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(Adnkronos) - La chiusura dei negozi nelle feste comandate torna al centro del dibattito politico. A rilanciare il tema è la Lega, che pensa a una proposta di legge per limitare le aperture nei giorni festivi più rilevanti, a partire da Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Primo Maggio e Ferragosto. Un’iniziativa che punta a raccogliere un consenso ampio e trasversale, soprattutto tra lavoratori e piccoli commercianti, e che potrebbe convergere con analoghe proposte già depositate in Parlamento da Fratelli d’Italia. A farsi carico del dossier è Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, che sottolinea come il tema delle feste comandate rappresenti un terreno condiviso. “Su questo punto - spiega in un colloquio con l’Adnkronos - la richiesta è diffusa: viene da chi lavora nei negozi, da chi li gestisce, dagli amministratori locali. È un’esigenza reale, concreta, che riguarda la qualità della vita e l’organizzazione del lavoro”. Secondo Centinaio, il nodo centrale riguarda soprattutto i centri commerciali e le gallerie degli ipermercati, dove i contratti di affitto spesso impongono l’apertura obbligatoria anche nei giorni festivi, pena sanzioni. “Chi ha un’attività a gestione familiare - osserva - è di fatto impossibilitato a chiudere, anche quando non ci sono margini economici reali. Alla fine restano solo i grandi marchi o i franchising, mentre il piccolo commercio viene espulso”. Il senatore racconta di aver raccolto testimonianze dirette tra cassiere, addetti ai reparti e commercianti, che descrivono un quadro omogeneo: aperture che non si traducono in maggiori guadagni, costi più alti e turni di lavoro difficili da conciliare con la vita familiare. “Tornare alle chiusure obbligatorie nelle feste comandate è un primo passo di buonsenso, che non penalizza i consumi e restituisce dignità al lavoro”. Diverso, invece, il discorso sulle domeniche. Qui Centinaio invita alla prudenza, soprattutto nelle aree turistiche. “È evidente che un supermercato in una località balneare ad agosto o in una zona montana in alta stagione risponde a esigenze diverse. Fare una norma rigida sarebbe complicato. Per questo dico: partiamo dalle feste comandate, poi eventualmente apriamo un confronto più ampio, coinvolgendo territori e categorie”. L’idea, spiega, è quella di presentare una proposta della Lega che possa dialogare con i testi già esistenti, senza sovrapposizioni ideologiche. “Nessuno vuole cancellare il lavoro degli altri. L’obiettivo è trovare una sintesi efficace. Personalmente, ad esempio, includerei anche il 25 aprile tra le giornate di chiusura: è una festa nazionale e va trattata come tale”. A fare da innesco al confronto è stato anche il mondo delle imprese e della comunicazione. Livio Buffo, ceo dell’agenzia Cenacoli e fondatore di oscarwine, racconta di come il tema sia emerso lavorando a stretto contatto con operatori della distribuzione e del commercio. “Negli ultimi anni - spiega - ci siamo occupati di battaglie contro l’Italian sounding e gli health warnings irlandesi. Parlare con commercianti e famiglie ci ha fatto capire quanto fosse forte la richiesta di rivedere le aperture nelle feste comandate. Ci sono persone che dormono in macchina per rispettare turni complicati, genitori che devono pagare baby sitter più soldi di quelli che portano a casa durante i festivi. Da qui il confronto con Centinaio, che ha già dimostrato sensibilità su questi temi”.
