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(Adnkronos) - Neve e pioggia. Il meteo in Italia, verso il weekend, regala un nuovo anticipo di inverno con freddo e precipitazioni. Il maltempo lascerà il segno già nelle ore che precedono il fine settimana, con un quadro in evoluzione tra oggi, venerdì 28 novembre, e domenica. Come evidenzia ilmeteo.it, la neve potrebbe presentarsi anche a bassa quota complice l'abbassamento delle temperature. Riflettori puntati sul Centro e sul Sud: al Centro le nevicate caratterizzeranno le zone montuosa al di sopra dei 1100-1200 metri. A Sud bisogna salire a 1400 metri. Si scende di quota col passare delle ore, il 28 novembre, con la possibilità di vedere colline imbiancate tra Marche, Abruzzo e Molise. La giornata di venerdì farà da prologo al fine settimana all'insegna dell'inverno. Sabato 29 novembre sarà caratterizzato dal sole che però non scalderà più di tanto: a dominare la scena, i venti provienienti da Nord. La situazione cambia, in peggio, nel corso di domenica 30 novembre con l'arrivo di una nuova perturbazione. La pioggia si presenta sul versante occidentale, dal Piemonte alla Liguria e alla Toscana. Sarà possibile vedere la neve, magari in serata, già a 6-700 metri. Progressivamente, il peggioramento scenderà lungo il versante tirrenico e si estenderà anche verso Nord-Est.
(Adnkronos) - Si chiudono il 30 novembre le Giornate gastronomiche di Alicante (jornadasalc.com/restaurantes/), evento di punta di una delle più frequentate città balneari della Spagna, che in questo 2025 detiene il titolo di Capitale spagnola della gastronomia. Per tutto il mese, più di 40 ristoranti hanno proposto menu speciali creati per l’occasione e a prezzi variabili a partire dai 25 euro a persona. Un’iniziativa, organizzata dal Patronato de Turismo del Ayuntamiento de Alicante e L’Exquisit Mediterrani - Turisme Cv, per scoprire la ricchezza culinaria del territorio attraverso proposte che combinano tradizione, innovazione e prodotti locali. Una cucina, quella di Alicante, che rispecchia la sua storia millenaria, dove eredità e creatività si fondono (per tutte le informazioni si può visitare il sito https://alicanteturismo.com/ e la pagina dedicata del portale dell’Ente Spagnolo del Turismo www.spain.info). Non è un caso, infatti, che Alicante, prendendo il testimone da Oviedo, sia stata scelta come Capitale spagnola della gastronomia. La città, nel cuore della Costa Blanca, ha saputo preservare e promuovere una cultura gastronomica focalizzata sul riso, ingrediente principale, e fatta di piatti che si basano sui prodotti freschi del mare e dell'orto, riflettendo l’essenza della Dieta mediterranea. Una proposta, quindi, che ha i suoi punti di forza nell'eccellenza dei prodotti locali, nell’innovazione culinaria e nella ricchezza delle sue ricette tradizionali. E questo riconoscimento valorizza proprio il lavoro di ristoranti, mercati e produttori locali, evidenziando l’identità culinaria di Alicante e il suo non secondario impatto sull’economia locale. Il 2025, quindi, consacra Alicante come destinazione per gli amanti del buon cibo e ha visto susseguirsi, mese dopo mese, una serie di eventi, tra show-cooking, degustazioni, fiere, esperienze gastronomiche e incontri con i grandi nomi della cucina. Tra gli eventi più importanti che si sono svolti quest’anno, dal 3 al 6 ottobre, la settima edizione di Alicante Gastronómica 2025, una fiera che ha riunito 250 espositori e ha visto la partecipazione di rinomati chef stellati. A suggellare il rapporto che da secoli lega questa città del sud-est spagnolo, a due ore da Valencia, con il suo piatto simbolo, Alicante viene chiamata la ‘Città del riso’. Non solo un claim, ma una vera e propria etichetta che funge da certificato di garanzia per i ristoranti dove si possono assaporare ricette autentiche, e se ne contano almeno 300. Solo per citare i più noti piatti tradizionali a base di riso, c’è l’arroz a banda (piatto di umili origini, dove il pesce con cui si cucinava il riso veniva poi collocato a parte per mangiare due piatti in uno), l’arroz del senyoret (con frutti di mare sgusciati, in modo che le mani non si