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(Adnkronos) - Russia e Ucraina oggi, mercoledì 23 luglio, torneranno a sedersi al tavolo negoziale. Come ha anticipato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky i colloqui di pace tra le delegazioni di Mosca e Kiev si terranno sempre a Istanbul, dopo che durante gli ultimi due incontri non è stato possibile porre fine alla guerra tra i due Paesi. "La nostra delegazione - scrive Zelensky su X - sarà guidata da Rustem Umerov e comprenderà rappresentanti dell'intelligence ucraina, del ministero degli Esteri ucraino e dell'ufficio della presidenza". "Il segretario del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa nazionale dell'Ucraina, Rustem Umerov (ex ministro della Difesa), ha riferito sull'attuazione degli accordi raggiunti nel secondo incontro con la parte russa a Istanbul, nonché sull'accordo di tenere un nuovo incontro nel prossimo futuro - prosegue il post -. L'Ucraina è pronta a lavorare nel modo più produttivo possibile per garantire la liberazione della nostra gente dalla prigionia e il ritorno dei bambini rapiti, per fermare le uccisioni e preparare un incontro dei leader volto a porre fine a questa guerra. La nostra posizione è assolutamente trasparente. L'Ucraina non ha mai voluto questa guerra ed è la Russia che deve porre fine al conflitto che ha iniziato". "Ho ricevuto rapporti sulle fasi completate degli scambi di prigionieri e su quelle attualmente in preparazione" annuncia Zelensky. "Ci aspettiamo che diversi turni di scambi vengano effettuati in conformità con gli accordi raggiunti nel secondo incontro di Istanbul. Continuiamo, inoltre, altri sforzi per garantire il rilascio dei nostri connazionali, sia personale militare che civili". Finora, lo scambio di prigionieri è stato l'unico risultato concreto degli ultimi incontri. "Durante questa primavera ed estate, siamo riusciti a intensificare in modo significativo il processo di scambio. Tra coloro che sono stati liberati dalla prigionia vi sono persone che risultavano disperse, così come coloro che erano detenuti nelle prigioni e nei campi russi già prima dell’inizio della guerra su vasta scala", prosegue Zelensky, spiegando che sono state presentate "relazioni specifiche" sulle misure di riabilitazione per i cittadini liberati e sulle indagini relative ai crimini commessi contro i prigionieri di guerra ucraini. "Non abbiamo motivo per aspettarci svolte magiche, risultati difficilmente possibili nella situazione attuale" ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Siamo onesti, la questione è così complicata che è già un successo raggiungere accordi sullo scambio di prigionieri o sulla restituzione delle salme", ha affermato Peskov in alcune dichiarazioni, riportate dall'agenzia russa Tass. Sul fronte della guerra Kiev, intanto, decentra la produzione bellica. Zelensky ha annunciato di aver firmato un accordo con la Danimarca "che riguarda droni e molte altre armi necessarie". "I nostri progetti congiunti rappresentano le prime vere opportunità per la nostra produzione ucraina all'estero" spiega. Questa coproduzione è una delle tante in corso con nazioni europee che mirano sia ad aiutare le aziende ucraine a costruire al di fuori di un Paese che affronta quotidianamente i bombardamenti russi, sia a far conoscere alle aziende europee del settore le ultime novità in fatto di tecnologia ucraina in campo bellico. La stragrande maggioranza delle armi prodotte nell'ambito di questi programmi tornerà in Ucraina, dove rimarrà anche la proprietà intellettuale, ha dichiarato Ihor Fedirko al Kyiv Independent. Fedirko ha recentemente lasciato il ministero delle Industrie Strategiche per dirigere il Consiglio Ucraino dell'Industria della Difesa, un'associazione di categoria sostenuta dal governo. "Siamo onesti, l'esportazione di tecnologia militare è sempre stata controllata: nessuna nazione al mondo ha mai semplicemente lanciato armi come se fossero pane o farina", ha affermato Fedirko. "Non facciamo eccezione, ma la questione è consentire finalmente alle aziende di vendere almeno qualcosa, anche in piccoli ordini, e solo alle nazioni partner con cui abbiamo firmato accordi di sicurezza". Nel caso della Danimarca, circa il 5% dei prodotti finali rimarrà alle aziende ospitanti danesi, che acquisiranno esperienza nel processo di produzione e sperimenteranno i prodotti finali. Anche gli accordi con la Norvegia e il Regno Unito , annunciati a fine giugno, stanno aprendo le porte alle aziende ucraine per costruire in quei Paesi. I settori di maggiore interesse sembrano essere i droni da attacco profondo, compresi i "droni missilistici", così come gli intercettori e i sistemi di guerra elettronica, settori che l'Ucraina vorrebbe incrementare ulteriormente, e che le aziende danesi non producono in massa. L'accordo apre, inoltre, la possibilità di testare e dimostrare i prodotti più avanzati dell'Ucraina a funzionari e investitori occidentali che non possono o non vogliono recarsi in un'Ucraina sotto attacco.
