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(Adnkronos) - "C’è da scommetterlo. Le elezioni presidenziali americane, di qui a qualche giorno, daranno altro fuoco alle polveri della politica di casa nostra. Che vinca l’uno o l’altra assisteremo inevitabilmente a quel sottile gioco di appropriazione che ci fa illudere di avere più voce in capitolo di quella che non abbiamo. Gioco che si può svolgere attraverso garbate allusioni o grossolane sovrapposizioni. O magari anche rivendicando improbabili terzietà. Fin qui nulla di nuovo. Il punto vero però sta nel fatto che gli Stati Uniti non stanno scegliendo un presidente. Stanno scegliendo un modo di stare al mondo. E cioè si trovano questo punto molto vicini al bivio tra una lunga tradizione di universalismo e una altrettanto lunga tentazione di isolazionismo. Dilemma che non è affatto nuovo, se solo si ripercorre la storia del novecento. Ma che non era mai apparso così nitido e divisivo come durante questa campagna elettorale. Da Roosevelt ai nostri giorni quel dilemma era stato quasi sempre risolto nel segno dell’interventismo. E cioè facendosi largamente coinvolgere negli affari del mondo. Naturalmente si può discutere sul modo in cui questo coinvolgimento si è attuato. Nelle forme salvifiche della seconda guerra mondiale. Oppure nelle forme tutt’altro che innocenti che abbiamo visto all’opera in Cile e in Vietnam, e poi in Iraq -per fare solo gli esempi più canonici a questo riguardo. In tutte queste vicende ognuno può leggere secondo la sua sensibilità, e apprezzare la solidarietà o censurare l’interferenza. Ma si trattava pur sempre di un’America coinvolta negli affari del mondo. Ed è su quella America che si è sagomata anche la politica di casa nostra. Questa partecipazione ad ampio spettro aveva largamente accomunato presidenti repubblicani e democratici, senza che quasi mai le linee di partito facessero una troppo larga differenza al riguardo. Il sentimento di considerarsi la potenza 'indispensabile', quella senza di cui il mondo non riusciva a conservare un suo malcerto equilibrio, ha scandito il mezzo secolo abbondante che ci ha condotto dagli accordi di Yalta alla caduta del muro di Berlino., Eventi epocali, a volte drammatici. Che però ci sono sembrati, a cavallo delle nostre mille differenze d’opinione, come la trama di una sorta di ordine mondiale imperfetto eppure mai del tutto fuori controllo. Ora questa trama comincia a sfilacciarsi in più punti. Poiché l’uno, Trump, non fa mistero di considerare il motto 'America first' come la sua bandiera. E l’altra, Harris, sembra recitare il mantra internazionalista con molte remore in più, consapevole dell’aria che tira tra i suoi stessi elettori. Con il che non si vuole dire che i due candidati si equivalgono, tutt’altro. E’ ovvio che Trump cavalcherebbe l’egoismo nazionale con molta più pervicacia. Ed è ovvio che chi fa il tifo per un’America non troppo chiusa nella sua fortezza, ha tutto l’interesse a sperare che non vinca -con buona pace dei suoi tifosi italiani. Resta il fatto che, comunque vada, noi ci dovremo misurare di qui in avanti con un’America che non è più quella di prima. E che cova nei riguardi delle traversie del mondo una sorta di sdegnoso fastidio che non promette nulla di buono. Una circostanza che sarà salutata con giubilo da quanti hanno sempre denunciato l’imperialismo americano. Ma che mette invece sull’avviso quanti nell’ombrello americano hanno visto piuttosto un elemento -pur controverso- di equilibrio geopolitico e di protezione strategica. Forse è di queste cose che la politica italiana dovrebbe ricominciare a discutere. Sapendo che ai nostri fini il voto della Pennsylvania conterà assai più di quello della Liguria". (di Marco Follini)
(Adnkronos) - "Knorr BuonCibo nasce con l’obiettivo di facilitare la riscoperta del piacere autentico della cucina italiana. In un mondo in cui il tempo è sempre meno e spesso si perde il contatto con le cose semplici, vogliamo assicurarci che tutti possano permettersi un'esperienza a tavola che sia ricca di gusto e del portato emozionale dei sapori di sempre e resti allo stesso tempo accessibile. Al centro di tutto, c'è la tradizione. In Italia, il cibo non è mai solo nutrimento, ma rappresenta un vero patrimonio culturale. Piatti come la lasagna, il risotto, la pasta al forno, il minestrone, non sono solo ricette, ma autentici simboli di storia e di famiglia. Con Knorr BuonCibo, ci proponiamo di riportare questi sapori al centro dell’esperienza quotidiana, celebrando quei piatti che raccontano le nostre radici. Mangiare non è solo un gesto meccanico: è rivivere ricordi, evocare emozioni e condividere