sporchino mangiando), l’arroz negro (con il nero di seppia), il socarrat (un riso croccante). Il riso può essere ‘seco’, ossia asciutto, ‘meloso’, cremoso tipo i nostri risotti, oppure ‘caldoso’, cioè brodoso tanto da richiedere un cucchiaio. Si prepara rigorosamente con gli ingredienti della Dieta mediterranea - olio d’oliva extravergine, pomodoro, zafferano, aglio, peperoni essiccati (che sono tipici di Alicante) - e si condisce con verdure (carciofi, fagiolini e fagioli) e poi carne e pesce per creare la base del brodetto in cui il riso viene cotto. Oltre al riso, nella cucina alicantina troviamo zuppe e stufati, come la popolare olleta, a base di lenticchie, fagioli, riso, verdure, costine di maiale. Ma, in questa città affacciata sul Mediterraneo, non mancano il pesce e i frutti di mare, dalle acciughe al tonno, dal merluzzo alla spigola, poi gamberi rossi e aragoste. Un antichissimo metodo di conservazione del pesce è quello di salarlo ed essiccarlo tendendolo appeso, come si fa ad esempio per il tonno o il baccalà. Con il pesce essiccato si prepara l’insalata alicantina, uno dei più popolari antipasti, servito con capperi, olive e pomodori. Molto gustosa la focaccia tradizionale, la ‘coca’, ripiena, con base croccante e un topping che è tipo crumble in diverse varianti. Fra le più tipiche quella con cipolla e tonno che è tradizione consumare alla festa di San Giovanni, a fine giugno, la più importante della città, a cui è dedicato persino un museo, quando si festeggia l’arrivo dell’estate accendendo falò tra musica, spettacoli e fuochi d'artificio. Tra i dolci, tipici sono i rollitos de anis, a base di anice, e la coca boba, la versione dolce della focaccia a base di noci e datteri. Alicante è poi molto famosa anche per i gelati ma soprattutto per il torrone, il Turrón, che è una Igp. Anche qui è tradizionale per Natale: viene ancora fatto in modo artigianale e deve contenere almeno il 60% di mandorle e il 10% di miele per avere la Denominazione di origine. Pregiati i vini locali Doc, provenienti dalle oltre 40 cantine dell’area, prevalentemente da vitigni locali, tra cui il monastrell. Per il dessert c’è un famoso vino invecchiato (almeno 10 anni), il Fondillón. Se uno dei segreti della cucina alicantina è la grande varietà di prodotti locali, i quattro mercati della città sono il modo migliore per scoprirli. Il più importante è il Mercado central, ospitato in un edificio modernista di 11mila mq con oltre 300 banchi vendita su due piani. Il piano inferiore è dedicato a pesce fresco e frutta e verdura, frutta secca, pane e dolci. Il piano superiore offre una grande varietà di prodotti e intorno, lungo il perimetro, anche punti ristoro dove degustare, mentre all’esterno ci sono i bancarelle di fiori. Ma in tutta la città non mancano negozi con le specialità e, soprattutto in questo anno celebrativo, si possono fare tour turistici a tema gastronomico, visitando il mercato, partecipando a degustazioni e corsi di cucina, o andando alla scoperta della Via del vino nella provincia. Alicante, in quanto meta turistica, è una città con una grande offerta gastronomica. Si trovano locali ad ogni angolo delle strade, nelle terrazze, nell’isola pedonale intorno a Calle Mayor, che attraversa il centro antico, e nelle vie che circondano il Teatro principale, nella città ‘nuova’, quella costruita tra XIX e XX secolo, intorno alle Ramblas. E’ qui che si fa più sentire l’abitudine del ‘tardeo’, espressione che combina le parole ‘tarde’ e tapas, a indicare una sorta di movida che parte dall’aperitivo e termina con un drink dopo cena. E se sono ancora troppi quei locali dall’aria turistica dove i camerieri invitano i passanti a entrare, oggi Alicante rivendica il suo posto tra le mete culinarie d’eccezione. Fra il centro città e la sua provincia si trovano attualmente 17 ristoranti stellati Michelin, senza contare i locali segnalati dalla Guida Repsol. Ristoranti dove tradizione e innovazione vanno a braccetto e dove a farla da padrone sono sempre i prodotti freschi locali. Ne è un esempio Plëgat, ristorante aperto pochi mesi fa proprio durante l’anno della Capitale spagnola della gastronomia. A