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(Adnkronos) - Ricorrono oggi 44 anni dal matrimonio del principe Carlo e la principessa Diana, convolati a nozze il 29 luglio 1981 nella cattedrale di St. Paul di Londra, in quello che venne definito il "matrimonio del secolo". L’evento, che segnò il culmine di visibilità per la Royal Family, era stato seguito da 750 milioni di persone in 74 paesi. Ma dietro il cancello dorato di Buckingham Palace, non tutto filava liscio e, quando iniziarono a circolare voci di adulterio, le cose cambiarono. Lo rivela in esclusiva al Daily Mail, il biografo reale Gyles Brandreth, che nel 2021 pubblicò un libro su re Filippo intitolato ‘Philip The Final Portrait’. Brandreth, riguardo la rottura reale, ha raccontato di come la Regina Elisabetta e il principe Filippo vivevano l'intera vicenda, mantenendo una certa imparzialità. "A differenza di quasi tutti gli altri coinvolti nel dramma, Filippo ed Elisabetta riuscivano a vedere entrambi i lati della storia e provavano anche una certa empatia per entrambi", ha scritto Brandreth, aggiungendo: "Avevano a cuore Carlo e Diana. Tenevano soprattutto ai loro nipoti e anche alla Corona e al Paese". È solo nell'estate del 1992, che la Regina avrebbe deciso che "qualcosa doveva essere fatto" riguardo la relazione tra Carlo e Diana, proprio mentre il Sunday Times aveva iniziato a pubblicare a puntate il libro di Andrew Morton, ‘Diana: Her True Story’. "Carlo, secondo la 'fazione' di Diana, era egoista, sconsiderato, antipatico, indifferente e crudele. Era debole ma ostinato, patetico ma petulante. Si comportava come un bambino viziato. Soprattutto, era geloso della popolarità della moglie presso il pubblico", ha scritto Brandreth. L'amico di famiglia ha raccontato di come la Regina consigliò alla coppia infelice "di cercare un compromesso, di pensare meno a se stessa e più agli altri, di provare a lavorare insieme per far rivivere il loro matrimonio per il loro bene e del Paese". Elisabetta propose alcuni incontri di gruppo per tentare una riconciliazione, ma Diana non si presentò. "Quando Diana non andò a un incontro con i suoi suoceri per discutere del suo matrimonio con Carlo, il principe Filippo le scrisse una serie di lettere che turbarono la principessa", ha scritto il biografo. "Non riesco a immaginare una persona sana di mente che ti lascia per Camilla", avrebbe sostenuto Filippo, determinato a salvare il matrimonio di Carlo e Diana. "La corrispondenza tra lui e la nuora continuò per più di un anno", ha detto Brandreth, ma secondo l'ex maggiordomo della principessa, Paul Burrell, Diana trovava molte delle lettere di Filippo "brutali" e riteneva che "lui non l'avesse mai capita".
(Adnkronos) - Ace Cream, app appena lanciata su Android e iOS, punta a portare anche il tennis nel mondo della gamification e dell’interazione digitale. Il nome deriva dall’incrocio tra ace, il colpo secco e vincente del tennis, e ice cream, il gelato, e il progetto è nato tra il Noi Techpark di Bolzano e l’incubatore I3P di Torino, dall’ingegno e intuizione di quattro under 30, Davide Polacco, Davide Bottai, Giuseppe Salvi e Daniel De Rosso, un team con esperienze trasversali tra sport, marketing, intelligenza artificiale e sviluppo software. L’applicazione è semplice da usare ma costruita per garantire profondità e coinvolgimento. Gli utenti, in occasione dei tornei più prestigiosi, come Grand Slam e Masters 1000, possono comporre la propria squadra virtuale con un budget di 100 crediti, scegliendo sei tennisti tra quelli in tabellone, tra cui Sinner, il giocatore più scelto per il torneo in corso per Roma. Le prestazioni reali degli atleti generano punti, mentre potenziamenti strategici — i cosiddetti Booster — premiano intuizione e conoscenza del gioco. Il tutto arricchito da live score, classifiche aggiornate, previsioni giornaliere e un’estetica curata, che riprende le atmosfere e le superfici dei vari tornei, dalla terra rossa di Parigi a Indian Wells. Le Predictions, insieme ai booster, sono tra le funzionalità più amate dagli utenti. Ogni giorno ti permettono di accumulare punti extra e accedere all’app con più motivazione, anche se non hai azzeccato la selezione dei giocatori. E' un modo per restare in gioco e continuare a scalare la classifica, senza farti abbattere da un errore di strategia “Il nostro obiettivo era creare un’esperienza che fosse allo stesso tempo accessibile e avvincente”, spiega Davide Polacco, ceo e co-fondatore della