ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Tre anni fa la Russia iniziò a lanciare in Ucraina droni acquistati dall'Iran, facendo notizia con un attacco con 43 Uav in una volta sola. La scorsa settimana, in una singola notte, Mosca ha inviato oltre confine più di 800 droni esplosivi. E' il risultato - scrive il New York Times - del massiccio aumento della produzione, in patria, di droni d'attacco unidirezionali, considerata prioritaria dal presidente Vladimir Putin. Oltre a queste armi, il Cremlino ha anche promosso notevoli aumenti nella produzione di droni tattici più piccoli che l'esercito utilizza in prima linea, coinvolgendo governi regionali russi, fabbriche e persino studenti delle scuole superiori. L'aumento delle forniture russe, unito alle nuove tecnologie e tattiche, ha creato una sfida colossale per l'Ucraina, che all'inizio della guerra godeva di un vantaggio nella guerra con i droni che Mosca ha poi eroso. La Russia ne produce ora 30mila all'anno e sta utilizzando i droni d'attacco per saturare le difese aeree e lanciare attacchi di massa contro gli impianti di produzione di armi, le infrastrutture energetiche e le città dell'Ucraina. Kiev ha compiuto grandi progressi nel condurre attacchi con droni in profondità nella Russia e ieri ha colpito un'importante raffineria di petrolio vicino a San Pietroburgo. Ma gli sbarramenti russi sono più grandi e sofisticati, e l'esercito ucraino sta cercando di adattare le proprie tattiche per difendersi. La minaccia si è riversata sul territorio della Nato la scorsa settimana, quando almeno 19 droni russi sono entrati nello spazio aereo polacco tra martedì sera e mercoledì mattina. E sabato il ministero della Difesa rumeno ha dichiarato che due dei suoi caccia avevano intercettato un drone nello spazio aereo del Paese. I due episodi - afferma il giornale americano - hanno dimostrato la difficoltà che l'alleanza occidentale incontrerebbe nel difendersi da attacchi del tipo che Mosca è ora in grado di organizzare. In futuro, singoli attacchi russi potrebbero coinvolgere migliaia di droni. La Russia sostiene che i suoi droni d'attacco unidirezionali prendono di mira strutture collegate alla guerra. Ma hanno colpito anche ospedali, scuole, condomini e parchi dove giocano i bambini, uccidendo molti cittadini ucraini. Più di ogni altra cosa, i droni diffondono il terrore, portando la guerra in città lontane dalla linea del fronte, spesso nel cuore della notte, rendendo praticamente impossibile dormire durante gli attacchi su larga scala. L'obiettivo è demoralizzare gli ucraini e indebolire la loro volontà di sopportare la guerra. Secondo i dati del Times, la Russia ha finora inviato in Ucraina oltre 34.000 droni d'attacco e dispositivi-esca 'Decoy' nel 2025, quasi nove volte il numero rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Dei droni schierati da Mosca quest'anno, l'Ucraina ha dichiarato di averne abbattuti l'88% sparando o intercettandoli elettronicamente. Questa cifra è in calo rispetto al quasi 93% registrato da Kiev nel 2024. In una sola notte, nel primo fine settimana di questo mese, la Russia ha inviato in Ucraina un numero record di 805 droni d'attacco. Kiev ha affermato di averne abbattuti circa il 92%, ma ciò significa che 63 sono riusciti a raggiungere il bersaglio. L'Ucraina ha affermato che 54 hanno colpito obiettivi in 33 località diverse. Dietro questi numeri impressionanti si cela una rivoluzione nella produzione di droni in Russia. Il Cremlino ha fatto capire che i droni sono una priorità cruciale per la nazione, mobilitando risorse pubbliche e private per la loro produzione. In un recente forum economico tenutosi a Vladivostok, quasi tutte le regioni russe partecipanti hanno allestito una mostra sui droni che stavano producendo. Studenti e lavoratori stranieri sono stati coinvolti nella produzione di droni. La Russia ha attinto ai suoi stretti rapporti con Iran e Cina per ottenere know-how e componenti. Gli analisti stimano che la Russia sia ora in grado di produrre circa 30.000 droni d'attacco di progettazione iraniana all'anno. Alcuni ritengono che il Paese potrebbe raddoppiare questa quantità entro il 2026.