(Adnkronos) - Si fa sempre più ampio il divario tra chi crede nell’importanza delle trasferte di lavoro e chi preferisce alternative digitali. E gli italiani si confermano tra i più cauti: solo il 64% dei viaggiatori d’affari nel nostro Paese si dichiara disponibile a spostarsi nei prossimi 12 mesi, al di sotto della media globale del 70% e lontani dai picchi registrati in Messico (88%), Brasile (94%) e Regno Unito (87%). E' quanto emerge dalla nuova Global business travel survey di Sap Concur. A livello globale il compromesso tra risparmio sui costi, sicurezza dei dipendenti e valore delle interazioni in presenza è ancora oggetto di accese discussioni nelle sale riunioni. Se il 94% dei business traveller considera il viaggio uno strumento essenziale per il proprio ruolo, un terzo dei travel manager vede nell’ascesa delle riunioni virtuali una minaccia per il futuro stesso del business travel. In questo scenario il 43% dei cfo è convinto che oltre la metà dei viaggi aziendali potrebbe essere efficacemente sostituita da videoconferenze. Di fronte alla riluttanza a viaggiare, il 45% dei cfo teme che questa possa compromettere la salute dell’azienda, mentre il 35% dei travel manager considera la scarsa disponibilità dei dipendenti una minaccia concreta per la continuità delle trasferte. Le discrepanze non si fermano qui. Il 66% dei dipendenti afferma che viaggi importanti sono stati tagliati a causa dei costi, ma solo il 29% dei cfo riconosce apertamente che i limiti di budget ostacolano trasferte essenziali. E sulla governance delle trasferte? Per i cfo il potere decisionale è saldamente nelle loro mani (69%), mentre i travel manager vedono un equilibrio più distribuito tra ruoli. “Questi dati - commenta Andrea Piccinelli, head of Sap Concur Italy - mettono in luce per la prima volta in modo così chiaro i principali punti di disallineamento tra le tre anime del business travel: dipendenti, travel manager e cfo. Se vogliamo che i viaggi d’affari tornino a essere un motore di crescita, è essenziale costruire un nuovo allineamento tra esigenze operative e visione strategica, traiettoria che abbiamo scelto di perseguire in Sap Concur anche grazie all’enorme potenziale che l’innovazione sta offrendo, dall’automazione all’ai. Un’ia, se vogliamo, al servizio della relazione, perché viaggiare sia sempre più semplice per le aziende che vogliano investire nel contatto diretto, nella presenza fisica e nella relazione umana”. La ricerca conferma che il viaggio di lavoro resta un pilastro per il successo aziendale, ma serve una riflessione profonda sulle priorità, sulla cultura organizzativa e sulle aspettative reciproche. Per l’Italia, sarà decisivo capire se la cautela attuale è solo una fase transitoria o un cambiamento strutturale.
(Adnkronos) - L’88% degli italiani ritiene importante integrare fonti rinnovabili nei propri sistemi di riscaldamento domestico. Un dato che conferma la crescente attenzione verso tecnologie capaci di coniugare rispetto ambientale, risparmio e comfort abitativo. Sono i dati della recente indagine Bva Doxa per Ariston, condotta su un campione rappresentativo di cittadini italiani tra i 25 e i 64 anni; analizzando le percezioni e le preferenze degli italiani riguardo agli impianti di riscaldamento. Secondo lo studio, in particolare, il 58% degli intervistati individua nelle pompe di calore e nei sistemi ibridi le soluzioni ideali, in sostituzione delle caldaie tradizionali, mentre il 68% identifica l’efficienza energetica come il criterio principale nella scelta di un nuovo impianto. Ulteriormente, il 37% si orienta verso i sistemi ibridi, apprezzandone la versatilità, mentre un aggiuntivo 21% predilige pompe di calore autonome. Scelte che dimostrano come il tema della sostenibilità sia ormai radicato nella nostra quotidianità, anche grazie a una forte fiducia nella tecnologia: l’86% reputa questi impianti affidabili, e il 77% è convinto che garantiscano un comfort superiore rispetto ai sistemi convenzionali. Ma l’interesse non si ferma al solo aspetto ambientale. L’innovazione è sempre più vista come un’opportunità di valorizzazione economica del proprio immobile: l’85% del campione riconosce che l’adozione di un impianto innovativo può accrescere il valore della casa. Un investimento consapevole, dunque, che riflette una nuova sensibilità verso l’efficienza energetica come leva concreta di risparmio e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, permangono alcune barriere: il costo iniziale elevato è percepito come ostacolo dal 66% degli italiani, seguito dalla difficoltà di installazione (32%) e dalla scarsa conoscenza degli incentivi disponibili (30%).