startup. “Ace Cream non si limita alla scelta iniziale della squadra: ogni giornata di torneo offre nuove decisioni, bonus da attivare e partite su cui scommettere, sempre in chiave strategica”, aggiunge. A poche settimane dal lancio, i primi numeri sembrano confermare il potenziale dell’app: oltre 5mila download e un tasso di utenti attivi giornalieri superiore al 50%, in linea con i benchmark delle migliori piattaforme di gaming sportivo. Gli sviluppatori hanno già annunciato una roadmap ambiziosa: leghe private per sfidare gli amici, contenuti premium per i giocatori più esperti e nuove funzionalità basate sull’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale. “Il Fantatennis ha un potenziale enorme e vogliamo essere tra i primi a trasformarlo in un fenomeno internazionale”, afferma Davide Polacco, ceo di Ace Cream. “Il nostro modello è pensato per crescere, anche grazie a collaborazioni future con broadcaster, brand sportivi e tornei ufficiali”, sottolinea. Ace Cream si presenta con un modello freemium, completamente gratuito all’uso di base e disponibile su tutti gli store e mira a diventare un punto di riferimento nel panorama del tennis digitale. Sarà presente al prossimo Festival dell’Economia di Trento, dove i fondatori racconteranno la visione che sta dietro al progetto e anticiperanno le prossime evoluzioni. Ace cream ha appena avviato una partnership con i Carota Boys, attualmente la principale community italiana dedicata al tennis e tra gli influencer più rilevanti del settore. La collaborazione nasce dalla visione condivisa di un forte potenziale di crescita del progetto e dalla volontà di offrire un’esperienza coinvolgente a milioni di appassionati su tutto il territorio nazionale. Il 2025 rappresenta il punto di partenza, con l’obiettivo di ottenere visibilità a livello nazionale. Nel corso del 2026 è previsto un consolidamento del progetto attraverso aggiornamenti funzionali, l’attivazione di collaborazioni con sponsor e il lancio di una versione premium. A partire dal 2027 è pianificata l’espansione internazionale, con l’intento di colmare l’attuale assenza di un fantasy tennis solido e riconosciuto a livello globale.
(Adnkronos) - “Oggi presentiamo un esempio di ricerca universitaria molto avanzata e già molto vicina a una sperimentazione su strada reale. È qualcosa di potenzialmente pronto per un servizio, ma bisogna fare un grande salto. Lo deve fare l'Italia, lo deve fare l'Europa: trasformare questi bei progetti molto avanzati di ricerca e sviluppo, in progetti industriali imprenditoriali”. Così Sergio Matteo Savaresi, professore e direttore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, alla presentazione del progetto ‘Sharing for Caring’, a Darfo Boario Terme (Bs). Si tratta di ‘Robo-caring’, il primo prototipo italiano di mobilità autonoma - una Fiat 500 elettrica sviluppata all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, dal Politecnico di Milano - pensato per persone anziane e con fragilità. Il progetto gode del sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e della collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. Un'innovazione che si basa su “una tecnologia estremamente complessa che richiede tante risorse economiche - sottolinea il professore - Stiamo provando a trasformare questo bellissimo progetto di ricerca in un grosso progetto imprenditoriale per dare all'Italia e all'Europa la chance di avere questa tecnologia che oggi, di fatto ha solo la Cina e gli Stati Uniti”. Ma per cogliere questa opportunità Italia ed Europa “devono fare un salto”, si diceva. Per farlo servono grosse risorse economiche da impiegare nella trasformazione di una tecnologia estremamente complessa in un servizio disponibile ai cittadini. Ma non solo. “Serve uno sblocco normativo che rimuova la necessità di avere il safety-driver a bordo, oggi obbligatorio per fare questa sperimentazione (Decreto Ministeriale 70 del 2018 ‘Smart Road’ ndr.) - evidenzia Savaresi - Le due cose dovrebbero avvenire idealmente insieme: quando la tecnologia è stata messa completamente a punto da un'entità industriale imprenditoriale, serve lo sblocco normativo”, suggerisce. Il prototipo presentato a Darfo Boario è l'espressione di un futuro imminente. Ma viene da chiedersi: quando vedremo davvero sulle strade italiane un veicolo a guida autonoma senza safety-driver? “Perché la messa a punto industriale e lo sbocco normativo arrivino a compimento prevediamo dai 2 ai 4 anni”, stima Savaresi.