(Adnkronos) - “Co-programmare non è un termine astratto: significa ascolto reale dei giovani e traduzione delle loro esigenze in decisioni concrete”. Lo ha affermato Alessandro Lombardi, capo dipartimento politiche sociali del ministero del Lavoro, nel corso del meeting nazionale ‘Co-programmare con i giovani’, in corso fino al 20 dicembre al Grand Hotel Salerno e organizzato da Moby Dick Ets come ente capofila. “Si è partiti lo scorso anno con la legge 104 del 2024 e la 'Giornata dell’Ascolto del Minore', celebrata su tutto il territorio nazionale", ha sottolineato Lombardi. "Quest’anno, per la prima volta, abbiamo avuto un momento di condivisione con la fascia dei giovanissimi nell’ambito del Meeting nazionale ‘Co-programmare con i giovani’, per evidenziare il diritto all’ascolto del minore, componente fondamentale nelle relazioni sia genitoriali sia con le agenzie educative e la pubblica amministrazione”, ha continuato Secondo Lombardi, esperienze come questa rappresentano un modello concreto di partecipazione: “Questa esperienza di confronto ha trovato un’ulteriore occasione di manifestazione attraverso il programma nazionale 'DesTEENazione', con oltre 90 centri di aggregazione giovanile su tutto il territorio nazionale, dove i ragazzi possono esprimere le loro potenzialità, aspirazioni e attività di miglioramento. Ma c’è un valore ulteriore: consolidare una cultura della partecipazione e ampliare la capacità relazionale dei giovani, contrastando le solitudini che caratterizzano questo tempo. Progetti come questo dimostrano che giovani, Terzo Settore e istituzioni possono lavorare insieme, progettando politiche efficaci e condivise – ha spiegato Lombardi –. La co-programmazione rafforza la pubblica amministrazione e aumenta l’impatto sociale degli interventi”. Nel corso del Meeting, Lombardi è intervenuto nel panel 'Co-programmare, strumento collaborativo tra p.a. e terzo settore', insieme a rappresentanti accademici, istituzionali e associativi, per discutere opportunità e criticità del modello di co-programmazione. “Il Terzo settore funge da ponte tra i territori e le istituzioni – ha concluso Lombardi – permette di raccogliere bisogni concreti e trasformarli in azioni misurabili. La vera sfida oggi è fare in modo che esperienze come questa diventino prassi stabile, replicabile e non episodica, costruendo un dialogo duraturo con i giovani e creando comunità più inclusive, partecipative e vicine ai bisogni reali dei cittadini”.
(Adnkronos) - “Come accade per tutti i materiali, anche la plastica sta affrontando una necessaria metamorfosi. Non c’è infatti alcun materiale che oggi possa ignorare la necessità di ridurre il suo impatto” sull’ecosistema. Per raggiungere questo obiettivo disponiamo di “due strategie fondamentali: la prima è la circolarità, la seconda è la capacità di avere un progetto per il fine vita della materia. In questo contesto, il design ha un ruolo molto importante perché può accompagnare i prodotti anche nella relazione con l'utilizzatore” e promuovere “questa operazione”. Con queste parole Frida Doveil, curatrice della mostra Oltreplastica, è intervenuta in occasione dell’evento inaugurale dell’esposizione, realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, main partner del museo, e con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject. L’esposizione nasce per rendere evidenti tutte le possibilità che il design ha oggi a disposizione per compiere scelte responsabili quando utilizza la plastica. “La mostra si occupa verticalmente del tema della plastica. Questo materiale è infatti stato un alleato potentissimo dell'innovazione nel secolo scorso, da alcuni chiamato proprio ‘il secolo della plastica’ - aggiunge la curatrice, spiegando come l’arrivo del composto di sintesi “ha spinto verso il miglioramento delle performance anche di altri materiali. Oggi però, accanto alla performance funzionale, dobbiamo guardare anche alla performance ambientale. La plastica sta facendo questa operazione, ma forse è meno visibile rispetto ad altri materiali, anche perchè si tende a pensare che la plastica vada sostituita. Invece, a dover essere sostituita è l’idea che abbiamo di questo materiale. La mostra, con il neologismo ‘Oltreplastica’, vuole suggerire l'idea di questo cambio culturale: dobbiamo vedere la plastica per quello che è già diventata e per l'opportunità che ci dà di fare plastica in una maniera sostenibile e consapevole”. L’esposizione ha un ruolo importante anche nel promuovere una riflessione sul tema della sostituzione dei materiali: “Ogni nuovo materiale entra in campo imitandone un altro - conclude - presentandosi come una proposta migliore o in sostituzione di un materiale precedente. Qui, ad Oltreplastica, vogliamo invece guardare ai materiali in un'ottica diversa, ossia concentrandoci su ciò che ci può aiutare a usare quello che è plastico in una maniera alternativa. Collaborano dunque, in questo universo, anche forme della materia che non hanno a che fare con i polimeri - magari originate dal legno o dai batteri o, ancora, dai funghi - le cui prestazioni però sono simili a quelle dei polimeri. Questo è molto interessante”.