pochi passi dal Mercato centrale, dove ogni giorno si rifornisce dei prodotti del mare e dell’orto, è un locale intimo, con cucina a vista, dove tutto viene preparato espresso e soprattutto con il tempo che ci vuole. E’ la scommessa dello chef Nanín Pérez, tornato ad Alicante con un ristorante tutto suo dopo essersi formato con grandi nomi. E qui propone una cucina che racconta una storia, radicata nella tradizione, con ingredienti di qualità e con il desiderio di suscitare emozioni. Ma sperimentare i ristoranti di Alicante vuol dire anche andare alla scoperta di questa città dalla storia millenaria - l’antica Lucentum romana, la ‘città della luce’, le cui vestigia sono ancora visibili nell’area archeologica a 3 chilometri - che è stata un crocevia di culture. Simbolo di Alicante, visibile dal mare se si arriva con una delle tante navi da crociera che attraccano nel porto, è il Castello di Santa Barbara, che domina la città dalla cima del monte Benacantil. Costruito tra l’VIII e il IX secolo, all’epoca della dominazione musulmana, e modificato nei secoli, legando la sua storia a quella della città (è servito anche come prigione durante la guerra civile spagnola), è una delle più grandi fortezze medievali di Spagna, di cui si visitano quattro livelli di epoche diverse e alcune sale interne. Qui si tengono anche spettacoli, concerti e degustazioni e si può godere di una vista spettacolare sulla baia di Alicante. E’ il monumento più visitato della città e si raggiunge con un ascensore oppure a piedi attraversando il parco Ereta e il caratteristico quartiere di Santa Cruz, all’inizio della collina. Ai piedi della fortezza si estende il nucleo più antico del centro storico, risalente all’epoca della dominazione musulmana e le cui fondamenta sono visibili all’interno di un piccolo museo allestito proprio accanto all’Ayuntamiento, il Palazzo del Comune (visitabile) che è tra gli edifici civili più importanti della città, con una maestosa facciata barocca tra due piazze. Ma a lasciare a bocca aperta anche gli irriducibili della spiaggia sono le chiese di questa città. A cominciare dalla Basilica di Santa Maria, la più antica, costruita nel XIV secolo sulle rovine di una moschea, con portale barocco nella facciata e all’interno grandioso altare rococo. E poi la Concattedrale di San Nicola, costruita nel 1600 in stile rinascimentale, dove si possono visitare anche il chiostro e la sagrestia. Alicante vanta poi una ricca offerta museale che, in un centro balneare, non ci si aspetta. C’è il Mubag (Museo di Belle arti Gravina), che ospita la collezione più importante di opere d’arte di Alicante, dal Medioevo all’inizio del XX secolo; il Maca (Museo di arte contemporanea), collocato nell’edificio più antico della città, che offre un’importante collezione donata dallo scultore Eusebio Sempere, comprese opere di Picasso, Dalì e Mirò; il Marq (Museo archeologico provinciale), con pannelli interattivi e anche informazioni sull’antica Lucentum; il Museo delle Acque, che racconta la storia dell’approvvigionamento idrico e dà accesso all’antica cisterna. E, ancora, il tradizionale Museo dei Presepi; il Centro di interpretazione dei rifugi antiaerei, con un sistema di tunnel costruiti negli anni Trenta, quando Alicante subì 71 bombardamenti; e il più moderno Museo The Ocean Race, all’ingresso della Marina, che illustra 45 anni di storia delle competizioni a vela. Biglietto da visita di Alicante è l’elegante passeggiata che si estende sul tratto centrale del lungomare: la Explanada de España, costruita nella prima metà del XX secolo, con pavimento in marmo decorato a mosaico a tre colori e costeggiata da palme. Qui si affacciano alcuni degli alberghi più belli e più noti, e qualche grattacielo di troppo. Alicante, infatti, in quanto centro balneare di primo piano, si distingue non solo per la sua gastronomia, ma anche per una solida infrastruttura turistica, con un'offerta alberghiera di 8.000 posti letto. Nei suoi 15 chilometri di costa, ne ha 9 ricoperti di spiagge bianchissime, premiate ogni anno con la Bandiera blu, e che sono il principale richiamo turistico: Playa Postiguet, San Juan, Albufereta. Di