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(Adnkronos) - L'attore australiano Tristan Rogers, storico volto della soap opera "General Hospital", nella quale ha interpretato per oltre quattro decenni il ruolo dell'agente segreto Robert Scorpio, è morto nella sua abitazione a Palm Springs, in California, all'età di 79 anni, a causa di un cancro ai polmoni, malattia contro cui combatteva da tempo, pur non essendo mai stato fumatore. La notizia della scomparsa è stata annunciata dal suo manager, Meryl Soodak. "La famiglia di General Hospital è profondamente addolorata per la perdita di Tristan", ha dichiarato Frank Valentini, produttore esecutivo della serie. "Per 45 anni ha affascinato milioni di telespettatori". Nato a Melbourne il 3 giugno 1946, Rogers ha iniziato la carriera nel suo paese natale, per poi trovare fama internazionale grazie al ruolo di Scorpio, apparso per la prima volta nel 1980. Quella che doveva essere una semplice comparsata di due giorni si trasformò in un contratto pluridecennale, grazie al carisma e all'energia che Rogers portò sul piccolo schermo. Il personaggio fu protagonista di trame memorabili, tra cui l'epica lotta contro la "Ice Princess", un dispositivo capace di manipolare il clima, insieme ai personaggi cult Luke e Laura. Negli anni '80 Rogers formò con Emma Samms (Holly) una delle coppie più amate del daytime americano: Robert e Holly Scorpio. La loro storia, dentro e fuori dallo schermo, fu emblematica per il modo in cui seppe raccontare una relazione stabile e felice, lontana dagli stereotipi drammatici del genere. Dopo una prima lunga permanenza a General Hospital dal 1980 al 1992, l'attore è tornato più volte nei decenni successivi, con apparizioni nel 1995, 2006, 2008, dal 2012 al 2016 e infine dal 2018 al 2024. L'ultima apparizione, non annunciata, risale a luglio 2025, in un cameo che oggi assume un valore di commiato. Rogers ha recitato anche nella soap "Febbre d'amore" nel ruolo di Colin Atkinson, dal 2010 al 2019, e ha prestato la voce a personaggi delle serie animate Batman Beyond e The Wild Thornberrys. Ha inoltre partecipato alle web serie The Bay e Studio City, vincendo un Daytime Emmy per quest'ultima. Fu sposato due volte: dal 1974 al 1984 con Barbara Meale, e dal 1995 con Teresa Parkerson, con la quale ha avuto due figli, Sara Jane e Cale.
(Adnkronos) - "Nello scenario commerciale di oggi, per le aziende italiane diventa imperativo adottare una visione strategica e di lungo periodo, andando oltre le scelte tattiche volte a contrastare la volatilità e frammentazione del mercato globale. In questo modo, le imprese potranno continuare a contribuire agli scambi commerciali e alle esportazioni, che nel 2024 - secondo Istat e Ice - hanno registrato una modesta flessione dello 0,4% rispetto al 2023, con un valore complessivo di 623,5 miliardi di euro per le merci. L’export è uno dei principali driver strategici per la crescita delle aziende e di tutta l’economia italiana: grazie all’eccellenza del Made in Italy, le esportazioni generano quasi un terzo del Pil nazionale". Così Ernesto Lanzillo, Partner e Deloitte Private Leader, parla delle sfide per il Made in Italy nel nuovo scenario commerciale su Voices, la nuova piattaforma che ospita commenti sui temi di attualità firmati dagli esperti di Deloitte Italia. "A ulteriore conferma della centralità della internazionalizzazione e dell’export - spiega - ci sono i dati emersi dall’ultima edizione del Best managed companies (Bmc), l’award di Deloitte Private che premia le eccellenze imprenditoriali italiane. Tra le aziende Bmc, circa la metà guarda sempre all’estero per ampliare il proprio bacino di vendite e clienti (48%), mentre una su quattro lo fa per avviare collaborazioni con nuovi fornitori. Analizzando le modalità di ingresso nei mercati esteri, poi, emerge che il 74% delle Bmc affida la propria strategia di internazionalizzazione all’esportazione diretta; altre soluzioni sono l’investimento diretto (44%), l’esportazione indiretta tramite consorzi, trading company, buyer e importatori (36%), nonché accordi strategici come joint ventures, licensing, franchising (29%)". "Nel nuovo quadro internazionale, la qualità del 'bello e ben fatto' del Made in Italy, deve rappresentare un primo punto di consapevolezza dei nostri esportatori: la qualità viene pagata e le nostre aziende devono puntare su questo con azioni di branding, ma soprattutto con efficientamento ed innovazione di processi e prodotti che, oltre a ridurre i costi di produzione, le rendano ancora più essenziali nelle catene di valore e ambite dai consumatori globali, al di là dell’effetto tariffario", scrive il Private Leader di Deloitte. "Inoltre - spiega - il nostro export ha un ampio margine di diversificazione verso nuovi mercati ad alto potenziale: oltre ai territori strategici per l'export italiano, le imprese possono espandersi verso nuove aree che, grazie alla loro dinamicità, possono offrire opportunità di crescita e contenere gli effetti di politiche tariffarie avverse. In questo senso, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha fissato l’obiettivo di portare il valore dell’export italiano a 700 miliardi di euro nel 2027, varando un Piano d’azione strategico per l’export nei mercati