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(Adnkronos) - Il Louvre aumenterà del 45% il prezzo del biglietto per i visitatori provenienti da Paesi extra-europei a partire dal 14 gennaio 2026. Lo hanno confermato all'agenzia di stampa Afp fonti del museo e le organizzazioni sindacali. Per i cittadini non appartenenti allo Spazio economico europeo (che comprende Ue, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) il biglietto passerà dagli attuali 22 a 32 euro, con un rincaro di 10 euro. La misura, promossa dal governo francese e criticata dai sindacati, punta a rafforzare le entrate dell'istituzione parigina - nel mirino della critica dopo il 'furto del secolo' - e a finanziare la manutenzione del patrimonio artistico, mentre le parti sociali denunciano un provvedimento "discriminatorio" che rischia di penalizzare il turismo internazionale.
(Adnkronos) - Il 2024 è stato un anno record per l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Spagna: gli investimenti diretti hanno superato 987 milioni di euro, triplicando i valori del 2023. Secondo il Barometro Ccis-Afi, il 71% delle aziende italiane già attive nel Paese prevede di aumentare gli investimenti nel 2025, e il 95% considera la Spagna un mercato strategico. È innegabile quanto possa risultare attraente per un imprenditore italiano l’idea di una nuova sede iberica. Il problema è che troppo spesso si parte da un presupposto errato: “Se funziona in Italia, funziona anche in Spagna”. Non è così. "I due Paesi sono simili per molti aspetti, ma la cultura, il modo di lavorare, ragionare e prendere decisioni sono profondamente diversi e non basta replicare modelli operativi, gestionali o commerciali", spiega Roberto Bosco, avvocato italiano da vent’anni in Spagna e founder di Lawants, studio legale internazionale con sedi a Barcellona e Madrid, specializzato nel supportare imprese italiane di medie e grandi dimensioni che entrano nel mercato iberico. In 20 anni di esperienza sul campo, Lawants ha aiutato centinaia di aziende e affrontato tutte le problematiche che un’operazione di internazionalizzazione può comportare. "Non costituiamo società a scatola chiusa e non ci limitiamo a fare quello che i clienti ci chiedono. Prima ancora di parlare se fare una società, una stabile organizzazione ai fini Iva, una branch o succursale, verifichiamo insieme al cliente il progetto, la sua idea di impresa in Spagna e forniamo le informazioni necessarie per permettergli di prendere le migliori decisioni possibili", precisa Bosco. "Ho visto tante aziende scontrarsi con difficoltà che non avevano minimamente messo in conto, per questo ho deciso di stilare una lista di consigli che ogni imprenditore intenzionato a fare business in Spagna dovrebbe tenere bene in mente", continua. Ciò che funziona in Italia non necessariamente funziona in Spagna, come la migliore pizza napoletana fatta a Barcellona... Magari agli spagnoli non piace e nessuno la mangia. Bisogna allora elaborare una variante in base a gusti, usanze e costumi locali. "Qui è normale che un imprenditore oggi coltivi patate e domani, se l’attività va male, chiuda l’azienda senza troppe preoccupazioni e inizi un’altra attività", racconta Bosco. "Tale mentalità -continua- influenza anche il mercato dei servizi professionali. Molte imprese non valorizzano la gestione, il controllo, la contabilità, le dichiarazioni fiscali e l’attività consulenziale di alto livello, e questo spinge tanti professionisti locali ad adeguare la propria offerta a standard più bassi, limitandosi a fare ciò che viene richiesto". "Per questo motivo Lawants non lavora con clienti spagnoli né con ditte individuali, attività commerciali di piccole dimensioni o persone fisiche. Tutti i nostri clienti sono società straniere che investono in Spagna e che richiedono un livello di servizio eccellente, professionale e internazionale. Il nostro lavoro parte dalla convinzione che un’impresa che entra in un nuovo mercato meriti un team di consulenti capaci di osservare dall’alto, anticipare i problemi e accompagnarla strategicamente nel percorso di crescita", conclude.
(Adnkronos) - "La transizione ambientale viene vissuta dalle imprese come un freno", l'utilizzo di materiali riciclati potrebbe essere una risorsa "per non vedere la transizione ambientale come un costo". Lo ha detto oggi il presidente di Conai, Ignazio Capuano, intervenendo in apertura all'evento "Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva", in corso a Milano. La transizione ambientale si somma "al costo dell'energia, alla disponibilità di materiali critici che non abbiamo - ha sottolineato Capuano - e ci mettono in posizione di debolezza geopolitica". "Ci proponiamo di essere sostenibili, ma tanti non riescono a fare ciò", per questo "un sistema che utilizza materie prime seconde permetterebbe di ridurre le emissioni di co2, il consumo di energia e metterebbe a disposizione materiali".