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(Adnkronos) - La Regione Basilicata è impegnata nel non lasciare sole le famiglie colpite dalla sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e manifesta attenzione concreta verso i loro bisogni reali. E' l'esito dell'incontro tenutosi ieri a Potenza tra Aisla, l'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e l'assessore alla Salute, politiche per la persona e Pnrr della Basilicata, Cosimo Latronico, accompagnato dai rappresentanti della direzione generale per la Salute e le politiche della persona. "E' stato un confronto atteso, in un momento particolarmente delicato per le famiglie lucane che convivono con la Sla - afferma Pina Esposito, segretario nazionale Aisla - Il recente provvedimento regionale ha generato preoccupazioni. Ogni giorno queste famiglie affrontano sulla propria pelle ciò che nei tavoli tecnici rischia di restare solo teoria: la fatica quotidiana, l'urgenza di risposte tempestive, il peso di un'assistenza che non può essere rimandata. Siamo convinti che questo incontro segni l'avvio di un percorso concreto e condiviso, capace di produrre soluzioni sostenibili e rispettose della dignità delle persone". Riconoscendo come questa patologia rappresenti una sfida ad alta complessità, che coinvolge sia il sistema sanitario che quello socioassistenziale, l'assessore Latronico ha evidenziato che "la Regione guarda con attenzione al vissuto delle famiglie, alla rete della presa in carico e alla necessità di risposte organizzative che valorizzino il ruolo di chi si prende cura, promuovendo la continuità assistenziale e il sostegno alla domiciliarità". Apprezzando l'ascolto ricevuto e la disponibilità offerta, Aisla valuta positivamente l'apertura della Regione a un confronto strutturato e alla verifica di possibili soluzioni che rispecchino le reali necessità delle persone con Sla. "Da oltre vent'anni accompagno le persone con Sla in Basilicata e le loro famiglie - conclude Domenico Santomauro, storico riferimento di Aisla in regione - So bene quanto siano complesse le loro necessità e quanto sia fondamentale poter contare su un sistema regionale presente, coordinato e tempestivo. Per questo, il segnale di attenzione mostrato rappresenta un passaggio significativo".
(Adnkronos) - La gestione finanziaria di competenza dell’esercizio 2024 dell’Inps chiude con un avanzo di 15.004 milioni di euro, quale differenza tra 573.128 milioni di euro per gli accertamenti e 558.123 milioni di euro per gli impegni, per effetto dei saldi di parte corrente (11.227 milioni di euro) e in conto capitale (3.777 milioni di euro). La gestione finanziaria di cassa, con riscossioni per 562.797 milioni di euro e pagamenti per 560.788 milioni di euro presenta un differenziale positivo di 2.009 milioni che, sommato al fondo iniziale (39.944 milioni di euro), determina un avanzo di 41.953 milioni di euro. E’ quanto si legge nel XXIV Rapporto annuale Inps. L’avanzo di amministrazione è pari a 121.803 milioni di euro, come rilevabile dalla somma algebrica tra il fondo finale di cassa, i residui attivi e passivi. Sul piano economico-patrimoniale, l’anno 2024 chiude con un risultato di esercizio positivo pari a 1.029 milioni di euro, in peggioramento di 1.034 milioni rispetto al 2023, quando è risultato pari a 2.063 milioni di euro. Tale risultato, al netto delle assegnazioni alle riserve legali e al fondo di riserva dei Fondi di solidarietà, determina un disavanzo economico di 4.910 milioni di euro. Per effetto del risultato d’esercizio conseguito e della riduzione del debito per anticipazioni di tesoreria, il patrimonio netto passa da 29.784 milioni di euro di inizio esercizio a 35.313 milioni al 31 dicembre 2024. Nel 2024, gli impegni assunti sono complessivamente pari a 558.123 milioni di euro, dei quali 88.473 milioni relativi a partite di giro, a fronte di entrate accertate per complessivi 573.128 milioni, con un avanzo complessivo di 15.004 milioni. Il saldo di parte corrente passa da 7.668 milioni di euro (esercizio 2023) a 11.227 milioni (esercizio 2024). L’aumento dell’avanzo finanziario di parte corrente deriva dall’effetto combinato delle seguenti componenti: un aumento del 7,2% delle entrate correnti, che passano da 439.193 milioni a 470.772 milioni di euro; un aumento del 6,5% delle uscite correnti, che passano da 431.526 milioni a 459.545 milioni di euro. Quanto ai movimenti in conto capitale, le entrate sono risultate pari a 13.882 milioni di euro e le uscite a 10.105 milioni, con un saldo positivo di 3.777 milioni di euro.
