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(Adnkronos) - La Costa Vesuviana si prepara a raggiungere uno dei traguardi ambientali più attesi degli ultimi decenni. Hanno preso il via questa mattina a Torre Annunziata, nell’area di cantiere allestita in via Solferino, le operazioni di varo delle condotte sottomarine funzionali al collettamento dei reflui di Torre del Greco al depuratore di Foce Sarno. Un’opera strategica, che segna un passo decisivo verso l’eliminazione degli scarichi in mare di Torre del Greco e che contribuirà in maniera impattante al disinquinamento del Golfo di Napoli e al rilancio dei litorali di Torre del Greco e Torre Annunziata. L’intervento, finanziato dalla Regione Campania con 35 milioni di euro e di cui Gori è soggetto attuatore, rientra nel programma Energie per il Sarno. Questa mattina la visita in cantiere e l’avvio delle attività di varo insieme al Vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola. Presenti anche il Presidente dell’Ente Idrico Campano, Luca Mascolo, l’Amministratore Delegato di Gori, Vittorio Cuciniello, il Sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella, la Vicesindaca di Torre Annunziata, Tania Sorrentino, e l’Assessore alla Mobilità e Infrastrutture urbane del Comune di Torre Annunziata, Daniele Carotenuto. L’obiettivo è eliminare gli scarichi in mare di Torre del Greco grazie a un nuovo collettore fognario lungo complessivamente 8,8 chilometri. L’infrastruttura permetterà di raccogliere e convogliare i reflui di 100.000 abitanti, attraverso sistemi di trattamento e sollevamento, fino al collettore comprensoriale già attivo a Torre Annunziata, che recapita all’impianto di depurazione di Foce Sarno. Il tracciato si compone di due tratti principali: 5,2 km di condotte sottomarine, che trasporteranno i reflui dal depuratore di San Giuseppe alle Paludi al nuovo collettore su Viale Europa; 3,6 km di condotte a gravità, che collegheranno il depuratore di Villa Inglese al collettore in galleria di Torre Annunziata. Tale ultimo tratto di collettore, di notevole complessità ingegneristica, è stato realizzato in parte con tecnologia “no-dig” per attraversare, in piena sicurezza e nel rispetto del territorio, aree densamente urbanizzate, ferrovie e tratti con roccia vulcanica. Tra le opere già completate rientrano i 3,6 chilometri di condotte a gravità e il nuovo comparto di pretrattamento dei reflui presso il depuratore di San Giuseppe alle Paludi, che ha già prodotto un netto miglioramento nella qualità delle acque trattate e restituite all’ambiente. L’intervento prevede, infatti, la riconversione dei due depuratori esistenti in impianti di pretrattamento e sollevamento, dotati di sistemi di telecontrollo e dispositivi per il trattamento delle acque meteoriche, per una gestione più efficiente e sicura. Sono state completate anche le opere civili e l’installazione delle apparecchiature elettromeccaniche presso il nuovo impianto di sollevamento in località Pagliarone, infrastruttura strategica per la funzionalità dell’intero sistema.
