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(Adnkronos) - Basilea si prepara ad accogliere Lucio Corsi, fuori gara questa sera nella prima semifinale dell'Eurovision Song Contest 2025. Il cantautore toscano, secondo classificato a Sanremo con ‘Volevo essere un duro’ (brano scelto per rappresentare l'Italia dopo la rinuncia del vincitore Olly, impegnato con il suo tour – ironia della sorte, proprio stasera all'Atlantico di Roma), promette di non deludere le aspettative. E le premesse per uno spettacolo memorabile ci sono tutte. Corsi, infatti, ha introdotto un elemento di novità che ha già attirato l'attenzione: l'armonica. Nonostante il regolamento dell'Ebu vieti l'utilizzo di strumenti musicali dal vivo, Corsi è riuscito ad aggirare l'ostacolo utilizzando durante le prove l'armonica nella sua performance al posto dell'assolo di chitarra. L’escamotage non viola il regolamento in quanto lo strumento non è collegato a un amplificatore. Una soluzione ingegnosa, frutto, probabilmente, di “robuste negoziazioni” che sta già facendo parlare anche perché è dal 1998 - anno in cui era ancora presente l'orchestra – che uno strumento non viene suonato dal vivo sul palco dell'Esc. Per quanto riguarda il look, Corsi riproporrà l'outfit sanremese: stivali, maglia trasparente e inconfondibili spalline gialle (sospese, chissà, ancora una volta con l'aiuto di pacchetti di patatine?). Durante l'esibizione, il brano sarà accompagnato da sottotitoli in inglese. Un'iniziativa accolta con entusiasmo dal web, come dimostrano i numerosi commenti positivi di utenti da diverse nazioni, che apprezzano la possibilità di comprendere appieno il testo della canzone, definito da alcuni "il migliore di quest'anno". L'Italia, quindi, punta a confermare l'ottimo trend degli ultimi anni, cercando l'ottavo piazzamento consecutivo nella top 10. Corsi, qualificato di diritto alla finale di sabato 17 maggio in quanto rappresentante di una nazione ‘Big Five’, si esibirà questa sera nella prima semifinale, trasmessa in diretta su Rai 2 dalle 21 (con anteprima dalle 20.15), con la conduzione di Gabriele Corsi e BigMama.
(Adnkronos) - L’ultima frontiera in fatto di AI è l’AI agentica o Agenti AI, un salto evolutivo basato su sistemi avanzati che permettono di analizzare informazioni sempre più numerose e complesse, percepire l’ambiente digitale, prendere decisioni autonome per raggiungere obiettivi predefiniti, con una ridotta supervisione umana. In sintesi, si tratta di veri e propri consulenti digitali intelligenti in grado di analizzare le specifiche situazioni, apprendere dal contesto, gestire scenari complessi, agire in modo proattivo e continuativo sia in autonomia che in sinergia con altri Agenti e con la persona. A partire da questi modelli avanzati di AI, EY, da sempre in prima linea nel cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, ha lanciato la nuova piattaforma EY.ai Agentic, basata su tecnologie Nvidia e Microsoft, che permette di migliorare l’efficienza operativa interna e dei propri clienti. EY ha già sviluppato diversi Agenti AI per efficientare determinate funzioni aziendali, tra cui 150 Agenti dedicati a migliorare la conformità fiscale e ottimizzare i processi, che collaborano con 80 mila esperti fiscali in tutto il mondo. “Gli agenti AI stanno rivoluzionando il modo in cui lavoriamo, permettendoci di analizzare compiti complessi, e migliorare l’efficienza operativa. Con la piattaforma EY.ai Agentic, stiamo sfruttando la potenzialità di questi Agenti AI per trasformare le nostre attività e quelle dei nostri clienti, garantendo un maggiore produttività e conformità. In questo modo, la conoscenza collettiva di 400 mila professionisti qualificati viene integrata con le tecnologie AI avanzate, con l’obiettivo di plasmare il futuro del lavoro”, ha commentato Giuseppe Santonato, AI Leader di EY Emeia e AI Transformation Leader di EY Italia. Qui il link al sito EY.
(Adnkronos) - Rallentare o abbandonare il Green Deal europeo non è un’opzione: sarebbe una follia, oltre che un suicidio industriale. L’urgenza non è solo ambientale, ma anche economica e sociale: serve una transizione ecologica efficace, giusta, concreta. Una transizione che non lasci indietro nessuno - né lavoratori, né piccole imprese - e che trasformi la sfida ambientale in un’opportunità di rilancio per l’industria europea. È questo il cuore della proposta di Fondazione Ecosistemi con il Buy European and Sustainable Act (Besa) che domani, 14 maggio, darà il via al Forum Compraverde: un’iniziativa concreta, pragmatica e fondata sui dati, che mira a trasformare la spesa pubblica europea in un motore di decarbonizzazione, innovazione industriale e occupazione verde. Gli appalti pubblici rappresentano circa il 15% del Pil europeo. Integrare criteri ambientali vincolanti nei bandi pubblici - il cosiddetto Green Public Procurement (Gpp) - significa influenzare in modo determinante le scelte del mercato, orientando la produzione verso beni e servizi più sostenibili, locali e innovativi. Secondo uno studio di una rete di organizzazioni internazionali sostenute da European Cimate Foundation, tra cui Fondazione Ecosistemi, l’adozione su larga scala del Besa in Italia potrebbe: tagliare ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di CO2, rilocalizzare 8 miliardi di euro verso attività industriali virtuose, creare oltre 31mila nuovi posti di lavoro a basso impatto ambientale. L’Italia è stato il primo Paese in Europa a rendere obbligatori i Cam - Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici (dal 2016). Oggi, oltre il 60% delle stazioni appaltanti li applica e la conoscenza del Gpp è quasi universale. Ma, come sottolinea Fondazione Ecosistemi, "serve passare dai principi generali ai numeri: soglie emissive misurabili, contenuto europeo minimo nei beni acquistati, criteri geografici e ambientali chiari". Per rafforzare il ruolo dell’Italia in Europa e costruire una base solida di evidenze, Fondazione Ecosistemi lancia la Rete delle Pubbliche Amministrazioni per il Besa che avrà due obiettivi fondamentali: condividere esperienze e buone pratiche tra enti pubblici italiani ed europei, raccogliere dati misurabili sull’impatto del Gpp in termini economici; ambientali e occupazionali, oggi ancora raccolti in modo frammentario e non confrontabile. “Solo se possiamo misurare il cambiamento, possiamo difenderlo e ampliarlo - sottolinea Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi - Servono numeri per incidere nel negoziato europeo e dimostrare che una transizione equa è già possibile. Il Buy European and Sustainable Act non è un esercizio teorico. È uno strumento operativo, pensato per affrontare le debolezze del sistema europeo di rendicontazione - oggi composto da oltre 1.100 voci, spesso troppo complesse per Pmi e Pa - e per dare risposte tangibili a cittadini, imprese e territori. L’Italia ha già mostrato di poter essere un laboratorio avanzato di transizione. Ora deve diventare voce guida in Europa, superando la retorica e offrendo soluzioni che siano realistiche, eque e ambiziose”.