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(Adnkronos) - "Ancelotti è uno dei più grandi allenatori che ci siano al mondo e non dobbiamo meravigliarci della notizia. Carlo è un grande ed è stato a lungo in Spagna, in Germania, in Francia, in Inghilterra e ha sempre fatto grandi cose. Porterà avanti il timbro italiano anche in Brasile". Arrigo Sacchi ha commentato così, all'Adnkronos, l'ufficialità dell'approdo di Carlo Ancelotti sulla panchina del Brasile. "Ricordo - ha aggiunto Sacchi - che nel periodo in cui volevo Ancelotti al Milan tutti i giornali ne parlavano male per via dei troppi problemi muscolari. A me non importava, parlai con Berlusconi e gli dissi: 'Se mi prende Ancelotti, vinciamo il campionato', così lo convinsi a prenderlo e poi vincemmo. Carlo è una persona che fa onore all'Italia. Spero che anche il calcio italiano si faccia onore, uno sport di squadra e offensivo che noi abbiamo tramutato in uno sport individuale e difensivo". "In bocca a lupo a Carlo per questa sua nuova avventura con il Brasile, porterà la sua proverbiale saggezza ma anche l'esperienza giusta per far sì che vada tutto bene. Per lui credo sia soprattutto un onore e una bella sfida allenare i verdeoro dopo tanti club", dice all'Adnkronos l'ex difensore del Milan Franco Baresi, compagno di Ancelotti nei rossoneri per 5 stagioni, dal 1987-88 al 1991-1992. "Chiaro che lui abbia vissuto di tutto e vinto dappertutto quindi credo si sia messo un obiettivo, una scommessa quasi: vincere con una Nazionale. Allenare una Nazionale, soprattutto quella brasiliana, è diverso anche perché è un enorme responsabilità conoscendo la storia della Seleçao e le aspettative che ne derivano. Ma - continua l'ex capitano del Milan - credo che lui abbia la capacità ma soprattutto l'esperienze per gestire tutto questo". Sull'ultima stagione al Real Madrid: "Non parlerei di stagione negativa, può capitare un'annata che non va benissimo come le altre per alcuni episodi sfavorevoli ma questa stagione non può cancellare tutto quello che ha fatto. Io credo che Ancelotti abbia dimostrato, al di là di questa stagione, le sue capacità e il suo valore al Real Madrid", conclude Baresi.
(Adnkronos) - "Il nome scelto sicuramente richiama a Leone XIII, che è stato il Papa della Rerum novarum, sostanzialmente il padre della dottrina sociale della Chiesa, colui che ne ha rivoluzionato un il pensiero. E' stata proprio una porta aperta verso la giustizia sociale, partendo dalle condizioni dei lavoratori. E oggi la giustizia sociale si deve costruire a partire da un lavoro dignitoso per tutti, cosa che purtroppo dati alla mano manca in Italia ma soprattutto in tante parti del mondo. E quindi io credo che se la Chiesa deve e può partire da lì, dall'azione sociale del papato di Francesco che è stata forte". Così, con Adnkronos/Labitalia, Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), commenta l'elezione di Papa Leone XIV. Secondo Manfredonia con Papa Leone XIV, "c'è una continuità del papato di Pietro, una Chiesa che è rivolta soprattutto a dare voce a chi non ha voce". E Manfredonia non dimentica l'azione sociale di Francesco "perché comunque la Laudato Sì e la Fratelli Tutti riguardavano sia il tema della fratellanza umana come risposta ma anche il tema dell'ecologia integrale, e pongono le basi sul tema della giustizia sociale". "E poi ricordo gli incontri di papà Francesco con i movimenti popolari di lavoratori auto-organizzati, raccoglitori di cartone in Buenos Aires come tanti altri. Quindi ripartire dalla dignità che dà il lavoro e dalla libertà che questo può portare credo sia fondamentale", sottolinea. Ma non è tutto perchè "Il nome scelto sicuramente richiama a Leone XIII ma anche a Leone Magno che fermò Attila, disarmato. E oggi ci sono tante barbarie da fermare. E già questo credo che sia importante. E poi per me, per la mia formazione personale, mi fa ricordare molto anche Leone, il frate amico di San Francesco d'Assisi, colui che ha scritto manualmente la Perfetta letizia, un inno all'amore sostanzialmente, all'amore misericordioso", conclude.
(Adnkronos) - Calo significativo dei gas serra nel 2024: -3% rispetto all’anno precedente, principalmente per effetto del comparto che produce energia elettrica. Questo settore incide mediamente per un quarto delle emissioni nazionali e negli anni si è dimostrato tra i più efficienti in termini di riduzione dei gas climalteranti, diminuiti del 64% dal 1990 ad oggi. Questo il quadro che emerge dalle prime elaborazioni dell’Ispra relative al 2024, presentate oggi a Roma nell’ambito del convegno 'Decarbonizzazione: costruire un futuro emissioni zero' promosso da Ispra. Tornando ai dati, si conferma problematico il settore dei trasporti le cui emissioni continuano a crescere significativamente e rappresentano il 28% di quelle nazionali: derivano per oltre il 90% dal trasporto stradale e sono aumentate di circa il 7% dal 1990. Il parco veicolare italiano è tuttora caratterizzato da mezzi ad alimentazione tradizionale (benzina e gasolio) e negli anni il numero dei veicoli ha registrato una notevole espansione (oltre il 50%). Tutti gli altri settori economici registrano marcate riduzioni delle emissioni ad eccezione della gestione dei rifiuti che però contribuisce solo al 5% del totale nazionale. Disponibile da oggi online il rapporto 'Le emissioni nazionali di gas serra, la situazione in Italia in vista degli scenari futuri', che delinea il quadro emissivo italiano a partire dal 1990 fino al 2023 e presenta un’analisi degli scenari emissivi al 2030 e 2055 rispetto a quello di riferimento (a politiche correnti) e allo scenario a politiche aggiuntive previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Il Rapporto conferma la tendenza alla riduzione delle emissioni dal 1990 al 2023, diminuite del 26,4% e passate da 518 a 385 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Oltre ai trasporti e alla produzione di energia, un contributo importante alle emissioni totali è rappresentato dalle categorie del residenziale (18%), dell’industria manifatturiera (13%), dell’agricoltura (8%), dei processi industriali (6%), della gestione dei rifiuti (5%). Rispetto agli obiettivi europei di neutralità emissiva al 2050 e di riduzione delle emissioni nette del 55% entro il 2030, l'Italia è in linea su 2 dei 3 pilastri principali: sia per il target Ue di riduzione del 62% rispetto al 2005 delle emissioni dei grandi impianti, dell’aviazione e del trasporto marittimo (Emission Trading System o Ets-1 ), come anche quello di assorbire la CO2 (obiettivo Lulucf - Land Use, Land use Change and Forestry) fissato per l'Italia a circa 35 milioni di tonnellate. Problematico, invece, l'obiettivo dell'Effort Sharing di ridurre le altre emissioni (trasporti, riscaldamenti, agricoltura, piccola industria, ecc...) del 43,7% rispetto al 2005. Gli scenari Ispra indicano una riduzione del 30% al 2030 per quello a politiche correnti e -41% con politiche aggiuntive Pniec.