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(Adnkronos) - Altre tre persone, tra cui due bambini, sarebbero morte per fame nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza. Lo rende noto l'emittente al Jazeera citando fonti del ministero della Sanità di Gaza che a sua volta viene informato dagli ospedali dell'enclave palestinese. Salgono così a 162 i palestinesi morti a Gaza per fame e malnutrizione. ''Stanno morendo in ostaggio''. Questo intanto il grido di protesta delle famiglie degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia e che, dopo i video trasmessi dalla Jihad Islamica e da Hamas questa settimana, stanno erigendo un campo con filo spinato a Tel Aviv. L'obiettivo è quello di attirare l'attenzione del governo di Israele e dell'Amministrazione americana sulle condizioni degli ostaggi rimasti nell'enclave palestinese da quando sono stati rapiti il 7 ottobre del 2023. Ieri Hamas ha pubblicato un nuovo video di propaganda dell'ostaggio Evyatar David, un giorno dopo che la Jihad islamica palestinese ha diffuso un video dell'ostaggio Rom Braslavski. "Sullo sfondo di immagini terrificanti e di resoconti duri sulle condizioni degli ostaggi, le famiglie degli ostaggi grideranno stamattina nel cuore di Tel Aviv: verrà eretto un recinto di filo spinato in Piazza degli ostaggi, i familiari siederanno imprigionati al suo interno e urleranno il disperato appello dei loro cari che stanno morendo in prigionia", afferma l'Hostage Family Forum in una nota. "Facciamo appello al governo israeliano e all'Amministrazione statunitense: guardate i nostri cari - e noi - negli occhi. Il pericolo per le loro vite è tangibile e immediato. Il rischio di perdere le persone decedute sta crescendo. E' giunto il momento di un accordo globale e di porre fine alla guerra. Basta ritardi. Basta abbandonarli. Fermate questo incubo e portateli fuori dai tunnel e a casa", si legge nella nota. Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato alla prossima settimana la decisione su come il suo esercito agirà nella Striscia di Gaza se Hamas rifiuterà l'accordo per il cessate il fuoco e la restituzione degli ostaggi. Lo afferma la Cnn citando una propria fonte ben informata, ricordando che il rinvio arrivo in un clima di disaccordi, all'interno del governo israeliano, su come i militari dovrebbero agire nell'enclave palestinese. Una delle ipotesi sul tavolo, se Hamas non dovesse accettare l'accordo, è quella di accerchiare Gaza City e altri centri abitati, mentre un'altra è quella di "conquistare" la città, ha detto la fonte citata dalla Cnn a condizione di anonimato. Diversi ministri sono favorevoli a piani diversi, ha aggiunto la fonte. Il ministero degli Esteri israeliano ha intanto evacuato oggi il personale diplomatico e le loro famiglie dalle sue missioni negli Emirati Arabi Uniti per motivi di sicurezza. Lo ha detto una fonte informata a Haaretz, spiegando che anche alcune personalità della comunità ebraica del Paese sono state evacuate. Israele ha due missioni diplomatiche negli Emirati Arabi Uniti: un'ambasciata nella capitale Abu Dhabi e un consolato generale a Dubai. In una nota rilasciata oggi, il ministero degli Esteri non ha negato che il personale sia stato evacuato dal Paese, ma ha sottolineato che "le missioni sono state aperte oggi e riapriranno dopo Tisha B'Av, lunedì prossimo". Dal 9 agosto l'Italia darà intanto il via al lancio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. "Nell'ambito delle attività, promosse dal governo italiano per contribuire ad alleviare la gravissima crisi umanitaria in corso, ho autorizzato l'attivazione e il dispiegamento di un dispositivo della Difesa per l'effettuazione di aviolanci di aiuti umanitari, destinati alla popolazione civile della Striscia di Gaza", ha annunciato ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto. La missione, denominata 'Solidarity Path Operation 2', prevede l’impiego di velivoli da trasporto C-130J dell’Aeronautica Militare, che effettueranno il lancio di speciali contenitori con all’interno generi essenziali. Le operazioni saranno condotte con la collaborazione dell’Esercito Italiano, incaricato della preparazione dei carichi di aiuti. L’intervento sarà realizzato in stretto coordinamento con le Forze Armate del Regno Hascemita di Giordania, e l’avvio operativo è previsto nelle prossime ore, con l'invio di un 'advance party', che si occuperà delle attività preparatorie e di coordinamento con le autorità locali. "I nostri primi aviolanci sono programmati e potrebbero avvenire già a partire dal 9 agosto, per consentire al MAECI di completare l’approvvigionamento dei generi alimentari e il loro trasporto in Giordania", ha spiegato Crosetto.
