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(Adnkronos) - Meghan Markle torna a recitare in un film, dopo aver lasciato il suo ruolo in Suits otto anni fa, a seguito dell'annuncio del fidanzamento con il principe Harry. Interpreterà se stessa nella commedia 'Close Personal Friends', degli Amazon Mgm Studios, che vede la partecipazione di Brie Larson, Lily Collins, Jack Quaid e Henry Golding. "Meghan era sul set oggi", ha detto una fonte a People. "Ha una piccola parte. Sembrava molto rilassata e felice. Si è presentata a tutti ed è stata molto dolce e con i piedi per terra". Un'altra fonte ha dichiarato al The Sun: "Questo è un momento importante per Meghan e segna il ritorno a ciò che ama veramente fare. È stata sommersa di offerte, ma questa sembrava quella giusta. Il principe Harry, ovviamente, la sostiene molto e vuole semplicemente che Meghan faccia tutto ciò che le procura gioia". Il Duca e la Duchessa del Sussex si sono trasferiti a Montecito, in California, nel 2020, dopo aver abbandonato i loro ruoli reali nel Regno Unito. Continuano a vivere nella comunità con i loro figli, il Principe Archie, 6 anni, e la Principessa Lilibet, 4 anni. Nel 2022, Variety chiese alla Duchessa se avrebbe mai preso in considerazione l'idea di tornare a recitare. "No. Ho chiuso", rispose Meghan all'epoca. "Credo che mai si dovrebbe dire mai, ma la mia intenzione è assolutamente di no". Lo scorso marzo ha debuttato la serie Netflix della Duchessa, " With Love, Meghan", tornata con la seconda stagione ad agosto. Quest'anno Netflix pubblicherà anche un episodio speciale per le feste. Meghan ha anticipato l'episodio al Fortune's Most Powerful Women Summit , affermando che è "davvero bello". Harry e Meghan si sono conosciuti nel 2016, quando la futura Duchessa del Sussex recitava in Suits durante la prima messa in onda della serie su Usa Network. In seguito, dopo l'annuncio del fidanzamento, Meghan si è ritirata dalla recitazione. Si sono sposati nel 2018. Nella sua intervista di fidanzamento del 2017 con Harry, Meghan ha parlato di aver deciso di abbandonare la recitazione per trasferirsi nel Regno Unito e stare con lui. "Non lo vedo come una rinuncia a qualcosa,ma soltanto come un cambiamento", disse allora. "È un nuovo capitolo. E tieni presente che lavoro al mio show da sette anni. Quindi siamo molto, molto fortunati a poter avere una serie così longeva e, una volta raggiunto il traguardo dei 100 episodi, ho pensato: 'Sai cosa? Ho spuntato questa casella e sono davvero orgogliosa del lavoro che ho fatto, e ora è il momento di lavorare in squadra con te'", ha detto, riferendosi a Harry.