momenti, di generazione in generazione". Così Mariangela Capolupo, Head of Marketing Nutrition, Unilever Italia. "Attraverso Knorr BuonCibo, vogliamo incoraggiare questo scambio di saperi, affinché le ricette del cuore continuino a vivere e ad evolversi con le nuove generazioni. Le nonne, in particolare, sono le custodi dei segreti della cucina italiana, quelle figure che con amore e pazienza hanno tramandato ricette e tradizioni. La cucina italiana è un vero e proprio ponte tra le generazioni, e questo legame è qualcosa che vogliamo preservare e continuare a promuovere", continua. "Non meno importante -spiega- è il tema della sostenibilità. Oggi più che mai, è essenziale fare scelte consapevoli anche in cucina. La sostenibilità è sempre stata un pilastro centrale del programma di Knorr, e crediamo che ognuno di noi, con piccoli gesti quotidiani, possa fare la differenza. . Quest'anno celebriamo la sesta edizione del programma, un traguardo importante che ci rende orgogliosi del percorso fatto finora. Guardando al futuro, ci auguriamo che sempre più persone possano unirsi a noi in questo viaggio. L’impegno di Knorr è continuo nel miglioramento delle confezioni, delle ricette e della coltivazione delle materie prime per contenere il proprio impatto ambientale e permettere ai consumatori di agire concretamente attraverso le proprie scelte d’acquisto. L’idea dietro l’intero programma Knorr BuonCibo in questi sei anni è che ognuno, nel proprio piccolo, possa contribuire a fare la differenza, anche attraverso il cibo, per migliorare non solo la nostra vita, ma anche quella delle generazioni che verranno", conclude.
(Adnkronos) - Come azienda quotata, parte di un gruppo quotato”, sulla sostenibilità “abbiamo preso degli impegni con gli investitori e con la comunità finanziaria. Gli investimenti proseguono e vanno in un quadro regolatorio che a volte è un po' complesso”. Così Giangiacomo Pierini, Corporate Affairs & Sustainability Director Coca-Cola Hbc Italia, in occasione dell'evento Adnkronos Q&A ‘Trasformazione green, investimenti e strategie’, questa mattina al Palazzo dell’Informazione di Roma, ricorda il “dibattito dell'anno scorso sul regolamento europeo relativo all'imballaggio, che rischiava di smontare un approccio dell'azienda che rappresento, ma più in generale dell'azienda italiana, ad esempio, preferendo il riuso. Questo complica” la situazione “perché, come multinazionale, ma vale per tutte le realtà multinazionali, ci inseriamo in un contesto culturale normativo specifico”. L’azienda ha deciso “di investire, ad esempio, sul riciclo - prosegue Pierini - Abbiamo 6 stabilimenti produttivi nel Paese in 5 regioni e ovviamente gli investimenti in sostenibilità, che dal 2010 a quest'anno montano a mezzo miliardo di euro, si concentrano particolarmente sull'attività industriale: nuovi impianti, nuovi strumenti, nuovi sistemi, nuovi processi. L'area su cui ci siamo molto concentrati, in questo periodo, è proprio quella del packaging che è al 100% riciclabile perché abbiamo la plastica più nobile, il Pet, facilmente riutilizzabile, il vetro, l'alluminio. Si trattava di utilizzare sempre meno materia prima e anche, se possibile, di anticipare quelle tendenze che la normativa europea, che poi nell'ambito ambientale guida la normativa nazionale, ci imponeva”. A tale proposito “abbiamo fatto una cosa, anticipando i tempi - che i consumatori odiano, ma che l'Europa ci chiede di fare - Sono i famosi tappi collegati alle bottiglie che, tra l'altro, vanno a mettere più plastica di prima. Ma è una scelta europea, alla quale ci siamo adeguati. Abbiamo poi tolto i colori dai nostri prodotti e lavorato sulla sensibilizzazione dei consumatori sulla sicurezza dei prodotti alimentari". “La priorità ambientale per noi non è solo il packaging - aggiunge Pierini - C'è un grande tema che vediamo ricorrere anche nelle nuove linee guida della nuova Commissione europea che è l'acqua. Noi, come industria, di acqua ne utilizziamo tanta, è la nostra materia prima. I nostri stabilimenti sono circondati da acqua di superficie, molto spesso ci sono delle risaie intorno a noi o coltivazioni agricole simili. Nello stabilimento, il nostro più grande d'Europa, che abbiamo a sud di Verona, a Nogara, ci siamo posti l'obiettivo di fare qualcosa in più. Non prendiamo l'acqua dall'acquedotto, ma abbiamo dei pozzi che vanno in profondità. La purificano e, grazie agli investimenti industriali, abbiamo un water ratio, che è l'utilizzo di acqua per litro di bevanda prodotta, tra i più bassi in Europa, pari a 1.56. Lo 0.56 in più, che non finisce nella bottiglia - conclude - ritorna depurato nell'ambiente”.