(Adnkronos) - "L’introduzione del dazio al 15% rappresenta un punto di svolta per le imprese europee che esportano negli Stati Uniti. Questo inizio di accordo potrà piacere o meno, ma ciò che conta è che si stia finalmente diradando una delle principali fonti di incertezza che gravavano sulle aziende. Per un’impresa, conoscere in anticipo tutti i costi da sostenere è essenziale per costruire listini, calcolare i margini e pianificare le attività in modo efficace. Ci tengo a precisare, tuttavia, che non si tratta di un accordo commerciale strutturato, bensì di un tentativo politico di giungere a un’intesa utile a scongiurare l’imposizione unilaterale di dazi al 30% da parte americana". E' quanto afferma con Adnkronos/Labitalia Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare con successo nel mercato americano. "Il compromesso raggiunto domenica da Von der Leyen e Trump prevede un dazio fisso, il cosiddetto flat 15%, su alcune delle importazioni dall’Europa. Non si tratta, dunque, di un dazio aggiuntivo del +15%, ma di un’aliquota unica e uniforme. Una distinzione importante da sottolineare. Si tratta, senza dubbio, di un successo per l’amministrazione statunitense che, grazie a questa misura, potrà contare su un gettito stimato, seppur ancora in modo approssimativo, intorno ai 600 miliardi di euro annui. Una cifra significativa, in grado di rafforzare le finanze pubbliche e, al tempo stesso, l’immagine politica di chi sta attualmente conducendo il negoziato", sottolinea. "È anche una soluzione meno gravosa per l’Europa che, una volta definita la lista dei prodotti e degli investimenti concordati con gli Stati Uniti, avrà comunque compiuto un passo importante per uscire dall’impasse in cui si trovava. Come si dice in America, però, il diavolo sta nei dettagli: c’è ancora molto lavoro da fare e questo rappresenta solo uno dei primi tasselli per arrivare a un risultato concreto. È presto per allarmarsi o per criticare le mosse europee. C’è ancora margine perché la situazione evolva positivamente", conclude.
(Adnkronos) - “Iren è una società all'avanguardia in termini di innovazione e sostenibilità, molto radicata sul territorio. Il ritorno in Italia con il suo programma Emtn di 5 miliardi ci inorgoglisce. Si inserisce all'interno della nostra iniziativa di rimpatrio degli emittenti obbligazionari su borsa italiana”. A dirlo Maurizio Pastore, responsabile della quotazione debito e fondi per il gruppo Euronext, in occasione della ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren. È stata l’occasione per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. “Il mercato obbligazionario è in crescita - prosegue Pastore - c'è molta domanda da parte degli investitori e un'offerta importante anche di emittenti. Su questa base abbiamo insistito per rimettere Borsa Italiana e il mercato del capital market italiano al centro dell'attenzione”. I risultati non si sono fatti attendere: “Da novembre 2024 ad oggi, sono tornati 15 emittenti con programmi da circa 120 miliardi di cui già 9 emessi. Pertanto è importante rivitalizzare questo settore dove eravamo già forti” conclude.