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(Adnkronos) - I Refused, band hardcore svedese formatasi nel 1991, sono l’esempio perfetto di cosa accade quando un disco è troppo avanti per il suo tempo. Dopo un paio di album che li avevano già fatti notare nella scena underground, nel 1998 pubblicano ‘The Shape of Punk to Come’: titolo profetico, destino scritto. Indecifrabile e anarchico, ‘The Shape of Punk to Come’ è un album troppo avanti per il suo tempo, che smonta gli stilemi dell’hardcore ‘duro e puro’ per ricostruirli a modo suo: chitarre abrasive e urla di Dennis Lyxzèn si intrecciano a campionamenti elettronici, momenti ambient e persino passaggi jazz. Nei testi, un manifesto politico: anticapitalista, anticonsumista, radicalmente di sinistra. Sul palco, i Refused sono furie eleganti, in completi scuri e tagli beat anni ’60, l’opposto dell’estetica hardcore di pantaloni larghi e capelli rasati. Il risultato? Un flop clamoroso: vendite minime, tour disastroso in cantine semivuote negli Usa e scioglimento immediato. Poi, l’imprevisto. Il disco diventa culto, vende sempre di più, e influenza un’infinità di band - da Linkin Park a Idles, da Blink-182 a Anthrax, fino a Steve Aoki e Papa Roach - entrando in ogni classifica degli album più influenti. Nel 2012, quasi 15 anni dopo, i Refused tornano a riscuotere ciò che è loro: Coachella, Primavera Sound, Download Festival e persino il Late Night Show di Jimmy Fallon. E quest’anno, dopo due nuovi album, anni di presenza fissa nei festival alternativi europei e le celebrazioni per i 25 anni del loro disco capolavoro, i Refused annunciano l’ultimo tour, dal titolo inequivocabile: Refused Are F**king Dead’. Sulla spiaggia di Bellaria Igea Marina (Rimini), il Bay Fest ospita la loro unica e definitiva data italiana. Ad aprire la serata pensano i The Last Gang, seguiti dai The Drowns, prima dell’arrivo dei norvegesi Turbonegro - la band di death punk con la formazione guidata da Tony Sylvester, e un suono che mescola Kiss, Alice Cooper e Mötley Crüe in chiave punk e show al limite della depravazione. L’avvertenza è necessaria: ‘Possono verificarsi infortuni’ dice il cantante sul palco. E infatti il moshpit non lascia scampo. Poi, finalmente, i Refused, pronti a chiudere la loro storia italiana. “Strano ma vero - dice Dennis ai fan - questo è l’ultimo show italiano di sempre. L’anno scorso abbiamo deciso di chiudere e fare qualcosa di nuovo. È drammatico? No, e voi non volete vedere un uomo adulto del Nord della Svezia piangere, quindi suoneremo le canzoni come una celebrazione. Non sarà qualcosa di triste. La nostra band è nata nel 1991, prima del progressive rock e dei vestiti stilosi: volevamo essere una hardcore old school band e stasera celebriamo la nostra legacy”. La scaletta ripercorre la loro intera produzione, dai primi Ep agli ultimi due album post-reunion come ‘Elektra’, con una particolare attenzione ai classici da ‘Shape of Punk to Come’ come il brano omonimo ‘Liberation Frequency’, la schizofrenica ‘The Deadly Rhythm’, ‘Rather Be Dead’ e il manifesto politico ‘The Refused Party Program’. E poi brani più punk old school come ‘Soft’, ‘Pump the brakes’ e ‘Circle Pit’. “Sono cresciuto come un freak e un outsider - ricorda il cantante - poi ho scoperto il punk e ho trovato la mia gente”. Dennis e compagni danno tutto sul palco , saltano, corrono, il microfono vola e rotea, e quando la band attacca ‘New Noise’, il suo vero testamento sonoro, è ormai chiaro che questo concerto rappresenta non solo la fine di un capitolo per i Refused ma anche il momento solenne in cui una eredità artistica radicale viene consegnata alla storia della musica. I Refused non hanno mai fatto mistero delle loro idee politiche e continuano a proclamarle anche ora, con la bandiera della Palestina sul palco, e gli slogan che appaiono alle loro spalle come “questo è ciò che la nostra classe politica ha deciso essere la normalità”, ma soprattutto quel ‘Free