extra-Ue ad alto potenziale, basato sulla sinergia tra tutti gli attori del Sistema-Italia: è importante che le aziende conoscano e facciano leva su questo piano, non solo per quanto riguarda lo scouting di nuovi paesi di sbocco, ma anche per l’esistenza di vantaggi fiscali e tariffari che, in questa fase, possono rivelarsi particolarmente utili". E se, secondo Sace, le imprese esportatrici registrino un aumento del fatturato dell'1,5% in più rispetto a quelle che non esportano, l’export è soltanto un tassello del processo di internazionalizzazione. Dal punto di vista delle imprese, internazionalizzare può significare quindi andare oltre l’export. "Guardando alle possibili opzioni strategiche per internazionalizzare, le aziende possono, infatti, avviare rapporti commerciali come l’esportazione indiretta, attuare investimenti diretti esteri oppure stringere alleanze strategiche. Inoltre, per promuovere lo sviluppo del business all’estero, le imprese possono fare leva su una serie di abilitatori, quali il commercio elettronico tramite e-commerce, i market place o il presidio a fiere, eventi e consorzi", continua Lanzillo. "Pur avendo un potenziale di crescita - precisa - spesso tante pmi italiane fanno fatica a internazionalizzare le attività, e reggere la concorrenza di realtà più grandi e strutturate, a causa dell’assenza di competenze dedicate, di un approccio sistematico e strategico all’internazionalizzazione e della capacità di comunicare la forza del proprio prodotto. Pertanto, il contatto strategico con enti pubblici e privati e operatori specializzati operanti sia in Italia che all’estero è cruciale per le imprese. In generale, la capacità di fare rete è un aspetto fondamentale per le imprese: l’appartenenza ad una filiera, assicura una serie di benefici. Secondo Sace, le aziende che innovano e puntano al rafforzamento della propria filiera registrano una crescita del fatturato superiore di 2 punti percentuali rispetto a quelle che non investono in questi ambiti". "Infine - conclude il Private Leader - nell’ampliare il proprio business, l’innovazione rimane cruciale ed è uno dei motori che può rendere le imprese più agili e competitive. Oggi, solo una impresa su tre in Italia investe in innovazione (Sace). Tuttavia, vanno tenute in conto sfide importanti come la disponibilità di risorse finanziarie e l’accesso a strumenti per la digitalizzazione. Investire in innovazione e nel digitale significa per le imprese non solo rafforzare la propria competitività e agilità operativa nel servire mercati internazionali, ma anche puntare sullo sviluppo e adattamento dei propri prodotti alle varie aree geografiche, diversificando i rischi e ampliando il proprio business. In un momento storico come quello attuale, orientarsi verso l’innovazione e il digitale può aiutare nell’approccio all’internazionalizzazione, dove diventa cruciale scegliere la giusta strategia, nonché comunicare con efficacia il valore distintivo del Made in Italy".
(Adnkronos) - L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm-Wmo) ha certificato il nuovo record mondiale per il fulmine più lungo: ben 829 km in un noto hotspot per le tempeste negli Stati Uniti, le Grandi Pianure del Nord America. Il 'megaflash' - fa sapere il Wmo in una nota - si è verificato nell'ottobre 2017, durante un violento temporale: si è esteso dal Texas orientale fino a Kansas City, una distanza equivalente a quella tra Parigi e Venezia in Europa. Un'auto impiegherebbe dalle otto alle nove ore e un aereo commerciale almeno 90 minuti per coprire quella distanza. "I fulmini sono fonte di meraviglia ma anche un grave pericolo che miete numerose vittime in tutto il mondo ogni anno e rappresentano quindi una delle priorità dell'iniziativa internazionale 'Early Warnings for All'. Queste nuove scoperte evidenziano importanti preoccupazioni per la sicurezza pubblica in merito alle nubi elettriche, che possono produrre fulmini che percorrono distanze estremamente grandi, hanno un impatto significativo sul settore dell'aviazione e possono innescare incendi boschivi", ha dichiarato il segretario generale dell'Omm Celeste Saulo. Il Comitato per gli Estremi Meteorologici e Climatici dell'Omm, che tiene registri ufficiali degli estremi globali, emisferici e regionali, ha riconosciuto il nuovo record con l'aiuto delle più recenti tecnologie satellitari. I risultati sono stati pubblicati sul Bulletin of the American Meteorological Society. Il nuovo record di 829 km presenta un margine di errore di ± 8 km. È di 61 chilometri superiore al record precedente, che copriva una distanza di 768 ± 8 km in alcune zone degli Stati Uniti meridionali il 29 aprile 2020. "Questo nuovo record dimostra chiaramente l'incredibile potenza dell'ambiente naturale. Inoltre, la valutazione dell'Omm di eventi estremi ambientali come questo record testimonia i significativi progressi scientifici nell'osservazione, nella documentazione e nella valutazione di tali eventi. È probabile che esistano anche eventi estremi ancora più gravi e che saremo in grado di osservarli man mano che nel tempo si accumuleranno ulteriori misurazioni di fulmini di alta qualità", ha affermato il professor Randall Cerveny, relatore del rapporto sugli estremi meteorologici e climatici dell'Omm.