Che poi è più o meno quello che stiamo facendo, perché entreremo nella prima fase della consultazione delle parti sociali in vista della preparazione del 'Quality Jobs Act' nel 2026 e quindi quello proprio sarà il punto dove si troverà l'equilibrio. Quello che voglio dire è che non si parte da zero, si parte da almeno tre strumenti legislativi, il Gdpr ha dieci anni e gli altri due hanno uno quattro e l'altro due anni", sottolinea il dirigente della Commissione Europea. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - “Il modello italiano del riciclo è virtuoso. Il nostro paese è sicuramente da prendere ad esempio”. Così, Letizia Moratti (Mep Commissione Itre), all’evento organizzato da Conai, in collaborazione con il Corriere della Sera, presso la Borsa di Milano, dal titolo ‘Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva’. “L'Italia ha già superato i target del 2025 e nel 2024 siamo arrivati ad un 76,7% di riciclo, quindi un modello che deve essere preso in considerazione dall'Europa e da altri paesi. Per far questo - prosegue Moratti - il vecchio continente deve semplificare le regole, orientarle al risultato, puntare sull'innovazione di processo e prodotto, favorendo quindi gli investimenti. Deve fare in modo che le procedure per le autorizzazioni, per esempio quelle ambientali, siano più rapide. Inoltre bisogna superare il concetto di rifiuto in modo tale che ci sia in Europa un'armonizzazione che non porti un paese a pensare ad un rifiuto in un certo modo e un paese a classificarlo in un modo diverso”.