Palestine’ che proclamato da loro, chissà perché, suona molto meno di circostanza che sul palco di altre band in questi mesi. Nonostante i problemi di salute che hanno interessato l’anno scorso il cantante, colpito da un infarto, Dennis appare oggi in forma smagliante. Mentre quel mix esplosivo di hardcore, sperimentazione, ideologia politica ed estetica di rottura continua a risuonare e a generare innovazione nelle band di tutto il mondo. (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - Un traguardo importante per Santa Tresa, un passo storico per la viticoltura siciliana: con la recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo disciplinare Terre Siciliane Igt, torna finalmente tra le varietà ammesse anche l’Orisi, vitigno autoctono siciliano a lungo dimenticato e finora impossibile da indicare in etichetta. A riportarlo in vita è stata proprio la tenuta di Vittoria (Ragusa) guidata da Stefano Girelli, che da anni lavora per recuperare questo raro tesoro ampelografico. Fino ad ora l’Orisi, reimpiantato grazie a un progetto sperimentale della Regione Sicilia, non poteva essere nominato sulle bottiglie: il vino prodotto da Santa Tresa portava in etichetta solo una 'O', simbolo del suo nome “non scritto”. Con la modifica del disciplinare, l’Orisi può finalmente riprendersi la sua identità anche in etichetta, coronando un percorso che unisce ricerca e storia dell’enologia siciliana. Il vitigno Orisi, nato dall’incrocio spontaneo tra Sangiovese e Montonico Bianco, era sopravvissuto in pochissimi esemplari nei Nebrodi. Il suo recupero è iniziato nel 2003 grazie a un ambizioso piano regionale di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani, che ha coinvolto il vivaio regionale Federico Paulsen di Marsala e l’azienda Santa Tresa. Nel vigneto sperimentale di Santa Tresa, che si estende su una superficie di circa 5.600 mq, con 2.830 piante, sono presenti 18 vitigni e circa 31 fenotipi diversi. Un bacino di biodiversità della vitivinicoltura siciliana, dove si studia l’interazione del sistema ecologico 'clima/pianta/terreno' dei diversi cloni dei principali vitigni siciliani, oltre che dei vitigni reliquia come l’Orisi, la loro resilienza per una viticoltura sostenibile. In questi anni, dalle 16 piante presenti nel campo sperimentale della tenuta, si è riusciti a ottenere 1.523 ceppi di Orisi, coltivati a spalliera in terreni franco sabbiosi, minerali, su uno strato di calcareniti compatte. "Oltre al dato tecnico, che consente l'utilizzo in etichetta del nome varietale, per noi di Santa Tresa significa anche il riconoscimento dell'impegno che nasce dal nostro campo sperimentale, dalla tecnica agronomica, passa dalle micro-vinificazioni e giunge, grazie alla cultura enologica, al riconoscimento normativo", commenta Stefano Girelli, alla guida di Santa Tresa con la sorella Marina. La vinificazione di 'O' di Santa Tresa segue un protocollo rigoroso: vendemmia manuale a settembre, refrigerazione, fermentazione in botti di rovere di Slavonia e un lungo affinamento sulle bucce fino alla vendemmia successiva, prima di un riposo in acciaio di 4-5 mesi. Santa Tresa, con i suoi 50 ettari di cui 39 coltivati a vite, continua così a essere un esempio virtuoso di viticoltura biologica, capace di coniugare tradizione, biodiversità e innovazione nel pieno rispetto della natura.
(Adnkronos) - Sono 90 le località rurali che hanno ricevuto il riconoscimento Spighe Verdi 2025, rispetto alle 75 dello scorso anno: 17 sono i nuovi ingressi, 2 i Comuni non confermati. Le Spighe Verdi 2025 per i Comuni rurali, alla decima edizione, sono state annunciate nel corso della cerimonia di premiazione che si è svolta a Roma presso il Cnr alla presenza dei sindaci vincitori. Spighe Verdi è un programma nazionale della Fee - Foundation for Environmental Education, l’organizzazione che rilascia nel mondo il riconoscimento Bandiera Blu per le località costiere, pensato per guidare i Comuni rurali, passo