fronte alla cosa, poi, sorge l’Isola di Tabarca, la cui storia è legata a doppio filo a Genova: fu fortificata nel XVIII secolo per ordine di Carlo III per creare un villaggio che ospitasse i pescatori ‘tabarchini’, coloni di origine genovese sfuggiti dall’isola tunisina di Tabarka, per rifugiarsi prima in Sardegna (nell’attuale Carloforte) e poi appunto nell’isoletta al largo di Alicante ribattezzata Nueva Tabarca. Anche questa piccola isola ha un suo piatto tipico, il caldero, a base di riso e pesce, che veniva preparato in un recipiente di ferro a bordo delle navi. C’è poi un volto dinamico e moderno di Alicante, che è città universitaria con un ateneo che conta oltre 25mila studenti; ospita un importante distretto digitale ed è sede dell’Euipo (Ufficio per la proprietà intellettuale dell’Unione europea). Grazie al suo aeroporto internazionale che assicura collegamenti diretti con tutta Europa (tra cui voli giornalieri per diverse città italiane), Alicante è anche meta prescelta per il turismo congressuale. Una città dove andare in qualsiasi mese, grazie anche al suo clima mite, con 3mila ore di sole all’anno. Quasi un’eterna primavera da vivere, e rivivere, in ogni stagione. Persino a Natale, ormai prossimo, con i suoi 2,6 milioni di luci pronte ad accendersi in tutta la città.
(Adnkronos) - Nel 2024 il sistema Conai ha prodotto 3,8 miliardi di euro di valore economico, contribuendo per 2 miliardi di euro al Pil nazionale e sostenendo oltre 24mila posti di lavoro lungo l’intera filiera del riciclo. Il Consorzio Nazionale Imballaggi ha presentato oggi a Milano in Borsa Italiana l’edizione 2025 del suo Rapporto integrato di sostenibilità, che, come ogni anno, quantifica i benefici economici ed ambientali del riciclo in Italia. “Il Rapporto integrato 2025 conferma la capacità del modello Conai di convertire la sostenibilità in valore tangibile e misurabile, e di operare in coerenza con i principali indicatori Esg e con le aspettative del sistema economico nazionale. Lo vediamo nei numeri ma anche nel ruolo più ampio che il sistema svolge: non gestiamo semplicemente i materiali di imballaggio post consumo, ma attiviamo filiere, abilitiamo settori strategici, generiamo lavoro e riduciamo la dipendenza dalle risorse naturali - commenta Ignazio Capuano, presidente Conai - Ogni euro di Contributo Ambientale genera valore che si moltiplica nel Paese, dimostrando che la sostenibilità può essere non solo doverosa, ma anche straordinariamente produttiva. Ambiente e competitività non sono in contrasto: il riciclo è una vera infrastruttura industriale nazionale, capace di produrre benefici economici, occupazionali e ambientali. I numeri ci raccontano la strada fatta; il nostro impegno quotidiano indica quella da seguire: trasformare il riciclo in un’opportunità reale, misurabile e condivisa per un’Italia più efficiente e sostenibile”. Grazie al riciclo degli imballaggi l’Italia ha risparmiato nel 2024 12,2 milioni di tonnellate di materie prime vergini, ossia il peso di oltre 830 Torri di Pisa; ha evitato l’utilizzo di 55 TWh di energia primaria, pari ai consumi domestici della metà delle famiglie italiane; e ha ridotto le emissioni di gas serra fino a 11,4 milioni di tonnellate di CO2eq, che corrispondono a quelle di circa 9mila voli intorno al mondo. Dal Report emerge così "la crescente interdipendenza tra sostenibilità, innovazione e competitività. Le analisi relative alle imprese soggette a schemi Epr (Extended Producer Responsibility) mostrano infatti come alti tassi di riciclo e modelli collaborativi producano nel tempo maggiore efficienza, fiducia degli investitori e valore finanziario". “Sostenibilità significa capacità di trasformare una visione ambientale in valore industriale. Ogni cifra del Rapporto non è solo un dato, ma il racconto di un impegno che coinvolge imprese, comunità e territori, e che rende visibile ciò che spesso rimane nascosto: le storie dei materiali, delle persone e delle filiere che lavorano insieme come in un film a più livelli - sottolinea Simona Fontana, direttore generale Conai - La qualità delle filiere, l’innovazione tecnologica e la collaborazione con i