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(Adnkronos) - Temptation Island premia il suo pubblico con un triplo appuntamento in prima serata su Canale 5: stasera martedì 29 luglio, domani mercoledì 30 luglio, e giovedì 31 luglio. Tre puntate che chiudono questa edizione del docu-reality, un percorso intenso declinato in tutte le sfaccettature dell’amore, dalla passione alla distanza, dai dubbi alla presa di coscienza, il viaggio nei sentimenti di coppie che hanno affrontato paure, desideri e verità rimaste in sospeso. Quali inaspettati risvolti attendono Lucia e Rosario, Maria Concetta e Angelo, Sarah e Valerio e Valentina e Antonio? Tra alti e bassi, inaspettate confessioni, importanti prese di coscienza, ma anche momenti di leggerezza e divertimento i protagonisti continuano a testare la solidità della propria relazione e la sincerità dei propri sentimenti. Come proseguirà la loro esperienza nei rispettivi villaggi? Ma le sorprese non finiscono qui. Nel corso dell'ultimo appuntamento che andrà in onda giovedì 31 luglio tutte e sette le coppie di questa stagione si rincontrano a un mese di distanza dal loro rientro a casa per un faccia a faccia conclusivo che ci svela se le scelte fatte sono state confermate.
(Adnkronos) - In un'epoca in cui la progettazione architettonica è sempre più chiamata a rispondere a sfide ambientali, culturali e sociali, emerge con forza una nuova consapevolezza: la necessità di ritornare al contesto. Un approccio che non è solo sostenibile in senso ambientale, ma che valorizza la memoria dei luoghi, rafforza l’identità dei progetti e riafferma il ruolo del Made in Italy come cultura diffusa del fare, del sapere e dell’abitare. Tra i protagonisti di questa visione, due figure del panorama italiano, Bepi Povia e Nicola De Pellegrini, portano avanti pratiche progettuali capaci di legare paesaggio, storia e innovazione in modi complementari. Da un lato, il concetto di 'roots’ design' sviluppato da Povia affonda le radici nella relazione tra agricoltura e progetto. “Nel contesto delle mie passioni - spiega Bepi Povia - come l’agricoltura e in particolare la viticoltura, prendono forma i miei progetti di recupero di antichi Trulli e Masserie, perché sono luoghi nati e costruiti per esserne il supporto dove proprio il design è presente in modo indissolubile. Oggi queste architetture semplici e funzionali si trasformano per lo più in luoghi di esperienza per il viaggiatore, luoghi autentici, purché restino testimonianza del passato agricolo e del contesto storico in cui queste architetture sono state costruite”. “Oggi - continua Bepi Povia - riflettendo sullo stretto rapporto che ho con agricoltura e design, il collegamento è chiaro: il design crea oggetti riproducibili su larga scala, così come l'agricoltura si trasforma in prodotti per il mercato. Pensiamo ai vigneti, agli ulivi, agli aranceti e agli orti: sono tutti sostenuti da un progetto di riproducibilità, che li rende funzionali e li colloca perfettamente nel contesto in cui nascono e crescono, ma con un occhio al mercato nazionale o internazionale. L'agricoltura, quindi, non può prescindere dalla mano dell'uomo e dai suoi progetti; ecco perché il rapporto tra agricoltura e design appare intimo, inestinguibile, anche se, a prima vista, non facile da cogliere". Con questa premessa ogni progetto, per il designer italiano di interior e garden Bepi Povia, si ispira alla filosofia progettuale 'Roots', da lui sviluppata negli anni grazie all’esperienza, che pone al centro l’integrazione delle conoscenze del luogo, l’utilizzo di materiali locali e il recupero delle tecniche costruttive tradizionali. Un approccio che non solo salvaguarda il patrimonio culturale, ma promuove un’architettura sostenibile, armonica con il contesto naturale e storico, e capace di coinvolgere attivamente le comunità locali. Così, la realizzazione del recupero della Masseria AuraTerrae, firmato da Bepi Povia, è un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale, sociale e culturale. Attraverso l’impiego di materiali locali e tecniche costruttive tradizionali, l’intervento ha ridotto l’impatto ecologico e valorizzato il territorio. A queste scelte si affiancano soluzioni innovative come sistemi per il riuso delle acque piovane, energie rinnovabili e gestione dei rifiuti organici. AuraTerrae è anche memoria e identità: ogni spazio, dalla chiesa agli orti, è stato recuperato con rispetto, preservando elementi storici originali, anche laddove non più funzionali. In questo contesto Bepi Povia ha voluto inserire i sofisticati arredi outdoor del marchio Talenti, in perfetta armonia con l’ambiente circostante. La struttura dispone infatti di molteplici spazi esterni con vedute indimenticabili dove la Collezione Panama firmata da Ludovica Serafini e Roberto Palomba per il brand, nata dal desiderio di rievocare l’ondeggiare delle palme mosse dalla brezza marina e la levigatezza delle pietre modellate dall’acqua, conquista fin dal primo sguardo con le sue forme morbide e la sua capacità di adattarsi, come in una simbiosi perfetta con lo spirito della Masseria, questa linea è una famiglia di prodotti che include sedie, lounge, lettini, pouf, divanetti e l’avvolgente Bergère che è un dichiarato invito a lasciarsi abbracciare. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, radicato nel passato e proiettato verso un futuro sostenibile. “Quando si parla di progetti per l'ospitalità di lusso, la sfida odierna è proprio questa: offrire un'esperienza immersiva, trasformando gli spazi in luoghi che raccontano una storia e coinvolgono i sensi. Ed è quello che accade in AuraTerrae: qui, gli ospiti hanno l'opportunità di vivere appieno la cultura pugliese attraverso il design e l'ambiente che li accoglie, in modo autentico e coinvolgente”, conclude Bepi Povia. Su un altro fronte della progettazione sensibile al contesto si colloca il lavoro di Nicola De Pellegrini, architetto e fondatore dello studio Anidride Design, da anni impegnato nel promuovere un’architettura sostenibile in ambito montano. Ogni progetto firmato De Pellegrini nasce da un’attenta lettura del paesaggio e da una precisa volontà: integrare le strutture artificiali nell’ambiente naturale riducendo al minimo l’impatto ecologico e massimizzando il benessere per le persone. “Da sempre, progettare in contesti naturali come quello montano - dichiara Nicola De Pellegrini - rappresenta per me una sfida e una responsabilità. Non possiamo considerare l’architettura come qualcosa da sovrapporre al paesaggio, ma piuttosto come un gesto che nasce da esso". "Il primo passo - sottolinea - è l’ascolto del luogo: osserviamo le linee del territorio, le inclinazioni del terreno, i materiali che da secoli vengono utilizzati in modo sapiente e naturale. Da qui parte il nostro processo creativo, con l’obiettivo di integrare ogni edificio in modo armonico, rispettando la storia e le caratteristiche ambientali del contesto. È quello che abbiamo fatto, ad esempio, nella riqualificazione della Malga sul Monte Framont: volevamo che la nuova architettura si confondesse con il paesaggio, non lo disturbasse. Abbiamo scelto un rivestimento in legno di larice a taglio sega, non trattato, e un tetto verde che imitasse il movimento del terreno, in continuità con le cime circostanti. Non si tratta solo di estetica, ma di cultura del progetto". "Anche nel progetto della sede di Blackfin, certificato CasaClima Work&Life, abbiamo voluto coniugare - prosegue - sostenibilità ambientale e benessere degli utenti. Credo infatti che l’architettura debba farsi carico del benessere psico-fisico delle persone: spazi sani, efficienti, luminosi, che riducono l’impatto energetico e si relazionano in modo positivo con l’ambiente. Ogni scelta progettuale, dai materiali naturali alla forma dell’edificio, è guidata da questo principio”. "Per noi di Anidride Design, progettare significa ‘disegnare benessere’, costruire relazioni virtuose tra natura, architettura e comunità. È un approccio che nasce da un senso di responsabilità verso il paesaggio e si traduce in edifici che rispettano il luogo in cui sorgono e migliorano la vita di chi li abita", sottolinea. Ogni intervento di Anidride Design parte da un’analisi olistica del territorio e delle sue esigenze. Le forme degli edifici richiamano i profili montuosi, i materiali sono sempre scelti in funzione della loro compatibilità ambientale, e la costruzione è pensata per lasciare la minor traccia possibile sul suolo. Un’architettura sobria ma consapevole, capace di restituire valore al paesaggio e alle comunità. “Per noi di Anidride Design è fondamentale creare un forte legame con il luogo in cui sorgerà l’edificio. Vogliamo che si integri perfettamente con il contesto naturale, anche nei materiali e nelle forme", conclude l’architetto.
(Adnkronos) - “Oggi presentiamo un esempio di ricerca universitaria molto avanzata e già molto vicina a una sperimentazione su strada reale. È qualcosa di potenzialmente pronto per un servizio, ma bisogna fare un grande salto. Lo deve fare l'Italia, lo deve fare l'Europa: trasformare questi bei progetti molto avanzati di ricerca e sviluppo, in progetti industriali imprenditoriali”. Così Sergio Matteo Savaresi, professore e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, alla presentazione del progetto ‘Sharing for Caring’, a Darfo Boario Terme (Bs). Si tratta di ‘Robo-caring’, il primo prototipo italiano di mobilità autonoma - una Fiat 500 elettrica sviluppata all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, dal Politecnico di Milano - pensato per persone anziane e con fragilità. Il progetto gode del sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e della collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. Un'innovazione che si basa su “una tecnologia estremamente complessa che richiede tante risorse economiche - sottolinea il professore - Stiamo provando a trasformare questo bellissimo progetto di ricerca in un grosso progetto imprenditoriale per dare all'Italia e all'Europa la chance di avere questa tecnologia che oggi, di fatto ha solo la Cina e gli Stati Uniti”. Ma per cogliere questa opportunità Italia ed Europa “devono fare un salto”, si diceva. Per farlo servono grosse risorse economiche da impiegare nella trasformazione di una tecnologia estremamente complessa in un servizio disponibile ai cittadini. Ma non solo. “Serve uno sblocco normativo che rimuova la necessità di avere il safety-driver a bordo, oggi obbligatorio per fare questa sperimentazione (Decreto Ministeriale 70 del 2018 ‘Smart Road’ ndr.) - evidenzia Savaresi - Le due cose dovrebbero avvenire idealmente insieme: quando la tecnologia è stata messa completamente a punto da un'entità industriale imprenditoriale, serve lo sblocco normativo”, suggerisce. Il prototipo presentato a Darfo Boario è l'espressione di un futuro imminente. Ma viene da chiedersi: quando vedremo davvero sulle strade italiane un veicolo a guida autonoma senza safety-driver? “Perché la messa a punto industriale e lo sbocco normativo arrivino a compimento prevediamo dai 2 ai 4 anni”, stima Savaresi.