dopo passo, a scegliere strategie di gestione del territorio in un percorso virtuoso che giovi all’ambiente e alla qualità della vita dell’intera comunità. Per portare i Comuni rurali alla graduale adozione dello schema Spighe Verdi, la fondazione Fee Italia ha condiviso con Confagricoltura un set di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità. Alcuni indicatori presi in considerazione sono stati: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio; la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità per tutti senza limitazioni. "Il 2025 segna un forte incremento del programma Spighe Verdi - dichiara Claudio Mazza, presidente della fondazione Fee Italia - ben 17 nuovi ingressi che testimoniano la crescente attenzione delle amministrazioni locali verso uno sviluppo rurale realmente sostenibile. Questo dato, che arriva nel decimo anno del programma, rappresenta un segnale concreto di cambiamento, in cui la gestione del territorio, la qualità ambientale e il benessere delle comunità diventano priorità condivise e strumenti di crescita. Spighe Verdi non è un riconoscimento simbolico: è un percorso volontario, rigoroso e trasparente, che richiede impegno costante, visione amministrativa e capacità di coinvolgimento del tessuto sociale e produttivo del territorio. L’adesione di così tanti Comuni a questo modello con convinzione testimonia che anche le località rurali italiane stanno finalmente prendendo consapevolezza del proprio ruolo centrale nella costruzione di un futuro sostenibile per il nostro Paese”. “Il programma Spighe Verdi conferma anche nel 2025 la sua funzione strategica per la crescita dei Comuni rurali e delle aree interne del nostro Paese - ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura - L’agricoltura è protagonista di questo percorso: dalle pratiche sostenibili all’economia circolare, dalla tutela del paesaggio alla valorizzazione delle produzioni tipiche e dell’accoglienza. Sono questi i pilastri che guidano il lavoro delle imprese agricole e che ritroviamo pienamente negli obiettivi fissati da Fee Italia”. Le Spighe Verdi 2025 sono state assegnate in 15 Regioni. Il Piemonte ottiene il maggior numero di riconoscimenti con 18 Spighe Verdi (cinque ingressi): Acqui Terme, Alba, Bra, Canelli, Carignano, Castiglione Falletto, Centallo, Cherasco, Chiusa di Pesio, Gamalero, Gavi, Guarene, Monforte d’Alba, Narzole, Poirino, Pralormo, Santo Stefano Belbo e Volpedo. Salgono a 10 le località per la Calabria (tre nuovi Comuni): Belcastro, Cariati, Crosia, Miglierina, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia Marina, Trebisacce, Villapiana. Le Marche vantano 9 località premiate: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Senigallia, Sirolo. Segue la Toscana che ottiene 8 riconoscimenti: Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Gambassi Terme, Grosseto, Massa Marittima, Orbetello. Sono 8 le Spighe Verdi in Umbria (un ingresso e un’uscita): Deruta, Gubbio, Montecastrilli, Montefalco, Norcia, Scheggino, Todi, Trevi. Anche la Puglia ottiene 8 Comuni Spighe Verdi: Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Maruggio, Nardò, Ostuni, Troia. La Campania ottiene 7 riconoscimenti (con un ingresso): Agropoli, Ascea, Capaccio-Paestum, Foiano di Val Fortore, Massa Lubrense, Monteforte Cilento, Positano. Sono 5 le località del Lazio (un ingresso e un’uscita): Canale Monterano, Gaeta, Rivodutri, Sabaudia, San Felice Circeo. In Liguria i Comuni sono 4 (con due nuove località): Andora, Borgio Verezzi, Lavagna, Sanremo. La Sicilia arriva a 3 località con due nuovi Comuni: Modica, Ragusa, Vittoria. Con un nuovo Comune, salgono a 3 anche le Spighe Verdi in Abruzzo: Gioia dei Marsi, San Salvo e Tortoreto. Il Veneto vanta 2 località: Montagnana e Porto Tolle. Sono 2 i Comuni Spighe Verdi anche in Basilicata (un nuovo ingresso) - Nova Siri e Pisticci - e in Lombardia: Ome e Sant’Alessio con Vialone. Uno è il Comune in Emilia-Romagna, Parma.