territori sono i pilastri che ci consentono di ottenere risultati concreti e di rafforzare la competitività del Sistema Paese, consolidando il ruolo dell’Italia nella transizione circolare europea. La sostenibilità è esperienza e partecipazione. Ogni parola, ogni scelta può diventare azione, innovazione e esempio: Conai ha anche una missione formativa e culturale, e attraverso progetti come Green Jobs e Fenice Conai per il giornalismo ambientale giovane, coinvolge scuole, università, giornalisti e territori nella diffusione di una cultura della sostenibilità più consapevole”. In un contesto storico-economico segnato da dinamiche tecnologiche, geopolitiche e di mercato sempre più complesse, Conai ha promosso un dialogo tra istituzioni, imprese e operatori finanziari che ha portato all’individuazione di un insieme di priorità strategiche fondamentali per rafforzare la resilienza e la competitività del sistema. È emersa, innanzitutto, la necessità di regole chiare, orientate ai risultati e capaci di consolidare fiducia e pianificazione industriale. Una maggiore stabilità normativa rappresenta infatti un presupposto imprescindibile per creare condizioni favorevoli agli investimenti. “Questo rapporto è uno strumento prezioso anche per orientare le politiche pubbliche, perché offre indicazioni concrete su ciò che serve alle filiere e ai territori - afferma Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica - I numeri presentati oggi confermano che il riciclo non è solo una scelta ambientale, ma una vera politica industriale. Risultati importanti che devono essere consolidati con iniziative mirate a sostenere e sviluppare la competitività di un settore energivoro e sottoposto a forte concorrenza internazionale, rendendo il materiale riciclato competitivo anche nei costi. In questa direzione va l’Energy Release, appena operativo, che garantirà energia rinnovabile a prezzo stabile alle imprese più energivore. Continuiamo inoltre a contribuire al Circular Economy Act, per costruire un mercato unico delle materie prime seconde, semplificare norme e autorizzazioni e incentivare l’utilizzo di materiali riciclati. A livello nazionale prosegue il confronto con gli operatori, dal tavolo sulla plastica alla sperimentazione dei certificati bianchi per l’economia circolare. Il sistema italiano del riciclo è un modello riconosciuto in Europa e il governo è impegnato a sostenerlo, rimuovendo ostacoli e creando condizioni di crescita. Ringrazio Conai per il contributo alla strategia nazionale”. Un pilastro altrettanto rilevante riguarda la promozione dell’innovazione e delle partnership, insieme all’integrazione sempre più stretta tra transizione verde e trasformazione digitale, considerate una leva unica per sostenere una crescita competitiva e duratura. A ciò si affianca la necessità di prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese, garantendo loro un accesso più semplice agli strumenti finanziari necessari per affrontare la transizione ecologica. Parallelamente, la valorizzazione della formazione e della conoscenza si conferma un motore decisivo di competitività per le filiere, mentre il rafforzamento del ruolo delle amministrazioni locali è ritenuto essenziale per assicurare l’implementazione efficace delle politiche di sostenibilità sui territori. “L’Italia si conferma tra i leader europei nella gestione dei rifiuti con risultati superiori alla media dell’Unione. I numeri dell’economia circolare testimoniano un sistema produttivo solido e competitivo. Negli ultimi cinque anni il valore aggiunto è in crescita e il settore coinvolge oltre 600mila lavoratori. Tuttavia, per mantenere questa rotta dobbiamo rafforzare la capacità di innovazione: il numero di brevetti legati al riciclo e ai processi circolari è ancora inferiore rispetto ai nostri competitor come Germania, Francia e Spagna. Per questo servono politiche mirate, più investimenti e una collaborazione sempre più stretta tra pubblico e privato, così da sostenere un modello di sviluppo davvero sostenibile e orientato al futuro", ha concluso Lara Ponti, vicepresidente di Confindustria per la transizione ambientale e obiettivi Esg.