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(Adnkronos) - Al concerto delle Blackpink a Milano, due giorni fa, un attivista incalza la premier Giorgia Meloni nel backstage: "Come madre non una parola per il genocidio palestinese?". E la presidente del Consiglio risponde: "Guardi io lavoro ogni giorno sul genocidio palestinese. Siamo la nazione al mondo che ha liberato più bambini". L'attivista allora la segue e insiste: "Ma continuiamo a inviare armi...". E Meloni: "Ma quali armi? Studi". Allontanandosi la premier aggiunge: "Se fosse preparato lo saprebbe". E all'attivista che la insegue puntandole la telecamera dice: "Perché la pace non si fa così". Il video è stato pubblicato sull'account Instagram di Palestina Libera e sta rimbalzando sui social e sul web. "In un video la presidente del Consiglio afferma: 'Ogni giorno lavoro sul genocidio palestinese'. È la prima volta che Giorgia Meloni ammette pubblicamente che il genocidio a Gaza esiste ed è in corso - commenta Angelo Bonelli, parlamentare AVS e co-portavoce di Europa Verde - E allora, perché non fa nulla per fermarlo? Il governo Meloni continua a cooperare militarmente con Israele, che sta compiendo un genocidio contro il popolo palestinese. Invece di attaccare Alleanza Verdi e Sinistra per aver denunciato la complicità dell’esecutivo, Meloni porti Netanyahu davanti alla Corte penale internazionale. L'azione del suo governo sta macchiando l’onore e ferendo la dignità del popolo italiano''. Le opposizioni incalzano la premier. "Di fronte al piano criminale di Netanyahu di occupare Gaza anche contro il parere dell’esercito, non potete rimanere fermi. Non se lo può più permettere l’Unione europea, non può più farlo il governo italiano", dice la segreteria del Pd, Elly Schlein. "Le sanzioni, l’embargo totale alle armi, la sospensione degli accordi di cooperazione con Israele e l’immediato riconoscimento della Palestina sono ormai segnali che vanno dati subito, per fermare i crimini del governo di estrema destra israeliano. Lo stanno facendo anche altri Paesi in Europa, la Germania oggi ha sospeso l’invio di armi ad Israele. L’Italia interrompa il memorandum di collaborazione militare e riconosca subito lo stato di Palestina. L’inerzia non è un’opzione, è complicità”. Giuseppe Conte interviene sui social. "'Ciò che ci è consentito fare in questo periodo è semplicemente cancellare lo Stato palestinese' dice il ministro israeliano Smotrich. La follia avanza senza freni. È stata approvata la proposta del criminale Netanyahu per conquistate Gaza City", afferma il leader M5S. "Dopo un genocidio, oltre 60mila palestinesi trucidati, 18mila bambini morti, ora si parla di un milione di sfollati ed è lo stesso esercito israeliano ad avvertire che 'non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza'. Non esiste nemmeno un briciolo di umanità nei silenzi del nostro Governo, di cui mi vergogno sempre più. Meloni non ha niente da dire oltre a fingersi vittima, insieme ai suoi ministri, per condurre questa furiosa battaglia contro i giudici?". "Ricordiamo che al Governo israeliano responsabile di uno storico genocidio abbiamo dato copertura politica, non abbiamo comminato mezza sanzione. Non abbiamo stracciato nemmeno le intese militari. Una macchia indelebile per la nostra Italia", conclude il leader M5S.
(Adnkronos) - L'intesa tra Usa e Ue sui dazi al 15% per i prodotti europei entrerà in vigore domani 1° agosto. Ma l'incertezza, mancando ancora un piano operativo sui diversi settori, regna sovrana. E le sorprese, per le aziende italiane che esportano in Usa, sono dietro l'angolo. Anche quelle di ritrovarsi, concretamente, a dover fronteggiare un dazio maggiore rispetto al 15% previsto dall'accordo. Come racconta ad Adnkronos/Labitalia Giuseppe Napoletano, amministratore unico della Solania Srl, azienda campana che esporta in tutto il mondo, Usa compreso, il pomodoro San Marzano Dop, una delle icone del made in Italy agroalimentare, che si produce esclusivamente nell'agro Sarnese – Nocerino. "Da domani -sottolinea- ci sarà su ogni container che entrerà negli Stati Uniti c'è l'applicazione del dazio del 15% in più, sul pomodoro già pagavamo il dazio del 6,50 a cui si sommerà il 15%. Dalle informazioni che ho avuto l'altro giorno da Interglobo, lo spedizioniere che fa tutte le operazioni doganali il prezzo 6,50 più 15, che fa 21,50", sottolinea. Un incremento di costi, quello legato ai dazi, che per Solania arriva in un periodo positivo per l'azienda. "Quelli del 2024 sono stati numeri importanti, siamo un'azienda -spiega- che esporta il pomodoro San Marzano Dop in tutto il mondo, facciamo 50 Paesi, dagli Stati Uniti, Canada, Brasile, fino ad arrivare tra il Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Abbiamo sede in Campania, esattamente a Sarno e abbiamo due stabilimenti di produzione, una a Sarno e un'altro a Nocera Inferiore. Produciamo circa un milione di quintali di pomodoro, l'export per noi rappresenta quasi l'80%, e gli Usa il 50% di esso. E quindi il problema con l'applicazione dei dazi c'è, è chiaro che dobbiamo essere bravi a ottenere i costi per superare questo momento negativo", sottolinea. Ma, nonostante l'incertezza e l'aumento dei costi legato all'applicazione dei dazi, l'imprenditorie non perde la fiducia. "Io sono fiducioso perché il consumatore americano è molto attento alla qualità, il nostro è un prodotto che va verso un mercato di fascia medio alta. Noi dovremo essere a produrre nel contenere i costi e gli eventuali aumenti di non applicarlo al cliente finale", sottolinea. E Napoletano, nel contenimento dei costi senza intaccare la qualità, si è mosso per tempo. "In previsione di questa situazione, quando si è iniziato a parlare di dazi, abbiamo ci siamo già attrezzati contenendo il costo dell'acciaio, visto che il nostro pomodoro va in contenitori metallici. Abbiamo già fatto i contratti a dicembre e gennaio scorso, in cui non abbiamo subito ulteriori aumenti, mentre in questo momento l'acciaio è aumentato del 7-8%", sottolinea. La 'strada', per Napoletano, per vincere la 'guerra' dei dazi, deve essere questa: valore aggiunto del prodotto e ottimizzazione dei costi. "Abbiamo sentito il nostro importatore -spiega- e il sentimento è chiaro, quando ci sono queste situazioni incredibili a livello internazionale, anche loro devono stringere la cinghia in un momento particolare. Ma noi siamo fiduciosi perché il nostro prodotto è un prodotto di fascia medio alta, non è un prodotto cheap. Il problema lo potresti tenere su un prodotto cheap che magari aumenta del 15-20%", ribadisce. "Chi è abituato a mangiare qualità e a spendere per la scatola di pomodoro San Marzano, continuerà a farlo, non penso almeno per il momento, un'eventuale riduzione del consumo negli Usa", sottolinea. E l'imprenditore sottolinea come oltre ai dazi a pesare sia la svalutazione del dollaro. "Se non c'è un intervento politico a livello internazionale" la situazione che si è creata con i dazi Usa "la puoi tamponare, però a lungo andare puoi avere dei problemi occupazionali, dei problemi di produzione. Questo accordo ha permesso agli Usa di fare il proprio business e di vendere proprie risorse all'Europa, però prima o poi vanno regolati questi scambi commerciali, non si possono tenere i tassi così alti. Mi auguro che da qui a fine anno, anche in occasione delle elezioni di medio termine in America, qualcosa possa succedere", sottolinea. E intanto Napoletano è concentrato sul momento più importante per l'azienda: la produzione del pomodoro San Marzano che viene trasformato esclusivamente in pelati, come previsto dal disciplinare. "In questo momento abbiamo un pomodoro eccellente, un'annata di qualità. Negli ultimi giorni c'è stata una piccola pioggia che non ha fatto danni, perché poi sul pomodoro quello che incide sono eventuali grandinate, che potrebbe danneggiare il prodotto. Fino ad adesso stiamo facendo una qualità eccellente", sottolinea, concludendo che "noi produciamo poi anche pomodoro normale, in Puglia, e anche li stiamo avendo una qualità eccellente".
(Adnkronos) - Fire accoglie "favorevolmente il decreto di revisione del meccanismo dei Certificati bianchi da poco firmato dal Mase ed attualmente all’esame della Corte dei Conti. Le nuove regole introducono una maggiore flessibilità e semplificazioni sia per i proponenti che per la presentazione dei progetti, oltre a definire gli obblighi fino al 2030 in linea con le previsioni del Pniec". "Questo induce ad essere ottimisti circa la continuità della crescita del meccanismo in atto da qualche anno - osserva Fire - La conferma dei vari meccanismi di flessibilità, con riduzione progressiva dei titoli virtuali negli anni, consentirebbe comunque di affrontare eventuali periodi di carenza di Tee senza eccessivi traumi. La previsione di introdurre uno schema d'aste, che sarebbe stato utile per promuovere interventi non sufficientemente supportati dei certificati bianchi, è declassata a possibilità, ma comunque rimane e dunque lascia aperto uno spiraglio". In sintesi, "per quanto riteniamo che sarebbe possibile introdurre misure più spinte per ottenere di più da questo schema, riteniamo che sia stato fatto un passo avanti positivo e che ci sia spazio per ulteriori rafforzamenti nei prossimi anni, nell'interesse delle imprese, degli enti e del Paese. Come Fire continueremo a collaborare con le istituzioni di riferimento in quest'ottica".