(Adnkronos) - Imprese, università, istituzioni, stakeholder di riferimento insieme per esplorare a 360 gradi gli scenari emergenti per il capitale umano offerti dall’intelligenza artificiale: questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto oggi, presso l’auditorium dell’università Campus Bio-Medico di Roma, dal titolo 'Future skills: capitale umano e ai per il lavoro che cambia', organizzato dal gruppo tecnico capitale umano di Unindustria in collaborazione con l’Università Campus Bio- Medico di Roma. Secondo i dati Unioncamere, oltre il 60% delle imprese italiane prevede nei prossimi anni un fabbisogno crescente di profili formati nelle tecnologie ai e digitali, ma segnala una difficoltà crescente nel reperirli. Il tema non è quindi “se” adottare l’ai, ma “con quali competenze” farlo. L’evento ha messo in evidenza un punto condiviso da imprese, docenti e istituzioni presenti: per colmare il divario tra domanda e offerta di competenze è importante creare un ponte stabile tra sistema produttivo e sistema educativo, capace di formare profili immediatamente inseribili nel mondo del lavoro. “L’intelligenza artificiale – dichiara Alda Paola Baldi vicepresidente di Unindustria con delega al capitale umano – può essere una leva straordinaria per la competitività delle nostre imprese, ma lo diventa pienamente, solo se investiamo sul capitale umano che resta il motore di ogni innovazione. Oggi più che mai serve un ecosistema di Education solido e veloce in cui imprese università e its collaborino in modo strutturale per realizzare percorsi formativi mirati e costantemente aggiornati per accompagnare questa evoluzione e governare il cambiamento con responsabilità". E per il rettore dell’università Campus Bio-Medico di Roma, Prof. Rocco Papalia: "L’evoluzione tecnologica impone una nuova alleanza tra università e impresa. L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo, ma nessuna tecnologia può sostituire l’intelligenza, la creatività e la responsabilità dell’uomo. All’università Campus Bio-Medico di Roma crediamo che il futuro si costruisca investendo su persone capaci di integrare saperi diversi e di guidare l’innovazione con competenza e visione etica. La nostra vocazione è formare professionisti che uniscono eccellenza scientifica e centralità della persona, generando valore sostenibile per le imprese, per la società e per il Paese". Durante l’incontro sono stati presentati casi concreti su come cambierà il lavoro con l’intelligenza artificiale e quali competenze serviranno alle imprese per restare competitive, i trend di settore e percorsi formativi innovativi, sottolineando come la collaborazione tra aziende e mondo accademico sia cruciale per colmare il gap di competenze digitali. È emerso chiaramente che la formazione delle persone resta e diventerà sempre di più il vero fattore abilitante: senza le competenze giuste, upskilling e reskilling, la tecnologia rischia di diventare un’opportunità mancata.
(Adnkronos) - L’Italia brilla nella gestione del riciclo, ma resta ancora un Paese a due velocità nella gestione dei rifiuti. È il quadro tracciato da Stefano Besseghini, presidente di Arera, intervenuto oggi al convegno 'Il consolidamento della regolazione del ciclo dei rifiuti: i nuovi provvedimenti di Arera', in occasione della giornata inaugurale di Ecomondo a Rimini. “La cosa vera - ha dichiarato Besseghini - è che nella gestione del riciclo, in particolare di certe materie, l’Italia brilla. Brilla forse un po’ per necessità, perché storicamente, essendo un Paese povero di materie prime, ha sviluppato nel tempo cicli industriali di eccellenza”. Secondo il presidente dell’Autorità, il sistema nazionale può contare su un patrimonio consolidato di impianti, logistica e capacità di gestione economica del rifiuto, che si sta estendendo anche al settore dei rifiuti urbani. “La crescita del biometano e l’utilizzo energetico dei rifiuti - ha aggiunto - dimostrano che siamo in grado di individuare spazi di miglioramento e di avanzare in modo significativo”. Resta però aperta una sfida cruciale: quella delle disuguaglianze territoriali. “Abbiamo un vero e unico problema - ha sottolineato Besseghini - ovvero la grande differenza tra aree del Paese che smaltiscono in discarica meno del 5% dei rifiuti e altre che sono ancora sopra il 70%. È una disparità su cui bisogna lavorare molto, perché il percorso verso un sistema circolare deve essere omogeneo e inclusivo”. Il convegno è stato anche l’occasione per fare il punto sul percorso di regolazione del ciclo dei rifiuti, avviato da Arera negli ultimi anni. “Il settore dei rifiuti - ha ricordato il presidente - è relativamente nuovo alla regolazione, ma in pochi anni ha compiuto passi in avanti importanti, grazie al contributo degli operatori e delle associazioni di categoria. L’attività regolatoria conclusa prima dell’estate ha delineato lo scenario per i prossimi anni, ma il lavoro non è finito: serve continuare il confronto per dare concretezza e sostanza a un processo che porterà benefici reali ai cittadini”.