(Adnkronos) - Un valore della produzione salito dai 38 miliardi del 2015 ai 68 miliardi del 2025 e una crescita degli occupati, che in dieci anni sono passati da 90mila a 104mila. Sono alcuni dei dati sull’evoluzione del comparto delle utilities emersi oggi nell’Assemblea generale di Utilitalia, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione sorta nel 2015 dopo la fusione tra Federutility e Federambiente. Dal 2015 al 2025 il valore della produzione delle utilities italiane è aumentato del 79%, arrivando a 68 miliardi. Gli occupati, anche a fronte di un consolidamento industriale che ha visto fusioni e aggregazioni, sono aumentati del 15%, dai 90mila del 2015 ai 104mila attuali. A testimonianza del valore generato dalle utilities sui territori nel quali operano, mediamente ogni euro di fatturato di queste aziende genera un livello di produzione di 2,6 euro e, al contempo, per ogni milione di euro di fatturato si impiegano tra i 16 e i 34 occupati. “Negli ultimi anni - spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - tra pandemia, crisi energetica e siccità le utilities si sono trovate ad affrontare una serie di situazioni emergenziali che hanno rappresentato sfide enormi per il comparto. Ciò nonostante, le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi ma hanno realizzato investimenti fondamentali per supportare la transizione ecologica del Paese, confermando la loro centralità all’interno di questo percorso”. ACQUA - Per quanto riguarda il settore idrico, gli investimenti pro-capite sono passati dai 38 euro annui del 2015 agli 80 euro stimati nel 2025, con una crescita del 110%. "Tra i nodi da sciogliere - segnala Utilitalia - figurano gli investimenti relativi alle gestioni 'in economia', dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti crollano a 29 euro per abitante. Per il prossimo futuro, a fronte di un valore complessivo degli investimenti sostenuti dalla tariffa aumentato fino a circa 4 miliardi l’anno, il fabbisogno di settore è stimato da Utilitalia in almeno 6 miliardi l’anno. Negli ultimi anni il Pnrr ha destinato al settore circa 1,1 miliardi annui: serviranno dunque risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del Pnrr, per innalzare l’indice di investimento complessivo". Nell’ottica della Federazione, "alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 10 anni". RACCOLTA DIFFERENZIATA - Investimenti che sono necessari anche nel settore dei rifiuti urbani, dove negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi in avanti sul fronte della raccolta differenziata (passata dal 47,5% del 2015 al 67% attuale) e del riciclaggio (salito dal 41,1 % del 2015 al 50,8% attuale). L’Unione europea ha posto obiettivi sfidanti al 2035 che riguardano l’effettivo riciclo per il 65% dei rifiuti urbani prodotti e uno smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10%, mentre attualmente l’Italia si attesta al 16%, anche se molti passi avanti si sono fatti rispetto al dato del 2015 (26%). Per centrarli in futuro - avverte Utilitalia - sono necessari investimenti aggiuntivi pari a circa 4,5 miliardi: di questi, 3 miliardi riguardano la dotazione impiantistica (2,5 per impianti di incenerimento e 0,5 per la digestione anaerobica), mentre 1,5 miliardi saranno necessari per implementare i sistemi di raccolta differenziata. ENERGIA - "Il settore dell’energia, invece, è atteso a una radicale trasformazione per far fronte agli obiettivi di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici. Con il Green Deal e la Legge Europea per il Clima, l’Ue ha individuato un punto di arrivo estremamente ambizioso: la neutralità climatica al 2050", osserva la Federazione. L’analisi dei piani industriali delle maggiori utilities impegnate in campo energetico ha evidenziato un volume di investimenti programmati pari a circa 19 miliardi di euro nei prossimi 5 anni: fra questi, 7,6 sono destinati ad investimenti per le reti elettriche, del gas e del teleriscaldamento, 7,7 alla produzione di energia rinnovabile e non rinnovabile, mentre circa 1,5 miliardi sono destinati all’efficientamento energetico e alla mobilità sostenibile. LE PRINCIPALI SFIDE PER LE UTILITIES VERSO IL 2035 - Guardando al futuro, il comparto delle utilities si trova davanti a sfide cruciali che richiedono un impegno strategico su più fronti. Come evidenzia il vicepresidente vicario di Utilitalia, Luca Dal Fabbro, “le imprese dei servizi pubblici si candidano a essere attori essenziali nel nuovo equilibrio tra sicurezza energetica ed ambientale, innovazione e crescita economica e coesione territoriale. In questo quadro, l’industrializzazione del settore e il superamento delle gestioni in economia, dove ancora presenti, restano fondamentali per migliorare le performance e aumentare la capacità di investimento complessiva. La strategia futura si fonda su tre assi portanti: una regolazione evolutiva, una governance industriale efficiente e non meno importante una forza lavoro competente e orientata al cambiamento”. Tra le priorità chiave individuate da Utilitalia figurano il rafforzamento del ruolo della regolazione indipendente, l’incremento degli investimenti nella sicurezza e resilienza delle infrastrutture e degli approvvigionamenti, le aggregazioni per una governance efficiente e il superamento dei vincoli normativi del Testo Unico sulle Partecipate. E ancora il consolidamento dell’industrializzazione dei settori, investimenti ancora più ingenti per garantire la qualità della risorsa idrica, misure tese a garantire la continuità agli investimenti oltre l’orizzonte del Pnrr, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi operativi e gestionali e politiche del lavoro che favoriscano stabilità, formazione e innovazione organizzativa.