(Adnkronos) - Con la crescita dell'intelligenza artificiale "non c'è tanto un tema di rallentamento e perdita dei posti di lavoro, l'abbiamo misurato con i nostri esperti in econometria, quanto la necessità di formare nuove competenze, nuovi mestieri che oggi non esistono, ad esempio specialisti in cyber security. E ci sarà sicuramente sempre più la necessità della collaborazione uomo-macchina". Così Giuseppe Perrone, partner, technology consulting ai&data leader, EY Italy intervenendo al panel 'Ai: rivoluzione o evoluzione? Focus su physical e sovereign ai', alla giornata conclusiva di Digithon a Bisceglie. Secondo Perrone allo stesso tempo "ci sono degli altri lavori, quelli manuali, quelli ad alto rischio, quelli che lavorano su determinate filiere dove la manualità era essenziale per poter condurre determinate attività che evidentemente subiranno una riduzione". E per Perrone "rispetto al tema delle skill, quindi quali saranno le competenze del futuro, c'è sicuramente la necessità di questa collaborazione uomo-macchina. Non si può prescindere anche nello sviluppare le soluzioni digitali dal pensare e disegnare user interface e user experience in cui venga esaltata questa collaborazione uomo-macchina, che cambia completamente le modalità con cui noi interagiamo oggi su una pagina web, perché sarà un modo di lavorare e di interagire completamente diverso", sottolinea. E Ey sta portando avanti diversi progetti innovativi in materia. "Stiamo facendo una sperimentazione -spiega Perrone- con una delle principali aziende italiane sul tema dell'advanced manufacturing per portare un umanoide, che abbia capacità decisionale, in cantiere per saldare alcune componenti all'interno di una nave. Questo che cosa vuol dire? Che non mancherà l'umano a fianco all'umanoide, ma i due dovranno collaborare, dovranno fidarsi l'uno dell'altro, fidarsi di una macchina che interagisce, che ha delle sembianze, che si muove all'interno di un perimetro sarà una cosa molto complessa e quindi bisognerà supportare questo percorso", conclude.
(Adnkronos) - L’Italia è prima in Europa nel programma Life Environment 2024 con finanziamenti per un valore di oltre 15 milioni di euro. Tante le proposte selezionate dalla Commissione Europea che riguardano il nostro Paese: dal riciclo delle lavatrici al recupero di sci e scarponi, dalle macchine ibride per la raccolta dei pomodori al trattamento con raggi ultravioletti per ridurre del 50% i pesticidi. All’interno dell’ambito programma Life Environment - storico strumento dedicato al sostegno di iniziative nei settori ambiente, natura e clima - quattro dei progetti italiani approvati sono stati presentati con il supporto di Tinexta Innovation Hub (Gruppo Tinexta). “I risultati ottenuti dimostrano che quando le imprese italiane investono in idee concrete e sostenibili sanno essere competitive anche a livello europeo. I bandi Life, con la loro apertura tematica, sono una grande opportunità per chi sa proporre soluzioni replicabili e a impatto reale. Il nostro lavoro è supportare le aziende nella scrittura di progetti di qualità, valorizzando i partner e creando reti capaci di portare innovazione ambientale tangibile”, ha detto Isella Vicini, responsabile progetti UE di Tinexta Innovation Hub (Gruppo Tinexta). Il programma Life, attivo fin dagli anni Ottanta, copre fino al 60% dell’investimento complessivo dei progetti selezionati, finanziando non solo impianti e tecnologie, ma anche spese di personale, materiali, comunicazione e attività di formazione. Si tratta di iniziative ad alto contenuto innovativo, che coniugano economia circolare, tecnologia e impatto sociale, dal riciclo dei pannelli fotovoltaici ai pavimenti fonoassorbenti per le città, dalle prime mietitrici per pomodori completamente ibride, fino alle lampade Uv-C per trattamenti mirati su uliveti e meleti, capace di prevenire infezioni e ridurre l’uso di pesticidi fino al 50%. Nove i progetti italiani approvati su un totale di trenta, tra cui figurano Phoenix-Weee, reWinter, Life Laerthes e Life Apollo. Phoenix-Weee, sviluppato dalla bolognese Dismeco, punta a rivoluzionare il ciclo di vita delle lavatrici con un innovativo smontaggio selettivo, capace di recuperare fino al 99% dei materiali e alimentare una piattaforma europea di ricambi riutilizzabili. reWinter, promosso da Dalbello S.r.l. (Asolo, TV), intende creare la prima filiera europea per il riciclo integrato di sci, attacchi e scarponi dismessi, con l’obiettivo di realizzare nuova attrezzatura composta fino al 70% da materiali rigenerati. Nel settore agroalimentare, il progetto Life Laerthes di Guaresi S.p.A. (Bondeno, Fe) prevede la realizzazione dei primi raccoglitori di pomodori ibridi al mondo, per ridurre le emissioni legate all’uso di motori diesel agricoli. Infine, Life Apollo promosso da Maschio Gaspardo S.p.A. (Campodarsego, Pp): si tratta di una soluzione integrata – con rover autonomo, lampade UV-C, algoritmo predittivo e motore ibrido – in grado di ridurre, anche oltre il 50%, l’uso di pesticidi e in parte i consumi di carburante.