(Adnkronos) - "L'accordo sui dazi tra il governo degli Stati Uniti e l'Unione Europea avrà conseguenze rilevanti sull’economia europea, e in particolare su Italia e Germania, che rappresentano il 42% dell’export europeo verso gli Usa, cioè oltre 130 miliardi di euro. L’Istituto Kiel per l’Economia mondiale (IfW) ha calcolato che i dazi generali del 15% e quelli più elevati su acciaio e alluminio comporteranno, nell’arco di un anno, una riduzione dello 0,15% del Pil in Germania, pari a circa 6,5 miliardi di euro. Per l’intera Ue, la perdita sarà dello 0,1%. Andrà meglio l’Italia, con un calo dello 0,02%, tuttavia, gli effetti indiretti provenienti dalla Germania avranno inevitabilmente ripercussioni anche sull’economia italiana, a causa dei forti legami nelle catene di fornitura tra i due Paesi". E' l'allarme che lancia, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Jorg Buck, consigliere delegato della Camera di commercio Italo-Germanica (Ahk Italien), in merito all'intesa Usa-Ue sui dazi al 15% per i prodotti europei. Secondo Buck infatti "l'accordo raggiunto evita un’escalation ed è migliore dello scenario peggiore temuto. Il 'deal' offre alle imprese una certa stabilità in tempi difficili, ma a un prezzo elevato. I dazi avranno effetti negativi su catene di approvvigionamento ben funzionanti e su partenariati equi. Soprattutto, genereranno sfiducia economica e politica tra Europa e Stati Uniti, proprio in una fase globale in cui entrambe le parti dovrebbero invece rafforzare le relazioni e sviluppare nuove forme di cooperazione industriale (e non solo). Negli ultimi anni, Italia e Germania hanno intensificato i rapporti commerciali con gli Stati Uniti, riducendo al contempo quelli con la Cina. Resta da vedere se questa tendenza si invertirà nuovamente", avverte Buck. Secondo il consigliere delegato di Ahk Italien comunque "il nostro obiettivo deve essere quello di considerare questa fase come temporanea e lavorare insieme a soluzioni sostenibili. Bisogna, comunque, vedere nei dazi statunitensi un campanello d’allarme per l’Europa. È arrivato il momento di lavorare seriamente su condizioni quadro competitive, una politica economica affidabile, incentivi mirati agli investimenti, e soprattutto su una maggiore rapidità nella conclusione di accordi di libero scambio. Il mercato interno va completato, e le raccomandazioni contenute nei Rapporti Draghi e Letta devono essere attuate. Proprio in questo ambito, la partnership italo-tedesca riveste un ruolo centrale". E andando nello specifico dei settori più colpiti per le imprese italiane e tedesche dai dazi Buck è chiaro. "Siderurgia, chimica, automotive e farmaceutica sono i settori più colpiti" dopo l'intesa tra Usa e Ue sui dazi al 15% "e sono tutti settori al centro della produzione italo-tedesca. Basta questa consapevolezza per capire la delicatezza della situazione. In Germania, l’Agenzia Federale per l’Occupazione stima che fino a 90 mila posti di lavoro potrebbero essere impattati dai dazi. Per l’Italia, anche in questo caso, le prospettive sono migliori: la struttura delle esportazioni italiane è elastica, e molto export è insostituibile, con aree geografiche di destinazione molto diversificate. Come conseguenze, ad oggi non si prevedono grossi impatti sull’occupazione italiana", sottolinea. Secondo Buck, "c’è poi da capire quanto e quando calerà nell’export: nel breve termine, l’economia americana non potrà fare a meno dell’import europeo; sul lungo termine, dipenderà da molti fattori", spiega ancora. In che modo si potrà agire ora in termini di ulteriore diplomazia e nel supporto alle aziende? "I dazi su categorie sensibili, come il settore farmaceutico, devono essere assolutamente evitati. Allo stesso tempo, è necessaria una ridefinizione strategica della nostra politica di export: attraverso una maggiore diversificazione, l’apertura di nuovi mercati e la costruzione di partenariati solidi. In regioni come il Sud America, l’Asia e l’Australia esiste un potenziale enorme ancora inutilizzato. L’accordo Mercosur dovrebbe essere finalmente ratificato e in questo serve un chiaro sostegno strategico da parte dell’Italia. Nel lungo periodo sarà fondamentale mantenere aperto il dialogo con gli Stati Uniti", continua.
(Adnkronos) - “Il nostro gruppo ha sempre messo al centro la sostenibilità, dal 2013 siamo presenti con diverse emissioni sostenibili. Oggi abbiamo raggiunto il 90% di finanza sostenibile. È una strategia che crediamo possa avere valore anche in futuro e per questo abbiamo voluto portare il nostro programma anche in Italia. Per dare più forza al legame che abbiamo col nostro territorio”. Lo spiega Giovanni Gazza, Chief financial officer di Iren, alla ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. “Siamo una local multiutility e questo rimpatrio si lega perfettamente alla nostra strategia. È un programma importante da 5 miliardi e supporterà i nostri 8 miliardi di investimenti al 2030. Oggi comunichiamo al settore che è possibile rafforzare il legame tra le aziende e il mondo della finanza nazionale” conclude Gazza.